La spada, il mestiere delle armi e l’arte della guerra, riflessioni post Kingdom Come Deliverance

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

In una delle prime sequenze di Kingdom Come: Deliverance assistiamo alla parte finale del processo di creazione di una spada. La lama che dovrebbe andare a Ser Radzig ma, per via delle vicende narrative, finirà per essere saccheggiata durante la razzia della città di Skalica. Rinnovando i complimenti a Warhorse studio per la messa in scena, perfettamente filologica, è interessante vedere come è fatta una spada davvero. La perizia nella costruzione dei migliori armamenti è qualcosa di molto affascinante, soprattutto se non la si conosce oppure si è solo a conoscenza di ciò che Hollywood ed i videogiochi ci hanno insegnato sull’arte della guerra medievale.Oggi il Va(le) Pensiero sarà un po’ particolare, perché sotto l’egida di Alberto Angela vorrei condividere con voi lettori un po’ delle conoscenze del sottoscritto riguardo la scherma medievale. Oltre ad essere un videogiocatore sono un appassionato di Medioevo, sono stato un rievocatore storico ed ho quindi studiato (in via del tutto amatoriale ed autodidatta) un po’ della scherma dell’epoca, mettendola in pratica in spettacoli coreografati in giro per le Marche (maggiormente). C’è molto di cui parlare volendo spaziare tra i secoli che compongono l’intero periodo del Medioevo, ma ho voluto raccogliere tutte quelle conoscenze basilari che vi faranno apprezzare ancora di più il grande lavoro di ricerca svolto da Warhorse per Kingdom Come: Deliverance. Il ferro del mestiereLa spada, emblema per eccellenza dei cavalieri, dell’iconografia fantasy e di tutto ciò che è il calderone del “medioevo”, ma come è fatta? Come è possibile vedere nella sequenza citata nell’introduzione, una spada è composta dal ferro principale che diventerà poi la lama, la guardia, la manica ed il pomolo, dove queste ultime tre parti vengono definite complessivamente come “elsa”.La guardia è, come suggerisce il nome, ciò che protegge le mani di chi la impugna. La differenza principale la fa la lunghezza, dove una guardia molto ampia oltre a proteggere maggiormente le mani permette anche l’esecuzione di incastri della lama/guardia avversaria, con lo scopo di disarmare l’avversario o mettersi in posizione di vantaggio. Tendenzialmente, una lama lunga come una spada ad una mano e mezza (comunemente detta “spada bastarda”) oppure uno zweihander germanico richiede una guardia altrettanto generosa, perché si andrà ad impugnare a due mani con conseguenti rotazioni e possibilità di incastri e disarmi. Una lama adatta ad un fante dotato di scudo, quindi tendenzialmente corta come uno scramasax oppure le tipiche lame vichinghe, dovrà essere usata ad una sola mano, finirà principalmente per impattare piuttosto che tagliare prediligendo l’attacco alla difesa, e quindi sarà molto corta e poco ingombrante.Manica e pomolo. La prima è principalmente un pezzo di legno che andrà creare l’impugnatura, foderata completamente con uno strato di cuoio o pelle ruvido, perché sia che si impugni a mani nude o con dei guanti di pelle/cuoio (non esistono guanti completamente di ferro!), la presa dovrà essere sempre salda e mai scivolosa. Il pomolo, il pezzo di ferro posto al termine della spada che solitamente veniva decorato perché è la prima cosa che si vede quando la spada è infoderata, è insospettabilmente una tra le parti più fondamentali dell’intera spada. Garantisce il bilanciamento totale della lama, ed un pomolo delle giuste dimensioni fa sì che la spada non risulti pesante e non affatichi eccessivamente il suo portatore. Un trucco per capire se una spada è bilanciata: poggiate la spada all’altezza del punto in cui la lama incontra la guardia su quattro dita della mano, se non pende da nessuno dei due lati significa che il bilanciamento è perfetto. Infine la lama. Come avete capito la spada nella sua interezza è quasi un lavoro ingegneristico unito all’artigianato bellico. La lunghezza della lama definisce le caratteristiche dell’elsa, e non viceversa. Più la lama è lunga più la