Abbiamo intrapreso un viaggio per analizzare Total War, la saga che ha coniato la strategia moderna su PC. Dopo aver trattato i primi quattro titoli (Shogun, Medieval, Rome e Medieval II) nella prima parte del nostro speciale, ci apprestiamo dunque ad esaminare i capitoli recenti del franchise, da Empire a Shogun 2, da Napoleon a Fall of the Samurai.
Nel mentre, è impossibile non rivolgere lo sguardo all’attesissimo (e ormai imminente)
Total War: Rome 2, che uscirà il 3 settembre e promette di portare la strategia ad una nuova epica scala, con un livello di dettaglio mai visto prima.
Creative Assembly ha cominciato a rilasciare molte informazioni dopo l’E3, compreso
un gameplay video commentato. Se non avete ancora aggiornato il computer, forse è il momento di pensarci. Ad maiora.
Un impero per domarli tutti
Sotto l’ala di SEGA, attuale publisher del marchio, Total War ha abbracciato un periodo di storia inedito, ossia l’epoca degli imperi coloniali durante la rivoluzione industriale.
Uscito nel 2009 come quinto capitolo della serie, Empire: Total War è stato però il primo a introdurre i cannoni e le armi da fuoco (se si esclude una comparsata degli archibugi in Medieval II): l’introduzione della polvere da sparo stravolge le dinamiche del conflitto, adesso più ragionato e basato sulle linee di tiro dei soldati. Le novità non finiscono qui, grazie a un motore grafico pesantemente aggiornato e due nuovi scenari a giocatore singolo, la campagna d’indipendenza e la campagna imperiale: la prima è più breve e aiuta ad apprendere le basi della mappa strategica, attraverso quattro campagne narrative che seguono le gesta dei coloni americani che si resero indipendenti dall’Inghilterra. Al contrario la seconda è la tipica campagna libera, in cui siamo liberi di optare per una tra undici fazioni e condurla per tutto l’arco del XVIII secolo; stavolta possiamo operare per l’Europa, l’America, il Nord Africa e l’India, in quella che probabilmente è la più grande mappa di sempre per un Total War. Rispetto a Medieval II subentrano nuovi tipi di partita con differenti condizioni di vittoria: oltre alla campagna breve e a quella lunga, debuttano infatti la vittoria di prestigio e il dominio del mondo.
Per chi non avesse voglia di iniziare un’impegnativa campagna, è sempre possibile giocare singole battaglie personalizzate, mentre dal menu Total War Online possiamo organizzare in rete scontri terrestri e navali. A questo proposito, la più grande innovazione di Empire è certamente rappresentata dalle battaglie navali, che nei precedenti episodi potevano solo essere simulate dal computer: queste ultime sono renderizzate con lo stesso motore delle battaglie campali e permettono di schierare fino a flotte di venti navi, ognuna delle quali può essere armata con tre tipi di munizioni, le palle di cannone, le palle incatenate o le scariche a mitraglia, a seconda di quale parte dello scafo nemico si vuole danneggiare. Non manca neppure la feature dell’abbordaggio, tramite cui assaltare una nave ormai in balìa delle onde.
Pur restando un bellissimo titolo, Empire è il meno acclamato della serie dai fan, come testimonia il voto medio degli utenti su Metacritic di 68/100, invece dei canonici 80-85 di user score degli altri capitoli. Queste critiche sono dovute a diversi fattori, non tutti facili da individuare: il nuovo motore grafico era abbastanza pesante da gestire e il gioco al lancio presentava alcuni bug, soprattutto nel comportamento delle unità durante gli scontri, non sempre responsive ai comandi. Se poi a questo ci aggiungiamo un’apertura al modding più limitata rispetto a Medieval II e una certa tendenza, da parte dei fan di vecchia data, a preferire i combattimenti all’arma bianca dei precedenti Total War, il quadro è completo.
Ciononostante, Empire è stato supportato bene dalla casa madre, con molte patch e un’espansione, chiamata Warpath Campaign, tramite la quale si può cominciare una campagna con una tra cinque nazioni di nativi americani.
Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza.
Questa la domanda posta da Alessandro Manzoni nella bellissima poesia del 1821 Il cinque maggio. Una poesia che i Creative Assembly devono aver letto, visto che non hanno esitato a incentrare il successivo episodio della serie sulla figura del controverso condottiero, imperatore e genio militare francese. Uscito a primavera 2010, Napoleon: Total War è un’espansione standalone, che non richiede quindi il gioco originale per essere installata, e di fatto potrebbe essere considerata come un capitolo a sé stante, indipendente rispetto al predecessore.
