Va(le) Pensiero

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

E anche quest’anno l’E3 ce lo siamo tolto dai… ci siamo capiti, no? Mentre il centro congressi di Los Angeles si prepara per ospitare il prossimo evento, è tempo per noi di tirare le somme su questa edizione dell’evento videoludico più importante dell’anno.Mi aspettavo un E3 tiepido, quasi di transizione. Perché le console dei due competitor maggiori sono uscite da quattro anni, c’è chi ne presenta una nuova nella gioia dei 4K, chi con tutta probabilità lo farà l’anno prossimo (o almeno ne farà cenno), e chi invece si presenta al suo primo E3 con una console nuova di zecca, nelle intenzioni e nella tecnologia. Gli annunci ci sono stati, alla fine, abbiamo visto tanti bei trailer, ma non c’è stato quell’attaccamento che, invece, negli anni scorsi ci faceva parlare dell’E3 ad ogni minuto di ogni giorni.Questo perché l’E3 sta cambiando, così come l’industria che rappresenta, e l’edizione 2017 è stata un “work in progress” in un certo senso, una transizione verso l’edizione 2018 che, ci scommetto il mio ormai proverbiale simbolico euro, sarà un Electronic Entertainment Expo in completa rottura col passato.

Premi “Play” per generare hypeIl Direct di Nintendo fu, all’epoca, un format poco compreso, ma che col tempo ha saputo rivelare i suoi indiscussi punti di forza. Nessun tempo morto, tanto spazio agli annunci ma anche per gli interventi di sviluppatori e speaker vari ed eventuali. Come sempre Nintendo fa scuola, anche se è difficile ammetterlo per molti, e lo abbiamo visto anche durante la fiera. Ne viene fuori, nel 2017, che l’evento di Bethesda non è altro che un Direct ben mascherato. Per funzionare funziona, ma fa decadere un po’ il significato di “conferenza” quando a parlare non è altro che una playlist di filmati, pur intramezzati da una sequenza animata con una voce narrante. Un discorso simile per Sony che, tolta la scenografia dell’evento atta a titillare i presenti in sala, non ha fatto qualcosa di troppo diverso. Una serie di filmati con giusto un paio di intermezzi per rassicurare gli spettatori sui cambi di prospettiva tra console PlayStation e PlayStation VR. L’emblema della pochezza di questo E3 è insito nel modo in cui Sony ha trattato la sua realtà virtuale.Come confermato durante la conferenza, PlayStation VR è stata una scommessa vinta. Di questo dobbiamo dare atto a Sony, perché a conti fatti si tratta dell’hardware più abbordabile (e probabilmente quello più diffuso) per la realtà virtuale. Quindi, mostrare una serie di trailer con pochissimo gameplay – tra cui dei platform che sono per definizione i generi più enigmatici per la realtà virtuale – senza nessuno che introduca il progetto e ne illustri le caratteristiche, non sembra esattamente la scelta migliore per convincere altrettanti utenti a portarsi a casa un caschetto.La fretta, la stessa fretta che ha portato Microsoft a presentare al suo pubblico decine e decine di giochi, non spiegando quali siano esclusive totali, quali solo console, quali temporali. Un’altra compilation di filmati di videogiochi, con qualche intermezzo in più rispetto alla media di cui diamo atto alla casa di Redmond, e finisce qui. Giusto per fare un po’ di memoria storica: nel 2013 Microsoft apriva la conferenza presentando per la prima volta, in esclusiva, Metal Gear Solid V, e successivamente introduceva i Games With Gold. L’E3 sta cambiando, ve l’ho detto.A conti fatti, lo Spotlight di Nintendo è stato più “conferenza” di altre. Quella Electronic Arts ad esempio, EA Play, è stata una conferenza all’insegna della crisi di identità, forse quella che rappresenta più la “transizione” tra quelle succedutesi durante i primi giorni di E3. Prima Andrew Wilson, cravattaro dei cravattari, che incensa (comprensibilmente) la sua azienda citando freddi numeri e provando a coinvolgere il pubblico, ma il suo piglio da cattivo di James Bond non aiuta affatto. Poi l’affascinante Janina Gavankar, attrice di Battlefront II, protagonista dell’unico segmento davvero riuscito grazie al mestiere dell’intrattenitrice, ed una sana passione per i videogiochi. A chiudere la combriccola ci hanno pensato dei content creator fin troppo entusiasti per Battlefront II, talmente tanto da sembrare genuini solo a chi non ha mai messo il naso nel mondo di Internet, con tanto di streamer che dimentica letteralmente qualsiasi cosa stia facendo, con conseguenti secondi di imbarazzante silenzio risolti in calcio d’angolo dall’intervento di uno degli sviluppatori.

