Omicidio all'Italiana

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Che la si ami o che la si odi, la comicità di Maccio Capatonda (all’anagrafe Marcello Macchia) ha rappresentato e rappresenta tutt’ora un importante tassello di quella che è l’italianità sul piccolo e sul grande schermo. Omicidio all’Italiana non fa altro che imprimere sulle mura del piccolo paese di Acitrullo questo semplice concetto.
Scappiamo, i giornalisti stanno venendo ad arrestarci!
Sin dai trailer realizzati per Mai Dire e successivamente anche nelle due stagioni della serie tv realizzata per MTV, Mario, il buon Maccio ha sempre tratteggiato dubbi, psicosi e paranoie dell’italiano medio, tanto da racchiudere ogni concetto espresso anche in un primo lungometraggio mediamente apprezzato da critica e pubblico e uscito ormai un paio di anni fa, Italiano Medio, a sua volta ispirato a un video diventato virale sul web. Si, perché l’arte comica di Marcello nasce proprio sul web, con le migliaia di condivisioni del suo La Febbra, opera prima (se così possiamo definirla) di un modo di concepire la stupidità che in realtà così stupido non è. Anzi, è esattamente il contrario. Con Omicidio all’Italiana Maccio fa un ulteriore passo in avanti, spingendosi oltre il confine del cliché televisivo e andando a fare satira (perché in fin dei conti quello sa fare e anche molto bene) contro la realtà oltre la tv. In questa occasione la cornice è la piccola realtà immaginaria di Acitrullo, paesino sperduto tra le montagne del Sud Italia, abitato da una manciata di vecchietti e senza neppure una linea internet decente (se si esclude qualche timido tentativo con il 56k). I giovani hanno ormai abbandonato il piccolo borgo, conquistati dalle “cinque tacche sul telefonino” che una città come Campobasso può invece offrire loro. Tuttavia, il goffo sindaco di Acitrullo Piero Peluria (Maccio Capatonda) non demorde, e cerca in tutti i modi possibili e immaginabili di dare nuovo smalto al suo villaggio fantasma. E per farlo cercherà anche l’aiuto di suo fratello, Marino Peluria (Herbert Ballerina), anche lui tentato dalla “bella vita” di un capoluogo di provincia.
Hanno acciso la morta!
Un giorno, però, arriva la svolta: trovato il cadavere della ricca e un po’ acida contessa locale, i fratelli Peluria decidono di inscenare un vero e proprio omicidio per attirare nel loro paesino la televisione, i giornali e soprattutto tutta una serie di visitatori attratti dalla “mortammazzata”, magari proprio per scattare qualche selfie sul luogo del delitto. Ed è così che Maccio alza il sipario sul cosiddetto “turismo macabro”, che non è solo l’invenzione malsana di un comico ma una vera e propria realtà ben nota a chi segue i fatti di cronaca nostrani (basti pensare all’Isola del Giglio o agli episodi di Cogne e Novi Ligure). E la procace conduttrice di un programma che risponde al nome di “Chi l’Acciso” (interpretata da una divertita Sabrina Ferilli), altri non è che il semplice riflesso di un personaggio televisivo realmente esistente, che cavalca puntualmente lo share invitando a studio casi umani e drammi di ogni genere, specie nella fascia oraria pomeridiana (immagino che abbiate già capito di chi sto parlando). Omicidio all’Italiana riesce quindi, in maniera ancora maggiore rispetto al precedente Italiano Medio (che si perdeva in una seconda parte forse un po’ troppo didascalica), a tratteggiare la superficialità degli abitanti della nostra penisola, spesso volgarissimi e incivili e incapaci di infondere il buon senso nelle cose realmente serie. In particolare stavolta Maccio e compagni riescono a tratteggiare la “perversione del macabro” in una maniera realmente chiara e diretta, con un linguaggio che ormai tutti noi abbiamo imparato a capire e apprezzare nel corso degli anni (con giochi di parole, storpiature di nomi e personaggi grotteschi come se piovesse). 

Nessuno vuole scomodare i grandi autori comici del passato (che sia un Mario Monicelli o un Carlo Verdone), ma non apprezzare Maccio Capatonda e il suo ultimo Omicidio all’Italiana per la sua capacità di raccontare l’italianità goffa del nostro secolo è quantomeno ingiusto nei confronti di un comico che ha e avrà sempre molto, moltissimo da dire. Perlomeno finché saremo proprio noi italiani a fornirgli materiale utile a prenderci in giro.

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