Quando si accende una console o un PC al giorno d’oggi, si può godere di un opera che, grazie a una grafica ultra dettagliata, sonoro in Dolby Sorround 5.1, trame degne della migliore Hollywood e un livello d’interazione sempre più marcato, riesce a far sembrare la nascita di questo settore lontana secoli. Con questa serie di speciali cercheremo di trattare l’evoluzione che ha coinvolto questo campo, partendo dai primissimi progetti fino ad arrivare all’epoca d’oro dei videogames. In questo speciale vi racconteremo proprio i primissimi passi di quello che sessant’anni dopo sarebbe diventato uno dei fenomeni mediatici più importanti e che avrebbe creato le produzioni milionarie che oggi fanno sognare ogni videogiocatore.
Anni 40Il primo videogioco a valvole fu probabilmente progettato nel 1946 e fu il primo gioco destinato ad essere visualizzato su un tubo catodico. I genitori di questo lavoro furono Thomas T. Goldsmith Jr e Estle Ray Mann. Questi due pionieri dell’intrattenimento videoludico depositarono la loro richiesta all’ufficio brevetti il 25 gennaio 1947, vedendosi rilasciare il brevetto numero 2 455 992 a quasi due anni di distanza, ossia il 14 dicembre del 1948. Il progetto, non potendo ancora contare sul concetto di hardware e software, si basava sull’uso di otto valvole termoelettriche e proponeva un concept che si rifaceva alla triste guerra ormai finita. Il giocatore si trovava al comando di un missile e il suo compito era quello di indirizzarlo verso determinati bersagli proponendo il concetto degli schermi radar. La traiettoria e la velocità potevano essere regolati tramite alcune manopole. Quello che oggi stupisce è che graficamente il missile era costituito da un singolo punto e i bersagli erano semplicemente degli adesivi applicati sullo schermo. Si intuisce quindi che il primissimo esperimento non fu altro che un modo interattivo per muovere sullo schermo quello che oggi chiamiamo pixel. Il primo passo in campo videoludico era stato fatto, ma nè il signor Goldsmith, nè il signor Mann avrebbero mai potuto immaginare quale meraviglioso fenomeno avevano appena dato alla luce.
Anni 50Nel marzo 1950 Claude Shannon scrisse un articolo che apparve sul giornale “Programming a computer for Playing Chess” nel quale spiegava come avrebbe dovuto comportarsi un computer per giocare a scacchi con un umano. Ciò venne fatto prima che il programma fosse scritto, come poi avvenne l’anno successivo dal Dr. Dietrich Printz. Il 1952 vide la nascita di OXO, ossia una versione videogiocabile del classico gioco del tris. Il progetto nacque all’Università di Cambridge per mano di A.S. Douglas al fine di dimostrare una sua tesi sull’interazione uomo-macchina. OXO era giocabile su un computer EDSAC che, come il progetto del 1947, poteva essere visualizzato tramite un tubo catodico, ma ancora oggi, nonostante l’implacabilità del tempo, si può provare il brivido di sfidarlo tramite un emulatore.Un ulteriore passo avanti lo si ebbe nel 1958 grazie a Table for Two.Nonostante i due esempi riportati in precedenza, molti attribuiscono l’invenzione dei nostri cari videogiochi a William Higinbotham, grazie al suo progetto creato per intrattenere i visitatori del laboratorio di ricerca nucleare Brookhaven National Laboratory di New York. Il tutto veniva visualizzato su un oscilloscopio e, diversamente dal famosissimo Pong (ancora inesistente all’epoca), mostrava un campo da tennis stilizzato visto lateralmente. Il lancio, per essere buono, doveva superare la rete tenendo conto della traiettoria da imprimere e dell’algoritmo che simulava la forza di gravità. I comandi erano costituiti da una manopola per regolare la traiettoria e di un pulsante per lanciare la palla, ma la vera novità era un’altra: come il titolo suggeriva questa volta le persone che potevano divertirsi contemporaneamente erano due, facendo nascere così il concetto di multigiocatore tanto caro e apprezzato ancora oggi. Questo piccolo gioellino rimase in mostra al laboratorio fino al 1959, anno nel quale fu rimosso.
Nonostante i progetti sviluppati in questo arco di tempo fossero solamente tre, la loro importanza fu estrema poichè aprirono le porte ad un fenomeno che già nel decennio successivo avrebbe cominciato a mostrare le sue reali capacità sia in campo ludico che in quello prettamente monetario. Per questo motivo ci sembra corretto terminare questo speciale con un sentito ringraziamento verso questa manciata di persone che ebbero l’idea di rendere interattivo lo schermo che si aveva davanti, facendo muovere i semplici pixel che in un tempo futuro sarebbero diventati sempre più numerosi e capaci di plasmare personaggi e videogiochi in grado di ammaliare un numero sempre maggiore di persone.