Ve lo leggo negli occhi, so cosa state pensando: “L’ennesimo speciale su
Resident Evil VII Biohazard, fatto dall’ennesimo presunto esperto”. Vi sbagliate di grosso, se cercate un parere competente sul horror sviluppato da Capcom, fate pure affidamento sulla
recensione di Valthiel oppure sullo
speciale di BigV, perché il sottoscritto ha ben poco da spartire con il titolo in questione. Certo, conosco la serie e a grosse spanne le vicende dell’Umbrella Corporation, so i nomi di alcuni dei protagonisti, ma il mio mondo e gli horror provenienti dalla casa di Osaka hanno sempre percorso strade parallele e dei molti episodi che sono usciti da venti anni a questa parte ne avrò giocati sì e no un paio, il Nemesis e il capitolo 0. A questo aggiungete la mia paura per qualsiasi cosa faccia “Bu” e il fatto che consideri i due migliori horror
Dead Space III, che ho temerariamente giocato senza audio, e
The Evil Within, affrontato in modalità Rambo in mezzo ai russi in Afghanistan. Capisco a questo punto il vostro scetticismo, ma lasciate che vi spieghi il senso di questo articolo: proprio come me, in mezzo a voi lettori ci sarà qualcuno che è interessato a provare
Resident Evil VII Biohazard, ma magari sa poco o nulla della saga, teme di perdersi gli eventuali riferimenti al passato e, proprio come chi vi sta scrivendo, ha un brutto rapporto con l’orrore. Leggendo i pareri positivi e incuriosito dalla svolta di
Resident Evil VII Biohazard mi sono così tuffato nell’avventura, e queste sono le opinioni di un novizio ma soprattutto i consigli per i suoi simili.
Essere o non essere?
Sono passate oramai un paio di settimane dalla pubblicazione di Resident Evil VII Biohazard, ma le acque non si sono ancora calmate e nei forum e nelle community imperversa la battaglia tra gli ortodossi e i riformatori, che si scannano a suon di “Questo non è un vero Resident Evil”, “Dove è Jill Valentine?”, a cui si contrappongono i “Ci voleva una svolta”, “La visuale in prima persona funziona meglio” e, ancora, “Ci sono i medikit, questo è Resident Evil”. In tutto questo baccano, io ho avuto il vantaggio di potermi sedere sulla riva del fiume e di osservare divertito queste solite – e inutili – diatribe. Come detto in apertura, qualche informazione sulla serie ce l’ho anche io, ma i vari Chris, Jill, Leon e Albert non sono stati i miei amici d’infanzia, quanto piuttosto i tipi fighi della classe accanto alla tua, che conosci per fama, ma che hai più che altro snobbato. La fortuna di chi come me si avvicina a Resident Evil VII Biohazard con un lenzuolo bianco addosso, è che non ha alcun preconcetto, nessun dogma da difendere a spada tratta e non si lascia travolgere dalle ondate di sdegno per la nuova direzione data da Capcom alla sua creatura. Le circa quattordici ore che ho impiegato per completare il titolo – oh, all’inizio rimanevo fisso davanti alle porte e non volevo andare avanti – me le sono quindi godute fino in fondo, a parte qualche salto sulla sedia, e soprattutto sono riuscito ad apprezzare Resident Evil VII Biohazard per quello che è, ossia un videogioco, non una fede o un credo fatto di regole e dettami da seguire. Sono stato capace di andare oltre alle motivazioni per le quali Capcom ha dovuto far virare in questa direzione la serie, nel senso che non mi sono proprio posto alcuna domanda; quindi, entrare nel mondo decadente e marcio di Resident Evil VII Biohazard come un buon selvaggio, senza lo schiacciante peso di chi ha sulle spalle tutta l’eredità di quasi due decadi di storia, può anche essere un vantaggio non da poco. Che poi, diciamocela tutta, l’evoluzione che ha portato Resident Evil da un gestionale di porte che si aprono ad un simulatore di calci rotanti andava arrestata e di certo la soluzione non poteva essere un ritorno fedele alle origini, con tutte le sue rigidità e meccaniche ormai obsolete. Inoltre, il netto cambio di pagina dato da Capcom fa sì che i collegamenti con il passato della serie siano sporadici, ovviamente qualche riferimento lo si rischia di perdere, certamente a me e quelli come me sfuggirà qualche particolare, qualche inside joke che immagino gli sviluppatori avranno inserito, ma non è una pesante tassa da pagare. Però non ho capito perché la troupe che si vede all’inizio sia della Simplygon, che è pure finita dentro Microsoft. In ogni caso: novelli – vecchi bacchettoni 1 a 0 e palla al centro: Resident Evil VII Biohazard riesce anche ad apparire meglio di quello che effettivamente è agli occhi di chi ha visto ben poco del passato della serie a base di zombie.
