Quattordicesimo episodio di The Walking Dead. Meno due alla conclusione. Dopo Alexandria, Il Regno e il covo di Negan, Greg Nicotero ci riporta ad Hilltop per una puntata interamente dedicata a Jesus, Maggie, Sasha e Rosita.
Altro giro, altra corsa
Se c’è una cosa che ricorderemo di questa settima stagione di The Walking Dead, sarà sicuramente questa ossessione per le puntate ambientate in un unico posto. Come già accennato, “L’altro lato” è ambientato principalmente ad Hilltop dove vediamo l’addestramento dei cittadini per il prossimo scontro con Negan. Daryl si è rifugiato a casa di Jesus con Maggie ma pare che il burbero uomo non abbia ancora superato lo shock dela tortura di Negan. Maggie, invece, è sempre più leader mentre Gregory si sente ancor più minacciato. In tutto questo, i Salvatori decidono di aumentare la tensione e vanno ad Hilltop con l’obiettivo di trovare un altro dottore dopo la dipartita del loro medico, ucciso da Negan a sangue freddo.
Parallelamente, Sasha e Rosita decidono di mettere in pratica il loro piano d’azione contro Negan e raggiungono il suo covo. Qui, le due donne rimangono sconvolte nel vedere Eugene a proprio agio tra i Salvatori.
Alti e bassi… come sempre
Puntualmente, in ogni recensione di The Walking Dead, arriva il momento dei lati negativi. Si perché, dopo la puntata della scorsa settimana e vista la vicinanza al season finale, ci aspettavamo tutti qualcosa in più. La prima parte della puntata sembrava intrigante, con l’evoluzione di Maggie nel ruolo di leader “morale” della città mentre Gregory sembrava sprofondare sempre più nella paranoia; invece tutto si è risolto con un nulla di fatto. Il brodo è stato allungato con quella sequenza nella dispensa decisamente evitabile. Ok, Daryl è sconvolto e ci può stare ma l’avevamo già capito dal suo silenzio in una scena precedente. Il gruppo dei Salvatori appare sempre più stupido e insensato. Si perché chiunque capirebbe che non si può tirare la corda così tanto, le persone si ribellano dopo così tanti soprusi. Il gruppo di Negan, invece, continua ad opprimere chiunque, stavolta addirittura rubando il medico ad Hilltop e lasciando in cambio delle aspirine. Sicuramente Maggie prenderà il controllo della cittadina georgiana, anche se non saprei dire con certezza se in questa o nella prossima stagione.
La “quest” di Rosita e Sasha vede un po’ di carneficina iniziale, qualche attimo di tensione dovuto ad una collana e un appostamento in stile “Sniper Elite” su un palazzo che dà direttamente sul covo di Negan. È davvero assurdo che un gruppo come quello dei Salvatori lasci sguarnito un intero edificio che dà sul loro “accampamento” e come il tutto capiti a fagiolo per Rosita e Sasha.
Chi di voi non ha provato un po’ di compassione per Eugene? A parte la trasmissione al walkie talkie un po’ comica, Eugene ha dimostrato come e quanto Negan faccia paura. Si, Eugene è un prigioniero ma allo stesso tempo si sente protetto e al sicuro: ha un riparo, ha cibo in quantità, ha un ruolo importante e ha, quindi, trovato la sua dimensione. Perché dovrebbe tornare ad Alexandria? Perché dovrebbe rischiare il collo e, soprattutto, per chi?
Ennesima puntata pesante. Ennesima occasione buttata alle ortiche. Ormai, il conto alla rovescia che ci separa dal season finale lo si guarda come un atto di liberazione. Sedici puntate lunghissime, rese ancora più pesanti dall’ormai consueta pausa tra le due parti della stagione. Non ci stancheremo mai di ripetere che TWD deve assolutamente ridimensionare le stagioni. Una miniserie da 12 puntate sarebbe la cosa più saggia e, soprattutto, aumentare la varietà di situazioni non guasterebbe. Dedicare un solo episodio ad una sola città non basta, non è sufficiente a tenere alta l’attenzione del pubblico. Inevitabilmente si creano tempi morti che, a quanto pare, non voglio essere colmati o non si ha voglia di colmare. Ora, non ci resta che sperare in due puntate davvero al cardiopalma e, soprattutto, che la guerra cominci sul serio e non ci lascino con un cliffhanger finale che farebbe gridare allo scandalo dopo una stagione così sottotono.