Il settore videoludico si posa su alcune certezze che tranquillizzano i giocatori e creano schieramenti ai quali è facile associarsi. Una di queste sicurezze è che il mondo PC rappresenta un universo a parte, spesso elitario, molto variegato e carico di numerose sottoculture. Un mondo, peraltro, che è sempre stato posto in opposizione a quello console, e sappiamo bene a quale narrazione abbia portato questa contrapposizione spesso marcata proprio dai giocatori delle due fazioni. In un quadro complessivo sempre più liquido e privo di barriere, però, ecco che anche questo confine sembra cadere, per mano proprio di quelle entità da cui i gamer PC più duri e puri hanno sempre voluto distinguersi; Sony e Microsoft, infatti, hanno sferrato il loro attacco all’integrità morale dei PCisti attraverso due operazioni differenti tra di loro, ma simili nel risultato.
Il postmodernismo videoludicoIl mercato console pare essere, almeno al momento, un calderone di prodotti e idee che sembrano aver un po’ preso alla sprovvista i giocatori. L’aver voluto agganciare il treno dell’evoluzione tecnologica costituita dal 4K ha fatto nascere console e sistemi di gioco (in qualche modo) nuovi, ma oltre questo è l’intero concept delle console ad aver inglobato al suo interno servizi, contenuti e dinamiche prima appartenenti a mondi diversi. La macchina da gioco, oggi, si configura dunque come la versione casalinga dello smartphone; il proprio fido apparecchio telefonico, infatti, è in grado di sostituire una sequela di prodotti che, non molti anni fa, era indispensabile comprare separatamente; oggi, invece, non si ha più bisogno di acquistare singolarmente un riproduttore musicale, una macchina fotografica, una fotocamera, un navigatore GPS e, a volte pare strano ricordarlo, un telefono cellulare. Lo stesso trend sembra stiano inseguendo con veemenza, e da più anni, Sony e Microsoft: ad oggi, infatti, le varie versioni di Xbox e PlayStation riproducono filmati, sfruttano le connessioni internet, permettono di utilizzare servizi di streaming e di messaggistica e, anche qui a volte pare strano ricordarlo, di utilizzare videogiochi. Per il consumatore medio, che non ha bisogno di prestazioni eccellenti in nessun campo in particolare, l’utilizzo di questi apparecchi rappresenta una comodità spesso irrinunciabile, al di là delle campagne di marketing più o meno aggressive. Le ultime mosse delle case di Redmond e Tokyo, però, sembrano avere un piano ancora più ambizioso: rendere i propri brand legati al gaming totalmente multicanale; il passaggio è evidente: Xbox, ad esempio, non è più il nome che identifica una macchina da gioco in particolare, ma è anche un servizio da utilizzare sul proprio computer. Allo stesso modo, il marchio PlayStation è ancora sinonimo di soluzioni da gioco, ma anche di un servizio online di digital delivery e multiplayer, nonché di streaming di contenuti verso PC. Non si tratta più, dunque, di sistemi di intrattenimento fatti e finiti, ma di veri e propri ecosistemi multicanale e crossmediali.
Massimizzare il potenziale della base utenti: Xbox e Play AnywhereIniziamo da Microsoft: durante lo scorso E3, la casa di Redmond ha annunciato l’avvio dell’iniziativa Play Anywhere, che consente di usufruire dei titoli acquistati per Xbox One su PC e viceversa. Ciò significa che gli esponenti della master race potranno giocare a titoli come ReCore e Scalebound. Già da ora, inoltre, peraltro, è possibile prendere parte alle gare di Forza Motorsport 6: Apex, esponente di una serie da sempre considerata l’esclusiva motoristica per eccezione della console Microsoft. Questa operazione rientra nell’ambito dell’unificazione di tutti i prodotti della casa statunitense sotto l’egida di Windows 10, e rappresenta un importante completamento al servizio offerto finora. Ciò che è sicuro, a livello teorico, è infatti l’offerta di una possibilità in più data ai giocatori PC, che ad esempio possono acquistare e gustare un titolo come Forza Horizon 3, capitolo di una serie finora relegata all’ambito console. Si comprende come questa mossa abbia puntato alla migrazione dell’utenza su Windows 10, essenziale su PC per godere dell’offerta. L’annuncio dell’arrivo di Play Anywhere, d’altra parte, è avvenuto a metà giugno, dunque praticamente a ridosso della fine del periodo di aggiornamento gratuito all’ultima versione del sistema operativo reso disponibile da Microsoft. L’obiettivo del servizio, ancora nelle sue fasi iniziali, è dunque la massimizzazione della base utenti di Windows che, come ben comprensibile, è una delle carte da giocare per Microsoft; evidentemente non tutti i computer su cui è installato Windows 10 sono in grado di far girare i titoli proposti in maniera decente, ma è altrettanto vero che in questo modo l’utenza potenziale dei titoli Xbox viene allargata di molto.
