Tomb Raider History

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a cura di Specialized

A pagina 310 del bel volume antologico 1001 videogiochi da non perdere spicca uno screenshot del primo Tomb Raider e il giornalista britannico Christian Donlan si chiede il perchè di un simile successo. Nel 1996 parte del fenomeno Lara Croft era certamente dovuto all’avvenente protagonista femminile, ma Donlan ammette candidamente che Tomb Raider era un gioco dannatamente bello, originale e divertente. Insomma, merito sicuramente delle curve della signorina Croft e della novità di questa avvenente Indiana Jones in shorts e magliettina attillata, ma se Core Design non avesse tirato fuori dal suo cilindro un titolo di simile caratura, molto probabilmente non saremmo qui a parlare di una serie che ha ormai alle spalle ben 17 anni di storia. E’ vero che il primo episodio croftiano rimane anche il migliore, ma è altrettanto vero che alcuni sequel gli si sono avvicinati parecchio e che l’imminente Tomb Raider è forse l’episodio con più hype dai tempi di Tomb Raider II.
Tutto ha inizio 17 anni fa
A vedere l’ultimo filmato di gameplay di pochi giorni fa, Crystal Dynamics sembra infatti essere riuscita a unire vecchio e nuovo (Lara Croft incontra Nathan Drake), con in più un comparto grafico di eccellenza e una direzione artistica che non vedevamo da tempo dalle parti della signorina Croft. Naturalmente i tempi del primo Tomb Raider paiono lontanissimi e non poteva essere altrimenti, anche se l’esordio della serie, con le sue ambientazioni intrise di mistero e avventura, gli elementi platform, l’esplorazione delle location, l’impatto grafico e il fascino di un’eroina giovane, bella e coraggiosa, rimane ancora oggi una fucina inestimabile di ispirazione per moltissimi emuli action-adventure. Gli otto milioni di copie vendute lanciano Lara nel gotha videoludico mondiale come mai era accaduto prima per un gioco con una protagonista femminile, tanto che Eidos vuole rincarare la dose il prima possibile con un seguito. Nemmeno un anno ed ecco arrivare sul mercato Tomb Raider II, che pur superando il numero di copie vendute dal predecessore mostra qualche lieve cedimento sul versante critico, con recensioni in generale un po’ meno entusiastiche ma sempre positive. In effetti il sequel, pur offrendo una formula di gioco ancora contagiosa e una grafica leggermente potenziata, si adagia sulla formula di successo dell’anno precedente e soffre di sezioni di gioco dove il backtracking la fa un po’ troppo da padrone.
Quattro giochi in quattro anni
Incurante di queste critiche, Core Design si rimette subito al lavoro per un terzo episodio, che nel dicembre del ’98 diventa non a caso uno dei titoli più acquistati del periodo natalizio. La struttura di gioco inizia a non farsi più lineare (alcuni livelli possono essere giocati nell’ordine che si vuole), le ambientazioni spaziano tra ogni angolo del globo terrestre (Londra, India, Antartide, Isole del Pacifico), anche se il livello di difficoltà non pare conoscere cali di sorta, contrariamente a chi temeva un approccio più casual dopo il successo dei due predecessori. L’anno successivo Tomb Raider: The Last Revelation fa approdare per la prima volta Lara su Dreamcast con tanto di grafica e sonoro “enhanced”; le copie vendute sono sempre molte (oltre 5 milioni), ma le vette dei primi due capitoli paiono ormai lontane e si iniziano ad avvertire ripetitività e  mancanza di ispirazione, nonostante le sei diverse location, le nuove mosse di Lara e la trama ricca di colpi di scena e di personaggi. Inevitabilmente, con quattro giochi in quattro anni (una media che oggi riesce a mantenere solo un certo Call of Duty), Core Design fa fatica a tenere il passo senza scontentare milioni di fan con innovazioni troppo rischiose e i risultati non sono proprio strabilianti. 
Lara sbarca su console portatile
