Steve Jobs

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a cura di ViKtor

“Steve era tra i più grandi innovatori americani, e noi siamo rattristati dalla notizia della sua morte. Il mondo ha perso un visionario”
. E’ il 6 ottobre 2011 e Barack Obama piange così la scomparsa di Steve Jobs.Con pragmaticità americana il Presidente regala una definizione calzante di ciò che è stato e di ciò che continuerà ad essere uno dei grandi guru dell’informatica mondiale, forse il più esposto mediaticamente, sicuramente il più amato. Amato fino alla venerazione, tanto che i suoi maggiori rivali, Mark Zuckenberg e Bill Gates, di fronte alla popolarità e alla luce del concorrente ammettono ora, con credibile sincerità, di aver perso un collega, un amico, addirittura un mentore nel caso del papà di Facebook.

La storia di Steve Jobs racconta di un uomo vincente anche nella sconfitta, di un grandissimo imprenditore a cui il fato ha sempre ripagato scommesse e rischi. Una vita narrata dallo stesso Jobs in un intervento all’università di Stanford nel 2005, un’autobiografia vocale in cui intrattiene un pubblico ammaliato e che diverrà uno spot introspettivo da tramandare alle nuove generazioni. In quell’occasione il suo trascinante carisma gli permette di parlare a ruota libera partendo dalle origini professionali e arrivando al cancro, la malattia che l’ha consumato fisicamente ma non mentalmente, fino a benedire la platea con insegnamenti morali e utopistici.Due furono i passi simbolici, “Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero altrui” e l’ormai celebre “Siate affamati, siate folli”. Attenzione, però, a soppesare attentamente le parole e a non seguire alla lettera i suoi consigli, non è sicuramente quello l’invito. Occorre scindere genio e pazzia, ponendosi umilmente un gradino sotto ad un luminare che ha dimostrato con trent’anni di fatti ogni sua idea e concetto.

Steve Jobs era unico, unico nel concepire prodotti per poi trasformarli in realtà a sua immagine e somiglianza, unico nella trasparenza con cui ammetteva di aver fatto uso di LSD in giovane età e di averne tratto un aiuto per la creatività, unico nell’essere, come sostiene Obama, visionario in tutto, dallo stile di vita alle strategie di marketing.Ogni prodotto che presentava era totalmente suo, lo stringeva tra le mani come un figlio: l’iPhone e l’iPad erano di Steve Jobs prima ancora che di Apple, atipicità che rendeva la società di Cupertino diversa da tutte le altre.Steve Jobs era unico anche nel reinventarsi e trovare sempre una via d’uscita da ogni situazione, come nel 1985 quando, lasciata Apple, fondò prima la Next e poi la Pixar, quest’ultima successivamente venduta a Disney. Un divorzio temporaneo che fece estremamente bene alla carriera di Jobs, permettendogli di esplorare nuove strade e tornare sulla nave dieci anni dopo, a salvarla da un naufragio apparentemente inevitabile. Il ricollocamento in Apple fu allo stesso tempo trionfale e consacrante, grazie al successo derivante dalla commercializzazione dello storico iMac, vero precursore di tutti gli attuali prodotti della mela.

Come tutti i geni visionari, Steve Jobs riusciva ad esserlo anche dal punto di vista del “cattivo”. Le sue creature, a ben vedere, erano e sono tutt’oggi indirizzate ad un pubblico ben preciso disposto ad amarle incondizionatamente, esponendosi alle critiche di chi invece non scende a compromessi e non apprezza alcune scelte vincenti quanto moralmente attaccabili.L’App Store, mercato nato con l’iPhone, ha nella sua filosofia una ferma chiusura allo sviluppo open-source, accettando applicazioni di terze parti solo se certificate e ritenute pubblicabili. La censura è sempre in agguato, così come non vi è la minima possibilità di modificare l’iOs, il sistema operativo studiato per i dispositivi mobile, se non tramite metodi ritenuti ovviamente illegali. E’ soprattutto questo a non piacere a molti denigratori della casa di Cupertino, il paradosso di avere tra le mani un potenziale enorme e non poterlo sfruttare, accettando le limitazioni imposte dal creatore.Volenti o nolenti, questo è il prezzo da pagare per possedere uno dei device che hanno cambiato per sempre le abitudini e i modi di comunicare di milioni di persone.

Steve Jobs è morto a Palo Alto il 5 ottobre 2011, non è sopravvissuto alle complicazioni derivanti da un tumore al pancreas. Aveva già lasciato da tempo la sua eredità lavorativa a Tim Cook, nuovo CEO di Apple, unica figura ritenuta in grado di continuare la missione con successo.L’eredità iconica, invece, rimane a tutti noi. Fans e detrattori.

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