Massimizzare il potenziale del parco titoli: PlayStation e PS NowIn un mondo perfetto e ideale, dalla fine di agosto gli utenti PC italiani avrebbero dovuto godere dell’occasione di usufruire del servizio PS Now, che permette la fruizione via streaming di alcuni titoli della libreria PlayStation 3 sulle proprie configurazioni. In effetti, nel momento in cui scriviamo l’offerta non è ancora attiva in Italia, e non sappiamo quando arriverà; ai fini della nostra analisi, in ogni caso, immaginiamo di essere uno dei fortunati utenti di Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito in grado di usufruire del servizio, e cerchiamo di capire cosa possa comportare tutto ciò per un giocatore PC. Con una spesa di £ 12,99 mensile, allora, si ha la possibilità di provare alcuni grandi classici per PlayStation 3 come The Last of Us e Uncharted, fino ad ora disponibili esclusivamente sulla macchina di gioco targata Sony. Si tratta, dunque, di un’apertura di grande rilievo verso i giocatori PC che, volendo essere un po’ irriverenti, potrebbero perseverare la loro integrità morale non comprando una console, ma riuscendo al tempo stesso a provare titoli di qualità oggettivamente elevata. Presupponendo un ampliamento del servizio nel tempo, gli utenti potrebbero avere a che fare con una libreria di titoli solida e completa, punteggiata di prodotti capaci di appassionare varie tipologie di giocatori; se si vuole tracciare un paragone, è possibile dire che anche Microsoft ha compiuto un’operazione di sfruttamento della propria libreria, avvenuta però attraverso la retrocompatibilità dei titoli Xbox 360 sulla più recente Xbox One. Così come nel caso di Play Anywhere, poi, le incognite legate a PS Now non mancano: in effetti, i vincoli tecnici ed infrastrutturali sono quelli maggiormente pressanti, insieme alla completezza del servizio offerto. Le prime opinioni di coloro i quali hanno provato il servizio parlano di un’esperienza completa ed appagante, ma troppo spessa limitata da problematiche quali mancati avvii dei giochi, difficoltà ad effettuare il login nel PlayStation Network, e così via.
Le invasioni barbariche, in linea teoricaCome bisogna reagire all’introduzione di questi servizi, e quali possono essere le conseguenze legate al loro utilizzo? Per il momento, rispondere a queste domande è abbastanza semplice: attualmente PS Now non è neanche presente in Italia, e Play Anywhere ha solo iniziato a mostrare una parte del suo potenziale. Supponendo che entrambi i servizi entreranno a pieno regime tra non molto (e capiamo di essere abbastanza ottimisti facendo ciò, almeno per quanto riguarda PS Now), alcune considerazioni sono già possibili. Per prima cosa, pare chiaro come Windows 10 rappresenti, ora e in futuro, la piattaforma di gioco più diffusa; il sistema operativo Microsoft, difatti, potrà ospitare non solo i giochi delle numerose piattaforme di digital delivery per il gaming su PC, ma anche i titoli Xbox e, soprattutto, quelli PlayStation. In questo senso, la casa di Microsoft sembra aver segnato una prima vittoria perché, in buona sostanza, le uniche piattaforme casalinghe di queste ultime generazioni non presenti in alcun modo sulle finestre del proprio OS rimangono Wii U, e appunto PlayStation 4. Questo perché, sempre in linea teorica, il possesso di un PC garantisce ora la fruizione di titoli Xbox, Windows, PlayStation 3 (e anche Wii, per i più smaliziati). Se a ciò si aggiunge il possesso di una Xbox One (prodotta sempre dalla casa di Redmond), ecco che le possibilità si arricchiscono con la retrocompatibilità dei titoli Xbox 360. Verrebbe dunque da chiedersi il perché di queste operazioni pro-PC: Microsoft, lo abbiamo già detto, sembra avere puntato all’unificazione delle piattaforme sotto Windows 10, ed all’installazione del sistema operativo su un parco macchine il più ampio possibile. Che dire, però, di Sony? Qui il gioco è diverso, e sembra puntare alla fidelizzazione; molto semplicemente, chi non ha mai giocato ad Uncharted, e recupera i primi tre capitoli della serie su PS Now, sarà più propenso a capire come va a finire la storia, e dunque a comprare Uncharted 4 e una PlayStation 4 (capire versione quale versione della console comprare, poi, è ben altro discorso). Anche i PCisti più puri di cuore, che non hanno intenzione di acquistare una console, potrebbero comunque continuare ad usufruire del solo servizio di streaming ed aspettare, magari tra due o tre anni, l’arrivo dei giochi attualmente in commercio. Con i ritmi così veloci con il quale sembra si stia muovendo il mondo console, in fondo non si tratterebbe neanche di una strategia così prudente e a lungo termine.
È evidente come sia Play Anywhere che PS Now siano servizi agli albori della loro esperienza, ma non c’è dubbio che nel lungo periodo i giocatori PC potrebbero avere per le mani una raccolta titoli a dir poco sconfinata, che parte dalla libreria del PlayStation Network, continua con il catalogo di Steam, e termina con gli archivi di Xbox. Migliaia e migliaia di giochi a disposizione di chi si ritrova tra le mani una configurazione Windows, che pare confermare ancora di più il suo ruolo fondamentale come piattaforma regina per il gaming. A voler essere provocatori, allora, si potrebbe concludere dicendo che grazie ai produttori di console il PC, oggi e soprattutto in futuro, sembrerebbe essere la piattaforma di gioco più completa in circolazione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.