Nel corso degli ultimi 10 anni, sebbene non come Final Fantasy o Dragon Quest, la serie Persona è divenuta una delle più importanti e iconiche nel panorama dei JRPG. Con l’arrivo dell’attesissimo Persona 5, non vi è occasione migliore per fare un approfondimento sulla storia che ha portato al successo di questa celebre serie targata Atlus.
Quando si parla di Persona, una cosa che spesso si tende facilmente a dimenticare è che questa nasce come spin-off di Shin Megami Tensei, le cui origini a sua volta derivano da un’altra serie Atlus: ovvero Digital Devil Story: Megami Tensei (conosciuta anche come MegaTen), nata nel 1987 su NES.
Per chi non lo sapesse, i due MegaTen furono i primi giochi di ruolo giapponese a sfruttare dungeon labirintici tridimensionali esplorabili in prima persona, caratteristica al tempo usata solo nei giochi di ruolo occidentali.
Esattamente come per CD Projekt e il suo The Witcher, anche Digital Devil Story: Megami Tensei nasce dall’intento di Atlus di dare un seguito agli eventi narrati negli omonimi romanzi dello scrittore Aya Nishitani. la cui trama ruotava attorno l’evocazione di demoni tramite un software realizzato da uno studente giapponese.
Nel 1992, però, Atlus decise di provare a creare qualcosa di più personale dell’universo Megami Tensei, realizzando così Shin Megami Tensei (Shin in giapponese significa Nuovo). La trama del gioco si basa sempre su un software capace di evocare i demoni tramite un dispositivo portatile denominato COMP. I demoni evocati, però, si ribellano e in poco tempo conquistano la Terra; il setting si sposta quindi nel futuro in un mondo post apocalittico dove il giocatore viene catapultato in un’accesa faida tra demoni per il dominio del pianeta, facendo fronte a una serie di scelte morali che lo costringono a schierarsi con una fazione piuttosto che l’altra. Lo schieramento diventa una componente importante anche sul fronte del gameplay, perchè è la base su cui poggia la contrattazione con i demoni, meccanica che diventerà poi simbolo di tutti i giochi della serie Shin Megami Tensei. Contrattando è infatti possibile reclutare i demoni e utilizzarli come membri del party, ciascuno dotato di caratteristiche e abilità uniche che evolvono con il protagonista man mano che questi acquisisce punti esperienza. Altra meccanica fondamentale, diventata poi anche questa iconica nella serie, è la fusione, che permette a due o più demoni di fondersi tra di loro per dare vita a una creatura ancora più potente.
Un secondo capitolo uscì l’anno successivo, ma la svolta importante della serie arriva nel 1994, quando Atlus rilascia in Giappone il suo Shin Megami Tensei If…, ovvero il primo spin-off della serie principale.
La storia racconta di un ragazzo che, per vendicarsi dei continui abusi da parte dei suoi compagni di classe, effettua un oscuro cerimoniale che trasporta lui, la sua scuola e gli studenti in una dimensione demoniaca. Protagonisti di questa vicenda sono un gruppo di 4 poveri studenti costretti ad affrontare l’Expance, ovvero cinque torri che rappresentano la manifestazione fisica dei sette peccati capitali. La base del gameplay è la stessa degli altri due capitoli della serie: esplorazione dei dungeon in prima persona, combattimenti, contrattazione e fusione dei demoni attraverso l’utilizzo del COMP.
Megami Ibunroku Persona
Il titolo non venne particolarmente apprezzato dalla critica, ma il pubblico giapponese sembrò particolarmente interessarsi alla trama e, soprattutto, al peculiare setting scolastico. Atlus al tempo non poteva ancora immaginarlo, ma con quel titolo aveva appena piantato il seme del suo successo: dalle basi di quel Shin Megami Tensei If…, nacque infatti Megami Ibunroku Persona. Datato 1996 e sviluppato per Playstation, fu il primo titolo dell’universo Shin Megami Tensei ad approdare ufficialmente anche in occidente.
La storia ruota attorno a un gruppo di studenti della scuola St. Hermelin di Tokyo che, un giorno, quasi per scherzo, decidono di partecipare a un rituale spiritico, acquisendo inconsapevolmente il potere di evocare i Persona, manifestazioni fisiche del subconscio umano (la cui ispirazione trae origine dagli studi dello storico psicanalista Carl Gustav Jung). Grazie al loro potere, dovranno ristabilire l’ordine nella loro città ormai invasa dai demoni.
Le novità introdotte da questo primo Persona sono diverse, a cominciare dalla grande cura riposta nella trama, soprattutto nei dialoghi e, per la prima volta, nelle iterazioni con gli NPC. L’esplorazione dei dungeon, questa volta, si alterna tra la prima e la terza persona, a seconda che si esplorino corridori o stanze. I combattimenti invece sono anch’essi in terza persona, con un party di 5 persone da distribuire lungo una griglia. Non mancano ovviamente il reclutamento e fusione di demoni, con la differenza che le creature ottenuta questa volta devono essere assegnate a ciascun membro del party, cosìcchè ognuno dei personaggi possa avere accesso alle loro abilità.
