Fin dalla nascita dei videogiochi un genere che ha sempre spopolato ed ha attirato masse di appassionati di ogni fascia d’età è stato, ed è tuttora, il picchiaduro. Chiunque di voi sia mai entrato in una sala giochi dovrebbe aver assistito, almeno una volta nella vita, a scontri fra ragazzi pronti a darsele di santa ragione fra di loro o semplicemente contro orde di avversari nemici. Senza lasciarsi andare troppo ai ricordi basti citare il mitico Street Fighter II, capolavoro indiscusso di Capcom, che per anni ha visto crescere lottatori provetti e sfide acerrime nei coin-op. Fino agli anni Novanta chiunque volesse provare l’esperienza di combattere contro un altro giocatore doveva, salvo rari casi, necessariamente scendere per strada e recarsi al proprio bar di fiducia. Le alternative non erano molte, o si sborsavano fior di quattrini negli arcade, o ci si buttava su di una console che permettesse di emularli, fra le quali SNES e Neo Geo. Dall’avvento di Tekken però qualcosa è cambiato, ed ecco il perché dello speciale che cercherà di ripercorrere a grandi tratti l’evoluzione di una saga che ha saputo e continua ad affascinare una vasta fetta di pubblico, nonché settare nuovi standard qualitativi al genere, in attesa del prossimo episodio. Ciò che colpisce maggiormente i fans sono i diversi stili di lotta associabili a ciascun personaggio, che di fatto rendono il titolo fruibile ad una vastità di utenti. La trama di Tekken segue da vicino le vicende della famiglia Mishima, il cui membro Heihachi si rivela essere privo di scrupoli ed ingaggia più volte il famoso Torneo del Pugno di Ferro per i suoi scopi di dominio. Seguire tutte le numerosissime sottotrame e sfumature legate alla saga è pressoché impossibile, pertanto si rimanda ad altre sedi l’evoluzione della storia che man mano vede coinvolti sempre più membri del clan Mishima e della sua incredibile progenie.
Tekken: l’origine del mitoMetà anni Novanta, le console a 16 bit attraversano la loro gloriosa parabola discendente e dal Giappone cominciano a girare voci su nuove tipologie di gioco, nuovi standard grafici e nuove console futuristiche. Non passano molti mesi e Sony PlayStation diviene il non-plus-ultra dell’intrattenimento casalingo e da allora Namco comincia a fiutare che è possibile portare il concetto di arcade nelle case di tutti. Nasce Tekken in arcade ed è un successo, la rivoluzione è appena iniziata. Namco pubblica la versione console per PsOne nel marzo del 1995 in Giappone, segue a ruota a novembre dello stesso anno la versione europea ed inaugura così il ciclo delle pubblicazioni-conversioni che resterà fedele negli anni a venire. Il titolo stupisce per una grafica impensabile per l’epoca e per l’incredibile fluidità di movimento dei personaggi. Lo stupore del 3D presto diviene meraviglia per un sistema di gioco tanto semplice quanto perfetto: quattro tasti, ognuno legato ad un arto del proprio combattente, possibilità infinite di infliggere colpi all’avversario concatenando sequenze intuitive di tasti, spingono nella leggenda il capolavoro di casa Namco. La grafica completamente rinnovata per i fasti del tempo, permette un impatto visivo senza precedenti, animazioni fluide e ben amalgamate fra loro lasciano intravedere tutto il potenziale del gioco e della console in generale. Il successo di Tekken è dovuto anche ai numerosi e carismatici personaggi protagonisti di filmati in FMV che ne delineano i tratti salienti accentuando maggiormente il feeling col giocatore. Alcuni di loro sono destinati a diventare vere e proprie presenze fisse dopo più di dieci anni dalla loro prima apparizione, è il caso di Paul, King, Anna, Heihachi, Law e Yoshimitsu, fra gli altri.
Tekken 2: la confermaIl successo casalingo di Tekken pone le basi per un seguito migliorato in ogni aspetto, pubblicato nel 1995 per PSOne. Nel cast dei personaggi disponibili molte new entry fra le quali Jun Kazama e Lei, che si distingue per i diversi stili adattabili e la somiglianza con Jackie Chan, Baek e Bruce per citare i più significativi. Come anticipato in precedenza, l’aspetto generale migliora, gli scontri sono ora più veloci, più fluidi, alcuni personaggi aumentano il proprio set di mosse ed animazioni e gli scenari appaiono maggiormente definiti grazie all’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori. Il definitiva questo capitolo è ricordato, oltre che per la grafica, per l’aumento delle caratteristiche del primo capitolo, ma non porta sostanziali innovazioni.