Paura Vol.1
[Attenzione, questa seconda parte potrebbe contenere qualche piccolo spoiler]
Sul lato paura, le cose non vanno altrettanto bene. Quando ho messo le mani sul pad ad inizio partita, ero talmente teso che la prima apparizione di Mia mi ha fatto prendere un bel colpo e non intendo la Mia infettata che incontrate nella casa, ma proprio quando il suo faccione compare nel video iniziale. Quindi, Resident Evil VII Biohazard è adatto anche ai deboli di cuore, a quelli che più facilmente si lasciano impressionare da sbudellamenti e altri crudi effetti? Sì e no, ma lasciatemi fare una quanto mai inadatta analisi, voglio credere anche io di essere diventato un esperto di questo mondo. Per quel che riguarda l’horror, Resident Evil VII Biohazard viaggia a due velocità, sia per quanto concerne la tipologia di sensazioni che si vogliono far provare al giocatore, sia dal punto di vista degli scenari visitati perché, nel caso in cui ancora non lo sappiate, il titolo non esplora solo ed esclusivamente la casa dei Baker. Resident Evil VII cerca di spaventare il giocatore in due modi differenti, il primo sbattendogli sotto gli occhi le peggiori efferatezze, spingendo forte sull’acceleratore della paura viscerale, di quella che si prova quando si vedono resti umani in putrefazione o mani mozzate. Questa tipologia di paura è espressa in modi differenti dalla famiglia Baker ed è tutto sommato quella che sono riuscito a digerire meglio, qualche volta è partito un bel nodo allo stomaco, ma finché le cose le vedi davanti a te va tutto bene. In fin dei conti, sono anche convinto che la famiglia Baker non sia poi nemmeno tanto strana, ha uno strano senso dell’ospitalità, ma immagino ben rappresenti un abitante medio dell’America rurale e mi aspettavo che tra una minaccia e l’altra, il vecchio Jack si mettesse anche ad urlare “America first!”, o che ritrovassi un cappellino impolverato con sopra un bel elefantino a stelle e strisce. Sempre per lo stesso discorso del “Finché lo vedo, nessun problema”, anche quando ci si trova faccia a faccia con i mostri non credo che la parola giusta per descrivere quello che si prova sia paura, quanto piuttosto sensazione di essere braccati, ma Resident Evil VII non è Outlast – che ho “giocato” su YouTube – e le armi non mancano mai, almeno al livello normale di difficoltà, quindi la percezione di poter far ingoiare del piombo alle creature orripilanti distende un po’ i nervi.
Paura Vol.2
Ben differente è invece la seconda strada, stimolata in primis dalla tensione che si prova a passeggiare in un vecchio casolare abbandonato. Non mi vergogno a dirlo, ad ogni minimo sussulto o scricchiolio me la sono fatta letteralmente addosso, se mal sopportate l’idea che da un momento all’altro spunti fuori qualcosa dal buio, Resident Evil VII sarà per voi, come lo è stato per me, una bella mazzata sui denti. Di veri e propri jump scare ce ne sono in verità pochi, e questo è una bella notizia per i più timorosi, ma nonostante questo si ha sempre l’impressione che il piccolo cono di luce che si trova davanti a noi possa essere attraversato da chissà quale creatura, ma i momenti più terrificanti sono senza ombra di dubbio quelli che si provano quando si appoggia la mano su una porta e la si apre lentamente, senza sapere quelle che vi sta dopo. E voi ancora vorreste un ritorno al passato con i caricamenti tra una porta e l’altra? Sulla tensione, il confronto non regge minimamente. [Spoiler] La situazione muta invece del tutto quando si lascia la vecchia magione e si finisce sull’enorme e abbandonato relitto navale. Come ambiente, il paragone non regge minimamente, i corridoi di villa Baker annichiliscono i resti dell’imbarcazione, ma se avete qualche problema con le bambine demoniache che appaiono, scompaiono e fanno brutti scherzi, vi avverto, questa parte non fa decisamente per voi. Poco importa se si sta imbracciando un mitra, perché la risata demoniaca di Eveline è capace di far gelare il sangue a quelli con meno pelo sullo stomaco. Inoltre, il fatto di essere costantemente tesi come la corda di un violino fa sì che i difetti tecnici di Resident Evil VII passino in secondo piano: giocato su PC, il titolo di Capcom non brilla certo per il suo sistema di illuminazione o per la definizione delle texture, ma sinceramente chi se ne frega, chi guarda questi dettagli quando tutto è tenuto perfettamente assieme dall’art direction e soprattutto chi se ne accorge quando l’unica cosa che passa per la testa sono le imprecazioni che lanciate ad ogni minimo sussulto. Se nella villa Baker mi sono però più volte ritrovato a pensare di mollare il colpo per la troppa ansia, sia il relitto che l’ultimissima parte nella miniera hanno un tasso di sopportabilità più elevata, quindi, da fifoni a fifoni, il mio suggerimento è quello di avanzare a piccoli passi nella fase iniziale e di sopportare i primi e terribili minuti, perché Resident Evil VII merita di essere giocato anche, e forse soprattutto, dai giocatori che, per un qualsiasi motivo, si sono sempre tenuti lontano dalla serie e poi, se avete quasi trent’anni e ancora non avete superato il trauma del quadro maledetto di Ghostbuster II forse è arrivata il momento di crescere.
Dedico questo speciale a tutti i miei simili, a quelli che non hanno mai visto un film dell’orrore da soli a casa e che per lo stesso motivo hanno avuto sempre pochi contatti con la serie di Resident Evil. Se siete quindi dubbiosi, se non sapete come reagirà il vostro corpo davanti ad accette conficcate nel collo, a spranghe dentro lo stomaco e altre robe del genere, se temete di perdervi tutto il bello del gioco perché non avete mai considerato la saga, questo articolo fa proprio al caso vostro, perché io faccio proprio parte di questo gruppo di giocatori, ma ho messo da parte le mie paure e i miei preconcetti, mi sono goduto senza nessun pregiudizio Resident Evil VII Biohazard e, con qualche riserva, se ce l’ho fatta a finirlo io, credo che chiunque lo possa fare: Resident Evil VII Biohazard fa dannatamente paura, ma è una paura sana e non è gettata addosso al giocatore in modo spropositato, ad esempio con jump scare buttati a caso.