Continua la pubblicazione di The Legend of Zelda: A Link Between Heroes, romanzo di Andrea Paone e vincitore del concorso indetto su Spaziogames che ha messo in palio due biglietti per il concerto The Legend of Zelda: Symphony of The Goddess, tenutosi venerdì 24 aprile scorso presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano.
Qui la prima puntata.Qui la seconda puntata.Qui la terza puntata.
The Legend of Zelda: A Link Between Heroesdi Andrea Paone
ForzaL’aria era pregna dell’odore pungente di incenso e grasso bruciato, che si sprigionava da alcuni piccoli altari posti ai lati della stanza. Al centro di essa sorgeva una piattaforma circolare, rialzata di circa 50 cm dal terreno. Al centro vi erano tracciate due linee parallele davanti alle quali erano disposti Carl e Darunia, uno difronte all’altro. Intorno a loro diversi Goron battevano ritmicamente le mani su dei grossi tamburi, facendo vibrare l’aria tramite le percussioni.Il giovane eroe era stato istruito brevemente sulle modalità del sumo, che risultava semplice nelle premesse, ma estremamente faticoso e complesso nella pratica: i due avversari si sarebbero dovuti confrontare in una prova di forza e resistenza, cercando di far uscire l’altro dalla piattaforma circolare. Colpi agli occhi o a zone del corpo particolarmente fragili avrebbero comportato la squalifica. Carl ripensò a tutti gli eventi che aveva dovuto passare nella sua vita, tutto per portarlo fin lì, davanti ad una gigantesca montagna di muscoli che lo avrebbe probabilmente polverizzato tra qualche istante. Darunia aveva infatti decretato, con sommo disappunto da parte del ragazzo, di essere lui stesso l’avversario da sconfiggere per superare quella prova. L’inizio dello scontro sarebbe stato annunciato dal rintocco di un grosso gong, seguito il quale i due avrebbero dovuto lottare per la vittoria. Un rivolo di sudore bagnava la tempia di Carl, che deglutendo vistosamente osservava il nerboruto patriarca dei Goron sollevare la gamba destra, per poi abbatterla al suolo, che gemette letteralmente sotto il suo peso. Il giovane eroe non voleva essere da meno, così decise di imitarlo, con un risultato decisamente meno minaccioso, ma senz’altro buffo, come testimoniavano le risa sommesse dei Goron attorno a lui. Il gong risuonò improvvisamente, l’incontro era iniziato.Carl cercò di scacciare tutte le preoccupazioni e i dubbi che attanagliavano la sua mente. Non doveva dubitare di sé stesso, lui era l’eroe dell’altro mondo, colui che avrebbe sconfitto il potente stregone Ganondorf. In lui c’era un grandissimo potere, e non avrebbe permesso a quell’individuo, per quanto grosso, di fermarlo. Urlando selvaggiamente il giovane eroe si scagliò contro il suo avversario, protraendo entrambi gli arti in avanti, così da spingerlo ben oltre il confine della piattaforma. In quella carica Carl mise tutta la sua forza e la sua convinzione, avrebbe superato quella prova in un battito di ciglia. A conti fatti le cose andarono in modo leggermente diverso da come aveva previsto il giovane: l’impatto con il Goron fu infatti simile a quello che un ciclista poteva avere con un muro di mattoni. Carl urtò contro l’ampio e solido ventre di Darunia, che nonostante la carica del giovane decise di rimanere immobile sul posto. Il ragazzo venne sbalzato violentemente all’indietro, finendo per cadere al limitare della piattaforma.«Ahahahaha! E’ questo tutto ciò che sai fare?» Le risa fragorose di Darunia echeggiarono per la stanza, mescolandosi con quelle degli altri Goron. «Avanti forza, fammi vedere di cosa è capace un vero eroe!»Se l’intenzione del patriarca era quella di provocare Carl, ci stava riuscendo eccome. Il giovane dolorante ma imperterrito, si rialzò lentamente, tornando a fronteggiare l’avversario. Questa volta decide di evitare cariche ardite, preferendo un approccio meno azzardato ma ugualmente efficace. Con un paio di rapidi passi si portò dinnanzi all’imponente figura di Darunia, spostando entrambi i palmi in avanti in modo che aderissero contro il suo pancione, cercando poi di spostarlo all’indietro. Carl mise tutta la sua forza in quella spinta, ma Darunia rimaneva immobile, come uno scoglio su cui si infrangevano deboli onde. I piedi del ragazzo iniziarono a scivolare all’indietro, mentre il Goron assisteva alla scena immobile. Dopo qualche imbarazzante secondo, Darunia mise l’enorme mano destra sul