Pur mantenendo la formula invariata, Napoleon lima i principali difetti di Empire, come la pesantezza dell’engine (che causava sporadici crash) e le routine dell’IA; pure le battaglie navali sono state migliorate e rese più soddisfacenti. Per quanto riguarda la gestione strategica a turni sono presenti due modalità principali, la campagna di Napoleone e la campagna della Coalizione: nella prima si segue Bonaparte in tre mini-campagne di difficoltà crescente a partire dal 1796, che sono la campagna d’Italia, d’Egitto e d’Europa, oltre al tutorial (ambientato in Francia durante la giovinezza di Napoleone); la campagna della Coalizione ricalca la stessa situazione geopolitica della prima, ma costringe a scegliere una tra le nazioni della lega antifrancese, Gran Bretagna, Prussia, Austria e Russia. In queste partite i turni hanno una durata di solo due settimane; fanno inoltre la comparsa molti personaggi storici, come il duca di Wellington e Horatio Nelson. Tra gli scontri storici non mancano naturalmente le più famose battaglie delle guerre napoleoniche, come quella di Lodi, delle Piramidi o di Waterloo.
L’aspetto grafico rimane sostanzialmente simile a quello sfoggiato da Empire con il Warscape engine, con l’aggiunta di nuovi effetti particellari e una migliore resa del fumo. Nelle battaglie 3D debutta anche una speciale modalità prima persona, con la quale è possibile comandare direttamente la mira di cannoni e mitragliatrici.
In aggiunta a ciò, in Napoleon per la prima volta è possibile giocare una campagna multigiocatore, tramite cui permettere a migliaia di strateghi di affrontarsi da lontano.
Oltre a tre pacchetti di unità aggiuntive rilasciati su Steam, l’unica espansione di Napoleon prende il nome di Peninsular Campaign: uscita anch’essa sotto forma di contenuto scaricabile, dà l’accesso a una campagna inedita localizzata in una mappa ingrandita della penisola iberica, con nuove unità, agenti e tecnologie disponibili.
Una vita passata a cercare il fiore perfetto non sarebbe una vita sprecata
Dopo undici anni di scorribande, era tempo di un ritorno laddove tutto ebbe inizio. Gli sviluppatori non se lo sono fatti ripetere, annunciando così Total War: Shogun 2 (primo esponente della saga ad invertire nome del capitolo e del brand). Il titolo ci catapulta di nuovo nel Giappone del XVI secolo, nell’epoca conosciuta come Sengoku Jidai (che non a caso significa “periodo del Paese in guerra”).
Questo ritorno al passato ci dà l’opportunità di mettere a confronto i due prodotti e vederne le differenze: com’è prevedibile, il risultato è impietoso per il primo Shogun da un punto di vista tecnico; pensare a dove sia arrivata la saga oggi, partendo da modelli in 2D e texture approssimative, è impressionante. In Shogun 2 infatti la grafica è stata migliorata ancora (con supporto alle DirectX 10 e 11), in particolare negli effetti di luce e nella resa visiva del paesaggio, tant’è che adesso è possibile capire in che stagione siamo semplicemente osservando il paesaggio naturale. Non paga, Creative Assembly si è servita della collaborazione di esperti in storia e tradizioni giapponesi per aumentare la credibilità e l’immersione nel contesto storico.
Succo del discorso è anche stavolta guidare uno dei clan giapponesi nell’unificazione del Paese, fino alla presa di Kyoto e alla conquista del titolo di Shogun. Le fazioni giocabili sono nove, anche se gli Hattori e gli Hikko Hikki possono essere sbloccati acquistando l’edizione limitata di Shogun 2 o i singoli DLC. Rispetto a Napoleon assumono un’importanza vitale parametri come il rispetto e l’onore del clan, considerato che il codice del samurai è severissimo e, una volta che un comandante sia caduto in disgrazia, il suicidio rituale del seppuku è l’unica soluzione. Shogun 2 introduce pure un apprezzabile elemento ruolistico, prendendo in prestito dai GDR personaggi che salgono di livello e ottengono nuove abilità, con tanto di albero dei talenti dedicato.
Una nuova caratteristica nelle battaglie è costituita dalle unità eroe, come il monaco guerriero con tetsubo, meno numerose di quelle normali ma capaci di infliggere pesanti perdite al nemico; gli eroi possono inoltre ingaggiare duelli sul campo.
Accanto alla campagna è presente una componente multiplayer di tutto rispetto, che riguarda le battaglie classiche, la campagna cooperativa e soprattutto la nuovissima carriera dell’Avatar: questa modalità permette tramite un editor di creare il proprio generale e condurlo in battaglie contro altri giocatori, con un sistema di progressione dell’Avatar a livelli, nonché di personalizzare il proprio esercito grazie a servitori e veterani unici.
Non è tutto rose e fiori, però: il gameplay di Shogun 2 ha fatto storcere il naso a qualche purista per via delle semplificazioni apportate alla parte strategica a turni, nella gestione di insediamenti e città. Anche le battaglie in tempo reale sono abbastanza corte e veloci, e danno l’impressione di essere più “arcade” rispetto a quelle dei vecchi capitoli. L’ambientazione giapponese è stupenda, un po’ meno lo sono i vari DLC venduti separatamente dal gioco su Steam, che Creative Assembly ha iniziato a proporre con una certa frequenza; si tratta per lo più di pacchetti con nuove fazioni giocabili nella campagna e unità aggiuntive per il multi che, pur non compromettendo drammaticamente il bilanciamento nelle partite online, a tratti possono favorire l’utente che ha comprato il DLC rispetto a chi possiede la versione base. Nonostante questo, Shogun 2 rimane un bellissimo gioco, complessivamente più riuscito di Empire e con una longevità virtualmente infinita.