guardia sarà ampia, la manica lunga, ed il pomolo pesante per garantire un migliore bilanciamento. Un’altra curiosità interessante riguarda l’affilatura della stessa. Durante gli anni in cui ho militato nell’associazione, è capitato di fare anche spettacoli più “educativi” che di intrattenimento, arrivando fino a stabilire un piccolo museo temporaneo nella mia città. Durante le chiacchierate con gli avventori c’è una cosa che mi ha sempre divertito, una concezione comune frutto delle rappresentazioni del Medioevo nel mondo dell’intrattenimento come videogiochi e film: la lama affilata per intero.Le spade non erano mai completamente affilate, per alcuni motivi molto semplici. La lama viene divisa idealmente in tre sezioni, più o meno di egual misura, dalla guardia fino alla punta: forte, media, debole. L’unica parte affilata è quella debole, perché è la sezione della lama che andrà ad infilarsi nell’armatura avversaria, a tagliare via gli anelli di maglia o, semplicemente, ferire. Le parti media e forte sono invece quelle deputate alla parata, dovranno essere le più resistenti di tutta la spada, e l’affilatura oltre ad essere inutile andrebbe ad indebolire la resistenza del ferro all’impatto. Inoltre, molte tecniche dei manuali di scherma prevedono di afferrare la propria lama, il che sarebbe contro producente se la lama fosse affilata dall’inizio alla fine.Dispiace smontarvi l’idea del guerriero nerboruto che taglia in due l’avversario con un colpo. Anche non considerando la forza disumana necessaria a tagliare strati di ferro, imbottitura di lana spessa, carne, muscoli, ossa e tendini, non esiste mai spada che potrà farlo. Il Flos Duellatorum di Fiore de’ Liberi ed Hans TalhofferMentre in Oriente nel XV secolo si andavano a creare, si sviluppavano oppure crescevano le arti marziali divenute poi famosissime anche in Occidente come l’Aikido, il Karate, il Judo, il Kung Fu e tante altre, in Europa nello stesso periodo venivano redatti i manuali di scherma che sarebbero stati le fondamenta del combattimento all’arma bianca da lì in poi nel corso della Storia. L’autore più importante di tali trattati è Fiore de’ Liberi con il suo Flos Duellatorum.Il Flos duellatorum (in originale “Flos duellatorum in armis, sine armis, equester e pedester”) di Fiore de’ Liberi è un trattato, composto da più manuali, sulla lotta e sulla scherma scritto a Ferrara tra il 1409 e 1410. L’opera è stata composta in due vesti molto diverse: una redazione poetica in versi, ed una redazione in prosa. Il Flos è uno dei primi e più famosi manuali del genere, nei quali viene insegnata l’arte della lotta in molteplici definizioni: a mani nude (definito “abraçare”), con la daga, con la spada, con daga e bastone, con la lancia a piedi, con la spada in armatura, con l’ascia da guerra in armatura, con la lancia a cavallo, a cavallo con la spada, corpo a corpo a cavallo, con la lancia a piedi contro armati a cavallo, daga contro spada. Quest’ultima categoria è interessante da approfondire per un motivo “sociale”, se così potremmo definirlo. Nelle città, infatti, era assolutamente vietato per una buona parte delle persone portare al fianco una spada o un’arma da guerra di qualsiasi altro tipo. Guardie cittadine, guardie private, soldati, mercenari assoldati (spesso come guardie private) e chiunque altro avesse un motivo scritto, ben palese e possibile da verificare tramite documenti ufficiali per girare in città con le armi poteva farlo, gli altri erano assolutamente impossibilitati. L’unica arma che il popolo poteva portare con sé per difesa personale era la daga, quello che potremmo definire comunemente un “pugnale”. La versione più diffusa è la cosiddetta “daga a rondelle” che presenta due grandi innesti circolari di metallo come guardia e pomolo, che garantivano una buona pressione sul corpo avversario anche alle persone meno forzute per via della leva che si veniva creare. Perché quindi una parte del Flos dedicata a spada contro daga? Quelli erano tempi bui, in cui gli scontri non avvenivano solo tra eserciti, ma anche tra persone, in città o comunque fuori dalle battaglie