DLC, ovvero Downloadable Content, è una delle poche parole che raramente qualcuno ha sentito in bocca a Jeff Kaplan. Chiacchierone, austero, severo nei giudizi, Kaplan è uno che quella parola non l’ha mai pronunciata troppo facilmente fin da quando esiste il progetto
Overwatch. Una parola grossa, che racchiude in sé le speranze e i tormenti di un’intera generazione di videogiocatori, scomoda, sanguinosa e spesso pure fastidiosa quando viene utilizzata addirittura prima della data effettiva di uscita di quel determinato gioco. E pensare che i DLC avrebbero dovuto aggiungere elementi all’esperienza videoludica, non sottrarne. Ebbene, se c’è qualcosa che differenzia Overwatch dagli altri fps attuali, quella è proprio la progettualità che si cela dietro a questo titolo, figlia di scelte decise che non scendono a compromessi. Tutti sapevano che Overwatch uscendo sul mercato avesse dei contenuti limitati, contenuti che come promesso sono arrivati periodicamente sotto forma di aggiornamenti, con ritmo costante e ben cadenzato. Gratuitamente. E la community, stanca da anni ed anni di fps pubblicati monchi, fatti a pezzi per logiche di mercato a scadenza annuale, non ha potuto che prendere la notizia con gaudio ed accogliere a braccia aperte il titolo Blizzard. Un titolo furbo, non c’è che dire, che si maschera bene sotto una sorniona livrea da sparatutto in soggettiva ma che, proprio grazie alla forza delle idee di Blizzard, mescola una quantità di elementi videoludici che potrebbe fare da scuola per anni ai titoli a venire delle altre case di sviluppo. Sono parole d’amore le nostre, senza riserve e senza tentennamenti, che a più di un anno dal rilascio vengono confermate evento dopo evento, eroe dopo eroe, coppa del mondo dopo coppa del mondo. Perché se nel frattempo che tutte le altre case stavano a guardare impegnate a far uscire sul mercato sparatutto sempre un po’ troppo simili a quelli precedenti, solo Blizzard si è data da fare cementando le proprie idee, allargando il network di utilizzatori rendendo il proprio prodotto accessibile ed appetibile anche ai neofiti, ed andando a creare una solida base per quello che concerne il futuro degli esport: la Overwatch League. Ma andiamo con ordine, che la festa è appena cominciata.
Quando le idee ce le hai chiare
Se siamo qui a parlarvi di Overwatch il motivo è semplice: da qualche giorno è disponibile il nuovo evento estivo che si protrarrà fino a fine mese. E quale buona occasione per fare il punto su un gioco come Overwatch, che in un anno appena di vita ha sbriciolato record su record di vendite e di visualizzazioni sulle piattaforme di streaming più conosciute? Per chi non ne fosse a conoscenza, Overwatch è uno sparatutto in soggettiva che mescola sapientemente alcune meccaniche da tower defense e MOBA. E se pensate che questi due generi, mischiati ad uno sparatutto possano creare solo confusione vi sbagliate di grosso. Overwatch è un titolo raffinato, equilibratissimo, che fa del proprio gameplay, ma soprattutto del proprio gunplay, la propria forza, inarrivabile per altri titoli.
Variegato ed estremamente tattico, il titolo di Kaplan offre un livello di sfida scalabile e verosimile, adattandosi a tutti i tipi di giocatori. Da neofita a koreano incallito che vive e mangia dentro una gaming house il passo è lungo ma fattibile, in tutti i sensi. Quello che serve è concentrazione e tanta voglia di imparare. E visto che Blizzard non vuole che il suo titolo ristagni nella monotonia, preda di giocatori pro che di fatto bullizzino i nuovi arrivati, eccola lì che periodicamente, con cadenza circa trimestrale, si impegna a pubblicare eventi e nuovi eroi che rimescolano, e non di poco, il gameplay. E’ la volta dei Giochi Estivi 2017 che riprendono la falsariga di quelli visti l’anno scorso in onore delle Olimpiadi di Rio, ma che implementano delle proposte interessanti. A parte la valanga di skin, emote e quant’altro sbloccabili tutte gratuitamente (e qui tenderemo a sottolinearlo) presenti nell’evento, per non parlare del nuovo eroe Doomfist rilasciato da pochi giorni, Blizzard ha voluto mixare il mondo competitivo con quello casual, portando sulle console una versione tematizzata Overwatch del famoso Rocket League, ovvero la modalità Lucìoball. Stipulato un accordo commerciale che gli ha permesso di utilizzare a tempo limitato la creatura di Psyonix, Kaplan ha voluto mettere saldamente le mani su tutta una schiera di casual gamer facendogli testare l’ebrezza di quello che a tanti senza esperienza potrebbe spaventare: il mondo competitivo. A parte le solite ricompense ottenibili salendo di livello, attraverso una modalità dedicata 3vs3 sarà possibile acquisire punti competitivi spendibili poi per acquisire eventuali armi d’oro (accessibili solo per chi, appunta, mastica quotidianamente il competitivo). La modalità è semplice quanto travolgente: stesso principio di Rocket League ovvero una partita di calcio da giocare su di un terreno limitato e chiuso, nel quale si contenderanno la vittoria gol su gol due squadre composte interamente da Lucìo. Il simpatico healer brasiliano, grazie alla sua velocità negli spostamenti e le sue abilità peculiari, è il personaggio perfetto che si sposa con questa modalità, incrementando ed ampliando addirittura l’esperienza che lo stesso Rocket League possa dare ai videogiocatori. E’ una vittoria su tutti i fronti quella di Blizzard che con la forza delle sue idee riesce a tenere sempre sul filo una community vastissima, dandogli periodicamente eventi interessanti e divertenti, oltre che a contenuti pregevoli e ricercati che si impegnano ad andare incontro a tutti i tipi di gamer. Se non è amore questo, sfidiamo noi a trovarne di più sincero.
