C’è qualcosa di magico nei Sims. Quando Maxis creò questa serie, nel lontano 2000, aveva in mente una sorta di gioco di costruzioni, dedicato alla creazione e all’arredamento di una casa. Ben presto si accorsero che i giocatori la pensavano diversamente: la casa non era il fulcro dell’esperienza, in quanto i suoi piccoli abitanti avevano letteralmente rubato la scena. The Sims rappresentò una piccola rivoluzione nel mondo dei videogiochi, in quanto avvicinò al gaming PC un pubblico totalmente nuovo, un pubblico casual ma appassionato, eterogeneo dal punto di vista anagrafico e sessuale.
Sono passati quattordici anni, ed eccoci qui con il quarto capitolo della saga, da oggi disponibile nei negozi.
Se avete seguito Spaziogames negli ultimi giorni, dovreste sapere che sono ormai passati tre giorni dall’inizio della nostra avventura in The Sims 4. Ciononostante, riteniamo sia ancora troppo presto per recensire questo gioco, i cui meandri richiedono ore ed ore di gameplay per poter essere esplorati. Questo, però, non ci impedisce di parlare delle nostre prime sensazioni – positive e non – dopo le prime ore di gioco.
Mio Dio, sono vivi!
Partiamo da un presupposto: in The Sims – volente o nolente – proiettiamo la nostra vita. Nel momento esatto in cui creiamo i personaggi, stiamo inserendo qualcosa di nostro nei Sim, talvolta inconsapevolmente. Nel nostro caso, abbiamo pensato di creare la famiglia Spaziogames, composta dagli alter ego del sottoscritto, di Pregianza e FireZdragon. Nel live dedicato alla creazione dei personaggi abbiamo scherzato, ma – sotto sotto – abbiamo inserito qualche tratto che ricalca la nostra reale personalità. Non ci abbiamo dato peso, ma nel momento esatto in cui abbiamo proiettato questi personaggi all’interno di una casa, trasformandoli in improbabili coinquilini, è accaduto qualcosa di magico: i Sim hanno preso vita.
Dopo appena due o tre ore di gioco, i nostri tre amici hanno iniziato a compiere azioni credibili, comportandosi in una maniera incredibilmente simile a quella delle nostre tre persone. Mi sono riconosciuto nel mio personaggio, tranquillo, appassionato di musica e avvezzo al disordine. Sim FireZdragon è forse più malvagio del FireZdragon reale, ma il suo spirito di patata, la sua attaccatura al cellulare abbinata alla sua innata capacità di farci incazzare in continuazione è un ritratto quasi perfetto. E poi c’è Sim Pregianza, che griglia hot dog, si fa inspiegabilmente circondare dalle ragazze, si sveglia col mal di schiena e guarda i film d’azione. Ragazze a parte, è Pregi spiccicato, tant’è che egli stesso si è preoccupato di essere stato spiato da EA per la programmazione del suo personaggio.
Questo è un esempio di quanto il comportamento dei Sims di The Sims 4 sia straordinariamente credibile: anche se i tratti associabili ad ogni personaggio sono appena tre (più un’ambizione), il mix che ne risulta genera dei personaggi eterogenei, capaci di compiere delle azioni con naturalezza senza mai risultare ripetitivi o robotici. Maxis ha infuso la vita in questo quarto capitolo della serie, e questo – probabilmente – è l’aspetto positivamente più rilevante.
Il vecchio e il nuovo
Se la vitalità dei Sim ci ha lasciato a bocca aperta, portandoci a provare seriamente delle emozioni per i nostri piccoli amici, facendoci spesso ridere fino alle lacrime nel riconoscere le azioni dei nostri colleghi riprodotte alla perfezione da degli omini virtuali, dobbiamo riconoscere che The Sims 4 non è un gioco rivoluzionario. La serie si è evoluta in maniera quasi costante nel corso di questi anni, e credevamo che il quarto capitolo avrebbe rimosso in maniera quasi scontata i limiti delle precedenti edizioni. Non ci riferiamo all’assenza di alcuni elementi – di cui parleremo tra poco – ma alla mancata introduzione di quella libertà di spostamento che, credevamo, avrebbe reso la città dei Sim più simile a una Sim City. In altre parole, non è possibile esplorare liberamente la città: una volta scelto il lotto nel quale stabilirci, qualsiasi spostamento deve essere preventivamente concordato (e introdotto da un caricamento).
Se vogliamo visitare il parco, l’area del fitness o della cultura o spostarci in un altro quartiere dobbiamo impostare un viaggio da un apposito menù. Se vogliamo visitare una casa nel nostro quartiere possiamo raggiungerla a piedi, ma è necessario attendere un caricamento prima poterne varcare la soglia. Insomma: non si ha la sensazione di una città aperta, ma di una serie di aree connesse tra loro da un caricamento. Si nota persino un passo indietro rispetto a The Sims 3, in cui la visuale a volo d’uccello permetteva di zoomare sulla città e selezionare l’area da raggiungere con un semplice click: in The Sims 4 la città è visibile nella sua interezza soltanto in seguito all’attivazione di un viaggio dall’apposito menù, con conseguente artificiosità dell’operazione.
Come detto, mancano alcuni elementi: l’assenza di bambini piccoli e piscine dovrebbe essere nota a tutti, ma al contempo crediamo che la cosa vada ben oltre a questa lacuna, e che The Sims 4 sia stato creato volutamente “spoglio”, in modo da lasciare spazio alle inevitabili espansioni che giungeranno nel corso dei prossimi mesi. La cosa non dovrebbe scandalizzare: sono anni che il franchise The Sims si regge sulle espansioni. Allo stesso modo, crediamo che il prezzo di vendita di questo titolo – al momento disponibile solo su PC – sia decisamente alto, in previsione delle inevitabili decine di euro che ci verranno richieste nei prossimi mesi per introdurre nuovi divertenti elementi nel gioco e prolungare la vita del prodotto.
È davvero troppo presto per giungere a una conclusione: The Sims 4 è un gioco complesso, stratificato, che nelle prime ore di gioco ha saputo regalarci diverse emozioni e che richiede del tempo per poter essere metabolizzato. Le sensazioni molto positive derivanti dalla straordinaria credibilità dei Sim si alternano a un pizzico di delusione derivante da un certo immobilismo della serie, e dalla mancata introduzione di alcuni elementi. La famiglia Spaziogames ha davanti a sé altre avventure, storie d’amore, storie belle e brutte: non vediamo l’ora di continuare e di raccontarvi come è andata a finire.