Football Manager non è un videogioco come altri. Per molti – anche per chi vi scrive in questo momento – è una vera e propria religione, che affonda le proprie radici nel passato e che accumula scatoloni e scatoloni di ricordi di tutte le edizioni e li conserva negli scomparti della memoria: sono quasi certo che, per chiunque viva la serie di
Sports Interactive sulla propria pelle, non sarà difficile elencare ad esempio il proprio modulo di gioco preferito, il giovane talento scoperto in una lontana stagione 2007/2008 o, ancora, gli infiniti bidoni, giocatori che non si sa bene per quale motivo gli scout avevano individuato come future superstar –
questo speciale dell’anno scorso raccoglie la mia top 11.
Football Manager non è però solo il miglior manageriale calcistico in circolazione – non che ci voglia molto a dire il vero, vista la non concorrenza attuale – ma è un vero e proprio spaccato sulla realtà dello sport preferito da noi italiani e su tutto ciò che lo circonda: con il passare degli anni,
Miles Jacobson e il suo team hanno accumulato attorno all’ossatura di
Football Manager tantissime features all’apparenza inutili, ma che servono a calare il giocatore all’interno dell’atmosfera che si respira a bordo campo, negli spogliatoi e in sala stampa: conferenze con i giornalisti, messaggi su Twitter dei tifosi infuriati, riunioni di squadra e discussioni con la dirigenza sono solo alcuni degli esempi delle tantissime meccaniche “extra-campo di gioco” messe a disposizione di noi manager virtuali.
Calciatori arcobaleno
Nel corso degli anni,
Football Manager è andato oltre e ha intessuto un legame sempre più stretto con la realtà, e non sto parlando solo di quei fortunati allenatori passati da mouse e tastiera ad una panchina reale, ma mi riferisco a quelle notizie e avvenimenti di attualità che sono stati trasportati all’interno del gioco, come le dinamiche legate alle Brexit per l’edizione 2016/2017. La vicende politiche connesse all’uscita della Gran Bretagna dalla zona Euro avevano lasciato ben pochi strascichi di polemica, nonostante una simulazione “dura”, con pesanti ripercussioni sui transfer dei giocatori. Tutt’altro peso stanno assumendo le dichiarazioni rilasciate recentemente da Miles Jacobson a pochi giorni dall’uscita di
Football Manager 2018, prevista per l’11 novembre. Intervistato dal popolare canale inglese
BBC, lo studio director di Sports Interactive ha affermato che, per la prima volta quest’anno, i giocatori di
Football Manager potranno fare coming out, dichiarandosi omosessuali. Prima di scatenare eventuali polemiche o ripercussioni legati, Jacobson ha comunque specificato che quest’evento non tocca i giocatori “reali”, ma solo i cosiddetti regen, quei calciatori che il motore di gioco “sputa” fuori in automatico nel corso degli anni per mantenere vivo il database. Inoltre, queste notizie – ha continuato Jacobson – sono davvero rare, praticamente accadono una o due volte a partita e soprattutto non riguarderanno quei giocatori nati in nazioni dove l’omosessualità viene ancora trattata alla stregua di un reato, come ad esempio la Russia. Jacobson ha immediatamente spiegato le motivazioni dietro questa novità, affermando come la comunità sportiva faccia ancora fatica ad accettare che un proprio giocatore si dichiari gay e che spera di dare, grazie a questa introduzione, anche una minima spinta affinché questo muro possa cadere. Concretamente, questa features ha ricadute minime sullo svolgimento della partita: un giocatore che farà coming out non vedrà in alcun modo delle modifiche alle sue statistiche di gioco, ma la squadra in cui milita beneficerà di piccoli bonus economici e verrà contattata da nuovi sponsor, ben felici di sostenere la causa del calciatore e del suo team.