petto di Carl, dandogli poi una leggera spinta. Il giovane si ritrovò catapultato all’indietro, finendo ancora una volta al limitare della piattaforma circolare. I minuti successivi videro ripetersi la medesima scena, con Carl che cercava di spostare anche di poco Darunia, e quest’ultimo che lo respingeva all’indietro. Il ragazzo si accorse che il Goron stava solo giocando con lui: se avesse voluto avrebbe potuto vincere in pochi istanti, gettandolo fuori dal ring grazie alla sua tremenda forza, invece si limitava a respingerlo, imprimendo alla sua spinta un vigore appena sufficiente per spedire Carl sul bordo della piattaforma, ma mai oltre esso. La fronte del ragazzo iniziò ad imperlarsi di sudore, i suoi assalti si fecero sempre più lenti e il suo corpo sempre più pesante. Darunia al contrario sembrava essere totalmente riposato, mantenendo la stessa freschezza che aveva prima di incominciare l’incontro.Prima che Carl potesse lanciarsi in un’ulteriore carica, il Goron lo fermò con un gesto della mano. «Facciamo un momento di pausa, tutto questo movimento mi ha stancato.» Il patriarcastava decisamente mentendo, viste le sue ottime condizioni. «Ti consiglio assaggiare alcune delle pietanze del banchetto, avere la pancia piena ti restituirà il vigore perduto.» Disse Darunia indicando un lungo tavolo in pietra alla destra di Carl, scendendo poi dalla piattaforma.Carl non riusciva a capire le motivazioni che avrebbero dovuto spingere il Goron ad agire in quel modo, ma sapeva che le sue azioni non erano casuali. Nonostante le apparenze il ragazzo aveva percepito la saggezza che contraddistingueva la sua persona, portandolo a chiedersi il perché di tale gesto. Qualunque fossero i piani del patriarca, Carl cercò di non pensarci, aveva bisogno di recuperare le forze più di ogni altra cosa. Avrebbe anche seguito volentieri il consiglio del suo avversario, ma le pietanze che aveva menzionato erano, in un modo o nell’altro, tutte composte a base di rocce e terra. Avvicinarsi alla tavolata per individuare meglio l’eventuale presenza di cibo commestibile non aveva avuto molto successo, lasciando il povero Carl sconsolato, con lo sguardo che percorreva meccanicamente il lungo tavolo da un capo all’altro. Improvvisamente la sua attenzione venne catturata da un piccolo vaso, posto in un angolo, isolato dal resto delle stoviglie. Avvicinandosi, il giovane notò che al suo interno era conservato lo stesso grasso che veniva utilizzato per far bruciare più a lungo le torce. Intingendo un dito in esso, Carl si accorse che era molto denso e viscoso, ma stranamente non appiccicoso. Mentre osservava quasi ipnotizzato il grasso colare dalle sue dita, Carl ebbe un’idea. Non era sicuro se avrebbe funzionato o meno, ma doveva perlomeno tentare. Con la mano sinistra raccolse un po’ del grasso, nascondendolo all’interno del pugno. Dall’altro lato della stanza la voce di Darunia tuonò. «Spero che tu sia pronto ragazzo, questa volta non ci saranno interruzioni.»«S-sì sono pronto, cominciamo.» Disse Carl mentre nascondeva la mano sinistra dietro il corpo.I due contendenti si rimisero in posizione, così da riprendere il combattimento. Questa volta le cose sarebbero andate diversamente, o almeno così Carl pensava. Il ragazzo iniziò ad eseguire diversi esercizi preparatori, finalizzati a stendere i muscoli prima di iniziare, tuttavia questi movimenti furono soltanto una copertura per mascherare il suo vero intento: cospargere sulla pianta del piede sinistro un po’ del grasso che aveva recuperato. Carl fu fortunato poiché nessuno dei Goron presenti diede l’impressione di sospettare qualcosa. Il suono vibrante del gong segnò la ripresa dell’incontro, tuttavia questa volta nessuno dei due contendenti si mosse.«Perché non provi ad attaccarmi?» Chiese improvvisamente Carl mentre strusciava lentamente il piede sinistro sul terreno, in modo da spargere su di esso il grasso.«Ragazzo se lo facessi potrei non riuscire a controllarmi. Non voglio farti troppo male.» Un sorriso canzonatorio si aprì sul volto di Darunia.«Non è che hai paura di perdere contro un piccoletto come me?» Quella di Carl era chiaramente una provocazione. Non voleva abbassarsi a così tanto, ma per realizzare il suo piano aveva bisogno che il Goron abboccasse.«Ahahahah questa è buona! Un Goron non teme nulla e nessuno!» Ruggì Darunia, che nonostante tutto sembrava essere stato toccato ad un nervo scoperto.