L'avventura di Naughty Dog: Uncharted

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a cura di Fatum92

Dopo molti anni in compagnia di PlayStation 3 bisogna riconoscere che, nonostante una partenza lenta e faticosa, il parco titoli della console Sony vanta molte esclusive di ottima qualità. Quella che forse più di ogni altra è riuscita a “rappresentare” al meglio il monolite nero è la saga di Uncharted. Nel corso di tre eccezionali capitoli, le movimentate avventure del provetto cacciatore di tesori, Nathan Drake, hanno raccolto innumerevoli consensi, contribuendo alla nascita di una folta schiera di fan. Considerando l’improbabile eventualità di rivedere Drake impegnato su PlayStation 3, abbiamo deciso di intraprendere un viaggio nel passato per conoscere dal principio questa saga storica.

Uncharted: Drake’s Fortune – Da umili origini…Da un team di sviluppo come Naughty Dog, formato da persone capaci di caratterizzare intere epoche videoludiche con le loro produzioni, ci si può aspettare di tutto. Ed è così che, prima con l’indimenticabile Crash Bandicoot dell’era PlayStation, poi con il simpaticissimo Jak and Daxter su PlayStation 2, la software house approdò in grande stile sulla terza console Sony con Uncharted: Drake’s Fortune, pubblicato nel 2007. Tuttavia, il primo episodio della serie, da molti “erroneamente” paragonato a Tomb Raider, si dimostrò un successo quasi inaspettato, tanto per il pubblico quanto per gli stessi sviluppatori. L’idea alla base del titolo, infatti, affascinò e coinvolse il popolo di videogiocatori. La forte empatia con il personaggio principale, in cui è davvero facile riconoscersi, e i toni spiccatamente cinematografici ne sancirono il successo. Il gameplay vero e proprio, difatti, non propose nulla di nuovo, ma si limitò ad amalgamare genuinamente alcuni elementi classici. Il quadro della giocabilità appare così costituito da basilari fasi platform, sporadici ed elementari enigmi e rudimentali combattimenti corpo a corpo che fanno da cornice alle lunghe sequenze sparatutto. La semplicità delle meccaniche su cui poggia il titolo è però un punto a favore, poiché dimostrando una natura non “pretenziosa”, guidata dalla pura volontà di offrire un’esperienza filmica, lineare, ma divertente, svela in realtà un’ossatura decisamente solida. Si può quindi affermare che Uncharted: Drake’s Fortune non abbia apportato nessuna innovazione nel panorama videoludico, preferendo riproporre aspetti già ampiamente apprezzati in altre produzioni, inserendoli in una visione narrativa personale e appassionante.

La storia di Uncharted: Drake’s FortunePer raggiungere il loro obiettivo i ragazzi di Naughty Dog hanno dovuto concentrarsi molto sulla trama e i personaggi. La serie non ha mai dimostrato di brillare per la profondità della storia, ma alla luce della considerazione fatta sull’aspetto ludico, ciò si ripercuote anche sul plot, il quale ha l’unico scopo di interessare sufficientemente dall’inizio alla fine della vicenda, al pari di una qualunque pellicola di carattere avventuroso senza troppe pretese.

Uncharted: Drake’s Fortune racconta la storia di Nathan Drake, giovane avventuriero sulle tracce del suo antenato Sir. Francis Drake. In compagnia di Elena Fisher, una giornalista, Nate rinviene la bara dell’ormai defunto esploratore nell’oceano. All’interno trova solamente il suo diario, che tra le vecchie pagine cela la via per raggiungere la mistica città di El Dorado. Insieme al suo amico Victor Sullivan, il nostro cacciatore di tesori raggiunge il Rio dell’Amazzoni. A seguito di alcuni avvenimenti i due scoprono la vera natura di El Dorado: non una città, ma un’enorme statua d’oro. Le loro ricerche si interrompono quando un altro avventuriero (Gabriel Roman) manda il suo esercito di mercenari ad attaccarli. Inizia così una lunga serie di eventi che portano Nate ed Elena a lottare per la sopravvivenza, mentre Sullivan, creduto morto da Nathan, viene tenuto prigioniero. Fortunatamente, i tre si ritrovano verso la fine dell’avventura, ma dovranno fare i conti con degli orrendi essere dalle fattezze umane: gli spagnoli che cercarono El Dorado centinaia di anni prima. Nelle battute finali si scopre infatti che la statua d’oro altro non è che un sarcofago maledetto in grado di trasformare gli esseri umani in violenti e mal formi “animali”. Lo stesso Roman finisce vittima della maledizione per mano di Navarro, mercenario al suo “servizio” e unica persona al corrente della situazione. Navarro tenterà di portare con sé El Dorado per ricavarne immensi profitti economici, ma verrà fermato da Nate e sprofonderà nelle profondità dell’oceano in compagnia del sarcofago.

