Negli anni Razer si è distinta per aver portato sul mercato periferiche di ottima qualità, sia in ambito console con cuffie e gamepad di ottima fattura, sia in quello PC con mouse e tastiere divenuti con il passare degli anni veri e propri oggetti di culto. La filosofia della compagnia è tanto semplice quanto efficace: creare prodotti pensati e studiati appositamente per i giocatori, con materiali robusti e tecnologie precise.
What’s in the box
In questa ottica abbiamo avuto modo di testare a fondo uno dei mouse più essenziali e al contempo efficaci di tutta la lineup Razer, il DeathAdder. La confezione cartonata contiene al suo interno la periferica saldamente sigillata, gli immancabili libretti per il collegamento e le modalità di garanzia, e due adesivi Razer. Nella versione Black ricevuta in redazione manca però il DVD contenente i driver di sistema, presente invece nei modelli Elite. Nonostante la loro assenza, la configurazione avviene in maniera automatica sia su Windows XP/Vista, sia sul nuovo Windows 8, ma è comunque consigliabile scaricare il software aggiornato dal sito ufficiale per poter avere un controllo ottimale sulla regolazione dei DPI. Estratto dalla confezione, la prima cosa che salta all’occhio del Razer DeathAdder sono le dimensioni generose e l’impugnatura ergonomica studiata appositamente per destrorsi, indicata sostanzialmente per chi ha una presa di tipo palm-grip, che vede l’utente appoggiare l’intero palmo della mano sul mouse, e resa ulteriormente salda dalle plastiche antiruvido utilizzate per il rivestimento. Nel caso in cui foste mancini, vi ricordiamo che in fase di acquisto dovrete ricordarvi di acquistare la versione dedicata, pena l’impossibilità di usare la periferica. Sull’estremità superiore troviamo invece il cavo USB con terminazione in oro, che grazie alla generosa lunghezza di 2 metri e 15 centimetri consente di effettuare ampi spostamenti senza problemi di sorta.
La semplificazione e l’essenzialità del mouse sono rappresentate in maniera perfetta anche dai soli cinque tasti a disposizione dell’utente, i classici due frontali con rotellina a 16 scatti e i due pulsanti programmabili laterali, ottimi per la fruizione di titoli con pochi comandi dedicati come gli FPS. Quelli pensati per il pollice si rivelano facilmente raggiungibili, anche se il più vicino al retro della periferica potrebbe risultare scomodo per chi avesse delle dita eccessivamente lunghe. La versione base che abbiamo testato è priva di qualsivoglia led, fattore che rende il tutto probabilmente meno bello alla vista rispetto ai medesimi prodotti presenti in commercio, ma molto più pratico per le sessioni prolungate di gioco, dato che l’assenza di eventuali fonti luminose consente al mouse di non generare calore continuo e di non arrecare dunque fastidio durante l’uso.
Volgendo l’attenzione al sensore, invece, possiamo notare come questo sia stato posizionato perfettamente al centro della struttura, elemento che rende la periferica reattiva e al contempo molto più controllabile. Ottima anche la presenza dei piedini in teflon che permettono di utilizzare Razer DeathAdder praticamente su qualsiasi superficie, anche se il nostro consiglio rimane quello di acquistare uno dei numerosissimi e validi mouse pad presenti in commercio.
Prova su strada
Durante i nostri test abbiamo provato il mouse su una svariata quantità di titoli di diverso genere, che vanno dagli sparatutto come Battlefield 3 (e relative espansioni) o Counter Strike: Source fino ad arrivare a titoli come Torchlight 2 e Diablo III. Le impostazioni di base che abbiamo adottato sono 1800 DPI di sensibilità con un polling rate di 1000 Hz che garantisce circa 1 ms di ritardo contro i 125 Hz/8ms solitamente presentati da dispositivi di fascia medio-bassa. Ogni movimento è stato riprodotto dunque fedelmente e senza problemi di sorta, con la totale assenza di accelerazione negativa che ha consentito, tra le altre cose, di beneficiare di una precisione senza eguali. Alzando i DPI la situazione non è assolutamente cambiata, e il DeathAdder si è rivelato un ottimo alleato nello sterminio di nemici o troll. Qualsiasi impostazione viene inoltre regolata da Razer Synapse, software proprietario che offre una miriade di possibilità di personalizzazione del mouse, come per esempio la configurazione delle macro associate ai tasti dedicati, e permette inoltre di memorizzare le proprie impostazioni in un ambiente cloud, così che possano essere immediatamente reperibili anche su altre postazioni. Sarà infatti sufficiente inserire il proprio nome utente e password per accedere alla propria area personale e recuperare il tutto in pochi semplici passi, così da essere subito pronti all’azione. Una soluzione del genere al posto della classica memoria onboard potrebbe far storcere il naso ai più, forse a causa della necessità di avere sempre installato Synapse, ma d’altra parte l’utilizzo di una memoria cloud dedicata consente agli utenti di registrare tutti i settaggi desiderati e superare i limiti imposti da una memoria installata.
La nostra prova con Razer DeathAdder si è rivelata molto positiva. La periferica presenta delle specifiche davvero interessanti, che consentono agli utenti un’esperienza di gioco unica e del tutto esente da imprecisioni o ritardi nella rilevazione dei movimenti. La reperibilità a un prezzo accessibile, che si attesta intorno ai 50-60 euro, rende inoltre questo mouse una delle scelte più indicate per chi è alla ricerca di un prodotto valido e a buon prezzo.