Tekken 3: La rivoluzionePassano gli anni e PlayStation comincia a far vedere le sue reali potenzialità, i programmatori oramai sanno come sfruttare al meglio ogni caratteristiche dell’hardware e la saga di tekken è più lancata che mai. Il terzo capitolo fa meraviglie in sala giochi, migliorando la grafica in modo esponenziale, tanto che si crede di non poter stavolta gioire delle stessa qualità su console. A sorpresa, invece, Namco pubblica nel 1998 il capitolo forse più bello dell’intera saga. Tekken 3 risulta essere un autentico miracolo di conversione da coin-op, un risultato impensabile per l’epoca diventa realtà sotto gli occhi increduli di migliaia di giocatori. Definizione altissima, parco mosse ampliato per ogni giocatore, personaggi inediti e il famoso side-stepping (passo laterale per schivare dentro o fuori dello scenario) fra le migliorie di questa verisone. Tornano i classici personaggi ed entra in scena Jun Kazama, figlio di Jin Kazama e Kazuya Mishima, personaggio destinato a non lasciare più il cast e diventare membro portante della storia della saga. Fra gli altri figurano inoltre Eddy Gordo, lottatore di Capoeira particolarmente amato perla sua incredibile velocità, Hwoarang maestro del Tae Kwon Do che abbina sapienti e furiose tecniche di calci a cambi di passo in grado di disorientare l’avversario,ed infine lo stravagante Dott. Bosckonovitch che ha uno stile di lotta caratterizzato dal precario equilibrio. La versione casalinga, in particolare, risulta ricchissima di contenuti e modalità inedite fra le quali Il Tekken Force considerato un vero e proprio picchiaduro a scorrimento e il simpatico Tekken Ball, variante del baech volley interamente giocabile con le mosse di ogni personaggio.
Tekken Tag Tournament:: un timido approccio verso la PS2Anche le console a 32 bit avevano fatto il loro tempo e sul mercato inizia ad affacciarsi prepotentemente il nuovo mostro a 128 bit firmato Sony. In sala giochi le schede stupiscono per la velocità con le quali riescono a migliorarsi e il frutto di tanto impegno sfocia in un nuovo capitolo di Tekken, pubblicato per PS2 nel 2000. Tekken Tag Tournament racchiude tutti i personaggi (più l’inedito Unkown) dei precedenti episodi della serie slegandolo allo stesso tempo da qualsivoglia trama. Un titolo pensato e sviluppato per essere giocato senza vincoli di storie da tenere in considerazione. Il primo capitolo per Playstation 2 di Tekken vuole stravolgere nuovamente i giocatori ed in parte ci riesce introducendo nella saga il concetto del Tag attraverso il quale si combatte con due personaggi con la possibilità di scambiarli nel corso del match. Tale innovazione origina combo multiple fra due personaggi, ma infine, l’esperimento non risulta gradito ai puristi della saga e verrà abbandonato dal successivo capitolo. Come da tradizione Namco, anche stavolta , la versione casalinga si arricchisce di una modalità inedita e strampalata, il Tekken Bowl, variante del bowling con i personaggi storici del titolo.
Tekken 4: il passo falsoDopo l’esperimento mezzo riuscito di Tekken Tag Tournament, il quarto capitolo della saga viene pubblicato nel 2002, deludendo la maggior parte delle attese. Oltre una grafica migliore, ma che non fece gridare al miracolo nessuno, il titolo propone arene più interattive caratterizzate ad alcuni dislivelli ed elementi frantumabili. Purtroppo queste caratteristiche furono mal implementate e i fans non accolsero al meglio la voglia di innovare degli sviluppatori. Fra i personaggi che entrarono a far parte del roster dei combattementi si distingue Craig Marduk lottatore di Vale Tudo, uno stile di lotta brasiliana particolarmente brutale e violento, e Steve Fox, personaggio atipico ma ben studiato che a tutt’oggi risulta essere l’unico non dotato di calci. Steve infatti è un pugile e combatte alternando i colpi classici della boxe a schivate e ripartenze fulminee. Con la pubblicazione del quarto capitolo del tutto inferiore al concorrente Virtua Fighter, Namco segna il punto più basso della sua saga più famosa.
