Raggiro, frode, gioco d’azzardo illegale, associazione a delinquere, operazioni sleali e ingannevoli ai danni di minori: sono pesanti le accuse che tuttora gravano sui protagonisti del recente scandalo legato a Counter-Strike Global Offensive.
Certo, non è la prima volta che Valve si ritrova a proporre pratiche quantomeno controverse (come il recente tentativo di monetizzare le mod di Skyrim); questa volta la serietà della questione risulta però di tutt’altri livelli. Si parla infatti di una vera e propria causa legale, piuttosto che un banale “caso mediatico” circoscritto al web. Il colosso dietro a Steam non è tuttavia il solo, nell’occhio del ciclone: al centro della faccenda troviamo anche ProSyndicate e TmarTn, popolarissimi youtuber nonché proprietari di uno dei principali siti di scommesse online (sempre legate a CS:GO, ovviamente).
In cosa consiste per esattezza l’intera pratica illecita apparentemente permessa (e, stando alle accuse, promossa) da Valve? Per capirci un po’ di più, forse è il caso di cominciare dall’inizio.
Il ritorno di Counter-Strike
Non tutti se ne ricordano, ma al lancio, Counter-Strike Global Offensive non godeva certo della popolarità di cui vanta tuttora. Sicuro, il nome del gioco è stato sufficiente a richiamare l’ampia community che storicamente supporta la serie, ma c’è da ammettere come il titolo – all’inizio – faticò parecchio nel tentativo di far breccia nel cuore della vera e propria massa di PC gamer. Dopotutto, il mercato degli shooter era ai tempi assai sovraffollato (tra i vari CoD, Battlefield, Borderlands e via dicendo), e non fu facile attirare l’attenzione di un’utenza nuova ed effettivamente fresca. Il successo vero e proprio arrivò dunque circa un anno dopo, in concomitanza (come fa notare l’accusa del processo in corso) col lancio di una feature piuttosto peculiare: le skin. Si parla semplicemente di look alternativi per le armi da usare in-game, eppure il sistema che le introduce nel gioco sembra aver contribuito – e non di poco – a far impennare la popolarità del titolo.
«Con l’update Arms Deal potrai collezionare, comprare, vendere e scambiare oltre 100 armi modificate da equipaggiare in-game»
«Sperimenta tutto il brivido dell’illecito traffico di armi nel mercato nero, senza la parte in cui si viene accoltellati in qualche buio magazzino».
Alla luce dei fatti si può dire che Valve abbia optato quantomeno per una sfortunata scelta di parole, per quanto riguarda l’originale annuncio che introdusse le skin alla community.
«Puoi iniziare a collezionare e decorare armi tramite drop a tempo semplicemente giocando a CS:GO sui server ufficiali; è anche possibile ottenere skin aprendo le casse di armi droppate con le chiavi appropriate, o scambiandole con altri giocatori tramite l’interfaccia di Trading di Steam. Infine, puoi vendere sullo Steam Marketplace qualunque arma trovata, comprata o scambiata».
Insomma, in superficie risulta una semplice meccanica interna al gioco, di per sé nemmeno troppo malvagia (dopotutto si parla di semplici skin, non di power-up o elementi tali da inficiare la validità del titolo); il problema, venuto a galla svariati anni più tardi, riguarda però il sottobosco truffaldino ed illecito sorto sulla base di un sistema a tal punto apparentemente innocuo.
Il sistema delle skin
Negli ultimi due anni, gli utenti di CS:GO ed i giocatori più attenti si saranno infatti resi conto dell’inarrestabile crescita spropositata di un fenomeno dalla legittimità quantomeno dubbia. Parliamo dell’abnorme giro di denaro dietro all’effettivo gioco d’azzardo che ormai da tempo affligge il titolo, ovviamente. La possibilità di scambiare e vendere le skin, distribuite casualmente ma suddivise in base alla rarità, generò infatti un florido mercato basato sulla legge della domanda e dell’offerta. Così florido, da risultare sostanzialmente indipendente dal gioco in sé: gran parte degli utenti di Counter-Strike ignora completamente la componente delle skin, mentre molti partecipano alla compravendita senza giocare effettivamente al titolo (al solo fine di ottenere profitto, insomma).
