(Video)giochi di Ruolo

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a cura di andymonza

L’imminente e trionfale rilascio di Mass Effect 2 sul mercato italiano rappresenta un ottimo spunto per una riflessione sull’impatto che il genere GDR ha avuto sull’evoluzione videoludica: oltre a coinvolgere grandi masse di giocatori ed entusiasmare la critica, il genere ruolistico ha perdurato tanto nelle sue forme pure quanto come strumento di contaminazione, offrendo alcune delle sue caratteristiche distintive come fondamento per un gran numero di altre tipologie videoludiche.

Giocare di ruoloData la complessità e la vastità dell’argomento, è bene partire riflettendo su cosa significhi giocare di ruolo: quando i videogiochi erano ancora allo stato embrionale, giocare di ruolo significava innanzitutto interpretare un personaggio immerso in un’ambientazione completamente immaginaria, senza strumenti che potessero renderla più tangibile; l’immedesimazione scaturiva da alcuni importanti elementi che sono ancora oggi alla base del GDR nella sua forma più pura. Innanzi tutto la scelta, primo e più importante fattore che mette il giocatore di fronte a bivi creati ad hoc per fornirgli un percorso suscettibile di cambiamenti, in una rappresentazione (molto) semplificata e metaforica della vita reale. A questo deve necessariamente affiancarsi una componente narrativa malleabile, in grado di modificarsi a seconda dell’operato del giocatore e reattiva alle sue azioni. Infine, la libertà di caratterizzare il protagonista ed avvertirne la crescita durante il dipanarsi dell’arco narrativo, fattore in grado di creare attaccamento per il proprio alter ego e l’oggettistica di cui può disporre.Già citando questi elementi alla base del Gioco di Ruolo è facile accorgersi come essi siano entrati a far parte del gameplay di moltissime produzioni videoludiche odierne non necessariamente affini alla ruolistica, abbracciando titoli action, strategici e persino di guida. Non sempre questa contaminazione è esplicita, eppure sempre più titoli propongono punti esperienza, sblocco di equipaggiamento via via migliore e dialoghi a scelta multipla, in maniera spesso del tutto slegata da qualsivoglia comparto ruolisitco vero e proprio.

La nuova generazioneA fianco di questa comprovata contaminazione, anche il genere GDR nella sua forma più pura continua a proliferare in ambito videoludico occidentale, grazie soprattutto all’operato di Bioware e Bethesda; la casa canadese, responsabile di alcuni titoli che hanno fatto la storia del genere nelle precedenti generazioni, è riuscita a svecchiare le meccaniche ed a portare nuova linfa conquistando anche le console HD: Mass Effect si configura soprattutto nella sua recentissima seconda incarnazione come una forte contaminazione con l’action shooter, abbracciando per contro gli stilemi del GDR nella sua massiccia componente narrativa. Dragon Age ha invece rappresentato un ritorno alla ruolistica occidentale a tutto tondo, rivelandosi degno erede dei nostri tempi di quel Baldur’s Gate che dodici anni fa aprì la pista alle grandi produzioni RPG; ottimo a questo proposito il lavoro svolto per trasporlo su console, che ha sacrificato parte delle dinamiche tattiche dei combattimenti, riuscendo per contro a mantenere intatta l’esperienza nel complesso, fornendo per di più un set di controlli assolutamente consono al genere.Da parte sua la statunitense Bethesda ha prodotto Oblivion e Fallout 3, proponendo mondi apertissimi e la visuale in prima persona come eccezionale veicolo di immersione. Oltre all’assoluta libertà lasciata al giocatore, questi titoli hanno introdotto interessanti novità nelle Intelligenze Artificiali, reintroducendo personaggi non giocanti caratterizzati da modelli comportamentali diversi a seconda dell’ora del giorno (caratteristica presente nel vecchio Ultima e poi inspiegabilmente sparita con l’evoluzione del media) ed in grado di ricordare le azioni del protagonista e reagire di conseguenza. Queste due case non sono state le uniche a scommettere sul GDR videoludico nell’ultima generazione: Lionhead ha portato sugli schermi HD il seguito di Fable, miscelando un’atmosfera da fiaba d’altri tempi con semplici meccaniche hack’n’slash, Pyranha Bytes ha abbandonato il brand Gothic per proporre Risen, caratterizzato da un’inusuale ambientazione mediterranea, meccaniche hack’n’slash e una grande enfasi sul fattore scelta, e la lista potrebbe continuare a lungo. Questi esempi sono tuttavia sufficienti a far riflettere su quanto il genere sia ad oggi vivissimo tanto nelle sue forme più pure, quanto nella contaminazione e sperimentazione, le quali stanno dando vita ad una moltitudine di sottogeneri.

Variazioni sul temaA fianco di questa florida produzione di genere si affiancano infatti un gran numero di interessanti sperimentazioni: Gearbox ha recentemente preso a modello i giochi di ruolo online per confezionare Borderlands, uno sparatutto cooperativo quasi del tutto privo di una componente narrativa, dove i giocatori collaborano per accumulare equipaggiamento via via sempre migliore. Altri titoli si sono ispirati al GDR in maniera meno esplicita, ma nondimeno tangibile: Bioshock di 2K Games pur presentandosi come via di mezzo tra sparatutto ed avventura restituisce la totale immersione in un mondo parallelo, un modello narrativo vissuto attraverso gli occhi del protagonista ed una tangibile crescita del personaggio, mentre l’ormai prossimo Heavy Rain di Quantic Dream permetterà ai giocatori di vestire i panni di quattro personaggi verosimili, ed esplorarne a fondo le vite nel contesto di una thriller story.Da questi semplici esempi, cui potremmo affiancare una moltitudine di titoli meno famosi, emerge un quadro che elegge la ruolistica come elemento fondamentale nell’evoluzione del media dell’intrattenimento digitale, dai suoi albori sino alla corrente generazione: con il fine comune di trasportare l’utente in mondi immaginari paralleli, lo sposalizio tra GDR e videoludica continua a dar vita a prodotti di altissimo livello e c’è da scommettere che il legame si farà in futuro sempre più indissolubile. Osservando il trend dell’ultima generazione si può dunque affermare che l’apporto del genere GDR nei confronti del media dell’intrattenimento digitale è stato eccezionale: la ruolistica ha insegnato ai videogiochi un nuovo linguaggio narrativo, veicolando tramite l’illusione ludica della scelta e del possesso un’immersività senza precedenti nei mondi fantastici proposti al pubblico. Allo stesso tempo ha fornito al videogame strumenti che quotidianamente permettono ai giocatori di personalizzare le proprie esperienze d’intrattenimento, caratterizzando gli alter-ego digitali e dando loro modo di crescere, creando attaccamento ed affettività nei loro “proprietari”.

Tirando le somme di questo breve excursus risulta evidente come la ruolistica abbia lasciato un’impronta indelebile nel media videoludico, inserendosi generazione dopo generazione sempre più a fondo nelle sue meccaniche, trascendendo il suo status di genere a sé stante e trasformandosi in uno strumento di arricchimento dell’esperienza ludica nel suo insieme.

A ridosso del boom dell’industria, che a fianco di grandi incassi e massificazione sta portando ad un ristagnamento dei generi e ad una carenza di nuove idee, è auspicabile che i modelli narrativi e di immersione che le contaminazioni ruolistiche offrono possano muoversi verso nuovi traguardi, e contribuire all’evoluzione del videogioco verso l’ambito status di ottava arte. La chiave è la sperimentazione: rara per i rischi soprattutto commerciali che comporta, ma pur sempre viva e presente, accende speranze speriamo non mal riposte.

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