Uncharted 2: Il Covo dei Ladri – … verso grandi impreseTrascorsi due anni dall’uscita dell’originale Uncharted, nel 2009 anche il secondo episodio raggiunse gli scaffali dei negozi. Uncharted 2: Il Covo dei Ladri si dimostrò un seguito eccezionale e uno dei migliori titoli dell’anno, osando decisamente di più che in passato. I passi in avanti furono trionfali, a partire da un gameplay esagerato, spettacolare e ancora più cinematografico. Persino tecnicamente si notarono miglioramenti, con un impatto scenico e grafico difficilmente eguagliato su console. L’azione classica predominante nel primo capitolo venne approfondita e spesso sostituita da sequenze scriptate da cardiopalma, capaci di coinvolgere ed esaltare il giocatore, letteralmente gettato in contesti al limite delle possibilità umane: edifici che crollano, vertiginose arrampicate su palazzi, scontri a fuoco contro elicotteri, esplosioni in ogni dove, fughe da carri armati o improbabili salti da una vettura all’altra. Nonostante tutto, Uncharted 2 è contraddistinto da un’unica e indimenticabile scena: quella del treno. Punto focale su cui la vicenda preme sin dall’inizio, finisce poi per caratterizzarla. Il pathos creato è quindi inizialmente costruito attorno a flashback integrati alla perfezione nelle dinamiche di gioco, denotando una cura ben superiore al capostipite in termini di qualità registiche e narrative. Si raggiunge così un climax straordinario, destinato ad esaurirsi solo al compimento della sopracitata sequenza: lunga ed emozionante. Uncharted 2: Il Covo dei Ladri dimostra di possedere un ritmo eccezionale, che si appesantisce solo in vista del finale.Nonostante una interattività più limitata del predecessore, ma decisamente più coinvolgente e a modo suo sempre in grado di rendere partecipe il giocatore, il secondo episodio della saga mantenne tutte le promesse, regalando all’utenza un’avventura straordinaria, accessoriata persino di una modalità multigiocatore online.

La storia di Uncharted 2: Il Covo dei LadriAnche in questo caso, la trama del titolo non presenta una scrittura complessa e articolata, ma punta di nuovo sulla semplicità e sul genuino intrattenimento, con personaggi comunque ben caratterizzati, studiati per soddisfare e sostenere egregiamente il contesto della narrazione.

Sono passati due anni dalle vicende di Uncharted: Drake’s Fortune. La storia si apre con Nate in bilico tra la vita e la morte, in una carrozza di un treno deragliato e in procinto di precipitare da un immenso dirupo. Dopo un incipit avvincente, l’azione ci mostra il vero principio della vicenda: Nathan, Flynn (un suo vecchio amico) e Chloe (una sua ex) decidono di rubare una particolare lampada, custodita in un museo. Tale oggetto sembra poter far chiarezza sul mistero della spedizione di Marco Polo, la cui flotta non fu mai ritrovata. Una misteriosa mappa nascosta all’interno della lampada rivela che le navi, trasportando la leggendaria pietra Cintamani, naufragarono nel Borneo. A seguito della scoperta Flynn tradisce Drake, il quale passerà delle “divertenti vacanze” in prigione. Tirato fuori dall’amico Sullivan e da Chloe, si unisce a loro nella ricerca delle navi perdute e della città di Shambhala. Ad ostacolare il suo cammino questa volta vi è un folle di nome Lazarevic, anch’egli alla ricerca della pietra. La caccia al tesoro si sposta dal Borneo al Nepal, dove Nate incontrerà nuovamente Elena. Successivamente Nathan scopre la posizione della città, nascosta tra le vette dell’Himalaya. Chloe viene però catturata da Flynn e portata su di un treno in partenza e Drake, tentando di salvarla, rischia la vita. Sopravvissuto al “disastro ferroviario” e sul punto di mollare, lo spavaldo avventuriero si unisce poi ad Elena e, dopo aver superato difficili avversità, raggiunge Chloe, Shambhala e sconfigge Lazarevic, nonostante quest’ultimo abbia acquisito una forza e un’energia disumana bevendo la linfa dell’albero della vita (ovvero la “pietra Cintamani”, dimostratasi soltanto la resina dell’albero).

Uncharted 3: L’inganno di Drake – L’ultima avventura di Nate su PlayStation 3?Da poco uscita sul mercato, la terza avventura di Nate ha seguito le orme (e il successo) del precedente episodio, non distanziandosi dal gameplay apprezzato in Uncharted 2, ma solamente limandone alcuni aspetti. Il focus del titolo rimangono ancora una volta le sequenza scriptate dalla forte spettacolarità, portata all’estremo in questo capitolo. Se quindi il confine tra videogioco e cinema si assottiglia sempre di più, conseguentemente si riscontra in alcune circostanze una minor interattività, che converge in talune fasi assolutamente stupende da visionare, ma non sempre altrettanto convincenti mentre si ha il pad tra le mani. Tuttavia, grazie all’elevato coinvolgimento e divertimento generale, l’intento di intrattenere il giocatore immergendolo in una sorta di action-movie hollywoodiano appare nuovamente e pienamente riuscito. Seppur dalla qualità complessiva in linea con il secondo episodio, Uncharted 3: L’inganno di Drake riesce incredibilmente a sostenere le elevate aspettative, dimostrandosi un prodotto di altissimo livello, nonché uno dei migliori titoli dell’anno.

