Red Dead Redemption 2 è finalmente realtà e sarà disponibile la prossima primavera del 2018. Queste sono le certezze trapelate nel trailer rilasciato in occasione del reveal su tutti i canali di Rockstar Games. Un trailer incentrato interamente sulla trama e che ci presenta i personaggi e il contesto in cui andremo ad operare. Red Dead Redemption 2, a discapito del numerino del titolo, sembrerebbe di fatto un prequel: lo capiamo dalla comparsa di Dutch van der Linde, un nome noto per chi ha giocato a Red Dead Redemption. Tuttavia il vero protagonista del trailer non è il farabutto Dutch, bensì un altro fuorilegge, Arthur Morgan, che si farà strada nello spietato mondo del Selvaggio West. Per il resto il trailer scorre in maniera incalzante, attraverso un’accurata regia che punta tutto sul pathos e sulla spettacolarità, attraverso risse, duelli con il doppio revolver, treni in corsa, ed esplosioni. Difficile dunque fare supposizioni, specie sul contesto storico e sui personaggi, ma gli elementi comunque non mancano. Il primo che salta all’occhio è l’impronta stilistica adottata in questo nuovo capitolo: come già delineato nella nostra live durante il reveal del gioco, i colori sono molto più scuri. Questa scelta stilistica fa presagire dei toni decisamente più seriosi e crudi rispetto a quelli del primo capitolo, che al contrario aveva una scala cromatica tendente ai colori caldi, volta ad enfatizzare l’atmosfera classica e desertica del Far West. Se da un lato assistiamo a un cambio stilistico, dall’altro troviamo una rappresentazione tipica del mondo di frontiera: è il look di Arthur Morgan, che con i suoi capelli biondi, gli occhi azzurri e i lineamenti ben marcati, ricorda un po’ il classico cowboy americano à la John Wayne.
A parte però una prima analisi estetica, sappiamo bene che Rockstar si discosta da una visione tipicamente tradizionale dei temi trattati nelle sue produzioni. Lo stesso primo Red Dead Redemption rompe la struttura dualistica di buoni contro cattivi, intesa come cowboy vs indiani, o sceriffo vs banditi, o più generalmente Legge vs Inciviltà, così tipica nella produzione cinematografica degli Spaghetti Western. Esempio di questa rottura è il precedente protagonista di Red Dead Redemption, John Marston, che da fuorilegge rischia il tutto per tutto per riabilitare la sua figura e la sua famiglia. Un personaggio dunque che dal nero passa al bianco e che si evolve. La figura di John Marston è perciò simbolo di una narrazione dinamica e profonda, e questo siamo abbastanza fiduciosi sarà presente anche nel nuovo capitolo. Tale aspettativa si ricollega anche alla succosa varietà di ambientazioni mostrate nel trailer: montagne innevate, città con la drogheria, il saloon e la strada sterrata, case facoltose, praterie sconfinate. Insomma, c’è di tutto. La diversità degli ambienti di gioco lascia intendere una giocabilità varia (già presente nel primo Red Dead Redemption) che ben si confà alla struttura open world della serie.
Oltre ai banditi e agli speroni, altro simbolo tipico nell’immaginario del Far West sono i pellerossa. Tramite una breve scena del trailer capiamo che essi faranno la loro comparsa anche in Red Dead Redemption 2. L’uomo che parla con Morgan ha una capigliatura e un design che ricorda i membri della tribù Pawnee. Essi si insediarono intorno al XVI secolo in Nebraska, ma nel corso del XVIII si spostarono in Oklahoma e nei territori circostanti, tra cui New Mexico e Colorado. L’ipotesi che l’uomo apparso nel trailer faccia parte dei Pawnee, tribù agguerrita e sanguinaria nella cultura popolare, trova credito, dato che l’universo fittizio di Red Dead Redemption è ambientato negli Stati del Sud-Ovest, tra cui appunto il Colorado e il New Mexico. Tuttavia non sappiamo bene che ruolo potrebbero avere i Nativi Americani. Negli anni di ambientazione del primo capitolo, pur avendo una certa influenza in un punto della trama, essi si discostano dagli stereotipi dell’epopea western. Questo perché nel 1911 le guerre indiane erano già terminate, e una rappresentazione classica dei pellerossa armati di arco e frecce e urlanti sui cavalli sarebbe sembrata anacronistica. Bisogna vedere che ruolo avranno in Red Dead Redemption 2, il quale, trattandosi di un prequel secondo le supposizioni, sarebbe ambientato alla fine del XIX secolo.
Ma facciamo un passo indietro e ritorniamo all’arco e alle frecce: i guerrieri Pawnee – e in generale le diverse tribù indiane – facevano uso di queste armi, soprattutto per la caccia o per compiere agguati. Tuttavia, in
Red Dead Redemption 2, esse non saranno un’esclusiva dei Nativi Americani: nel trailer vediamo Morgan cacciare un alce proprio con arco e frecce. Sembra dunque che le richieste dei fan reduci di
Red Dead Revolver – titolo del 2004 uscito su Xbox e PlayStation 2 – siano state accontentate. Un’aggiunta che dona un’impronta stealth e allo stesso tempo selvaggia al titolo.
Tuttavia sarebbe riduttivo limitare il termine selvaggio al solo utilizzo di arco e frecce. Nonostante l’universo di Red Dead Redemption infranga le regole tipiche del western, riesce comunque ad immergere in un contesto ricco di fascino. Parte di tale bellezza deriva proprio dal significato che il Far West ha assunto nell’immaginario collettivo occidentale e soprattutto statunitense. Se le civiltà mediterranee trovano nell’Iliade e nell’Eneide l’origine della loro storia, per gli americani il mito delle frontiera e del Selvaggio West è il loro canto epico. Theodore Roosevelt affermava che la civiltà americana era nata sopravvivendo alle barbarie selvagge e incivili della frontiera. E questo aspetto fondamentale è perfettamente ricreato nella serie di Rockstar Games. In particolare, il trailer di Red Dead Redemption 2 ci mostra una natura spietata, sia in termini di condizioni climatiche, sia soprattutto dal punto di vista faunistico. La scena del coccodrillo che agguanta l’ippopotamo è crudele ma specchio dei pericoli che gli uomini di frontiera corrono ogni giorno. Proprio perché non esistono semplicemente buoni e cattivi, la tranquillità è messa in pericolo dai desideri e dalle brame dei diversi cittadini, siano essi banditi o rappresentanti della legge che operano secondo valori soggettivi. Ecco perché non importa se vestiremo ancora una volta i panni del fuorilegge, perché tanto tutto è dannatamente umano e relativo.
Difficile dare un giudizio in seguito al trailer rilasciato su Red Dead Redemption 2, eppure il nuovo capitolo di Rockstar riesce comunque a creare una buona dose di hype attorno a sé. Il merito va alla capacità narrativa del video, che in un minuto e mezzo lascia intendere che opereremo anni prima delle vicende di John Marston. L’apparizione di Dutch e di altri personaggi dal viso familiare, infatti, fanno presagire che si tratta di un prequel. Una lente di ingrandimento verso il passato senza rinunciare a rendere l’esperienza di gioco ancora più profonda, seria e di alta qualità. Il mito del Selvaggio West ritrova una forma splendida secondo lo stile tipico di Rockstar e viene arricchito da tanti piccoli dettagli che rompono ancora una volta le regole statiche dell’immaginario western. Restano ancora molti dubbi sul protagonista, sul gameplay, e sull’incipit vero e proprio. Tuttavia, attraverso delle sequenze video frenetiche e ben serrate, Red Dead Redemption 2 riesce comunque a conquistare. E tanto.