MotoGP 14

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a cura di Pregianza

Credo che tutti i giornalisti videoludici italiani nutrano un bislacco sentimento di odio/amore per Milestone. Lo studio italiano è sempre stato una fucina di talenti: lo dimostrò con il mai dimenticato Screamer, e per anni ribadì il concetto con dei capitoli della serie SBK di qualità, o con qualche exploit geniale mai riconosciuto (la meccanica del rewind nei giochi corsistici? C’era già in SCAR, ma la gente se la ricorda quasi solo per GRID). Poi però, il vuoto. Un limbo di titoli tra il mediocre e il decente, sempre elogiabili per la giocabilità, eppure mai all’altezza delle aspettative nei contenuti o nel comparto tecnico. 
Vorrei poter adorare incondizionatamente questa software house nostrana, ma ogni volta vengo bloccato dalla sua incapacità cronica di superare la barriera del “discreto”. Qualcosa, tuttavia, sta finalmente cambiando in Milestone, e il primo passo della casa verso un nuovo orizzonte di eccellenze potrebbe chiamarsi MotoGP 14. Lo ho provato direttamente nel paddock del gran premio di Barcellona-Catalunya e vi assicuro che questo capitolo della longeva serie dedicata alla competizione motociclistica più spettacolare al mondo è ben più di un semplice aggiornamento dei contenuti. Leggetevi pure la recensione se non mi credete, vi farete un’idea chiara del prodotto.
Il gioco preferito dai motociclisti
Come appena detto, il titolo l’ho provato dal paddock, ospitato dal team Forward Racing NGM e a due passi dalla pista, con campioni come Valentino Rossi e Marquez che gironzolavano tra camion e box in motorino. Una location suggestiva per un evento dedicato a un videogioco, e dovuta, visto che lo sviluppo di MotoGP 14 è avvenuto a stretto contatto con i corridori. Il gioco ha un sistema di guida diverso da quello del predecessore, come spiegato in sede di review: sempre familiare e legato allo spostamento del corpo del pilota sulla moto, ma con meno inerzia e più responsivo. Anche con vari aiuti attivati e fisica settata su “normale” la moto non può venir guidata senza pensieri, è obbligatorio dosare freno e acceleratore, e tutto è calcolato per essere preciso al millimetro. Non è il più intuitivo dei gameplay, ma si nota da subito che è congegnato con un certo criterio, perché di gara in gara ci si abitua ai controlli e si attaccano le curve in modo gradualmente sempre più aggressivo e sicuro. Il buon Irvin Zonca, capo del game design a Milestone, ha ovviamente difeso la scelta, precisando che per i neofiti c’è un comodo tutorial a inizio carriera e sottolineando la fondamentale importanza di una giocabilità profonda e appagante. 
Sono uscito soddisfatto dalla prova, ma non potevo immaginare di aver preso il controllo di una postazione che, fino al giorno precedente, era stata praticamente conquistata nientepopodimeno che da Aleix Espargaro e dai suoi compagni di team, apparentemente così esaltati dal gioco da essersi sfidati per ore in gare a tempo. Il velocissimo Aleix è uno tra i più strenui difensori della nuova strada intrapresa da Milestone, tanto che durante una breve intervista si è detto contentissimo delle modifiche, svelando di preferire molto l’ultima fatica degli sviluppatori ai precedenti capitoli, troppo legnosi e irrealistici a dir suo.
C’è poco da dire d’altronde… nel mio piccolo posso elargire giudizi sulla responsività della piega e sulla sensazione di velocità, ma se un uomo che guida un proiettile su due ruote elogia il controllo di una moto virtuale, è difficile dargli contro. A riprova, una lunga sessione di gioco voluta da Jorge Lorenzo a casa sua, e una visita notturna di Rossi nella zona delle console (zitto zitto, quatto quatto, quando il paddock si era desertificato prima delle prove ufficiali). Alla faccia della pubblicità positiva.
Irvin e i suoi, insomma, hanno fatto un lavorone sui controlli, basato peraltro in gran parte su dati reali. Interessante ad esempio notare come, con buona pace dei piloti di Moto 2 e Moto 3 che spesso venivano a provare il titolo, i mezzi delle scuderie minori non possano paragonarsi alle squadre principali come prestazioni, e risulti quindi estremamente difficile ottenere risultati stratosferici in gara alle difficoltà elevate per chi si piazza a metà classifica nella realtà e usa sé stesso nel gioco.
Certo, il realismo assoluto è un’utopia, ma l’equilibrio tra divertimento e simulazione è stato a mio parere raggiunto.
Competizioni a gogo, con gli interessi
Il lavoro fatto dai ragazzi di Milestone fa ancor più impressione quando si valuta la massa di contenuti offerta dal titolo, e il tempo avuto per lo sviluppo. In meno di un anno questo team ha rinnovato il motore grafico, creato una serie di sfide estremamente impegnative e parzialmente basate su momenti indimenticabili delle stagioni passate, dato vita a una campagna longeva e ben strutturata, e inserito nel loro prodotto una marea di piloti e moto accuratamente riprodotti. Per arrivare a tanto hanno dovuto trasformare gran parte dei mesi di sviluppo in un “crunch time” costante, dove le feste non esistevano e per molti programmatori la divisione tra notte e giorno è scomparsa. Non è un bell’elemento dello sviluppo dei videogame, ma è una cosa con cui quasi tutti nell’ambiente sono costretti a convivere, e vedere che Milestone ha retto la pressione sfornando un titolo di qualità è consolante. 
MotoGP 14, ad ogni modo, pare essere solo l’inizio. L’azienda milanese di recente ha allargato vari suoi reparti, e sta investendo per crescere a dovere. Pare inoltre che ci siano dei progetti interessanti in sviluppo, quasi sicuramente corsistici, di cui ancora non si sa però nulla. 
Personalmente, da bravo rompiballe, ho mosso a Irvin varie critiche legate al motore grafico. Il passo avanti c’è stato, ma è ancora un passettino in molti, forse troppi elementi. La casa ha già mostrato in passato un motore fisico legato ai segni nel terreno, dunque lascia interdetti la sua mancata implementazione nella sabbia dei circuiti, e deve rivedere texture e dettaglio di piste e vegetazione. Il tempo limitato per la creazione di MotoGP 14 non ha permesso di fare meraviglie, lo sappiamo, ma mi piacerebbe vedere un serio balzo qualitativo nella grafica dei futuri progetti. Se tanto mi dà tanto, comunque, stavolta è il caso di essere ottimisti. 

Che Milestone stia finalmente diventando la software house italiana che gli appassionati nostrani delle corse hanno sempre desiderato? Il talento a questi ragazzi non è mai mancato, ma MotoGP 14 è una risposta importante che arriva dopo una lunga attesa. Sinceramente, crediamo che le parole di sviluppatori e capoccia dell’azienda non siano state buttate al vento, e la software house abbia sempre più le carte in regola per rendere roseo il suo futuro. Aspettiamo e vediamo.

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