Il ventunesimo secolo ha visto l’esplosione dei media che, tutt’oggi, rappresentano la parte più importante e centrale della cultura pop moderna. Facciamo ovviamente riferimento a videogiochi, cinema e serie tv. Se inizialmente queste diverse forme d’intrattenimento si guardavano con occhio vigile ma distaccato, nel corso degli anni si sono sempre più avvicinate; scrutandosi, ispirandosi a vicenda, fino a sviluppare una sorta di linguaggio comune che, almeno per le produzioni rivolte al grande pubblico, spesso porta elementi ricorrenti. Per questo motivo troviamo citazioni di videogiochi in film recenti, o viceversa strutture narrative prese da una o dall’altra sfera creativa e usate come filo conduttore per cercare di creare confidenza e familiarità nello spettatore/giocatore. Data la nascita della nostra nuova sezione dedicata a cinema e serie tv, che ormai da qualche mese si è posta l’obiettivo di parlarvi di alcune delle produzioni più importanti nelle sale e nel piccolo schermo, inauguriamo oggi una nuova serie di articoli che, a cadenza irregolare, si prenderà il compito di cercare e analizzare le trame dei videogiochi che presentano molti punti di contatto con stili, generi e storie cinematografiche, iniziando, ovviamente, da Mass Effect: Andromeda. Prima di cominciare, vi invitiamo anche a segnalarci nei commenti quali giochi vorreste vedere trattati in questa rubrica, cosi da creare contenuti sempre interessanti e stimolanti. Ok, pronti? Allacciate le cinture e partiamo per la nuova e inesplorata galassia di Andromeda.
Missione: salvezza per l’umanità
La fantascienza, più comodamente chiamata sci-fi, è uno di quei generi che nel corso degli anni è riuscito a creare attorno a se un vero e proprio culto e, parlando di film, saghe entrate di diritto nella storia dell’umanità. Senza voler esagerare, brand come Star Wars e Star Trek sono paragonabili a vere e proprie religioni, senza contare pellicole dal tono più cupo e riflessivo, come Alien e Blade Runner. Questa corrente artistica che permette una certa libertà di sviluppo e interpretazione, ha portato anche a film slegati da sequel e prequel, come, per esempio, il recente Interstellar o Sopravvissuto – The Martian. Senza dimenticare serie TV recenti come Battlestar Galactica o The Expanse. Insomma, avete capito, uno di quelle macrocategorie che creano ispirazione. Dall’altra parte della carreggiata, anche i videogame hanno visto nascere e fiorire saghe ispirate al genere diventate oggetto di culto, tanto per citarne due: Halo e Mass Effect. Se la saga di Master Chief ha preso una direzione ormai propria e ben definita, Andromeda rimane ancorato ad alcune certezze che caratterizzano da sempre le storie spaziali. Nelle nostre anteprime, e anche nella recensione, abbiamo spesso analizzato come il plot narrativo di Andromeda peschi -senza nasconderlo- da storie più o meno riuscite: esplorazione spaziali, scoperta di tecnologia aliene, viaggi intergalattici, necessità di trovare una nuova casa per l’uomo, nuovi sistemi “solari”, minacce aliene; ma anche dinamiche tipiche della space opera, come amore, amicizia, fiducia, lealtà. Insomma crea storie dal background forte, pescando da più incarnazioni della stesso genere, catapultandole e adattandole allo stile di Mass Effect. Ma in cosa è migliore, e in cosa è peggiore? Cinema e videogiochi sono diversi, distanti, ma al contempo vicini. Sono, passatemi il termine, due facce della stessa medaglia, anche se comunicano con il pubblico in modo diverso. Il cinema utilizza una fruizione passiva (guardiamo, elaboriamo, non interagiamo), il videogioco tutto il contrario, proponendo uno schema attivo che porta il giocatore a vivere personalmente ciò che accade su schermo. Queste due tipologie di contenuti hanno pro e contro evidenti, e Andromeda, contestualizzato al genere sci-fi, ne è il perfetto esempio. Immaginiamo per un attimo di avere dieci pagine di sceneggiature di Andromeda, e di ingaggiare due diverse persone: una svilupperà un film, l’altra un videogioco. Ovviamente i due prodotti avranno processi creativi differenti: il primo avrà la necessità di creare una narrazione più breve, ma ugualmente ficcante, attingendo solo alcuni elementi dall’universo di Mass Effect; l’altro invece punterà a potenziare ed esaltare ogni singolo dialogo e situazione. Provando quindi a rispondere alla domanda iniziale, potremmo sicuramente dire che l’universo e le storie di Mass Effect sono cosi grandi che potrebbero essere contenute solo in un videogame, ma allo stesso tempo rischiano di creare confusione nel giocatore che, nel caso in cui perdesse qualche dettaglio, avrebbe la percezione sbagliata dell’universo di gioco. Dall’altra il cinema permette una compressione più efficace e immediata dei contenuti, ma che nel caso di Andromeda potrebbe portare a un’eccessivo restringimento, compromettendone il fine e la qualità narrativa oltre che, probabilmente, a trasformare la storia del gioco non in un adattamento, ma in uno stravolgimento, visto che Mass Effect, la sua mitologia e il suo universo sono cosi unici e iconici proprio perché nati, cresciuti e sviluppati nella forma di videogioco; al contrario diventerebbero un film di fantascienza qualunque. La saga BioWare dunque cerca la sua unicità principale non nel contenuto narrativo, ma nel metodo: centinaia di dialoghi, culture, situazioni e relazioni raccontate in modo unico, inimitabile e non adatto a trasformazioni o adattamenti.
Mass Effect: Andromeda è un gioco dalla storia immensa, che presenta molti punti di contatto con il genere sci-fi cinematografico ma che riesce a rendere al meglio solo nella sua incarnazione videoludica, data la sua enorme natura e la necessità di raccontarsi per poter essere efficace. Esplorare, scovare e approfondire attivamente l’universo di gioco restituiscono alla saga stellare di BioWare un feeling unico, che certamente trae ispirazioni da pellicole del genere, ma che riesce a trovare la sua unicità nello storytelling piuttosto che nel plot narrativo.