campali. Perciò, un buon schermidore doveva 1) saper affrontare un civile, o comunque un uomo non addestrato in possesso di un coltello e 2) potersi difendere dagli armati con una semplice daga, qualora magari fosse in viaggio oppure in visita presso una città. L’importanza del Flos Duellatorum nella Storia è fondamentale, perché pur non essendo stato certo il primo maestro della scuola di scherma italiana, la maestria di Fiore de’ Liberi – un uomo vissuto sempre intorno al mondo della guerra, da soldato a supervisore dell’armamentario bellico fino a maestro di scherma, tra duelli con altri maestri e lezioni private per nobili e principi facoltosi – fece sì che anche da varie parti dell’Europa giungessero aspiranti allievi pronti ad apprendere le famose e rinomate tecniche del Flos Duellatorum. Il manuale, inoltre, ebbe un’altra importanza anche a livello stilistico, perché per la prima volta accompagnava le descrizioni testuali alle raffigurazioni delle tecniche, un elemento che contribuì alla diffusione del trattato oltre i confini italiani.Oltre a Fiore de’ Liberi è importante menzionare Hans Talhoffer, mercenario militare tedesco vissuto nella seconda metà del XV secolo. Talhoffer era un uomo ben educato che aveva interesse per l’astrologia, la matematica e altri campi di studio. È autore di almeno cinque manuali di scherma durante il corso della sua carriera, e pare che abbia insegnato personalmente le sue tecniche dal vivo, comprese le prove di combattimento. Il Fechtbuch (“Fight Book”) di Talhoffer del 1467 fu un’evoluzione delle tecniche del Flos di De’ Liberi, aggiunse la lotta uno contro due ed il combattimento tra uomo e donna, e contribuì a definire ciò che sarebbe stata la scherma della zona germanica sul finire del XV secolo, parte del mondo fortemente legata al Sacro Romano Impero, come la Boemia rappresentata in Kingdom Come: Deliverance. Il combat system del gioco, infatti, è costruito proprio intorno a questa scherma. Nel titolo i colpi possibili da effettuare sono sei, cinque movimenti più la stoccata, mentre nella scherma originale (di De’ Liberi e Talhoffer poi) i colpi erano sette: due Fendenti (uno mandritto e uno reverso), due Mezzani (uno mandritto e uno reverso), due Sottani (uno mandritto e uno reverso) e una Punta.Infine, per chiudere questo breve sipario sullo sconfinato argomento del “mestiere delle armi”, una piccola parentesi sull’addestramento in termini di guerra. Le tecniche di Flos Duellatorum o Fechtbuch che siano sono, come ogni arte marziale, manovre che si imparano con anni di addestramento. Nella maggior parte dei casi, però, gli eserciti erano composti in larga parte da persone comuni, non schermidori o appassionati dell’arte della guerra. Questo significa che all’uomo comune che veniva assoldato nelle fila dell’esercito venivano insegnati solamente i rudimenti per difendersi e sopraffare l’avversario nel minor tempo possibile, ed inoltre veniva equipaggiato con armamentario semplice, poco pesante e facile da indossare. Come accade in Kingdom Come: Deliverance, pur offrendo un’ottima copertura della testa un elmo completo limita di molto la visibilità, per esempio. Bisogna essere addestrati a non cedere al panico quando si ricevono colpi da tutte le direzioni senza vedere l’attaccante, mentre magari l’elmo si sposta per una mazza ricevuta in testa e la visibilità scarseggia ulteriormente, ed una ferita lancinante al fianco ricevuta dalla lancia di un nemico incomincia a far cedere le ginocchia.

La Storia della guerra va ben oltre questo breve articolo, il cui scopo è quello di far luce su alcune curiosità riguardo la scherma medievale, nonché farvi apprezzare ulteriormente il lavoro di Warhorse quando inizierete ad addentrarvi nella Boemia del XV secolo di Kingdom Come: Deliverance. È affascinante sapere che, mentre il concetto di “arti marziali” viene spesso associato solo alle discipline orientali, in Europa è esistita una grandissima e fondamentale cultura del “mestiere delle armi”, di cui noi italiani siamo stati maestri, per altro.

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