«Allora fatti avanti, se sono veramente l’eroe della leggenda allora saprò senz’altro cavar-mela.»«Come vuoi ragazzo, ma non dire che non ti avevo avvertito prima.» L’espressione del patriarca cambiò ad un tratto, il suo volto si fece serio e concentrato. Improvvisamente i suoi enormi muscoli iniziarono a gonfiarsi e a indurirsi, mentre le vene in rilievo aumentavano in dimensione e volume. Carl osservò terrorizzato l’imponente figura di Darunia, maledicendosi mentalmente per averlo provocato.«Preparati, sto arrivando!» Il gigantesco patriarca inspirò profondamente, por poi lanciarsi contro il minuto Carl. Quest’ultimo osservò preoccupato il grosso avversario, che che si faceva ogni istante più vicino. I suoi passi facevano vibrare il terreno con la stessa intensità di un leggero terremoto. Nonostante tutto però Carl non si mosse, doveva attendere fino all’ultimo istante, altrimenti non sarebbe riuscito a prevalere. Certo, la prospettiva di essere investito da quel camion con le gambe non era molto rassicurante, ma il giovane eroe cercò di farsi coraggio, allontanando quei pensieri. Il tempo sembrò dilatarsi, rallentando esponenzialmente, fino a fermarsi quasi del tutto. Il Goron era ormai a meno di un metro da lui e non accennava a voler rallentare. Tutto ritornò alla normalità quando Carl si mosse, fulmineo, per evitare la carica dell’avversario. In un gesto disperato, da cui avrebbe dipeso non solo la sua incolumità, ma anche il successo stesso della prova, il giovane eroe si lanciò lateralmente, evitando per un soffio la carica dell’infervorato Darunia. Carl cercò di attutire la caduta sfruttando gli arti per rotolare, e nonostante non riuscì a soffocare un gemito di dolore per la botta contro il terreno, il suo movimento lo portò a rialzarsi rapidamente, al limitare del ring. Darunia invece cadde in pieno nella trappola architettata dal ragazzo: caricando aveva raggiunto una grande velocità, e in virtù del suo peso, non riuscì ad arrestarsi quando Carl lo schivò. Come se non bastasse il suo piede destro appoggiò sul terreno unto dal grasso, che gli fece totalmente perdere l’equilibrio. Proiettato violentemente in avanti, Darunia cercò di riprendere il controllo del proprio corpo e di non cadere, ma tutto ciò che riuscì a fare furono dei passi sconnessi, che lo portarono al limite estremo della piattaforma. In quel preciso istante Darunia cadde violentemente in avanti, sotto il peso del suo corpo massiccio. L’impatto con il terreno fu mostruosamente violento: l’intera caverna tremò tanto intensamente da far credere che potesse crollare da un momento all’altro, mentre dal soffitto scosso dalle vibrazioni ricadevano polvere e ciottoli. Quell’evento fu seguito dal un silenzio assordante. Tutti i presenti smisero anche di respirare, mentre il suono dei tamburi non era altro che un ricordo. Darunia rimaneva immobile, con il volto sul terreno.Carl era con il cuore in gola, mentre osservava preoccupato il corpo inerme del Goron. Nonostante avesse effettivamente superato la prova, nel suo cuore non c’era gioia, ma la paura della possibile reazione dei giganti nei suoi confronti. Forse era stato troppo ardito nell’architettare quell’espediente, ma sapeva che mai avrebbe potuto battere il Goron in una competizione sulla sola forza fisica. Non era pentito di ciò che aveva fatto, ma questo era una ben magra consolazione in vista di ciò che avrebbe potuto passare di lì a poco.«Ah…» Il corpo di Darunia ebbe improvvisamente un sussulto, mentre un suono gutturale fuoriusciva dalla sua bocca.Era finita, Carl ne era sicuro. Darunia lo avrebbe costretto a mangiare tutte le rocce del banchetto come punizione.«Ah… ahahahahah! Ben fatto ragazzo!» La risata profonda del Goron echeggiò per l’intera stanza, mentre l’atmosfera si faceva meno tesa e più rilassata. Darunia si rialzò lentamente in piedi, sfoggiando un sorriso a trentadue denti. «Hai superato la prova eroe dell’altro mondo.»«D-davvero?» Carl non poteva credere alle proprie orecchie.