La difficoltà di Cuphead può davvero scoraggiare i videogiocatori?

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a cura di YP

Il vantaggio di recuperare titoli con qualche giorno di ritardo è quello di arrivare più o meno preparati al confronto: si leggono le recensioni, si guardano video e ci si rende conto di che tipologia d’esperienza ci si ritroverà davanti. Con Cuphead questo processo è stato molto interessante, per merito di un’accoglienza certamente positiva ma anche leggermente polemica, soprattutto da parte di quei giocatori che ritengono il gioco sviluppato dai fratelli Moldenhauer molto difficile e per certi versi proibitivo. In rete impazza il dibattito: basta fare un giro su YouTube per capire come il fenomeno “Cuphead è il nuovo Dark Souls” sia ben radicato nell’immaginario comune. Migliaia di video nostrani ma anche esteri che enfatizzano quest’aspetto, descrivendo l’esclusiva Microsoft come un’avventura da affrontare davvero con il coltello fra i denti. Ma è realmente così? Proviamo a trovare una risposta, analizzando tutti i fattori in campo e provando a dare qualche consiglio  utile ai neofiti. 

Chi di tazza ferisce, di tazza perisce
Partiamo dalle basi, fondamentali per poter scendere più in profondità nell’analisi. Cuphead è un gioco Run And Gun, non un Platform. La differenza sostanziale è rappresentata dalle armi, unico metodo utile a uccidere i nemici. Nei Platform invece gli si può, per esempio, saltare in testa. Se volessimo fare esempi concreti, Cuphead appartiene allo stesso genere del mitico Contra e del più recente e iconico Metal Slug. Il gioco si divide in tre isole più una bonus; ognuna di esse è composta da boss fight, livelli run and gun e qualche stage bonus. Ovviamente, come tutti ben saprete, gli scontri con i boss sono la dinamica principale del titolo. Questi particolari livelli si dividono in più parti, rappresentate dalle diverse evoluzioni del cattivone di turno (dalle tre alle cinque, in media). Morire vi costringerà a ricominciare da capo. Il gameplay di Cuphead sembra essere immediato ma in realtà andrà molto ben assimilato: la discriminante principale è rappresentata dai diversi pattern di attacco dei nemici. Una volta compresi, potrete pianificare strategia adatte alla situazione. Ovviamente quando parliamo di “imparare” significa, in soldoni, morire più volte fino a che non abbiamo memorizzato bene i diversi movimenti. Non è sempre cosi, e la difficoltà non è scalabile, nel senso che non aumenterà di isola in isola. Ogni boss fight è quindi una parentesi a parte, che richiederà skill e velocità di pensiero. 
La struttura del gioco però prevede anche la possibilità di acquistare armi e oggetti che vi permettono, in qualche modo, di potenziarvi, anche se in realtà non è cosi e adesso vi spieghiamo il perché. In Cuphead non esistono armi più forti di altre, ma solo differenti. Questo vuol dire che avere tutto l’arsenale a disposizione non ci darà alcun vantaggio in termini di statistiche, ma bensì ci donerà “solo” la possibilità di costruire la build più adatta al boss di turno. Alcuni richiederanno i colpi traccianti, altri quelli classici e cosi via. Insomma un gameplay che dietro un’anima arcade porta con sé anche un più che piacevole ventaglio d’opzioni che stimolano il giocatore a diversificare mentalità e approccio. Una volta assimilato il tutto, Cuphead è davvero così difficile? Si, e anche no. La tediosità di alcuni livelli è innegabile, cosi come non si può ignorare il processo di assorbimento e comprensione dei vari attacchi dei boss che per alcuni potrà risultare troppo impegnativo. Ma Cuphead non è mai frustrante, al contrario propone quella difficoltà che stimola visceralmente il migliorarsi: sia dal punto di vista della skill ma anche della costruzione dell’equipaggiamento, seppur per certi versi questa feature sia molto basilare. 
Insomma quei giocatori che hanno più dimestichezza con il genere capiranno subito come affrontare l’esperienza Cuphead e vivranno una curva d’apprendimento più veloce, nonostante le difficoltà andranno comunque fronteggiate. Ai neofiti invece diciamo che il gioco dei fratelli Moldenhauer non vi scoraggerà mai, piuttosto vi spronerà a migliorarvi. Durante le nostre sessioni di gioco abbiamo vissuto momenti difficili, ma non ci è mai balenata in testa l’idea di spegnere la console e rinunciare. Non è questa l’anima di Cuphead e, soprattutto, non lo comunica mai. Aiutato in maniera evidente anche da un comparto artistico che vi terrà incollati allo schermo.

Cuphead è un piccolo capolavoro artistico e un fantastico modo per mettere a dura prova le nostre abilità di giocatore. Un Run And Gun dall’anima forte, che decide di proporre un livello di difficoltà che ci obbligherà a migliorarci passo dopo passo. In buona sostanza si, Cuphead è molto difficile, ma non è mai noioso e, cosa più importante, non vi metterà mai nelle condizioni di arrendervi. La difficoltà, in questi casi, è certamente un fattore molto positivo.

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