Sabato sera a Milano, presso il Base, locale nella zona di via Tortona, Netflix ha riprodotto l’esperienza ansiogena ed estraniante di Black Mirror. L’acclamata serie, arrivata alla sua quarta stagione, ha messo a nudo tutte le sfaccettature negative dello sviluppo tecnologico nella nostra epoca: esaltazione del consenso da parte dei followers sui social, ansie perenni dall’osservazione costante, la vita all’interno della realtà virtuale che ci impedisce di distinguere il vero dal finto, e così via. In un mondo in cui quindi la tecnologia ha preso il sopravvento era impossibile non proporre qualcosa di molto simile, ossia una cena pagata non con i soldi, bensì con i followers.
Partiamo dai requisiti per poter accedere alla serata, che era chiaramente esclusiva: al di là della resistenza, per una fila che poteva durare anche più di tre ore, bisognava dimostrare di avere un account con almeno 1000 followers su Instagram, il social che oramai la fa da padrone nel mondo del web, anche più di Facebook. Nello spazio dell’Ex Ansaldo era stata organizzata una sala divisa in due strade parallele: in una, l’androne, era stato collocato un tavolo con circa cinquanta coperti, tutti pronti a ospitare gli influencer della serata, con le dovute proporzioni, mentre l’altra zona dell’evento, un corridoio che conduceva al bar del Base, era pensato per poter recuperare i followers mancanti. Questo perché Netflix ha pensato a tutto e a tutti, compresi i non-influencer. Durante la serata venivano, infatti, messi in palio dei tagliandi da +500 followers, che permettevano di colmare il gap in vostro possesso: per poter ottenere tali biglietti, ovviamente, serviva mettersi alla prova. Una volta entrati in una sorta di gabbia vetrata, il malcapitato, ma desideroso di poter accedere all’esclusiva cena, doveva fare in modo di conquistare i presenti per ottenere almeno 10 like, scattati i quali poteva richiedere il tagliando da +500 followers. Va da sé che nel caso in cui non fosse bastato un solo biglietto bisognava ripetere l’operazione, fino ad arrivare ai 1000 richiesti. Una volta raggiunta tale soglia si sbloccava l’accesso alla cena, alla quale, però, non si poteva rimanere per sempre.
Una volta entrati nella sala con il tavolo si entrava in contatto con la prova successiva, ossia il feedback dei propri followers. Era necessario scattare una foto e utilizzare l’hashtag #BFSC per poi postare la propria foto su Instagram: ovviamente per poter restare a cena bisognava ottenere un determinato numero di like a quella foto, anche in tempi abbastanza rapidi. Avere pertanto dei followers lenti non avrebbe aiutato nessuno, cosa che invece la fascia oraria avrebbe potuto fare: essendo però sabato capirete che non era proprio del tutto facile come operazione di convincimento. In filodiffusione parte Fly to the Moon, i camerieri ci chiedono se preferiamo un cocktail analcolico o alcolico e poi ci portano il piatto: le pietanze si dividono per classe e quella di appartenenza è indicata al proprio posto. La prima classe va dai 10k ai 30k di followers, la seconda è un’intermedia che va dai 5k ai 10k e la terza, invece, è la più bassa, dal requisito minimo di 1k fino a 5k. A seconda della propria classe si riceve il piatto: il nostro, che eravamo invitati come stampa, comprendeva due hossomaki, due tartine e della pasta. Un piatto non ricchissimo, ma che in ogni caso ci ha permesso di fare un buon aperitivo, mentre gli altri hanno dovuto accontentarsi o solo delle tartine o soltanto della pasta: il trittico di pietanze era, infatti, dedicato soltanto alla prima classe. La gloria è durata comunque poco, perché la nostro foto ha totalizzato, al momento dell’esclusione, soltanto 20 like. Il risultato attuale è di 55, ma è stato ottenuto, purtroppo, nella nottata quando oramai non valeva più. Una voce robotica ha annunciato, quindi, il nome dello sfortunato di turno e lo ha invitato a lasciare il tavolo: “Sei pregato di lasciare il club” e subito dentro un altro, pronto a scalare la leaderboard che nel frattempo si palesava alle spalle del tavolo dei vip. Il tempo al Black Future Social Club non gioca a favore di nessuno, se non degli influencer che contano. Sconsolati, quindi, lasciamo il locale e ci dirigiamo verso l’esterno, osservando nel frattempo la coda di persone che sta aumentando e che, desiderosa, attende il proprio turno per sedersi, mangiare e sfoggiare i propri followers dinanzi al prossimo. O magari elemosinarli.
La provocazione di Netflix ha funzionato: il mondo si sta dirigendo sempre più rapidamente verso un abuso della tecnologia e per la prima volta stare a cena con lo smartphone in mano a refreshare i propri profili social non è stato motivo di insulti. Anzi, eravamo obbligati a farlo. Tre ore di coda, scenette ridicole all’interno di una gabbia per poter ottenere i followers mancanti, poi l’elemosina di like per poter restare nel club. Un’operazione interessante, un’esperienza affascinante, che ci ha portati in un mondo che forse non è così tanto lontano da quello attuale.