«Certamente. Sei riuscito a prevalere nonostante fossi palesemente svantaggiato, e hai utilizzato l’ingegno per sopperire alle tue mancanze. Nonostante la forza sia molto importante, estremamente importante, non è tutto. Avversari potenti come Ganondorf non possono essere sconfitti con la sola forza bruta, ma richiedono coraggio e intelligenza. Il mio fratello di roccia mi ha insegnato che dalle proprie debolezze può scaturire una grandissima forza, enormemente maggiore da quella che i soli muscoli posso offrire. Quella forza è nascosta dentro di te e aspetta solo di essere risvegliata. Non dubitare mai delle tue capacità, perché tu, Carl, sei un vero eroe. Hai la benedizione dei Goron, lo spirito della montagna stessa combatterà con te quando arriverà il momento del confronto finale.» Detto questo Darunia si avvicinò al ragazzo, poggiando delicatamente la grande mano sulla sua spalla. Carl avvertì improvvisamente una strana sensazione, come un formicolio che dalla spalla si diffondeva nel resto del corpo. Era qualcosa di viscerale e intenso, ma allo stesso tempo piacevole. Sentiva che dentro di lui era cambiato qualcosa, ma non sapeva dire esattamente cosa fosse.Darunia ritrasse la mano lentamente, e per la prima volta sembrava essere veramente stanco. «Ho risvegliato un frammento del tuo potere, ma per il resto avrai bisogno degli altri due saggi. Il prossimo si trova nel lago di Hylia.»«Hai la mia gratitudine Darunia.»«Credimi ragazzo, non sei tu quello che dovrebbe ringraziare. Se Ganondorf verrà sconfitto sarà solo per merito tuo e di Link, il nostro intervento impallidisce se confrontato con il vostro sacrificio. Prima che tu vada lasciami dare un’occhiata alla tua spada.»Carl non era sicuro sulle reali intenzioni del Goron, ma si fidava di lui, perciò gli porse senza troppe cerimonie la spada Kokiri. Gli occhi di Darunia brillarono quando si posarono sull’oggetto.«Non c’è che dire, questa spada è di ottima fattura. Sebbene non sia indicata per gli scontri più brutali, rimane una delle lame corte migliori che abbia mai visto. Se ce lo permetterai saremo onorati di apportarle qualche modifica, in modo da renderla ancora migliore. Devi sapere che tra i Goron ci sono alcuni tra i fabbri migliori di Hyrule, capaci di plasmare la roccia e il metallo come fossero morbida creta.»Per il ragazzo non fu difficile decidersi, aveva bisogno di tutto l’aiuto possibile e la maestria dei Goron era testimoniata dalla gloriosa città in cui vivevano. «Accetto volentieri.»Darunia sbatté forte le mani entusiasta. «Splendido, vedrai che non ci vorrà molto. Aspettami all’entrata della città, non te ne pentirai.»
Erano passati circa trenta minuti da quando Carl aveva raggiunto l’entrata della città dei Goron. Il suo viaggio doveva essere concluso nel minor tempo possibile, e per quanto l’idea di passare il resto della giornata a festeggiare con i Goron gli piacesse, doveva assolutamente sfruttare le ore di luce che gli restavano per proseguire. Fortunatamente Darunia non si fece attendere molto oltre, come testimoniavano i tonfi prodotti dai suoi pesanti passi.«Scusa per l’attesa Carl! C’è voluto più del previsto, ma visti i risultati direi che ne è valsa la pena.» Il patriarca dei Goron sfilò il panno che ricopriva la spada che teneva fra le mani.«I-incredibile… » Carl rimase a bocca aperta nell’ammirare la sua nuova spada: essa manteneva la forma originaria, ma aveva subito abbastanza modifiche da renderla praticamente nuova. La lama era stata allungata di diversi pollici, mentre il suo filo era diventato talmente sottile da poter tagliare un capello. L’elsa e la guardia in legno erano stati rivestiti con del materiale metallico, finalizzato a mantenere la massima aerodinamicità garantendo allo stesso tempo una presa salda e sicura. Il rubino che adornava la guardia della spada era ora circondato da cinque gemme più piccole, ognuna di un colore diverso. La cosa più sorprendente però era il peso: nonostante gli innesti metallici e l’aumento di lunghezza e resistenza, la spada rimaneva della stessa leggerezza che contraddistingueva la versione originale, caratteristica che da sola denotava l’incredibile maestria nella forgiatura dei Goron.«Spero che ti piaccia. Devi sapere che su di essa ho eseguito personalmente un rituale sacro. Non c’è nulla che non potrai tagliare con questa lama, compresa l’armatura che indossa il malefico Ganondorf.» Il Goron consegnò l’arma nelle mani di Carl, che ancora una volta avvertì quella sensazione di familiarità e sicurezza che aveva sentito la prima volta che aveva impugnato la spada.«Grazie Darunia, ti prometto che i vostri sforzi non saranno vani.» Il ragazzo eseguì un profondo inchino in segno di ringraziamento.«Addio ragazzo, la forza dei Goron e del monte sarà sempre con te.»
