La parabola discendente che ha visto protagonista Johnny Depp in quest’ultima decade cinematografica è uno degli elementi oggettivi che meno ha preoccupato l’industria del cinema. D’altronde, pur essendo stato sempre sopra le righe, Depp non è mai stato un attore chiacchierato per le sue perfomance attoriali, bensì per tutte le problematiche che si è portato dietro da una vita disastrata e abbondantemente inficiata da vizi e stravizi. Con l’andare a scemare del mito di Tim Burton, inoltre, e con il sodalizio che era iniziato magnificamente con Edward Mani di Forbice, sono stati ben pochi i risultati ottenuti da Depp, con forse Sweeney Todd da annoverare come ultimo degno successo. Nonostante ciò, però, il personaggio di Jack Sparrow ha permesso sempre a Depp di esaltarsi, di mettere in scena quelle sue peculiari caratteristiche che hanno creato uno dei personaggi più amati dal pubblico internazionale dell’ambiente piratesco, un personaggio che con La vendetta di Salazar torna in auge e trascina, da solo, un’intera pellicola.
La nuova iterazione di Pirati dei Caraibi segue una sceneggiatura molto scolastica, che non vuole raccontare niente di eccezionalmente fuori dall’ordinario. Ancora una volta l’intera trama si scinde in due strade inizialmente parallele, ma che sono destinate a incontrarsi e intrecciarsi. Da un lato il figlio di Will Turner, oramai conclamato capitano dell’Olandese Volante, è alla ricerca di un modo per rompere la maledizione e riportare il padre sulla terra ferma, dall’altro, dalle oscure lande del Triangolo del Diavolo, si sta ridestando Salazar, ex capitano della marina spagnola che sognava l’intera distruzione del genere piratesco. Sconfitto da una furbizia di un giovanissimo Sparrow diversi anni prima, ora Salazar sogna la vendetta nei confronti di quel pirata che lo ha costretto a una maledizione che lo tiene in sospeso tra la vita e la morte. Sparrow avrà bisogno di Turner e Turner avrà bisogno di Sparrow, nel più classico dei viaggi dell’eroe, inizialmente rifiutato e successivamente accettato per un bene superiore, per un bene personale. Proprio in questo modo la vicenda si permette di creare delle ramificazioni che aggiungono del sottotesto ad alcuni personaggi secondari, che tornano per raccontare nuovi elementi della propria storia, ricollegandosi ad altri nuovi comprimari delle vicende. Alcuni di essi sono soltanto abbozzati, senza dar alcuni tipo di peso a ciò che accade, così come diversi secondari vengono introdotti e poi lasciati nel dimenticatoio, tanto da spingere lo spettatore a domandarsi perché allora mostrarli. Per le rimanenti qualcuno potrà leggerle come delle forzature, ma a conti fatti si tratta di puro fan service, perché La vendetta di Salazar è, nel suo succo e nocciolo, proprio questo: un modo per far venire il magone ai vecchi fan, quelli che hanno iniziato a seguire Jack Sparrow quando era un pirata alle prime armi e con Orlando Bloom duellava in bilico tra la delinquenza e l’affabilità.
Ciò che, in ogni caso, tiene in piedi l’intera produzione è Jack Sparrow, senza temporeggiamenti alcuni. Johnny Depp, come dicevamo in apertura, nei panni del pirata più disastrato dell’ultimo ventennio è un one man show, capace di reggere l’intera pellicola con i suoi movimenti, con le sue smorfie, con i suoi primi piani. Se l’interpretazione non è ai livelli della seconda e della prima iterazione della saga, è comunque di alta qualità, abbastanza da superare quanto i Pirati realizzarono con l’ultima uscita al cinema. Le battute non sono mai fuori luogo, scritte sì in pieno stile Disney, il quale ultimamente ci ha fatto storcere il naso nelle produzioni Marvel, ma che con l’irriverenza di Sparrow si sposano perfettamente con i tempi storici narrati con la saga dei pirati. Ciò che è chiaro è che La vendetta di Salazar va presa come una commedia leggera, senza alcun tipo di pretesa eccessiva, che scorre leggiadra nelle sue due ore senza essere mai eccessivamente ridondante: allo scontro finale si arriva abbastanza rapidamente, così come i flashback e il background del temuto spagnolo si intrecciano bene con le linee temporali del presente. Non ci sono grandi picchi, i comprimari inseriti non si esaltano in modo eccessivo e risultano essere per lo più delle spalle comiche per Sparrow e la sua scombinata ciurma di pirati. Il tutto è comunque ben orchestrato, senza infastidire troppo lo spettatore, anzi accompagnandolo in una scorribanda tra i mari che chiaramente lascia più che aperta la porta per il prossimo film, nel quale necessariamente bisognerà tornare a calcare i solchi dei primi episodi.
Pirati dei Caraibi – La vedetta di Salazar è un ottimo ritorno alle origini per quanto riguarda la saga, che con il quarto capitolo, e anche un po’ come il terzo, si era lasciata andare a qualcosa di ridondante e privo di mordente. Pur non avendo, come dicevamo, una sceneggiatura che brilla per originalità e che ripropone un dettame molto scolastico, l’interpretazione di Johnny Depp diverte, strappa qualche risata e rende più leggere le due ore in sua compagnia. Non aspettatevi un capolavoro, ma sganciate l’ancora e lasciatevi accompagnare in questa nuova avventura tra i mari.