Speciale DLC

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a cura di jewel

Che siate giocatori occasionali oppure accaniti fan dell’industria videoludica, dubitiamo fortemente che la sigla “DLC” suoni nuova alle vostre orecchie. Quello dei Downloadable Content, o se preferite “contenuti scaricabili”, è infatti un fenomeno che nonostante la relativa giovinezza continua a diffondersi a macchia d’olio e coinvolge ormai praticamente tutti i generi in circolazione. Per i meno addetti ai lavori, ricordiamo che i DLC non sono altro che contenuti aggiuntivi gratuiti o a pagamento, che una volta distribuiti online permettono al giocatore di migliorare o ampliare la propria esperienza di gioco mettendo a disposizione bonus come outfit o armi esclusive, tracciati, missioni inedite o addirittura intere modalità. Come saprete, questa pratica è continuamente resa oggetto di critica da parte di innumerevoli utenti, alcuni dei quali arrivano addirittura a considerare i DLC come veri e propri tentativi di furto da parte delle software house e dei publisher di turno. Vediamo quindi di fare il punto su questo delicato argomento, cercando di analizzarne pro e contro in maniera ordinata e pacifica. Più facile a dirsi che a farsi in effetti.

YangSebbene sia abbastanza scontato, è bene ricordare che i Downloadable Content, almeno in teoria, non dovrebbero far altro che incrementare le potenziali possibilità di divertimento di chi ne fruisce. Per esempio, gli outfit, le skin e il resto di elementi puramente estetici che vengono inclusi nei DLC, sono in generale assolutamente innocui e non fanno altro che aumentare le possibilità di scelta del giocatore, garantendogli in sostanza maggior potere decisionale. Immaginate un utente che dopo l’acquisto di Final Fantasy XIII-2 non si trova affatto in sintonia con il design degli abiti della protagonista femminile Serah. In questo caso Square Enix, aggiungendo allo store qualche costume alternativo venduto a cifre irrisorie, non fa altro che offrire un’opzione aggiuntiva al giocatore, un’alternativa assolutamente accessoria che di certo non aumenterà i minuti di gioco, ma farà gioire quei pochi consumatori interessati a questo tipo di particolari. E’ come andare al cinema e decidere di comprare pop-corn e bibita: l’acquisto non influenzerà di certo la performance degli attori della pellicola ma, se siete golosi, forse potrà rendere più confortevole la vostra permanenza. Si può dire la stessa cosa anche per le microtransazioni viste in titoli come Gotham City Impostors, in cui Warner Bros. ha messo a disposizione armi che possono essere comprate fin da subito sborsando quattrini, oppure guadagnate nel tempo attraverso il sistema di esperienza del gioco. Anche in questo caso c’è una scelta: i giocatori più impazienti potranno scegliere di comprare fin da subito un’arma che li aggrada, ma al contempo tutti gli altri potranno guadagnarla comunque sudandosela match dopo match. Naturalmente, questo può andare bene finché le armi acquistate sono equilibrate con il resto, perché è chiaro che con equipaggiamenti stratosferici disponibili fin da subito si scadrebbe nel discutibilissimo pay to win, sistema non troppo raro in cui vince chi ha le tasche più bucate. Altri esempi di ottimi sfruttamenti dei DLC sono riconducibili a Bethesda Softworks, che mira a creare pochi add-on ma a farli decisamente massicci, al pari di vere e proprie espansioni, o ancora Rockstar, con gli ottimi contenuti aggiuntivi creati per Red Dead Redemption o ancora prima per Grand Theft Auto. “The Ballad of Gay Tony”, ad esempio, è in grado di offrire non solo svariate ore di gioco su un titolo già di per sé longevo, ma anche una discreta storyline con personaggi creati appositamente per l’occasione. Insomma, gli esempi di DLC ispirati, con contenuti tali da giustificarne il prezzo, ci sono eccome. La brutta notizia è che quelli pessimi…sono molti di più.

