Continua la nostra carrellata di titoli più attesi. Questa volta la parola passa a me, LoreSka, quello che ha più gioia nel cuore degli altri. Eppure, questa volta mi tocca dare ragione al buon Pregianza (qui la sua classifica), perché ho fatto davvero fatica a mettere insieme una lista di giochi soddisfacente. Perché se, da un lato, ci sono alcuni titoli che sto aspettando con ansia, dall’altro c’è una lunghissima lista di giochi che mi lascia del tutto indifferente. Giochi che, probabilmente, molti di voi stanno attendendo con ansia. Ma, d’altro canto, nei videogiochi e nelle donne non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. E a me mi piace questa roba qua.
Inizio la lista con un titolo casual, un gioco la sola pretesa di farci divertire. E, diamine, il primo capitolo ci era riuscito. Così non posso nascondere un certo hype per questo secondo episodio, che si prospetta più grande, più vario e più completo del proprio predecessore. Ci saranno nuovi personaggi, nuove classi, un sistema di upgrade riveduto, tante nuove modalità, un hub con mappa free roaming e una maggiore attenzione al single player. In pratica, quelli di PopCap hanno ascoltato tutte le critiche e i suggerimenti dei fan, e sembrano averli messi in pratica senza stravolgere l’idea originale. Per conto mio, non ci sono molti dubbi: questo gioco sarà un successo.
Ve lo ricordate il primo (e, finora, unico) trailer di Zelda? Alla fine compariva un bel 2015. Beh, ad oggi il gioco non ha ancora una data di uscita, ma le probabilità di vederlo entro la fine dell’anno sono davvero molto alte. Questo gioco entra nei miei most wanted non solo per la storicità della serie e il fatto che sia uno dei marchi che più amo, ma soprattutto perché questa volta Nintendo sembra essersi presa qualche rischio. Il gioco avrà una sorta di struttura open world che dovrebbe incarnare delle differenze sostanziali rispetto ai precedenti episodi. Allo stesso tempo, il titolo è un vero e proprio salto nel buio, dato che le poche informazioni emerse nel corso di tutti questi mesi ci lasciano con un grosso punto interrogativo stampato in fronte. Ma, con Zelda, Nintendo non ha mai sbagliato un colpo.
Ok, ammetto che qui la cosa è controversa. No Man’s Sky è stato uno dei giochi per cui il mio hype è rimasto costante a livelli stellari per mesi… fino a quando non l’ho visto di persona. Mi aspettavo una sorta di Elite Dangerous in cel shading con atterraggio planetario e una carriera da esploratore/xenobiologo, e invece si è rivelato essere un gioco immerso nel crafting, con meccaniche molto più “guidate” di quanto mi aspettassi e la presenza di un nemico uguale in tutti i luoghi della galassia. Insomma, le cose sono meno entusiasmanti di quanto credessi. Ciononostante, esplorazione e catalogazione sono ancora uno dei pilastri di questo gioco, e l’idea di interpretare uno Jacques Cousteau spaziale è ancora viva.
Prima della scelta di questo gioco c’è stata una lunga e sofferta battaglia con Uncharted 4, ma alla fine ho deciso di premiare l’idea più nuova. Horizon: Zero Dawn mi ha lasciato a bocca aperta per le idee messe in campo dagli sviluppatori e, soprattutto, per l’ambientazione molto originale (ma, allo stesso tempo, reminescente dello splendido Enslaved), con la natura che si è mangiata il mondo intero e un ecosistema di costrutti robotici che i rimasugli dell’umanità cacciano non per cibarsene, ma per recuperare materiali. La trama è ancora intrisa di mistero, ma il nuovo personaggio – una ragazza di nome Aloy – mi ha già conquistato e gli scontri con i dinosauri robotici sono davvero emozionanti.
Non poteva mancare il gioco outsider da hipster sfigato. Ditemelo pure, non mi offendo. Ma dopo la scottatura della beta di Rollercoaster Tycoon 4, rivelatasi una mezza schifezza, la fiducia viene riposta in Planet Coaster, manageriale dedicato alla creazione e gestione di un parco a tema sviluppato dagli stessi della trilogia originale di Rollercoaster Tycoon. Il team, inoltre, è sotto la guida di Frontier Developments, lo sviluppatore di Cambridge che ci ha già portato Elite: Dangerous. Insomma, un vero e proprio dream team per un gioco da cui non mi aspetto grandi novità, ma che sono certo saprà tenermi incollato allo schermo per decine e decine di ore.
Ogni volta che l’ho visto, è stato amore crescente: Cuphead è uno degli indie più straordinari che ho mai avuto il piacere di giocare. Dal punto di vista del gameplay, si tratta di un semplice bullet hell basato esclusivamente su scontri con i boss, ma dal lato artistico questo gioco è incredibile. Parliamo di un titolo che prende profonda ispirazione dai cartoni animati di Max Fleischer e dalle Silly Symphonies della Disney, estrapolandone però soltanto gli aspetti più inquietanti. Un vero viaggio nei cartoon degli anni Trenta e una grandissima sfida per i videogiocatori più abili: che altro volete?
Vaporware! Quante volte ho gridato questa parola in preda alla frustrazione. Ma mi sbagliavo: The Last Guardian esiste davvero, e finalmente sembra essere giunto alla fine del suo travagliatissimo sviluppo. Questo è un gioco a cui sono legato, poiché mi ricorda il mio primissimo viaggio di lavoro al Tokyo Game Show del 2009. In ogni caso, in tutti questi anni sembra avere retto bene alla prova del tempo e le atmosfere messe in scena dal Team ICO sono sempre splendide. Quindi teniamo le dita incrociate, e speriamo che la lunga attesa non si sia tradotta nell’ennesimo prodotto naufragato nella mediocrità. Ma io voglio crederci.