La situazione paradossale è tuttavia permessa proprio dal sistema introdotto da Valve. Un qualunque utente Steam può infatti, senza prendere parte alle vere e proprie partite di Counter Strike, comprare una particolare chiave virtuale con cui aprire una cassa d’armi: il contenuto è casuale (entro certi parametri), di conseguenza è possibile ottenere armi dal valore maggiore dell’acquisto appena portato a termine (così com’è molto più probabile trovare qualcosa dal valore irrisorio, chiaramente). Quando il giocatore apre una cassa, l’elemento randomico richiama persino (graficamente) il classico look delle slot machines; nonostante ciò, la compagnia di Gabe Newell trovò molto presto una scappatoia legale allo scopo di prevenire eventuali accuse. Stando a Valve infatti, l’intero sistema non è accostabile al gioco d’azzardo, per il semplice fatto che le skin non sono denaro.
Il vero problema sorge, però, se si tiene conto di due ulteriori fattori: in primo luogo, è possibile vendere in qualunque momento le skin ottenute, tramutandole di fatto in denaro reale. In secondo luogo, Valve permette agli utenti di associare il proprio account Steam ad una serie di siti di terze parti, generalmente hostati fuori dagli Stati Uniti, orientati principalmente verso… be’, il gioco d’azzardo.
Sostanzialmente, gioco d’azzardo
Il funzionamento di tali siti è piuttosto elementare: è possibile puntare le proprie skin contro altri giocatori, dopodiché viene essenzialmente lanciata una “moneta virtuale”. Nel 50% dei casi si vince, nel restante 50% si perde tutto. Si è dunque creata una sorprendentemente fitta rete di pseudo-casinò online (slegati da Valve ma frequentati unicamente dagli utenti Steam), colpevoli di aver essenzialmente trasformato le skin di CS:GO in vere e proprie chip da puntare. L’unica differenza con i casinò, è che il gioco d’azzardo effettivo è regolamentato dallo stato, nonché soprattutto vietato ai minori; gran parte dei siti sopracitati, infatti, non si accerta in alcun modo dell’età dei propri utenti.
Al momento, le accuse nei confronti della società dietro a Steam risultano piuttosto esplicite: «Valve possiede la lega, vende le chip e riceve una fetta del flusso delle entrate dei casinò. Lo fa attraverso siti esteri, in modo da far credere di non star promuovendo e profittando dal gioco d’azzardo online, ma è tutta una farsa».
La faccenda raggiunse il grande pubblico quando un nemmeno troppo noto utente YouTube, tale HonorTheCall, decise di dedicare un video alla sua più recente, terribile scoperta. Lo scandalo ruota attorno ai due youtuber menzionati all’inizio, ProSyndicate e TmarTn: per i poco informati, si tratta di volti piuttosto noti all’estero (i due vantano, rispettivamente, oltre 9.900.000 e 3.200.000 iscritti). Ad oggi è ancora possibile visitare il canale di entrambi, e non risulta affatto difficile trovare un ampio numero di video in cui la coppia si cimenta in svariate sessioni di scommesse online (sempre riguardanti le skin, s’intende). Titoli del calibro di «Come vincere 13000$ in 5 minuti!» e «VINCI BIG $$$$!!!(scommesse CS:GO)» affiorano dunque dall’enorme elenco di contenuti pubblicati dal duo.
Il caso di CSGO Lotto
La coppia ha avuto apparentemente modo di imbattersi “casualmente” in un particolare sito di scommesse, tale CSGO Lotto.
«Abbiamo trovato questo nuovo sito, ve lo linko in descrizione, nel caso voleste darci un’occhiata.»
L’introduzione di TmarTn fu solo la prima menzione di CSGO Lotto: da quel momento, i due youtuber focalizzarono i propri video di scommesse unicamente sul controverso sito. La cosa singolare è che il duo si riprende più volte nell’atto di vincere spropositate cifre di denaro in pochi minuti, mostrando alla propria utenza quanto in fondo sia semplice arricchirsi giocando d’azzardo. È opportuno fare una precisazione: un’enorme fetta dei follower di ProSyndicate e TmarTn è composta nientemeno che da minorenni. Insomma, i due youtuber hanno esplicitamente pubblicizzato un particolare modo per giocare d’azzardo, invitando la propria utenza di teenager a prendere parte al sistema. Come se non fosse abbastanza inquietante, c’è dell’altro: dopo le prime accuse, TmarTn pubblicò un video spiegando la legittimità del tutto, invitando gli scettici a leggere la descrizione dei video in questione. In effetti, un breve disclaimer c’è: «Video in collaborazione con CSGO Lotto. Gioca a tuo rischio e pericolo, solo se sei maggiorenne o se è permesso dalla tua giurisdizione»
In parole povere, lo youtuber ammette sfacciatamente di aver collaborato con il sito, mettendo fortemente in dubbio la legittimità del tutto. In fondo sembra che CSGO Lotto abbia offerto denaro alla coppia in cambio di pubblicità, dunque non è da escludere che possa aver (in aggiunta) falsato i risultati delle scommesse mostrate nei video. Il tutto si fa ancora più losco se si considera come la breve avvertenza sotto ai video sia stata aggiunta solo di recente, dopo le prime accuse al duo (non è stato difficile scoprirlo, per la community): alcuni video, al posto del disclaimer, presentavano persino la sigla «Il miglior posto per scommettere le skin: CSGO Lotto».