AmiciziaCarl proseguì il suo viaggio lasciandosi il rombante Monte Morte alle sue spalle. La sua esperienza fra i Goron era stata breve, ma nel poco tempo che aveva trascorso con loro aveva imparato ad apprezzare le peculiarità di quel popolo. Alla fine di tutto se fosse riuscito effettivamente a sconfiggere Ganondorf, non gli si sarebbe dispiaciuto tornare a fare loro visita. Scendere dalla montagna fu molto meno faticoso della scalata, soprattutto per via dell’assenza di quelle fastidiose rocce rotolanti che più di una volta lo aveva costretto a fermarsi per trovare riparo. Ripensandoci Carl iniziò a sospettare che quei macigni non fossero altri che i Goron stessi, ma i suoi sospetti di dissolsero quando raggiunse le porte del villaggio Calbarico.Questa volta il giovane eroe aveva ricevuto pochissime informazioni sulla locazione del secondo saggio, ed era totalmente all’oscuro riguardo la sua effettiva identità. Sapeva di doversi recare al lago Hylia, ma quel nome da solo non sarebbe stato di certo sufficiente. Forse avrebbe potuto trovare il posto che cercava seguendo il fiume che attraversava la piana di Hyrule, dovendo questo probabilmente sfociare in un bacino d’acqua, ma per quanto ne sapesse il fiume avrebbe potuto estendersi per molti chilometri prima di terminare nella foce.«Hey, Carl, da questa parte!» Una voce familiare proveniente dalla cima di un albero vicino interruppe i pensieri di Carl.«Salve di nuovo signor gufo.» Il ragazzo, che aveva subito indirizzato lo sguardo in direzione della voce, notò la presenza del grosso gufo che lo aveva aiutato in mattinata.«Congratulazioni, hai superato la prova dei Goron, dimostrando di avere la stoffa dell’eroe! Purtroppo è ancora presto per cantare vittoria, il secondo saggio ti aspetta, e con lui la prova alla quale ti sottoporrà.» Lo strano animale parlante continuava a dimostrare di saper tutto riguardo il viaggio di Carl, compresi i suoi attuali progressi, e le sue successive mete.«Signor gufo voi sapete qualcosa sul secondo saggio? So che dovrebbe trovarsi nel lago Hylia, ma non ho idea di chi sia né tanto meno dove si trovi questo lago.» Nonostante non sapesse spiegarsi perché quel gufo sapesse così tanto di lui, Carl aveva capito che le sue azioni e le sue parole non avevano secondi fini, se non quello di aiutarlo nel proprio viaggio.«Il prossimo saggio non è altri che la giovane principessa degli Zora, la vivace Ruto. Si è spostata temporaneamente nel lago Hylia, il bacino più grande e profondo dell’intera Hyrule. Esso si trova a sud-ovest di questa piana.»«Ancora una volta la ringrazio per il suo aiuto, signor gufo. Mi recherò lì immediatamente.» «Aspetta un secondo, Hoo hoo! Il lago è troppo lontano da qui, non riusciresti ad arrivare prima che la notte cali. Qui vicino c’è una fattoria, puoi andare lì e aspettare fino a domattina. Un po’ di riposo ti farà senz’altro bene. Dunque non vuoi che io non ti ripeta mai più ciò che ti ho appena detto? Sì o no?»Carl fissava stranito il bizzarro animale, mentre rifletteva sulla domanda che gli era stata posta. Il ragazzo non sapeva bene come interpretare il suo comportamento, ma capì che in lui c’era qualcosa che non andava. «Ehm… no?»«Hoo hooooooot! Cerca di fare attenzione questa volta.» Il grosso gufo iniziò a ripetere tutto ciò che aveva detto fino a quel momento, utilizzando esattamente le stesse parole, come se stesse leggendo da una sorta di copione.«Ehm non c’è bisogno… puoi anche fermarti… avevo già capito… » Carl cercò di interrompere lo sproloquio del rapace, ma questi non accennò minimamente a fermarsi.«…dunque non vuoi che…»«Sì, ho capito tutto! Nessun dubbio!» Carl esasperato interruppe il gufo parlante, che a giudicare dalla sua espressione, non aveva minimamente notato il disagio del ragazzo.«Continuerò ad osservarti. Hoo hoo hoo hoot!» Detto questo il gufo ciarliero, spiccò il volo, lasciando Carl ai suoi pensieri.Il ragazzo cercò di dimenticare quello che era appena successo concentrandosi su ciò che avrebbe dovuto effettivamente fare. La prospettiva di dover aspettare fino alla giornata successiva per riprendere il proprio viaggio non gli era molto congeniale, ma viaggiare di notte non era mai un buona idea, specialmente ad Hyrule. Oltretutto un po’ di riposo e un piatto caldo non gli avrebbero di certo fatto dispiacere. Era una decisione difficile, ma alla fine Carl decise di seguire i consigli del gufo parlante, dirigendosi verso la fattoria.