Persona 2 Innocent Sin e Persona 2 Eternal Punishment
Persona venne accolto così bene, soprattutto in Giappone, che Atlus decise di fare le cose in grande, al punto tale che lo sviluppo del seguito, Persona 2, venne diviso in due macro titoli: Persona 2 Innocent Sin e Persona 2 Eternal Punishment, usciti rispettivamente nel 1999 e 2000 sempre su Playstation. 4 anni di lavoro erano veramente tanti all’epoca, specie per una software house come Atlus i cui titoli erano spesso rivolti a un pubblico di nicchia, ma il risultato che ne conseguì bastò a compensare gli sforzi. Persona 2 fu un vero e proprio successo, al punto tale che ancora oggi viene considerato uno dei capitoli preferiti dai fan della serie: i personaggi, le storie, la profondità del gameplay, erano tutti elementi che furono capaci di ammaliare centinaia di migliaia di giocatori.
La storia racconta di Tatsuya Suou (protagonista in Innocent Sin), Maya Amano (protagonista in Eternal Punishment) e i loro amici che affrontano la minaccia del Joker, un losco figuro capace di far avverare tutte le voci di corridoio, detti rumors, che circolano nella città di Sumaru. I rumors diventano anche una meccanica importante del gioco, in quanto è possibile spargere rumors ai fini di ottenere dei personali benefici.
Con l’uscita di Eternal Punishment, la serie Persona sparì dai radar per ben sei anni prima di ripresentarsi con un nuovo capitolo, quello che cambiò letteralmente le carte in tavola: il 13 luglio 2006, in Giappone, Persona 3 arriva su Playstation 2.
Persona 3 e la scalata del Tartarus
In Persona 3 impersoniamo uno studente delle superiori, appena trasferitosi, che si ritrova a investigare sull’oscuro mistero della Dark Hour, un lasso di tempo invisibile alle persone comuni e percepibile solo da individui speciali in grado di evocare i Persona. La risposta dietro questo evento innaturale sembra celarsi nel Tartarus, una strana torre che appare solo durante la Dark Hour. Questa è infestata dalle Shadows, creature demoniache che attaccano gli esseri umani per nutrirsi della loro mente.
Persona 3 fu una vera e propria rivoluzione, uno stravolgimento dell’intera struttura di gioco capace di fare breccia nel cuore degli appassionati, anche quelli che fino a poco tempo prima non avevano mai sentito parlare di Persona. Il merito più grande va sicuramente all’introduzione dell’elemento “Sim” all’interno di questo capitolo, dove il giocatore è libero di programmare le giornata del protagonista, bilanciando la vita scolastica di giorno e la scalata del Tartarus la notte. Di estrema rilevanza, poi, la meccanica dei Social Link, ovvero lo sviluppo dei rapporti interpersonali del protagonista con le altre persone: migliorandoli diventa possibile infatti acquisire e fondere Persona sempre più forti.
Sul fronte del combattimento, invece, assistiamo all’utilizzo del Turn Press Battle, sistema di combattimento ereditato da Shin Megami Tensei III, basato sul guadagno di turni extra in caso di colpi critici o sfruttamento dei punti deboli dei nemici.
Il successo fu incontenibile, al punto da portare Atlus allo sviluppo di una nuova edizione del gioco chiamata Persona 3 FES che, oltre ad apportare dei miglioramenti della versione precedente, introdusse “The Answer” un vero e proprio seguito del gioco ambientato 2 mesi dopo gli eventi di Persona 3.
Ad oggi, Persona 3 vanta anche di un porting per PSP (che permette di giocare anche dei panni di una protagonista femminile), un manga e ben 4 lungometraggi (tutti proiettati nei cinema giapponesi, al tempo).
Persona 4
Neanche 2 anni dopo, nel 2008 (mentre l’Europa si godeva l’arrivo tardivo di Persona 3) in Giappone venne pubblicato Persona 4, il capitolo che sancì in maniera definitiva l’ascesa della serie tra le vette del panorama di JRPG.
Anche qui, il protagonista è uno studente delle superiori appena trasferitosi in città. Una volta scoperta l’esistenza del Midnight Channel, un canale televisivo che compare solo a mezzanotte e che mostra in anticipo le vittime di orribili omicidi, lui e i suoi compagni decideranno di investigare. Per farlo, dovranno affrontare il TV World, una dimensione parallela celata all’interno delle TV dominata dalle pericolose Shadows, il cui unico modo per sconfiggerle è quello di usare il potere interiore dei Persona.
Il registro di Persona 4 è essenzialmente lo stesso del suo precedessore, in cui viene rielaborata la medesima struttura sia narrativa che ludica, limando le imperfezioni e correggendo le critiche mosse al terzo capitolo. Il boom generato da Persona 4 è inarrestabile, al punto che in Giappone diventa un vero e proprio fenomeno di massa. Ecco quindi spiegato l’arrivo di una serie anime, un lungometraggio, un manga, un romanzo, un musical, una rimasterizzazione su PS Vita e ben 4 giochi spin-off. Per ben 6 anni dalla sua uscita, Persona 4 è stato protagonista della scena Atlus nel mercato videoludico.
Persona è uno di quei fenomeni più unici che rari: dotato di una sua identità e indipenza, rappresenta uno dei pochi casi in cui lo spin-off prevale sull’opera principale da cui è tratta.
Oggi, 4 aprile, i riflettori saranno puntati tutti sul prossimo grande capitolo della serie. Osannato e acclamato sia dalla critica che dal pubblico, la nuova iterazione di Persona ha già concretamente bissato il successo del suo predecessore definendo nuovi standard nel genere JRPG. Signori fate largo e diamo il benvenuto a Persona 5.