Una base di circa 20 milioni di giocatori attivi in tutto il mondo, un sistema di gioco semplice da imparare ma estremamente profondo e in costante evoluzione, diversi formati sui quali cimentarsi e nei quali competere, un costante supporto da parte della casa di produzione. Questi sono solo alcuni degli ingredienti che hanno reso Magic: The Gathering il gioco di carte collezionabili più popolare e giocato nel mondo dalla sua nascita, nell’ormai lontano 1993. È proprio in onore del venticinquesimo anniversario del gioco che Wizards of the Coast ha deciso di promuovere il suo prodotto di punta su tutti i fronti: nuove espansioni, nuove modalità di gioco, un set dedicato alle carte più iconiche di questo primo quarto di secolo e, soprattutto, un nuovo gioco online.
MTG: Arena si pone a metà tra le due piattaforme virtuali esistenti per giocare a Magic: se da un lato infatti prende la grafica colorata e gli effetti visivi della serie Duels, da un punto di vista più tecnico Arena ricorda più da vicino MTG: Online, vero e proprio alter ego digitale del gioco cartaceo. In arena troviamo tutte le carte legali nel formato Standard di Magic (ovvero le espansioni uscite nel corso degli ultimi due anni), e con esse andremo a montare mazzi per sfidare i nostri avversari in carne ed ossa: la Beta infatti prevede solo un sistema di match PvP, a differenza di giochi come lo stesso Duels o Heartstone che non solo prevedono partite PvE, ma hanno anche delle mini narrazioni all’interno dei diversi capitoli di gioco. Arena da Hearthstone (termine di paragone imprescindibile per i tgc virtuali al giorno d’oggi) prende alcuni dettagli, adattandoli perfettamente però al sistema di gioco di Magic: le animazioni, le arene e il sistema di sfide e apertura buste richiama molto da vicino quello del gioco di Blizzard, con sfide giornaliere e settimanali che ci faranno guadagnare una moneta in game, spendibile per acquistare buste in cui troveremo cinque carte comuni, due non comuni e una rara o mitica, con probabilità simile a quella riscontrata nei pacchetti fisici di carte (una mitica ogni otto pacchetti circa).
All’avvio ci ritroviamo con dieci mazzi precostruiti, uno per ogni coppia dei cinque colori di Magic, e bisogna riconoscere ai designer di aver costruito dei mazzi non per forza competitivi, ma sicuramente divertenti e in grado di rispecchiare bene le filosofie dei cinque colori di Magic e le sinergie che ci sono tra essi: giocando col mazzo nero e blu, per esempio, si piloterà un deck prettamente di controllo, pieno di rimozioni per le creature avversarie e dotato di diverse “finisher” evasive; il mazzo bianco e rosso invece è più incentrato sulla rapidità, piccole creature in grado di esaurire in fretta i punti vita dell’avversario. Il sistema di costruzione dei mazzi è estremamente intuitivo e ricorda da vicino quello del già citato Heartstone, con un limite di carte possedute e una lista di carte sulla destra, almeno 60 per un mazzo legale, nelle quali ogni carta non può comparire in più di quattro copie (ad eccezione, ovviamente, delle terre base). Le carte sono presentate in maniera molto simile a quanto succedeva nelle altre digitalizzazioni del gioco, la qualità delle immagini e degli effetti visivi è più che buona e nelle diverse partite giocate nella nostra prova non abbiamo mai riscontrato problemi di connettività.
Il servizio di matchmaking è forse uno dei più veloci mai visti, forse anche grazie alla notevole affluenza iniziale: ci siamo trovati a giocare partite pochi istanti dopo aver scelto con che mazzo combattere, rendendo tutto molto accattivante e dinamico. Altro lato positivo di Arena è il rispetto che ha per Magic, in tutto e per tutto: se la somiglianza visiva con Duels potrebbe portarci a pensare al sacrificio della profondità di gioco in favore di un gameplay più “snello”, Arena stupisce da questo punto di vista, presentando tutte le diverse fasi del turno di gioco, dando al giocatore la possibilità di inserire stop in qualsiasi momento e, in generale, dando l’impressione di giocare a una versione più scorrevole ma non per questo meno complessa del gioco originale. Questo enorme vantaggio, che permette di fruire di Arena sia al neofita che all’esperto, si riflette in quella che forse è la più grossa lacuna della versione da noi provata: la totale assenza di un tutorial e/o di partite guidate, presente invece in Duels come in quasi ogni gioco di carte virtuale, impedisce a chi non ha conoscenze pregresse di Magic di fruire dell’ultima uscita in casa Wizards.
Probabilmente questa feature e il crafting di carte (di cui troviamo diversi indizi nella Beta) saranno implementata nella versione finale del prodotto, essendo Magic sempre più improntato all’ingresso di nuovi giocatori nel suo universo sempre più vasto. Altra piccola nota dolente è la formula a partite “secche”, invece della meglio delle tre adottata solitamente nei tornei di Magic. Se questa scelta porta a match più veloci e a una fruizione generale del gioco estremamente più rapida rispetto a quanto accade giocando a Magic sia in cartaceo che su MtGO, l’assenza di un sideboard (15 carte con cui modificare il mazzo dopo la prima partita con uno stesso avversario) porta a perdere alcune partite per mancanza di risposte adeguate a minacce dell’avversario, siano esse carte difficili da rimuovere come artefatti o incantesimi o situazioni di gioco difficilmente recuperabili come board pieni di creature o minacce non bersagliabili. Questo porta a includere carte subottimali nei mazzi, per essere in grado di rispondere a tutto, allontanando però il meta di Arena da quello del Magic reale.
Arena è quindi un ottimo modo per fruire di Magic, in maniera più immediata e fluida rispetto a quanto accade con MtGO ma insieme più profonda e seriosa dei passati Duels. A chi già conosce il gioco e cerca un modo di giocare divertente, veloce e insieme soddisfacente consigliamo assolutamente di provare Arena, la cui complessità è limitata solo dal parco carte ristretto, ma che per il resto nulla invidia alle buone vecchie partite del gioco che, dal 1993, appassiona milioni di giocatori.
Articolo scritto in collaborazione con: Raimondo Vanitelli