Trovare la fattoria non fu un problema: Carl aveva già intravisto la costruzione quando si era diretto al castello, in quanto essa sorgeva esattamente al centro della piana, su una collina. L’entrata del ranch era situata in prossimità di due edifici, oltre i quali si estendeva un vasto campo, dove al centro sorgeva un recinto in cui pascolavano diversi cavalli. Malgrado gli sconvolgimenti che si erano abbattuti sull’intera Hyrule, il ranch sembrava un luogo tranquillo, così come lo era la foresta dei Kokiri. Carl però sapeva che quello stato di pace non sarebbe durato ancora a lungo, le mani di Ganondorf arrivavano ogni giorno più lontano, e presto ogni cosa sarebbe stata corrotta dalla sua sconfinata brama di potere.Carl attraversò camminando la via che costeggiava le due abitazioni, che differivano per dimensioni e forma. Da quella a destra provenivano diversi muggiti, che indicavano la costruzione come una stalla. Quella sinistra invece era più grande e aveva tutta l’aria di essere l’abitazione in cui risiedevano i fattori. Nonostante la grandezza del ranch, Carl non vide lavoratori, se non un’esile ragazza intenta a trasportare una cesta piena di bottiglie di latte.«Salve, posso disturbarla?» Carl si avvicinò alla fanciulla chinando il capo in segno di saluto.«Oh benvenuto alla fattoria Lon Lon! Come posso aiutarti?» La ragazza poggiò sul terreno la cesta che trasportava, in modo da potersi rivolgere al nuovo arrivato senza preoccuparsi del suo peso. La giovane indossava un lungo abito bianco alle cui estremità erano ricamati dei simboli blu, mentre le sue spalle erano coperte da un foulard giallo, annodato sul petto da una spilla raffigurante una specie di dinosauro cornuto. I suoi occhi erano di un blu intenso, come quello dell’oceano, mentre una cascata di morbidi capelli ramati gli ricadeva fino alla schiena. Come molti degli abitanti di Hyrule, anch’essa aveva delle lunghe orecchie a punta.«Il mio nome è Carl, sto cercando un posto dove passare la notte.»«Piacere di conoscerti Carl, io sono Malon. Dovresti rivolgere a mio padre la tua richiesta, ma purtroppo non c’è in questo momento.»«Non c’è problema, posso sempre aspettarlo.»«E’ andato a consegnare un carico di latte al villaggio Calbarico e sinceramente non ho idea di quando tornerà.» Malon si interruppe sospirando vistosamente. «Ha la brutta abitudine di addormentarsi improvvisamente, potrebbe non tornare prima di domani.» La ragazza si interruppe nuovamente, assumendo un’aria pensierosa. «Tu però non sembri una persona cattiva, quindi farò un strappo alla regola.»Carl giudicò la ragazza un po’ ingenua a fidarsi così tanto di uno sconosciuto, ma al tempo stesso ammirava la bontà del suo cuore. «Grazie infinite Malon, prometto di non dare fastidio. C’è un problema però, io non ho soldi da darvi…» A dir la verità non sapeva neanche che tipo di valuta si accettasse ad Hyrule.«Tranquillo, non devi preoccuparti. Sei mio ospite e in quanto tale non dovrai sborsare nemmeno una rupia. Fortuna che Ingo non c’è altrimenti si sarebbe lamentato per tutto il giorno, hee hee!»Il giovane non aveva idea a chi si riferisse la fanciulla, ma cercò di non dare troppo peso alla cosa. Diversamente, l’idea di essere ospitato senza dare nulla in cambio lo infastidiva, in quanto odiava essere un peso per gli altri. «Permettimi di sdebitarmi dandoti una mano con la fattoria, sicuramente ci sarà molto lavoro da fare.» In questo modo avrebbe potuto ripagare la generosità di Malon e si sarebbe tenuto impegnato fino al calar della sera.«Effettivamente qui il lavoro non manca mai… e una mano mi farebbe certamente comodo. Va bene Carl, accetto volentieri il tuo aiuto!» Disse Malon entusiasta.«Lascia che porti io questa cesta.» Disse Carl rimboccandosi le maniche e preparandosi a sollevare il contenitore.«Sta attento, è molto pesante!»«Tranquilla ho battuto un Goron a sumo, sollevare qualche bottiglia di latte sarà un scherzo in confronto.» Fin troppo spavaldo, Carl afferrò saldamente il cesto e tentò di sollevarlo. Esso però era incredibilmente pesante, e il giovane eroe riuscì a stento a portalo su, diventando rosso in volto per lo sforzo. Lo stupore più grande però era nei confronti della ragazza, che qualche momento prima lo stava trasportando da sola e con naturalezza. La vita di campagna doveva averla resa molto forte evidentemente.«Vieni, portalo dentro casa.» Disse Malon mentre indicava l’edificio più grande.«D’accordo…» La voce di Carl era distorta dallo sforzo che stava compiendo. Lentamente iniziò a seguire la fanciulla, ondeggiando pericolosamente sotto il peso del carico.«Quello che tieni tra le mani non è semplice latte, ma il latte Lon Lon! Non esiste in tutta Hyrule latte più buono e salutare, stanne certo!» L’entusiasmo di Malon sembrava incrementare ulteriormente quando parlava del suo adorato latte, segno che teneva molto all’attività di famiglia.