Come ti rivoluzione il mercato degli fps
La forza di Overwatch (ed il perché sia così imitato) la dice lunga sul grado di innovazione che Blizzard ha portato in un mercato da troppi anni stantio. Lasciate perdere noiosi setting di armi e personaggi, Overwacth non vi chiederà tutto questo: vi chiederà solo di scegliere un eroe che vi piace e giocarlo finché non ne avrete conosciuto il minimo dettaglio. E per farlo, credeteci, servono ore ed ore di allenamento. La forza del titolo Blizzard è tanto semplice quanto travolgente. Nelle sue meccaniche semplici ma adattabili a tutti i tipi di giocatori, Overwatch rischia senza ombra di dubbio di creare una netta linea di demarcazione tra tutto quello che è venuto prima e quello che verrà dopo nel mercato non solo competitivo ma degli fps in generale. Per non parlare della cura maniacale con la quale vengono studiati i report che gli stessi giocatori inviano costantemente a Blizzard. Il segreto di un gioco competitivo sta nel perfetto equilibrio, dove non è il gioco ma il giocatore a fare la differenza, spingendo al limite le capacità fisiche (ovvero riflessi e velocità di esecuzione) ed intellettuali (ovvero il senso della posizione e l’intelligenza tattica). Questo fa la differenza da altri titoli affini e cioè che a parità di mezzi, vince la squadra migliore, senza se e senza ma. Ed il risultato di questo costante lavoro di ritocco ed affinamento ed il supporto costante ad una community effervescente, ha portato Overwatch ad essere lo sparatutto competitivo per eccellenza che ha sbriciolato tutto e tutti in fatto di visualizzazioni e giro di affari creato. E se non credete troppo alle nostre parole, andate a farvi un giro sulla rete ed andate a cercare gli ultimi mondiali svoltesi qualche giorno fa. E per i più curiosi, siete ancora in tempo: la fase finale dei playoff si svolgerà a novembre. Quello che è certo è che Blizzard ha debuttato nel mercato degli fps con le idee chiare fin da subito, e cioè quello di proporre ai videgiocatori un titolo dalle meccaniche immediate ma al contempo complesse, che richiedesse pazienza ed applicazione affinché venisse snocciolato ed analizzato in tutti i suoi aspetti. Per non parlare del supporto pressoché quotidiano che la casa di Irvine offre alla propria community, sempre attenta nelle scelte di gusto e di introduzione di meccaniche da proporre periodicamente. Ed il risultato di tutte queste accortezze, nonché del lavoro mostruoso degli sviluppatori che si cela agli occhi dei più, è un gioco sempre fresco e vivace, dai cambianti costanti e ragionati, che permette a giocatori vecchi e nuovi di relazionarsi con un titolo adatto pressoché a tutti, a patto che si abbia la voglia di impegnarsi e misurasi con chi è più forte. Senza mezzi termini, Overwatch ad oggi è una creatura videoludica sanissima che, a più di un anno dal rilascio e senza mai aver aggiunto contenuti a pagamento, è lontanissima dal proprio tramonto. Senza nessun dubbio, se Jeff Kaplan creasse un culto religioso, noi saremmo i suoi primi adepti.
Overwatch è uscito da più di un anno ed è più in forma che mai. Eventi periodici, aggiunta costante di nuovi eroi, riformulazione continua del mondo competitivo, un supporto profondo e lodevole ad una community in continua ebollizione, sta portando Overwatch ad essere un fenomeno mondiale osannato e celebrato dovunque, dai forum alle migliaia di eventi esport che sorgono oramai abitualmente in tutte le parti del mondo. Aggiungeteci un gameplay equilibrato ed in costante miglioramento ed una cura nei dettagli pressoché maniacale ed avrete tra le mani un titolo che rischia di essere incoronato, senza troppi fronzoli, da qui agli anni a venire il re degli fps competitivi. E se vi dicessimo che il tutto non è mai stato preda di contorte logiche di mercato di contenuti aggiuntivi a pagamento? Credo basti questo per convincervi della grandezza dell’idea che Blizzard ha infuso nella sua più recente e meravigliosa creatura.