L’autunno del 1993 rappresentò una congiuntura sfavorevole nella storia dei videogiochi. Tra Settembre e Novembre vennero infatti immesse sul mercato, con grandi aspettative, tre console che finirono per rivelarsi fallimentari: Atari Jaguar, 3DO Interactive Multiplayer e Amiga CD32. Questa sequenza di flop fu legata a scelte commerciali discutibili, ad una errata strategia di lancio e ad un supporto software discontinuo. In questo speciale analizzeremo la tormentata storia personale dell’ultima console da salotto firmata Atari.
Fate i vostri conti… e comprate quattro Super NintendoGià sul finire degli anni ottanta Sega, con il Megadrive, aveva basato buona parte della propria campagna pubblicitaria sul processore a 16-bit del nuovo hardware. Continuando questa guerra di cifre e di tecnologia Atari il 18 novembre del 1993 lanciò il primo sistema a 64-bit della storia. Tecnicamente questo non era esattamente vero e, in effetti, si discute ancora oggi delle vere potenzialità della console, ma permetteva grazie a varie pubblicità comparative di “irridere” gli avversari meno evoluti.Lo slogan “Do the Math” (vedi immagine della pubblicità originale) evidenziava come una console quattro volte più potente, non potesse che essere quattro volte più divertente. La realtà dei fatti smentì categoricamente questa spocchiosa campagna pubblicitaria con un effetto boomerang che finì per rivelarsi controproducente. L’attesa crescente del pubblico si scontrava di fronte ad un catalogo software imbarazzante rispetto a quello di Super Nintendo e Megadrive. La console, venduta a circa 250$, pur risultando più economica del rivale 3DO, non andò oltre le 250 mila unità vendute.Tecnicamente i pochi titoli creati appositamente per Jaguar riuscivano ad offrire qualcosa di interessante, ma non a convincere gli appassionati a cambiare sistema. Curiosamente nonostante il flop iniziale la console riuscì a conquistare una nicchia di pubblico e a resistere per qualche anno dopo la cessata produzione, in una sorta di mercato indipendente, grazie anche a programmatori non professionisti.
Cosa offre il GiaguaroL’Atari Jaguar è una console di una forma arrotondata piuttosto contenuta. La scritta Jaguar di colore rosso contrassegna un prodotto che per il resto stilisticamente appare piuttosto anonimo. Il vero elemento caratteristico della console, per molti uno limiti più rilevanti, è dato dallo stravagante joypad. Oltre alla croce direzionale e a due tasti di selezione, pause e option, e a tre tasti classici A, B e C, Atari ha aggiunto una sorta di tastiera numerica da uno a nove simile a quella di un telecomando. Provando la console ci si rende subito conto di come la maneggevolezza sia limitata da una evidente scomodità di presa. Interessante è notare come un controller di dimensioni così rilevanti, rispetto agli standard dell’epoca, sia in realtà assai leggero. La sensazione di fragilità e di generale imprecisione nella fase di gioco è decisamente immediata. Il catalogo di giochi distribuiti è piuttosto ridotto e soprattutto privo di vere e proprie esclusive. Molti titoli si rivelavano essere delle semplici conversioni dai sedici bit di Sega e Nintendo prive di qualsiasi miglioria tecnica. Lo stesso sparatutto tridimensionale Cybermorph, incluso nella confezione, non offriva ambienti tridimensionali molto differenti da quelli visti nei titoli per Super NES che sfruttavano il chip FX. Il platform Zool 2, che originariamente doveva rappresentare la risposta a Mario e Sonic, si rivelò poco ispirato e soprattutto troppo simile al primo capitolo pubblicato per le console rivali.Solo due titoli possono essere considerati davvero interessanti: Tempest 2000 e Alien vs Predator. Il primo, uno sparatutto tridimensionale, offriva una meccanica di gioco semplice, ma al tempo stesso molto divertente e per questo venne successivamente convertito per Saturn e Playstation. Alien vs Predator è, invece, un First Person Shooter graficamente eccellente che per l’elevata qualità, pur non essendo così raro, risulta tuttora tra i pezzi più ricercati dai collezionisti.
Seguo la follaVisto lo scarso successo della console, Atari pensò bene di sprecare le energie in una sorta di lancio nel vuoto. Allo scopo di scimmiottare gli altri sistemi sul mercato, e forse di tentare un disperato salvataggio, nel 1995 venne immessa sul mercato una sciagurata periferica denominata Atari Jaguar CD. Prodotto fisicamente da Philips e lanciato al prezzo di circa 150$, questo CD ospitò pochissimi titoli. La confezione conteneva in bundle i giochi Blue Lightning e Vid Grid, la demo di Myst ed il CD musicale di Tempest 2000.Inevitabilmente questo add-on, per quanto tecnicamente discreto, non riuscì minimamente a sfondare. Alcune voci non confermate indicano che Atari lanciò sul mercato solo ventimila unità e che queste in breve tempo si esaurirono. Non è stato mai confermato questo dato, ma è risaputo che oggi il Jaguar CD sia una periferica piuttosto costosa e ricercata.La semplice descrizione dei fatti evidenzia i molti errori di Atari. Certamente la console uscì in un momento sbagliato, proprio mentre SNES e Megadrive erano ancora all’apice della “carriera”. Una campagna troppo aggressiva, un catalogo misero di titoli lanciati ed alcune scelte strutturali, il joypad su tutti, sancirono l’inevitabile fallimento. Alcuni bug rendevano inoltre la macchina molto difficile da gestire per gli sviluppatori.La console Atari rivive ancora oggi nelle case degli appassionati di retrogame ed è reperibile in maniera piuttosto agevole, sia in versione PAL che NTSC, su cifre che superano di poco i cento euro. Discorso diverso va fatto per il Jag CD che non è sempre facilmente reperibile funzionante e per questo rischia di raggiungere cifre piuttosto elevate. Considerato il ridotto parco titoli, questo add-on, potrebbe essere indicato solo per chi ama alla follia l’ultimo hardware da salotto firmato Atari.
L’ultima console da salotto firmata Atari ha sempre riscosso una certa simpatia tra gli appassionati di retrogame. Questo 64 bit, che per molti non era altro che un 32-bit camuffato, doveva stravolgere il mercato. Chi ha vissuto quegli anni ricorderà l’attesa creata a puntino poco prima del lancio. L’impatto con la realtà mostrò però una realtà diversa. Se Atari non avesse creato tali aspettative forse la console avrebbe potuto godere di un maggior successo di critica e pubblico. Ora del Jaguar non resta che un ricordo sbiadito nelle case dei collezionisti e degli sviluppatori amatoriali che negli ultimi anni hanno prodotto “giochi fatti in casa”. Una nota di merito va senza dubbio attribuita ad un aspetto secondario. Ad oggi la scatola che conteneva la console con quei due occhi da felino appena sopra la scritta appare una delle più belle confezioni mai create per una console. Questo dettaglio indica ancora una volta come Atari abbia investito male le proprie risorse. La sensazione è che sia stata spesa troppa energia in aspetti secondari e poca nello sviluppo del software con inevitabili e fallimentari conseguenze.