I due raggiunsero in breve l’entrata della casa, che al suo interno ospitava decine e decine di galline, che scorrazzavano indisturbate.«Puoi appoggiare lì il latte, al resto ci penserà mio padre.» Disse Malon mentre indicava un punto di fianco alla porta di legno. Carl, incredibilmente sollevato, appoggiò il più delicatamente possibile la cesta sul terreno, gemendo in quell’ultimo enorme sforzo. Dopotutto offrirsi per dare una mano poteva non essere stata una grande idea. Il chiocciare dei volatili era talmente intenso da risultare fastidioso, soprattutto per Carl, che non amava molto quel genere di animale.«Tutte queste galline vivono… dentro casa?» Il giovane era piuttosto a disagio, soprattutto a causa di uno degli animali che continuava a beccargli il piede sinistro, nonostante venisse puntualmente allontanato.«Galline? Vuoi dire i coccò? Beh sì, hanno bisogno di stare al coperto, soprattutto la notte.» Malon parlava con grande tranquillità, come se tutti avessero dei coccò dentro casa. «Io dormo al piano di sopra, mentre mio padre… beh lui dorme un po’ dappertutto, quindi non ha veramente bisogno di letto.» Anche quelle parole, per quanto bizzarre alle orecchie di Carl, erano pronunciate con naturalezza disarmante. Intanto il fastidioso pollo continuava ad assillare il giovane eroe, che non potendone più allontanò l’animale con molto più vigore di quanto intendesse fare. Agli schiamazzi del coccò seguì l’assoluto silenzio, mentre ogni singola gallina sembrò voltarsi per guardare Carl, improvvisamente immobili e silenziose.«Ha-hai c-colpito u-un c-c-coccò!?» Malon era improvvisamente sbiancata, le sue parole non erano altro che un farfuglio confuso.«Scusa, ma mi stava dando veramente sui nervi.» Carl continuava a non capire cosa stesse succedendo in quella stanza. Malon era pallida come un cencio e sembrava tremare, forse non si sentiva bene. Intanto i coccò erano ancora immobili, mentre i loro occhietti continuavano a squadrare il ragazzo.«Scappiamo al piano di sopra!» Al grido di Malon i coccò ripresero a muoversi. Negli istanti successivi si scatenò il caos più totale: decine e decine di coccò iniziarono a svolazzare da ogni parte in preda ad un delirio frenetico. La stanza si riempì piume bianche, mentre la mobilia presente veniva rovesciata e distrutta. Più il tempo passava più i coccò sembravano aumentare in numero, rendendo difficoltoso persino muoversi. Carl non sapeva da dove provenissero tutte quelle galline, ma decise di seguire senza indugio l’avvertimento di Malon, che con fatica cercava di salire la scala che conduceva al piano superiore. Gli schiamazzi dei coccò erano assordanti, ma ancora peggiore era la furia con cui assalivano il giovane eroe. Questi venne letteralmente sopraffatto da un’orda di coccò inferociti, tanto numerosi da farlo cadere sul terreno. Carl gemette di dolore mentre decine e decine di beccate lo colpivano su ogni zona del corpo, bloccato da quella massa ormai informe di piume. Ruggendo riuscì improvvisamente ad alzarsi, facendo volare a destra e a manca i polli furiosi.«Presto entra!» Malon aveva raggiunto la porta in cima alle scale e da dietro di essa urlava a Carl. Il ragazzo che era impegnato a salire i gradini in legno, veniva letteralmente bersagliato dai coccò, che non accontentandosi delle sole beccate si lanciavano con tutto il proprio corpo verso di lui, sbattendogli spesso in piena faccia. Inutile dire che Carl era nel pallone più totale, con la bocca piena di piume e nel costante rischio di precipitare giù dalle scale, dove sarebbe stato alla completa mercé di quelle malefiche creature. Ogni fibra del suo corpo era impegnata nel superare lo scalino che aveva davanti, mentre con le braccia si riparava il viso. Finalmente giunto all’ultimo gradino, Carl si tuffò con tutta la forza che aveva all’interno della porta, che venne chiusa violentemente l’istante dopo da Malon.«Ne… avranno ancora… per un po’. Meglio non uscire… per adesso…» La ragazza sospirava per la stanchezza, mentre chiudeva a chiave la porta, oltre la quale potevano ancora sentirsi gli schiamazzi e i tonfi dei coccò che sbattevano su di essa.Carl era sconvolto, la fronte imperlata di sudore, e i le vesti pieni di piume bianche. «Quelle… non sono galline, sono demoni, altro che Ganondorf!» Anche lui respirava a fatica e non accennava a volersi rialzare da terra.«Ma non è vero, i coccò sono animali dolcissimi! E che non sopportano i maltrattamenti…» Le parole di Malon furono enfatizzate da un tonfo sordo, provocato dall’ennesimo coccò che si schiantava contro la porta.«Ma hanno iniziato loro a darmi fastidio!» Carl era davvero indisposto nei loro confronti, ma cercò di darsi una calmata inspirando profondamente. «Lasciamo perdere, quello che fatto è fatto.»