Sports Interactive sulle barricate
La soluzione adottata limita le conseguenze del coming out alla sola sfera societaria e al budget di cui disporrà, con vantaggi piuttosto contenuti e, personalmente, credo che questa scelta non sia proprio la migliore: la correlazione tra la dichiarazione di omosessualità di un proprio calciatore e l’avvento di nuove partnership economiche è infatti ancora tutta da dimostrare, può essere una conseguenza plausibile, ma di certo non scontata o ovvia al 100%. Questa nuova meccanica influirà ben poco sul gameplay. È dunque inutile? È una mera forzatura? No, è l’esatto contrario, perché, al di là delle sue implicazioni sulla partita, sono la validità e la portata del messaggio ad essere di primaria importanza. Anche i piccoli bonus economici vanno infatti visti in un’ottica di veicolare un segnale positivo. Il coming out di un calciatore potrebbe, nella realtà, spaccare lo spogliatoio, oppure fare abbandonare la curva da una fetta dei tifosi (cosa poi così non tanto negativa Ndr.) o, ancora, creare un buzz mediatico negativo attorno alla squadra. Questo scenario negativo cozzerebbe però duramente con l’intento di Jacobson e non sarebbe di certo una spinta ad un giocatore in carne ed ossa per trovare il coraggio di fare coming out, motivo dietro questa nuova meccanica. I più maliziosi potrebbero però vedere la presenza di giocatori omosessuali all’interno del manageriale come un mero spot, come un qualcosa utile solo a ricevere delle attenzioni. Mi spiace, ma siete nel torto. Sports Interactive e Football Manager sono in prima linea da molti anni quando si tratta di lotte civili e il lungo sodalizio con Kick it Out ne è la dimostrazione. Gli allenatori virtuali avranno visto infinite volte il logo e la schermata dell’associazione, perché accompagna ogni caricamento iniziale di Football Manager da parecchio tempo, ma forse non in molti si saranno chiesti quali siano gli scopi di questo ente nato nel lontano 1993 in Inghilterra. Kick it Out promuove l’integrazione e una visione “culturale” del calcio, come veicolo per combattere il razzismo e qualsiasi altra tipologia di discriminazione di genere o di appartenenza. Sports Interactive sostiene da molti anni il progetto di Kick it Out e l’andar contro al tabù dell’omosessualità nello sport ne è in qualche modo una continuazione. Insomma, nessuna volontà di pubblicità gratuita, anche perché sinceramente il gioco non ha un gran bisogno.
Ed è polemichetta
Le dichiarazioni rilasciate da Miles Jacobson non sono passate inosservate, perché quando si tratta di dare sfogo alle proprie pulsioni battendo con forza sulla tastiera, il popolo del web è sempre in prima linea. Quali danni causerebbe questa novità? Perché dovrebbe essere un pericolo? Sinceramente, non lo so, ma la rabbia che si sta generando attorno ad essa è considerevole, quanto del tutto immotivata. Se volete capire di cosa sto parlando, potete tranquillamente leggere alcuni commenti ben poco edificanti apparsi immediatamente dopo l’uscita di Jacobson, ad esempio andando direttamente sul profilo
Twitter dello studio director. Ecco, credo che queste reazioni valgano più di mille parole e siano già di per sé un valido sostegno al passo fatto da Sports Interactive. Come già detto, sono anche io parzialmente scettico su come il coming out di un calciatore sia stato trattato ai fini del gameplay anche se, così due piedi, non saprei dire quale altra strada avrei intrapreso. Concretamente, questa features va però letta in ottica extra-ludica e se riuscirà, anche in piccolissima parte, a contrastare l’omofobia che purtroppo ancora circonda molti settori vicini e dentro allo sport, allora la missione di Sports Interactive potrà dirsi compiuta. Nonostante siano passati quasi venti anni, la triste vicenda di
Justin Fashanu è uno specchio di come ancora venga vissuto il tema dell’omosessualità nella sfera sportiva: il calciatore nigeriano fu il primo a fare pubblicamente coming out nel 1990, con pesanti ripercussioni sulla sua carriera e sulla sua vita privata, fino al tragico suicidio nel 1998. Senza arrivare a queste drammatiche e irreparabili conseguenze, anche le storie di Robbie Rogers – che si ritirò dopo la sua dichiarazione per tornare a giocare Oltreoceano solo dopo un periodo di stop – e di Thomas Hitzlsperger sono esemplificative del clima ancora respirato nel 2017. Il coming out dei calciatori virtuali può quindi essere un’aggiunta di poco conto, banale, per alcuni inutile (come se poi fosse la prima di questo genere ad apparire in Football Manager), ma è un importante segnale lanciato da Miles Jacobson e dal suo team a favore di un tema su cui spesso si preferisce non parlare.
La notizia della presenza di giocatori gay nel prossimo Football Manager ha immediatamente fatto notizia, spesso purtroppo nel modo sbagliato, con le solite frasi fatte del tipo: “Perché non pensate a migliorare l’IA al posto che introdurre queste c***e” e via dicendo. Fermo restando che l’intelligenza artificiale in Football Manager, soprattutto quella dei portieri, è una delle prime cause della mia blasfemia, non vedo come questa introduzione possa in qualche modo aver distratto i dev dallo sviluppo del cuore del gioco, quindi le molte lamentele non hanno proprio senso di esistere. In realtà, il coming out dei giocatori è, almeno nelle intenzioni di Miles Jacobson, un incentivo per abbattere il muro che ancora si staglia davanti a quello che viene ritenuto un tabù nel mondo dello sport, non tanto una meccanica di gioco. Questa nuova features è di certo un piccolo granello di sabbia, ma il sostegno di Sports Interactive, della numerosa community attorno a Football Manager, uniti a Kick it Out, possono fare da cassa di risonanza sull’argomento ed essere di reale aiuto.