La storia di Uncharted 3: L’inganno di DrakeIn Uncharted 3 la trama ha l’apprezzabile audacia di voler proporre qualcosa di più profondo rispetto al passato, ma la spensieratezza che da sempre contraddistingue la serie fa nuovamente capolino. La regia e l’impatto cinematografico, però, vengono ulteriormente raffinate, raggiungendo un risultato sofisticatissimo.

Quando era soltanto un ragazzo, Nate riuscì a rubare l’anello di Sir. Francis Drake da un museo di Cartagena. Katherine Marlowe, donna alla ricerca dell’anello, tentò di fermarlo, ma grazie all’intervento di Sullivan, Nathan sopravvisse. Vent’anni dopo Sully e Drake inscenano una finta trattativa in cui avrebbero dovuto vendere la reliquia a Talbot, uomo al servizio di Marlowe. Dopo una spettacolare scazzottata in un pub inglese, i due fuggono insieme a Charlie Cutter, loro amico inizialmente infiltratosi tra gli uomini di Talbot. Riunitisi a Chloe, il gruppo si mette alla ricerca di Katherine Marlowe, riuscendo infine ad infiltrarsi nella base segreta della donna. Lì Nate, grazie all’anello, scopre importanti indizi su come raggiungere Iram dei Pilastri, leggendaria città situata nel cuore del deserto. Il loro viaggio li conduce prima in Francia, poi in Siria, dove Cutter viene ferito gravemente e, insieme a Chloe, decide di ritirarsi.Sully e Nate si dirigono allora nello Yemen, dove Elena li aspetta. A seguito di questo incontro si intuisce come in un recente passato i due abbiano avuto un’importante storia d’amore, rappresentata dall’anello che Elena porta con sé. Succede poi il peggio: Nate viene rapito e, una volta fuggito dal luogo di prigionia, scopre che Sullivan è tenuto in ostaggio da Marlowe, diretta nel deserto. Nathan decide quindi di infiltrarsi su di un aereo inviato nella distesa sabbiosa, ma non è un viaggio tranquillo e l’ammasso di ferraglia precipita tra le dune. Il fortunato avventuriero riesce incredibilmente a sopravvivere, ma deve fare i conti con l’inospitale deserto. Sul punto di morire, viene salvato da Salim, beduino a capo di una “tribù”. Insieme riescono a liberare Sully, il quale, al fianco di Nate, raggiunge la città nascosta. Si scopre così che l’acqua del luogo risulta contaminata da un qualche agente allucinogeno che ha portato alla distruzione di Iram dei Pilastri e del suo popolo, impazzito. Marlowe, intenta a recuperare un recipiente d’ottone dall’acqua, presumibilmente la causa della contaminazione, viene però fermata da Nate e Victor, che riescono a fuggire dalla città, ormai sull’orlo di crollare. Insieme ad essa Talbot, Marlowe e lo stesso anello di Francis Drake sprofondano nella sabbia del deserto.Sani e salvi, Sullivan restituisce a Nate il suo anello di fidanzamento (simbolo dell’amore per Elena), il quale credeva di averlo perduto. Drake lo mostra così alla donna e, insieme, il gruppo si mette in viaggio per tornare verso casa.

Iniziata con molta semplicità, la saga di Uncharted ha appassionato il pubblico sin dal primo episodio: classico, ma divertente. Il suo seguito ha riscosso un enorme successo grazie al notevole salto qualitativo, con un titolo altamente spettacolare e coinvolgente, in grado di immergere il giocatore in “scene da film” con una credibilità mai raggiunta prima. Con un peso enorme sulle spalle, comprendente le alte aspettative, il terzo capitolo ha dimostrato per l’ennesima volta la bravura del team di sviluppo. Nonostante una voglia di maturare e di osare maggiormente non sempre concretizzata, Uncharted 3 ci ha regalato un’altra avventura divertente ed emozionante, nonché uno dei migliori titoli per la console Sony.

Saggiamente la saga sembra aver raggiunto un momento di stallo e, senza considerare l’episodio portatile per PS Vita, un quarto capitolo lo vedremo con molta probabilità (ma è ancora tutto da vedere) su PlayStation 4. Comunque sia, qualunque sarà la piattaforma, siamo sicuri che i futuri viaggi di Nathan Drake sapranno stupirci ancora una volta.

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