L’unico contenuto scaricabile che espande davvero Shogun 2 è rappresentato da Rise of the Samurai, che aggiunge un nuovo scenario ambientato nella guerra Genpei, 400 anni prima degli eventi di Shogun. Il gioco tuttavia usufruisce dello Steam Workshop, dal quale gli utenti possono creare e condividere nuovi contenuti con la comunità.
La via del guerriero è la ferma accettazione della morte
Il Bushido, codice di morale e condotta, ha sempre fatto parte della vita dei samurai, la casta guerriera giapponese: il codice prescrive che non debba esistere paura della morte per un samurai. Forse affascinati da questa suggestiva figura, i Creative Assembly hanno deciso di omaggiarla rappresentandone l’epoca della fine.
Rilasciato un anno orsono, anche Fall of the Samurai si è rivelato un’espansione standalone di Shogun 2, similmente a quanto visto con Napoleon. Ambientato sempre in Giappone ma quattro secoli dopo, Shogun 2: Il Tramonto dei Samurai si focalizza sulla Guerra Boshin che spacca in due il Paese nel conflitto tra l’imperatore e l’ultimo shogunato Tokugawa. La campagna prende il via nel 1864, nel periodo storico più avanzato preso in considerazione da un episodio della saga, e consente di prendere il comando di uno dei clan imperiali (Choshu, Satsuma, Tosa) o dei clan fedeli allo shogunato (Aizu, Nagaoka, Jozai), con quattro fazioni aggiuntive portate dai DLC.
Il giocatore viene subito messo dinnanzi alla scelta che lo accompagnerà per tutto il corso della campagna: da una parte seguire la via del rinnovamento tecnologico, attraverso l’industrializzazione della terra e l’avvento della guerra moderna, dall’altra rimanere ancorato alla cultura del passato, mantenendo il sistema feudale e le tecniche belliche tradizionali. Imboccando la strada della modernizzazione e aprendo le porte alle potenze occidentali si subirà il malcontento di gran parte della popolazione, che vorrebbe restare fedele alla casta tradizionale e all’etica nazionalista, ma si potrà disporre di tecnologie e armamenti all’avanguardia, quali i cannoni Armstrong e le potenti mitragliatrici Gatling che, in condizioni ottimali, possono falciare file di decine di soldati (con un’evidente citazione al film L’Ultimo Samurai con Tom Cruise).
La comparsa di linee ferroviarie sulla mappa rappresenta una novità per la serie, permettendo a chi ne usufruisce di favorire gli scambi commerciali e velocizzare sensibilmente gli spostamenti militari sui propri possedimenti; nella campagna possono intervenire nuovi agenti, come lo shinsengumi o il veterano straniero, ognuno con i suoi poteri e perk da sviluppare. Altri punti di forza de Il Tramonto dei Samurai sono un’IA ulteriormente affinata (e ormai divenuta molto competitiva) e meccaniche degli scontri a fuoco rese più fluide da vedere e da giocare.
Sul fronte delle battaglie marittime, le vecchie navi medievali sono state ingloriosamente sostituite da poderose corazzate a vapore che si fronteggiano a suon di cannonate, proiettili esplosivi e perforanti. Un nuovo tipo di battaglia, l’assedio portuale, si verifica poi quando si sferra un attacco navale al fine di espugnare il porto nemico.
Il multiplayer stesso ha subito un restyling generale dovuto al cambio di epoca: ora abbiamo a disposizione una nuova mappa conquista, con unità e servitori inediti e la possibilità di creare avatar multipli, portando avanti carriere parallele tra Shogun 2 e Il Tramonto dei Samurai.
Disponibile infine su Steam il Dragon War Battle Pack, che implementa sei battaglie storiche avvenute durante la guerra civile.
La nostra panoramica sulla serie si conclude con pochi dubbi e moltissime certezze: i Total War costituiscono un riuscito mix tra RTS, strategico a turni e gestionale, giochi che hanno settato nuovi standard evolutivi nel genere.
Da ben tredici anni Creative Assembly delizia i giocatori con una rappresentazione della guerra sotto ogni suo punto di vista: tattico, strategico, economico e politico. Un cammino attraverso la storia e le ere, che ci ha portati dal mondo antico al regno del Sol Levante, dagli imperi coloniali fino alle crociate in nome dell’unico vero Dio, senza fermarsi qui. Eppure quella di Total War non è un’esaltazione della guerra, tutt’altro: è una presa di coscienza su un’azione che, purtroppo, ha sempre accompagnato l’uomo sin dalla sua nascita, dai tempi di Romolo e Remo. Ed è proprio da Roma che la saga sta per ripartire, di nuovo pronta a stupire con grandi cambiamenti come ci ha abituato.