Inutile dirlo, il video di scuse di TmarTn venne presto cancellato; ad aprire definitivamente il vaso di pandora, tuttavia, ci pensò HonorTheCall. Il ragazzo riuscì infatti a dimostrare, dopo un’attenta ricerca, la reale natura del legame tra CSGO Lotto e la coppia di youtuber: ProSyndicate e TmarTn non collaborano semplicemente il sito, lo possiedono.
Al momento, il duo è stato aggiunto alla class action contro Valve, con l’accusa di aver promosso attivamente il proprio sito di scommesse ad un pubblico parzialmente composto da minorenni.
E Valve?
Stando all’accusa, Valve non è semplicemente responsabile di aver permesso la crescita di un tale fenomeno: l’intera risposta da parte del grande pubblico sarebbe infatti una strategia finemente calcolata tempo addietro dalla compagnia di Gabe Newell. Nel recente processo sono infatti riemerse le dichiarazioni degli sviluppatori del titolo, rilasciate ormai due anni or sono in occasione di una Developer’s Conference: «Il miglior modo per coinvolgere profondamente i giocatori è offrire oggetti virtuali di valore casuale, incoraggiando un robusto mercato per scambiarli. (…) Non è successo casualmente. È stato studiato. Vediamo in continuazione nuovi blog spuntare dicendo ‘non so bene come sia accaduto, ma ho giocato a DotA per due settimane ed ho guadagnato 100$ vendendo gli items che ho ottenuto’. Tutto ciò ci porta un estremo successo».
Valve è insomma accusata di aver introdotto le skin al solo fine di aumentare le vendite del gioco, nonché generare profitto dall’ecosistema (riguardante il gioco d’azzardo) che ne sarebbe nato. Se così fosse, si può dire che la strategia abbia avuto successo: dal lancio delle skin ad oggi, CS:GO ha avuto modo di accrescere del 1500% e passa il numero dei propri giocatori attivi, accedendo propriamente al redditizio mondo televisivo e degli eSports. Nonostante ciò, ad essere un problema non sono tanto i 560 milioni e passa ricavati dalle vendite del gioco, quanto più la percentuale che Valve ha guadagnato di riflesso dall’intero mercato illecito del gioco d’azzardo.
Quando un oggetto viene acquistato dal Marketplace di Steam, infatti, la società di Gabe Newell ne guadagna il 5% del valore: Counter-Strike è un titolo Valve, di conseguenza alla società spetta un ulteriore 10% sulle vendite degli items; in definitiva, il tutto corrisponde ad un netto del 15%. Può sembrare poco, ma le cose cambiano parecchio se si tiene conto dell’effettivo valore del mercato dietro al gioco d’azzardo di CS:GO (stimato intorno ai 2,3 miliardi).
«Valve non ha la licenza, il permesso né l’autorità legale per creare una piattaforma di gioco d’azzardo, eppure le azioni della compagnia hanno dato vita questo sistema, permettendogli di continuare ad esistere»
Frode, gioco d’azzardo illegale, operazioni ingannevoli ai danni di minori e via dicendo: questa volta Valve sembra davvero nei guai. Le accuse sono pesanti, di conseguenza l’esito della class action (relativa al recente scandalo legato a CS:GO) resta incerto. Potrebbe rivelarsi un mero fuoco di paglia, o forse, eventualmente qualcosa di più; c’è solo da augurarsi che la questione non arrivi a danneggiare il gioco né la community di Counter Strike (dopotutto, la stragrande maggioranza dei giocatori non si cura dell’intero aspetto riguardante le skin ed il relativo mercato/gioco d’azzardo). Quel che è certo, è che la situazione sembra assai peggiore per ProSyndicate e TmarTn: i due giovani YouTuber sono infatti accusati di aver promosso attivamente – ad un pubblico di minori – il controverso sito di scommesse CSGO Lotto, che si è rivelato appunto di proprietà della coppia. Come si evolverà la faccenda? Basterà questo per porre fine al gigantesco mercato dietro al gioco d’azzardo di CS:GO? Che sia più lecito aspettarsi da Valve una semplice rivisitazione del sistema legato alle skin di Counter Strike?