Nel 2000 il team britannico prova a cambiare approccio con Tomb Raider per Game Boy Color, il primo tentativo della serie su console portatile che si risolve in un platform 2D a scorrimento orizzontale ben accolto dalla critica. Ormai però sembra che la stella di Lara Croft si stia incamminando sul viale del tramonto. Nello stesso anno infatti Tomb Raider Chronicles non raggiunge nemmeno due milioni di copie vendute a livello mondiale e i voti di alcune recensioni, che rimarcano anche come l’engine grafico del ’96 non sia più al passo con i tempi, sono i più bassi mai visti per un episodio della saga. Non è un caso se dal 2000 al 2003 Core Design si dedica esclusivamente alla Lara Croft in formato portatile. Prima con Tomb Raider: Curse of the Sword per Game Boy Color e poi, cambiando approccio a favore di un action con visuale dall’alto in quasi 3D, con Tomb Raider: The Prophecy per Game Boy Advance. Il sesto episodio della serie principale si chiama invece Tomb Raider: The Angel of Darkness ed è a detta di tutti il punto più basso mai raggiunto da Lara Croft. Se non altro l’esordio della serie su PlayStation 2, il nuovo engine grafico e i tre anni di astinenza dei fan fanno vendere al gioco oltre 2,5 milioni di copie, ma si salva davvero poco tra bug, problemi nei controlli, gestione della telecamera e sistema di combattimento. 
L’era di Crystal Dynamics
Sembra davvero finita un’epoca e anche per Core Design le cose non si mettono bene, anche se tra i progetti dello sviluppatore c’è un Tomb Raider Anniversary Edition da pubblicare nel 2006, proprio dieci anni dopo l’esordio della serie. Lo sviluppo ha inizio e viene realizzato anche un trailer dimostrativo, ma alla fine Eidos manda in pensione il progetto e si affida completamente al team californiano di Crystal Dynamics, messosi già in mostra anni prima con la serie di Legacy Of Kain. Il risultato è l’apprezzabile Tomb Raider Legend, che nel 2006 sbarca su qualsiasi piattaforma possibile e immaginabile, quasi a rimarcare una rinascita della serie in cui Eidos crede molto. Il risultato in effetti è largamente positivo, le vendite sono fin superiori alle aspettative, il Crystal Engine è un buon motore grafico e il gioco segna una specie di ritorno al passato per Lara, anche se la longevità non eccelsa, i livelli più lineari rispetto agli esordi e le nuove sezioni di gioco a bordo di una motocicletta lasciano un po’ il tempo che trovano. Nemmeno dodici mesi e Crystal Dynamics rincara la dose con Tomb Raider: Anniversary, remake del primo episodio che pur rimanendo ad oggi il capitolo della serie meno venduto in assoluto, ha il merito di svecchiare il più possibile un classico di undici anni prima, sebbene i passaggi frustranti siano rimasti tali e quali.
La nuova generazione di Lara
Bullet Time, nuovo sistema di combattimento, motore fisico, distruttibilità dell’ambiente. Queste e altre novità caratterizzano invece Tomb Raider: Underworld, ottavo capitolo della serie che nel 2008 totalizza più di tre milioni di copie e si inserisce a pieno titolo nella tradizione di “vecchio e nuovo” inaugurata due anni prima con Tomb Raider: Legend. Ancora una volta puzzle, combattimenti ed esplorazione dominano la scena, ma il tutto è davvero ben orchestrato e le novità introdotte nel gameplay ringiovaniscono Lara senza tradirne lo spirito originario. Nel 2009 Eidos viene assorbita da Square Enix e la saga di Lara risente di questa acquisizione, tanto che per vedere un nuovo capitolo della serie classica passeranno ancora quattro anni. Eppure nel 2009 Crystal Dynamics prova a dare una nuova impostazione a Tomb Raider con Lara Croft and the Guardian of Light, un originale platform-action-puzzle con visuale isometrica disponibile solo in versione digitale. Per la prima volta nella serie entra in gioco il multiplayer cooperativo e, a dimostrazione che i tempi stanno cambiando, il gioco approda successivamente anche su iOS, Android e BlackBerry. Le vendite non possono competere nemmeno lontanamente con gli episodi “ufficiali” della serie, ma i 200.000 download totalizzati solo su Live Arcade testimoniano la buona accoglienza del pubblico, che evidentemente ha ancora voglia di Lara e delle sue avventure. In attesa del nono Tomb Raider in uscita il 5 marzo, che presenterà una Lara mai così tosta e “adulta”, ci fermiamo qui, ben consapevoli però che tra collezioni, raccolte, espansioni, riedizioni e DLC la saga dell’archeologa più celebre dei videogiochi ha regalato molti altri episodi e ci vorrebbe un altro articolo solo per quelli. E voi che Lara preferite?   

Il prossimo Tomb Raider ha tutta l’aria di essere un gran gioco e anche per questo una retrospettiva sui diciassette anni di Lara Croft ci è parsa d’obbligo. Nonostante gli alti e bassi della carriera, l’eroina di Eidos ha segnato tantissimo l’immaginario videoludico dell’ultimo ventennio, regalandoci almeno tre titoli eccellenti, quattro discreti e solo uno davvero mediocre. Davvero niente male per una serie così longeva.

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