Tekken 5: la rinascitaMemore del mancato gradimento dei fan per il precedente capitolo, e complice il decimo anniversario della serie, Namco torna sui suoi passi e strizza l’occhio ai puristi del genere sfornando un capitolo memorabile per quantità di personaggi e qualità tecnica. Rilasciato nel 2005 per PS2, il quinto capitolo di Tekken introdusse la personalizzazione dei lottatori sfruttando dei crediti virtuali accumulati combattendo. Attraverso questo meccanismo ogni giocatore poteva creare il personaggio ideale partendo da basi comuni e differenziandolo man mano che proseguiva avanti nel gioco. La formula si rivelò vincente e fu accolta positivamente da critica e pubblico, tanto da convincere Namco ad adottarla anche per i capitoli successivi. Al solito la versione console è arricchita da numerose modalità inedite, fra le quali itorna inoltre il Tekken Force, denominato per l’occasione Devil Within e la possibilità di giocare con i primi tre capitoli. Immancabile l’appuntamento con i nuovi personaggi frai i quali spiccano Asuka Kazama, Raven, Fei e Jinpachi, padre di Heihachi che arricchisce ulteriormente la genealogia dei Mishima. A seguito del successo ottenuto da Tekken 5, nel 2006 Namco decide di regalarne ai possessori di PSP una conversione denominata Dark Resurrection, che ancora oggi resta il capolavoro indiscusso per la portatile di Sony. Potendo sfruttare, infatti, il potenziale online della console, Namco realizza un titolo potenzialmente infinito con tantissimi personaggi compresi gli inediti Lili e Dragunov, molte possibilità di personalizzazione e, soprattutto il network che rende finalmente possibile sfidare utenti da tutto il mondo. Fra le modalità inserite per questa versione compare Gold Rush, simpatica quanto intrigante variante che permette di infliggere maggiori danni quanto più oro si accumula nel minor tempo possibile.
Tekken 5 Dark Resurrection Online: l’assaggio di next-genCon l’avvento della next-gen l’unico picchiaduro degno di nota è Virtua Fighter, ma Namco non sta a guardare e nell’estate del 2007 rilascia l’attesissima conversione per PlayStation Network. Le caratteristiche di questo capitolo sono una grafica mai vista prima per Tekken, forte del supporto per i 1080p il titolo stupisce per nitidezza e fluidità, regalando giochi di luce davvero sorprendenti. La conversione risulta a tutti gli effetti un capitolo riuscitissimo, fatto salvo che per l’aggiunta dell’online che si dimostra, purtroppo, mal progettato. Nonostante la delusione per non poter giocare fluidamente in rete, TDR Online riesce nel difficile tentativo di bissare il successo del quinto capitolo, grazie al solito cast ulteriormente arricchito, la grafica in alta risoluzione e la customizzazione dei lottatori.
Tekken 6 Bloodline Rebellion: il futuroE si arriva così ai giorni nostri e agli sviluppi futuri della saga. Il sesto capitolo già apparso per coin-op vanta un cast rinnovato e notevoli miglioramenti alla giocabilità. I personaggi presenti in TDR vengono riproposti ed affiancano alcune nuove comparse fra le quali spiccano senz’altro Bob, un esperto di karate tanto obeso quanto veloce e micidiale, Miguel, Zafina Leo, Nancy un androide di dimensioni mostruose, ed infine Azazel un drago egiziano devastante che figura come ultimo boss. Non potendo mancare una diretta conversione per console (stavolta non più esclusiva Sony), è previsto un update intitolato Bloodline Rebellion in cui saranno aggiunti altri due personaggi, Alisa Bosckonovitch creatura del celebre Dottore omonimo e Lars Alexandersson di cui non si sa ancora molto a riguardo. Fra le novità di Tekken 6 è possibile annoverare le arene multilivello che a seguito di particolari attacchi, possono infrangersi e far precipitare i concorrenti in un’altra zona, meccanismo simile a quanto visto nella serie Dead or Alive. Tecnicamente parlando il gioco supporta i 720p e gira a 60 frame al secondo, rendendo l’esperienza più fluida e piacevole alla vista. I modelli dei personaggi appaiono curatissimi nei dettagli e nelle textures che fanno ottimo sfoggio di normal map e shader di alto livello. Per molti personaggi è stato rivisitato il set di mosse a disposizione, per alcuni completamente stravolto come Yoshimitsu che, per motivi di trama, non potrà più contare sulla sua affidabile quanto letale katana e sarà costretto, quindi, a ripiegare su due spadini, alternando l’utilizzo di esse e tecniche di pugni, rendendo il personaggio adatto ai giocatori più esperti.Dal punto di vista della giocabilità altre novità saranno il bound-system, che permetterà di immobilizzare l’avversario a terra per infliggere ulteriori danni, il Rage-mode attraverso il quale un giocatore con poca energia vedrà incrementare notevolmente il livello dei danni inflitti all’avversario per ristabilire le sorti del match, ed il bounce tecnica che permette di far rimbalzare l’avversario scaraventato a terra per proseguire con una juggle (combo aerea) o altri colpi. Caratteristiche nuova per la serie riguarda delle cosiddette item-move, particolari combo che sfruttano un oggetto appartenente ad un personaggio, ad esempio il fucile d’assalto di Brian Fury. La pubblicazione per console è prevista fra circa un anno e a giudicare dalle informazioni e dai video rilasciato finora appare chiaro l’intento di Namco di tornare ancora una volta la regina dei picchiaduro ed affermarne la supremazia indiscussa del genere.