E3 DifferenceLe conferenze videoludiche hanno brillato in rari casi di luce propria, ma c’è un motivo se buona parte di questo l’E3 2017 se ne andrà come un bicchier d’acqua nello stomaco, ad esclusione di Nintendo ed Ubisoft.La casa di Kyoto ha rubato la scena dimostrando ancora una volta quanto le sue proprietà intellettuali siano potenti, e quanto l’azienda faccia bene a puntare moltissimo su di esse. La promessa di un Pokémon esclusivo su Switch, il logo di Metroid Prime 4, ed il gameplay di un Super Mario Odyssey che promette già di salire in cattedra per la lectio magistralis di game design, sono bastate a mandare in visibilio professionisti del settore e pubblico, dimostrando che Switch è la console da comprare prima della fine dell’anno. Per quanto riguarda Ubisoft, il discorso è diverso.La conferenza del publisher francofono si è aperta con un momento che, per quanto i cinici influencer del settore ne vogliano, è già storia del videogioco. Avrete sicuramente assistito all’evento, per tutti gli altri ve lo riassumo con il compito per casa di vedervelo appena finito di leggere questo articolo. Yves Guillemot invita Shigeru Miyamoto sul palco, i due scherzano e il designer giapponese si lascia sfuggire anche una battuta su Ghost Recon e la nuova fatica che vede Ubisoft e Nintendo unite: Mario + Rabbids Kingdom Battle. Uno strategico alla XCOM con l’idraulico ed i deliranti conigli, che ha vinto numerosi “Best of E3” dalle redazioni di tutto il mondo, uno dei titoli più interessanti di questa edizione della fiera, ed esce giusto il tempo di finire di togliersi la sabbia dai sandali: il 29 agosto. Un titolo di Mario a tutti gli effetti, pensato e voluto da Ubisoft Milano nella figura di Davide Soliani, creative director del progetto. “Davide-san” per la precisione, come è stato chiamato da Shigeru Miyamoto in diretta mondiale durante la conferenza.L’E3 è questo, è il racconto di un industria che nasce, cresce, e si mette in gioco. La fiera di Los Angeles deve essere il racconto di A Way Out, un titolo coraggiosissimo nel concept, che troverà senz’altro molte difficoltà per via del suo multigiocatore “forzato”, ma che nonostante tutto è uno dei titoli che ricorderemo da questa fiera. Le conferenze devono far tornare ogni anno tutto il mondo a parlare di videogiochi, come di chi li crea. Temo che il futuro dell’Electronic Entertainment Expo, però, sarà sempre più improntato alla velocità, alle informazioni inviate al fulmicotone, le compilation di trailer e i content creator pagate un tanto al divertimento.In questo vorrei dare un consiglio all’ESA per l’edizione del prossimo anno, che si terrà dal 12 al 14 giugno. Per le “conferenze” dell’E3 2018 consiglio una piattaforma molto valida per lo streaming, che può anche ospitare facilmente molte compilation di video. È online dal febbraio del 2005, se non ricordo male, e si chiama YouTube.

Shuei Yoshida ammette che Sony ha tenuto per sé alcuni annunci per l’E3 a favore della PlayStation Experience e/o altri eventi (e non comunica le date per paura di eventuali rinvii), Phil Spencer appare poco convinto come non mai durante la conferenza Microsoft ed annuncia quasi a mezza bocca il prezzo di Xbox One X, Electronic Arts si avvale dei content creator della rete per ammiccare al pubblico con risultati non sempre esaltanti. Questi sono alcuni dei segnali che l’Electronic Entertainment Expo sta cambiando, ma soprattutto vuole cambiare. Credo che l’edizione del prossimo anno sarà strutturata in modo molto diverso, e le conferenze come le abbiamo sempre conosciute saranno solo una formalità. Sarò ben felice di perdere il mio €1, ma dubito accadrà.

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