A cura di Luigi “Gixiul” Fulchini
A ognuno piace fare acquisti spendendo il meno possibile. Non credete? Vuoi perché molto spesso una decisione sull’acquisto viene influenzata dal modo in cui si confrontano i numeri, vuoi perché nella situazione economica del Paese è sempre più essenziale bilanciare le proprie spese (perlomeno in teoria). Resta comunque il fatto che lo sconto rappresenta un “rituale di consumo”, mediante cui il consumatore si appropria di un prodotto che più gli piace a un prezzo che va a demolire quello di listino, amplificando di molto la piacevolezza e l’esperienza del suo acquisto. Nella quasi totalità dei casi, d’altronde, la maggior parte degli sconti funziona secondo il principio dell’urgenza. L’offerta è disponibile per un determinato periodo di tempo e un’occasione mancata potrebbe generare uno pseudo dolore emotivo che il consumatore vuole evitare.
Comprare, fenomeno della cultura moderna
In un mercato variegato e concorrenziale come quello dei videogiochi e di altri reparti d’intrattenimento, di natura dinamica e molto suscettibile ai cambiamenti, c’è da evidenziare che con l’avanzare del tempo ha raggiunto una sua maturazione la cultura della scelta dell’acquisto e, poi, per traslazione, dello sconto. Dall’essere un atto pedissequo segnato da una vecchia e innata tendenza di mercato frutto dell’esigenza, il “comprare” durante gli sconti è diventato oggi la manifestazione di un atto che nasce dalla volontà di seguire il flusso della convenienza economica degli acquisti.Quasi tutti i rivenditori ormai promuovono delle offerte speciali con estrema regolarità, poiché sanno che in questo modo è certamente possibile aumentare e incentivare la vendita a prescindere dalla qualità dello sconto.
La psicologia dell’occasione perenne
Non a caso ci sono continuamente eventi – tra cui le ultime evoluzioni del Black Friday e Cyber Monday – che monopolizzano l’attenzione sugli acquisti abbattendo gli equilibri tradizionali e imponendo sempre nuove regole e nuove sfide nella creazione della lista della propria spesa. In questo senso, esiste un pubblico che ama gli sconti perché sono in grado di mettere ordine alle proprie confuse priorità prima di armeggiare con la tasca e destreggiarsi con il portafoglio, perché conosce il valore fondamentale dei soldi, ma anche perché è stuzzicato da una pianificazione, che senza scadere negli eccessi, può essere la chiave per ottenere risultati talvolta lusinghieri.Nell’ambito strettamente videoludico, tornando a noi, il discorso è ancora più sfaccettato: all’interno delle offerte disponibili regna sovrano il bisogno di esaurire una propria attesa, che comunemente definiamo hype. Un concentrato di aspettative, a volte ingannevoli e farsesche, a volte invece giustificate, che invadono la nostra mente con delle pseudonecessità, portandoci con grande slancio, impulso ed esuberanza passionale a una corsa all’acquisto del prodotto che teoricamente unirebbe bisogno e occasione.
A rialimentare poi la volontà di premura alla selezione è la delusione che può scaturire da un acquisto dettato dalle sole logiche di questi sistemi, che prescindono dalle esigenze dei gusti e dalle aspettative del giocatore. Per farvi un esempio, un’offerta può giustificare l’acquisto di un titolo non particolarmente desiderato, per non parlare del fatto che spesso può risollevare le sorti di giochi vittime di una commercializzazione prematura o di un non fortunato rilascio in forma di “Early Access”. E così anche un leggero sconto può motivare un acquisto indeciso o rischioso.
Una giustificazione in più
Gli strumenti di comunicazione e i provider di servizi digitali assumono poi un ruolo fondamentale in quanto incoraggiano i clienti mettendo in evidenza degli sconti vantaggiosi sui prodotti selezionati e filtrati in base ai loro interessi, in un ciclo che si autoalimenta a partire dalla soddisfazione del giocatore. Chi naviga abbastanza su Internet sa che di sconti ne esistono a bizzeffe quasi tutti i giorni, e la curiosità è sempre troppa per poter trascurare il fatto. Nasce così una specie di dote necessaria a conseguire uno scopo: spendere denaro massimizzando il proprio potere d’acquisto, inteso come il rapporto tra la soddisfazione (del prodotto e della riuscita dell’impresa di risparmio) e la spesa.
Ci sono sconti che giustificano gli acquisti più vicini ai propri reali bisogni e danno la sensazione di aver fatto un buon affare. E poi ci sono quelli che appaiono come un’opportunità più falsa che vera; che ci fanno cadere in una trappola commerciale, in quanto v’è il rischio che un commerciante decida di “plusvalutare” un oggetto aumentandone gradualmente il prezzo, offrendolo poi ad una cifra che in realtà sarebbe l’equivalente dell’originale. Nonostante questo pensiero dicotomizzato, una cosa è indubbiamente certa: là fuori, c’è un pubblico che ama tanto gli sconti. Perché esercitano una forte influenza psicologica secondo cui un acquisto è migliore quando è percentualmente scontato; arrivando a professare la convinzione del “buon affare” anche se a volte malcerto e decettivo.