Scomparso lo scorso 26 agosto, Tobe Hooper è stato uno dei grandi maestri dell’horror, autore di cult del genere come Quel Motel Vicino alla Palude (1977), Poltergeist – Presenze Demoniache (1982) e Non Aprite Quella Porta. Proprio grazie a quest’ultimo film, considerato il capolavoro di Hooper e uno dei più influenti film horror di tutti i tempi, nacque una delle icone più controverse del cinema: Leatherface, in parte ispirato alla figura del famoso serial killer Ed Gein (il quale ebbe grande influenza anche su altri capolavori del genere come Psycho e Il Silenzio degli Innocenti).
Le origini del mito
The Texas Chainsaw Massacre (questo il nome originale della pellicola del ’74 co-scritta da Kim Henkel) ebbe qualche problema durante e dopo la sua uscita: vietato in diversi paesi, tolto da alcune sale dopo i reclami del pubblico per una violenza all’epoca considerata troppo sopra le righe, e non capito da tutti i critici, in seguito agli enormi incassi generati ebbe poi una clamorosa rivalutazione che cambiò per sempre la sua reputazione e la percezione che il pubblico ne ebbe e tutt’ora ha. Il grande successo del film ha generato negli anni tre seguiti, un remake, un prequel del remake, un film in 3D e il prequel dell’opera originale in arrivo a breve nelle sale, intitolato Leatherface.
Ma com’è nata l’idea originale?
Tobe Hooper cominciò a lavorarci all’inizio degli anni ’70, quando all’università era ancora un assistente alla regia; aveva già preparato una bozza ed elaborato alcuni elementi che sarebbero stati di fondamentale importanza per la riuscita del film, come l’isolamento, la presenza di un bosco e quell’aura cupa che voleva imprimere all’opera. In seguito, il suo compito venne molto facilitato dai grandi cambiamenti culturali e socio-politici dell’epoca, uniti all’atteggiamento menzognero che il governo americano ebbe nell’ambito dello scandalo Watergate del ’72, della Crisi Energetica del ’73 e sulle atrocità della Guerra del Vietnam. Fu per questo che il regista decise intenzionalmente di mentire, inserendo a inizio film la scritta “Il film che state per vedere è reale“.
Soprattutto quando Hooper vide ciò che la tv mostrava sulle atrocità del Vietnam, dove non esisteva alcuna umanità e tutto era brutale e da non credere, gli venne da pensare che “L’uomo è il vero mostro, solo che indossa facce diverse. Ecco perché ho messo una maschera al mostro del mio film“.
Nel libro “Abject Terrors“, Tony Magistrale disse che Non Aprite Quella Porta aprì la strada all’horror come veicolo per la critica sociale. Ed era vero: Leatherface e la sua famiglia sono vittime del capitalismo industriale. Il loro lavoro al mattatoio viene reso obsoleto dall’avanzamento tecnologico, l’abbattimento col martello è diventata una pratica antiquata, la gestione vecchio stile non funziona più e i Sawyer si vedono costretti – in modo macabro, perverso e inumano – a cibarsi di carne umana per contravvenire alla povertà che li ha travolti.
Gli ingredienti del successo
Non Aprite Quella Porta diede un nuovo significato agli slasher, influenzò negli anni i registi e le loro opere, diede alla luce un personaggio unico e terribile, sconvolse ed ebbe un grande impatto culturale che ancora oggi riecheggia al di fuori della nicchia a cui originariamente apparteneva.
Sebbene sia diventato un franchise e si sia espanso tramite fumetti e un videogioco uscito su Atari, i sequel non furono all’altezza del capostipite.
Il secondo film (l’ultimo di Hooper, prima di passare il testimone ad altri registi), arrivò a dodici anni di distanza, presentandosi come una black comedy che si allontanava con decisione dallo stile e dall’atmosfera della prima opera. Hooper dichiarò che quel modo di trattare l’horror in maniera un po’ frizzante era parte integrante anche della prima pellicola, e che il pubblico tendeva a non farci caso per via dei contenuti molto crudi inseriti nel film, che esclissavano in parte questa percezione. Il compianto Tobe Hooper ci perdonerà, se almeno per una volta decidiamo di dissentire da questa dichiarazione di comodo.
Non Aprite Quella Porta era infatti brutale, diretto, scioccante, barbaro e autentico. Non esistevano preamboli prima delle scene più controverse, non c’erano momenti preparatori che potessero in qualche modo presentare gli atti scellerati che stavano per avvenire, non c’era quel senso d’anticipazione che da metà anni ’80 in poi ha ridicolizzato gran parte dei film horror. Tutto succedeva perché doveva succedere. Senza preavviso. Accadeva e lasciava lo spettatore di sasso, quasi incredulo.
Il primo omicidio di Leatherface non può essere dimenticato. La prima vittima rimane sull’uscio della casa e grida se c’è qualcuno, si odono dei grugniti animaleschi provenire da lontano, come di sordida eccitazione; alla fine del corridoio s’intravede una stanza con una parete rossa decorata con teschi di animali, l’inquadratura si avvicina come a voler mostrarne i dettagli; l’uomo, come per darsi coraggio, dapprima si guarda intorno smarrito, poi chiede ancora una volta se in casa ci sia qualcuno. Decide allora di controllare e con uno slancio deciso si dirige verso la stanza da cui provenivano quei versi osceni, poi inciampa sulla pedana e con un colpo di reni evita la caduta e si rimette in piedi, trovandosi davanti a un uomo altissimo, con un grembiule da macellaio e una maschera di pelle umana cucita attorno a un volto che cela deformità e disgusto. Questi lo aggredisce con un unico e deciso colpo di martello in testa; l’uomo cade, ha violente e incontrollabili convulsioni e infine riceve il colpo di grazia, prima di essere trascinato via nella stanza dove il suo cadavere verrà vilipeso. Leatherface apre così la sua oscena mattanza. Poi sbatte la porta con un versaccio, lasciando spazio a una nota bassa e prolungata che è una sentenza di morte. Il resto è storia, così come storici sono i quasi sei minuti d’inseguimento nel bosco, dove Marilyn Burns (che interpreta Sally) urla in maniera talmente realistica che sembra ne valga davvero della sua vita.
The Texas Chainsaw Massacre è indiscutibilmente il capolavoro di Tobe Hooper.
Crudo, diretto ma anche intelligente e a suo modo raffinato per essere nato come un film indipendente a basso budget, Non Aprite Quella Porta è entrato di diritto tra i migliori e più influenti horror della storia del cinema. In settimana uscirà Leatherface, prequel del primo e indimenticabile film che diede origine al mito.
Prima della nostra video recensione, vi faremo conoscere più da vicino Faccia di Cuoio attraverso un articolo che vi racconterà l’evoluzione del personaggio, pronto a tornare sul grande schermo per mostrarci come tutto ebbe inizio.