Nell’ormai lontano 1998, Sega lanciò sul mercato giapponese quella che sarebbe stata la sua ultima home console, il Dreamcast. Il suo arrivo precoce sul mercato rispetto alle sue future contendenti fu accolto bene dal pubblico, soprattutto in America, dove godette di buone vendite per un certo periodo. Poco dopo, a causa di numerosi passi falsi da parte della ormai ex-hardware house nipponica, il percorso del Dreamcast si interruppe dopo appena tre anni dal debutto, precisamente nel Marzo del 2001. Nonostante tutto i fans di questa meravigliosa macchina hanno continuato a supportarla, a volte anche eccessivamente, magari mitizzandola, ingrandendo a dismisura il suo nome. Eppure questo sistema fu davvero una macchina “dispensatrice di sogni” e, allo stesso tempo, di grandi innovazioni a livello sia hardware sia software. Scoprite con noi la storia dell’ultima home console targata Sega.
La storiaAffinché possiate avere un quadro generale della situazione bisogna fare un balzo temporale e tornare al 1997, anno in cui il Saturn (la console precedente al Dreamcast), aveva serie difficoltà nelle vendite in territorio americano. Per questo motivo, l’allora presidente di Sega of America, Bernie Stolar fece pressioni ai piani alti della divisione giapponese per dare il via allo sviluppo di una nuova console. All’epoca c’erano due team in competizione per la progettazione: il primo era guidato da IBM con a capo il ricercatore Tatsuo Yamamoto mentre il secondo rispondeva ad un ingegnere hardware interno a Sega, Hideki Sato. Sato e il suo gruppo scelsero per il loro prototipo i processori Hitachi SH4 e il VideoLogic PowerVR2 per la grafica. Dall’altro lato della barricata, Yamamoto optò anche lui per l’SH4 ma con il 3dfx a sostituire il Power VR2. All’inizio Sega scelse il lavoro di quest’ultimo, forte anche di quello che avrebbe potuto fare il 3dfx ma all’ultimo momento cambiò idea in favore del team di Sato.Il Dreamcast fu quindi lanciato nel Novembre 1998 in Giappone, Settembre 1999 in Nord America e il 14 Ottobre dello stesso anno in Europa. L’esordio in terra statunitense fu uno dei migliori della casa nipponica, di fatto, i preordini furono stimati attorno alle trecentomila unità, in seguito Sega totalizzò la bellezza di cinquecentomila console vendute nelle prime due settimane dal lancio. Come è accaduto recentemente per il Wii, anche Sega ebbe problemi con i rifornimenti vista la domanda che cresceva giorno dopo giorno. I titoli che accompagnarono la console al suo day one furono perle del calibro di Soul Calibur, Sonic Adventure, Power Stone e Hydro Thunder. Con questa line-up le vendite iniziali furono buone per tutto il primo anno di vita della console. Sega stessa supportò la sua creatura con tutti i suoi prodotti sportivi più famosi: Virtua Striker, Virtua Tennis, Sega Rally, produzioni che fino a poco tempo prima erano impensabili su console. Le cose sembravano andare per il verso giusto ma le disastrose scelte di marketing furono impietose con il destino del Dreamcast. Questo fu uno dei tanti motivi per cui la macchina Sega non ebbe il successo meritato e un ciclo di vita normale. Parlando del nostro paese, l’Italia, non vi fu alcuna campagna pubblicitaria poiché si ebbero dei problemi con la catena Giochi Preziosi, in quel periodo distributore del Dreamcast. Poco dopo vi fu l’avvento della PlayStation 2, che forte dei suoi cinque anni di dominio con il precedente sistema era pronta a comandare la generazione di console ancora una volta. In ultimo la situazione critica delle casse Sega, già segnate dal flop del Saturn e dagli enormi costi di progettazione della nuova macchina. Fu così che il 31 Gennaio del 2001, Sega annunciò che la produzione della sua ultima console giungeva al termine entro Marzo dello stesso anno.