«Guarda il lato positivo, la prossima volta ci penserai due volte prima di colpire un coccò!» Il tono scherzoso di Malon era destinato a risollevare il morale del giovane. Non capiva perché se la stesse prendendo così tanto, del resto tutti ad Hyrule sapevano cosa è in grado di fare un gruppo di coccò inferociti.«Se posso chiedere, ma tu Carl da dove vieni?»«Provengo da un luogo lontano, molto lontano. Questa è la mia prima volta ad Hyrule.» Carl scelse di non rivelare la storia dell’altro mondo a Malon, non perché non si fidasse, ma perché non voleva metterla in pericolo. Ganondorf aveva tutti gli interessi nel scoprire la sua vera identità, cosa che rendeva assai rischioso confidarsi con altre persone.«E da dove vieni non ci sono i coccò?» Chiese la fanciulla curiosa.«Sì ci sono, ma non fanno questo genere di cose…» Carl non era esattamente un intenditore di galline, ma era abbastanza sicuro che nel suo mondo non c’era il rischio di venir aggrediti da un branco di chiocce furiose.«Quindi è la tua prima volta ad Hyrule eh? Come ti sembra?»«E’ un posto meraviglioso! Ci sono individui parecchio strani, ma molti di essi alla fine si sono rivelate brave persone. Certo non mancano i cattivi, ma quelli purtroppo sono ovunque. Sono sicuro di aver visto solo una piccola parte di Hyrule, ma ciò che ho visto è stato incredibile.» Mentre parlava, Carl ripensava ai suoi giorni trascorsi in quel mondo, dove aveva trovato la forza di andare avanti, indipendentemente dall’ostacolo che sbarra il cammino.«Sono felice che ti piaccia. Purtroppo sei capitato in un brutto momento, con Ganondorf e tutto il resto. Avresti dovuto vedere com’era Hyrule prima del suo arrivo. Ricordo ancora la magnifica festa fatta al castello per celebrare il compleanno della principessa Zelda. Tutti potevano parteciparvi indipendentemente dalla razza o dall’estrazione sociale. Poi ci furono dei fuochi d’artificio meravigliosi, e tutti continuarono a festeggiare fino al mattino. Inutile dire che da quando è arrivato quel tiranno tutto è cambiato.» L’espressione di Malon era passata dalla gioia alla tristezza, concludendosi con un profondo sospiro. Anche lei stava soffrendo a causa di quel demonio e delle sue malefatte.«Vedrai che presto Ganondorf non sarà altro che un ricordo. Ne sono sicuro.» Malon non sapeva che quelle parole coinvolgevano in prima persona Carl, ma con esse il ragazzo sperava di confortarla. La sua esperienza lo aveva portato a capire che quando la speranza moriva giungeva anche la fine.«Sì, hai ragione.» Malgrado tutto la fanciulla si sforzò di sorridere. «Credo che abbiano finito, possiamo scendere.» Disse Malon constatando l’assenza di rumori provenienti dal piano di sotto. Le beccate che Carl aveva subito sul corpo non avevano smesso ancora di dolore, non facendo altro che scoraggiare il ragazzo dal ritornare dai diabolici coccò. Tuttavia seguì ugualmente la ragazza, che dopo aver aperto la porta aveva iniziato a scendere i gradini. La stanza al piano terra sembrava essere stata colpita da un tornado, ma nonostante tutto i coccò sembravano essere ritornati alla normalità. Il loro comportamento risultava perfettamente naturale, tanto da rendere difficile credere a ciò che era successo qualche minuto prima.«E’ tutto da sistemare…»«Ti do una mano, del resto è stata colpa mia.»I due giovani iniziarono a ripulire la stanza, mentre Carl cercava di evitare il più possibile il contatto con qualunque creatura provvista di piume. Fortunatamente non ci furono ulteriori incidenti, e il lavoro impegnò i ragazzi fino al calar della sera. Carl era esausto, ma soddisfatto per aver contribuito ad alleggerire gli impegni di Malon e aver provato nuove esperienze.
«Grazie per avermi offerto un posto dove dormire, non so cosa avrei fatto senza di te.» Carl era all’ingresso del ranch e si preparava a partire per la volta del lago Hylia.«Anche io devo ringraziarti per tutto il lavoro che hai fatto, avrei finito a notte fonda se tu non ci fossi stato. Prima che tu vada voglio darti una cosa.» La ragazza mise la mano destra in una tasca, estraendone una collana a forma di cuore. «Questo è un portacuore, si dice che sia in grado di proteggere chi lo indossi.»«Malon io non posso accettare…»«Guarda che ho capito che non sei un semplice viaggiatore.» La ragazza si accigliò improvvisamente. La discussione che aveva avuto con Carl il giorno prima le aveva fatto capire che quel ragazzo nascondeva un grande segreto. «Tienilo, un giorno ti aiuterà.»Carl rifletté ancora qualche istante, ma quell’oggetto sembrava significare molto per Malon e un rifiuto avrebbe ferito la ragazza. «Va bene, lo porterò con me. Addio Malon!»«Addio Carl, pregherò ogni giorno per te!»Il giovane eroe indossò la collana che si illuminò leggermente quando venne poggiata sul suo petto. Il bagliore si dissipò qualche istante dopo, facendo ritornare il monile alla normalità. Carl varcò il confine della fattoria, forte di un ulteriore motivo per affrontare e sconfiggere Ganondorf.