The Mist

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a cura di Antron93

Era il 1985, Stephen King aveva appena finito il primo romanzo breve della collezione Scheletri: La Nebbia. Romanzo apprezzatissimo, horror, ricco di suspance ed innovativo nella sua concezione. La serie TV omonima, beh, non è nulla di tutto questo.
Arriva la nebbia
Brighton, Maine. Solita cittadina americana, sembra tranquilla ma non lo è, qualcuno ha detto Twin Peaks?. Soliti problemi da telefilm americani: sesso adolescenziale, giocatori di football bellocci e antipatici come pochi, incomprensioni tra genitori, mamme bigotte che non vogliono che si parli di sesso. Come già precisato, solite cose da produzione americana media. Improvvisamente, una nebbia appare dal nulla, ricoprendo totalmente la piccola cittadina. Qualcosa si muove all’interno dell’oscurità. Ma, forse, la nebbia ha un’origine. Qualcuno sa più di quanto voglia ammettere…
Una serie non necessaria
Il romanzo breve di Stephen King si basava su tre fattori fondamentali: la paura, la tensione ed un climax narrativo incredibile. Nei primi tre episodi di The Mist non abbiamo nessuno dei tre. Come sempre nelle produzioni americane, gli sceneggiatori decidono di buttare nel grande calderone ogni tipo di problema adolescenziale e genitoriale. Le piccole cittadine americane appaiono tutte uguali. In ogni sfaccettatura. Il lato peggiore di questa serie è rappresentato dal fatto che le storie secondarie non hanno senso. Lo stupro di un’adolescente. La ragazza con il passato misterioso. Tutto non ha ragione d’essere. In tre puntate da quasi cinquanta minuti non si è capito nulla. Si è capito che nella nebbia si aggira qualcosa, non si sa cosa. Per questa fantomatica minaccia, una città intera si paralizza. Si creano diversi gruppetti e ci si rintana in conversazioni al limite del ridicolo. Surreali. Totalmente senza senso.
Si butta qualche amo, qua e là, tentando di creare una qualche emozione nello spettatore. Il cast è formato da attori poco conosciuti, per lo più sconosciuti. Nessun protagonista riesce a regalare un barlume di brillantezza ad una serie partita malissimo. Nulla ha senso. Ogni tentativo, in queste tre puntate, risulta vano. Nemmeno la storyline dell’esercito è così interessante da meritare di arrivare alla fine della serie. 
È davvero incredibile pensare a come si possa rovinare un’idea interessante con un qualcosa di così pessimo. Così come Under The Dome, il concetto cardine viene reso in modo approssimativo e diluito in un qualcosa di pretestuoso. La nebbia sembra solo un contorno per sviluppare cose non necessarie. Superflue.
Il film del 2008 si presentava come una produzione che arrivava al cuore del romanzo di King. Si arrivava dritto al punto, senza badare troppo al resto. C’era qualche personaggio interessante. C’era un accenno alla nascita della nebbia, ma tutto rimaneva là, sullo sfondo. Non è sempre necessario spiegare tutto, a volte il mistero è una delle doti più interessanti per la riuscita di un prodotto di livello. Bisognerebbe spiegarlo agli autori della serie TV.

The Mist è, per ora, una serie TV di basso livello qualitativo. Riesce nell’arduo compito di distruggere un concept facile da rendere, come quello di una nebbia assassina, e inserirlo nel solito contesto americano medio. È successo nel secondo (e pessimo) film di Alien vs Predator, è successo in Scream (con risultati migliori) e ora in The Mist, giusto per citare qualche esempio. Stephen King è il re dell’horror americano, indubbiamente, e i suoi romanzi si prestano facilmente a delle trasposizioni televisive o cinematografiche. Il problema è che non sempre i due format sono intercambiabili. The Mist è un prodotto adatto ad un tempo limitato, non dilatato. 10 episodi per un romanzo breve sono un’infinità di tempo da gestire. Tempo che, in questo caso, sarebbe meglio dedicare a leggere il romanzo originale, o a vedere il film del 2008.

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