Le grandi innovazioniDopo aver chiarito la situazione su come andarono i fatti, possiamo concentrarci su quegli elementi che caratterizzarono il Dreamcast e il motivo per il quale tutt’oggi viene sempre ricordata con gioia, molte volte come una console troppo avanti per gli anni in cui venne rilasciata. Innanzitutto il Dreamcast portò l’online su console, in quanto fu la prima macchina da gioco a montare un modem 56k al suo interno combinato all’utilizzo di un adattamento del sistema operativo Windows CE. Non soltanto si potevano fare partite online ma si potevano scaricare salvataggi sulla propria VMU per poi utilizzarli nei propri giochi. Furono progettati dei portali online come il Dreamarena dove si poteva addirittura richiedere una copia gratuita di Chu Chu Rocket da farsi spedire a casa completamente gratis. Un’altra importantissima svolta fu l’avvento dei titoli arcade riservati fino a quel momento solo alle sale giochi vista la scarsa potenza delle home console. Se pensate che Sega era una delle software house più attive in questo senso, l’equazione è fatta. Tantissimi prodotti furono portati sulla console giapponese: Virtua Striker, Virtua Tennis, The House of the Dead, Virtua Cop, Ferrari 355 Challenge e tanti altri ancora. In sostanza si avverava il sogno di ogni bambino: avere a casa propria una collezione pari ad una sala giochi di quegli anni. Andando avanti troviamo la VMU, meglio conosciuta anche come Visual Memory Unit, un altro piccolo gioiello di tecnologia made in Sega. Essa consisteva in una piccola unità da agganciare al joypad del Dreamcast, provvista di un minischermo a cristalli liquidi utilizzabile anche quando non si giocava con la console. Di fatto era possibile scaricare dei minigiochi appositamente pensati per la periferica oppure intraprendere delle quest secondarie così da ricevere dei bonus una volta ripreso il gioco principale. Una delle trovate migliori resta quella vista in Resident Evil Code: Veronica; come ben saprete la salute dei personaggi era rappresentata da un elettrocardiogramma visibile soltanto entrando nel menu o osservando il protagonista a schermo. Bene, con la VMU si poteva consultare lo status guardando direttamente lo schermo della stessa, il quale rappresentava il medesimo grafico posto nell’inventario; una piccola ma geniale trovata.
Accessori, parco titoli e curiositàIl Dreamcast fu una console piena di accessori quali pistole, canne da pesca, mouse, tastiere e maracas senza contare la grande scelta di collegamenti video di cui disponeva. La macchina Sega aveva addirittura la possibilità di collegarsi tramite VGA ai monitor dei pc o ai televisori che disponevano di tale uscita. Parlando della ludoteca di cui disponeva la console Sega non possiamo non menzionare una serie di titoli entrati nell’olimpo dei videogiochi. Potremmo iniziare con Shenmue I & II, una leggenda videoludica creata dal maestro Yu Suzuki, passando poi a Soul Calibur, Resident Evil Code: Veronica, Skies of Arcadia, Sonic Adventure, Jet Set Radio, Rez, Ikaruga, Crazy Taxy, F355 Challenge, Dead or Alive, Sega Rally e la lista potrebbe continuare per molto, se inoltre aggiungiamo il piccolo dettaglio di una vita videoludica molto corta, avremo un line-up incredibilmente varia e di qualità. Un altro traguardo raggiunto dal Dreamcast fu l’alto numero di versioni limitate dedicategli, ad esempio esistono edizioni della console griffate Hello Kitty, Sakura Taisen, Resident Evil Code: Veronica, Seaman e altri ancora.Per tutti gli appassionati di videogames ancor oggi questo sistema è uno dei più validi e ricercati, se mai dovesse capitarvi di trovarlo da qualche parte fateci un pensierino, la vostra cultura videoludica ve ne sarà riconoscente.
Questo lungo viaggio nella memoria avrà sicuramente smosso l’animo di alcuni vecchi giocatori, amanti e fruitori ancora oggi della console Sega. Il Dreamcast è stato il canto del cigno di una casa importantissima, la quale ha regalato al mondo videoludico perle di spessore inimitabili che ancora oggi hanno da insegnare a tante produzioni attuali. Si è trattato del passaggio di una grandissima console, dalle grandi aspirazioni e con un nutrito parco giochi, peccato che, a causa di una sciagurata gestione della divisione marketing in primis, gli siano state tarpate le ali verso un successo o, comunque, un riconoscimento a livello globale ben più marcato. Rivolgiamo le nostre ultime righe di questo speciale alle nuove leve, invitandole, se non l’avessero ancora fatto, a scoprire quel mondo fantastico firmato Dreamcast.