YinNon è ancora chiaro il motivo di questo fenomeno, ma inspiegabilmente quando si tratta di DLC, sviluppatori e publisher continuano a toppare alla grande e deludere le aspettative dei fan. A questo proposito non può non venire in mente Capcom, che negli ultimi tempi si sta dimostrando vera maestra nell’arte del taglio contenutistico a scopo di lucro, ignorando ormai da tempo immemore i feedback degli utenti riguardo le strategie messe in atto. Per amor di conoscenza, quindi, tiriamo fuori ancora una volta l’esempio di Street Fighter X Tekken e del suo magico disco sul quale fin dal day one erano presenti ben 12 personaggi aggiuntivi completi di modelli poligonali, prologhi, endings e chi più ne ha più ne metta. Questa scelta è stata giustamente condannata dai fan, per il semplice motivo che all’acquisto di un titolo del genere il consumatore avrebbe, ancora una volta “teoricamente”, il diritto di usufruire almeno dell’intero contenuto presente su disco. E’ un po’ come comprare un panino e iniziare ad assaporarlo un boccone alla volta, quando proprio sull’ultimo attesissimo morso spunta dal nulla la mano del paninaro che vi priva di quell’ultimo piacere e vi chiede di tornare il giorno dopo con un altro euro per finire quello che avevate iniziato. Il cliente viene praticamente spinto a comprare qualcosa che aveva già il diritto di possedere ampiamente, è quasi incomprensibile sul piano logico.Eppure ci sono casi apparentemente anche peggiori, in cui la software house di turno decide addirittura di includere nei DLC pezzi fondamentali della trama del gioco, che invece sarebbe il caso di inserire fin dal principio nel gioco base. Citando solo uno degli esempi più recenti, con Mass Effect Bioware ha scelto di infilare un Prothean nel contenuto scaricabile chiamato “Dalle Ceneri”, una mossa parecchio discussa vista l’importanza della razza in questione nella mitologia della serie. Come se non bastasse, la figura stessa del Prothean non ha nemmeno saputo convincere poi tantissimi appassionati della saga, cosa che in fin dei conti potrebbe far pensare a questo DLC come a una mera operazione commerciale mirata solo a far abboccare molti sostenitori di Mass Effect all’amo del “conoscere appieno l’universo di gioco”. Nello stesso filone si annovera anche il nuovo DLC di Asura’s Wrath il cui contenuto è stato definito dalla stessa Capcom come “la vera conclusione” della storia del gioco. Un’infelicissima scelta di parole, dato che messa in questo modo è come dichiarare che in un titolo che già non brilla né per longevità, né tantomeno per rigiocabilità, non è stato incluso neanche il finale per intero ed è ora necessario comprarne un pezzettino a parte. E’ quindi assolutamente comprensibile che molti giocatori rimangano perplessi di fronte a scelte simili.Probabilmente però i DLC non sono il male puro, anzi, se sfruttati al meglio possono essere utili per offrire al giocatore un ventaglio di opzioni aggiuntive, qualora non basti ciò che viene offerto dal gioco standard. D’altra parte negli ultimi tempi con patch, aggiornamenti, contenuti extra e tutto il resto, sembra quasi che per alcuni sviluppatori rilasciare un prodotto incompleto, buggato o estremamente povero stia diventando la norma. Non ci resta che sperare che la ragione trionfi e che alla fine tutti si rendano conto che sono i fan il vero motore di ogni cosa. Altrimenti il futuro che ci aspetta finirà per essere lo stesso che Going Loud Studios ha profetizzato con DLC Quest: un mondo in cui si devono scaricare a pagamento perfino gli effetti sonori e le animazioni del protagonista. Rabbrividiamo al solo pensiero.

I DLC sono ormai parte integrante del mercato videoludico ed è chiaro che molti giocatori e altrettanti sviluppatori devono imparare a convivere con questo recente fenomeno. Se dalla parte dei primi questo significa accettare la loro esistenza e capire che tali contenuti sono opzionali e non imprescindibili, dalla parte di sviluppatori e publisher significa tenere a mente che i contenuti extra, essendo tali per definizione, devono aggiungere parti accessorie a produzioni già ben strutturate e complete. Se invece si continua a mandare sugli scaffali prodotti completi solo al novanta per cento, per poi spacciare il resto come contenuto aggiuntivo, è chiaro che si continueranno a sentire critiche e dibattiti ancora per molto tempo.

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