Un vero viaggio nel tempo. Questa è la descrizione più semplice e, forse, più accurata del concerto The Legend of Zelda: Symphony of the Goddesses, tenutosi venerdì 24 aprile presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano.
Forte del precedente (e ristrettissimo) tour, che si tenne in tre date fra tre continenti, questo concerto sinfonico basato sulle musiche di The Legend of Zelda ha mantenuto tutte le promesse: ci ha emozionati, ci ha divertiti, ci ha fatto tornare alla mente tanti bei ricordi. Dopo avere trascorso un weekend riflettendo sullo spettacolo, possiamo finalmente tirare le somme di questo appuntamento.
Cronaca di un successo
Non avevamo dubbi sulla qualità della musica: le opere di Koji Kondo includono alcuni fra i motivi più riconoscibili della storia dei videogiochi, e quando il concerto si è aperto con un medley di alcuni fra i temi più famosi della saga, l’emozione si poteva respirare nell’aria. “Non è il solito concerto sinfonico” ha affermato sul palco il produttore esecutivo Jason Michael Paul “sentitevi liberi di esprimere il vostro entusiasmo e di applaudire”. In genere, per un americano, questo significa “ululate durante l’esecuzione”, perché – spulciando su YouTube appuntamenti analoghi tenutisi oltreoceano – il cheering durante i concerti di Zelda in territorio americano non è dissimile da quello che si sente durante una partita di football. Forse a causa dei nostri geni, noi italiani abbiamo un profondo rispetto per la musica sinfonica e il concerto è stato ascoltato in religioso silenzio da parte dell’intero teatro, riempito fino quasi al massimo della sua capienza per questo evento. Naturalmente tutti si sono lasciati andare tra un brano e l’altro, ma nessuna esecuzione è stata sporcata dall’esuberanza dei presenti.
Il pubblico è giunto da ogni parte d’Italia: abbiamo incontrato appassionati provenienti dalle regioni del Sud, intere comitive dall’Emilia Romagna, gente dalle Marche, dalla Toscana, dal Veneto. Non solo: travestite da Zelda, due ragazze sono giunte fino a Milano dai Paesi Bassi, appositamente per il concerto. L’atmosfera era unica: un grande numero di persone, tutte con una passione comune. Abbiamo scorto fra il pubblico anche qualche persona più anziana, e non siamo riusciti a capire se si trovassero agli Arcimboldi perché fan del gioco o, più semplicemente, per sentire qualcosa di diverso dai soliti spettacoli che solitamente si tengono in questo splendido teatro moderno.
Bisogna ammettere che il Teatro degli Arcimboldi è un vero e proprio tempio della musica, che ha adottato alcune fra le soluzioni progettuali più innovative per garantire un’acustica perfetta. Affiancato al Teatro alla Scala, questo è uno dei migliori luoghi di Milano dove assistere ad un concerto, e siamo davvero felici che sia stata scelta questa location. In confronto al teatro Apollo di Hammersmith, Londra, dove si tenne il primo concerto europeo dedicato a The Legend of Zelda, la qualità del suono apprezzata a Milano è stata di gran lunga superiore, così come le infrastrutture all’avanguardia, in ordine e rispettate dal pubblico.
L’esecuzione
Nelle oltre due ore di concerto, abbiamo potuto apprezzare tutti i grandi temi musicali della saga. Sono davvero poche le melodie rimaste escluse dalla scaletta, e in generale il concerto è riuscito a coprire tutti i giochi più famosi della saga. Rispetto al concerto del venticinquesimo anniversario di The Legend of Zelda, in questo appuntamento si è dato molto più spazio ai giochi recentemente usciti in versione rimasterizzata su Nintendo 3DS. Così, i temi più cupi e inquietanti di Majora’s Mask si sono alternati ai temi raffinati di A Link Between Worlds. Naturalmente non sono mancati gli inserti di Ocarina of Time e dei giochi classici della saga, fino ad arrivare a Twilight Princess e ai temi di Skyward Sword. Il concerto ha avuto la straordinaria capacità di mettere in risalto l’importanza della musica nel videogioco, rievocando in maniera istantanea svariate emozioni percepibili già dopo le prime note. Non occorrono che pochi istanti per associare un tema a un particolare momento della propria vita di giocatore, e comprendiamo perché tanti fra i presenti si siano visibilmente commossi.
L’idea di sincronizzare immagini dei vari giochi della saga con la musica ha conferito allo spettacolo un tono particolare, in cui i nostri ricordi evocati dall’orecchio finivano inevitabilmente per sovrapporsi alle immagini che giungevano ai nostri occhi. Al contempo, la sincronia audiovisiva ha costretto la direttrice Amy Andersson a rispettare meticolosamente un metronomo a schermo, con conseguente matematicità dell’esecuzione che ci ha impedito di apprezzare a fondo la bravura di chi stava sul podio. L’orchestra – composta per buona parte da musicisti italiani – ha confezionato un’esecuzione molto apprezzata dal pubblico. Qualche screzio in alcuni passaggi particolarmente difficili nel reparto dei fiati, qualche attacco indeciso negli ottoni e un grossolano errore da parte del professore d’orchestra all’ottavino in uno dei momenti topici del tema di Wind Waker. Errori che, tuttavia, non hanno compromesso il grande successo della serata, come dimostrano gli oltre cinque minuti di applausi sul finale e la triplice uscita sul palcoscenico di Amy Andersson a fine spettacolo.
Una parte del merito va a Chad Seiter, noto ai più per avere composto la colonna sonora della serie televisiva Fringe, che ha arrangiato i brani di Koji Kondo, orchestrando molti brani che erano stati consegnati al pubblico come semplici chiptune.
The Legend of Zelda: Symphony of the Goddesses è stato uno splendido concerto che ci ha regalato una serata estremamente emozionante. Siamo usciti dal teatro particolarmente soddisfatti, e siamo felici di avere potuto assistere a uno spettacolo così atipico ma, al contempo, capace di fare emergere così tanti ricordi. Se vi siete persi l’appuntamento milanese, il 15 novembre lo spettacolo sarà replicato a Roma. Il nostro consiglio è il seguente: non mancate.