Osservando i più o meno polverosi scaffali di un videogiocatore medio appassionato ai titoli su console dell’attuale generazione, balza subito all’occhio dei più veterani una “moderna” realtà, cioè il numero decisamente consistente di FPS presenti sulla mensola. Il genere come oggi lo conosciamo, deve i suoi natali a due genitori di un certo spessore, Wolfenstein 3D e Doom (usciti rispettivamente nel 1992 e ’93) ma nonostante questi illustri antenati vive il momento di massimo splendore tanto quantitativo quanto di “fama” proprio ai giorni nostri. I giocatori meno navigati, divisi tra un Call of Duty a caso ed un Bad Company, hanno assunto come quotidianità l’imbracciare un fucile con una visuale così di impatto, e riempire di proiettili i malcapitati di turno. Ma fino a qualche anno fa la situazione era decisamente diversa, e chi a casa sceglieva di navigare sulla nave della vincente Ps2 si ritrovava volente o nolente a dover fare i conti con una estrema esiguità degli sparatutto in prima persona di una certa personalità. Non che i rivali se la spassassero meglio, tuttavia almeno l’utenza PC godeva di ogni ben di dio, mentre quella Microsft si coccolava uno dei più rilevanti esponenti del genere, alias Halo. Tre anni dopo il fenomeno Master Chief, Sony decide di proporre anche lei un brand che potesse competere con l’eroe verde, una vera nemesi che riuscisse a dare onore e gloria alla casa giapponese anche in questo genere. Il suo nome è Killzone
Killzone, l’anti-HaloLe aspettative che accompagnarono Killzone all’uscita nei negozi erano oltremodo smisurate. Voci di corridoio dell’epoca parlavano di un’esperienza sensazionale, un titolo che avrebbe messo in discussione l’intero mondo degli FPS e non, con un comparto tecnico da capogiro che avrebbe superato il limite stesso della console. Il lavoro era affidato ai Guerrilla, un team a quei tempi semi-sconosciuto, che si mise di impegno per cercare di soddisfare la clientela. Ovviamente, come la storia ed un po’ di marketing ci insegna, quando le aspettative sono così eccessive, aumenta proporzionalmente il rischio di deludere l’acquirente. E puntualmente questa legge non risparmiò nemmeno il nuovo pargolo Sony, che convinse ma non esaltò, dimostrandosi forse il miglior esponente degli sparatutto su Ps2, ma non il Messia che tutti attendavano. Eppure i presupposti in parte c’erano; partiamo dalla trama ad esempio. Ritornano i vecchi canoni della colonizzazione interstellare, tuttavia la figura dei rivali Helghast è quanto mai interessante. Il pianete Helghan deforma, modifica e potenzia fisicamente e psicologicamente i coloni rimasti che, un po’ a causa di questa trasformazione che ha scatenato una sorta di rabbia omicida in loro stessi, un po’ a causa del senso di abbandono scaturito a causa dei terrestri, decidono di ribellarsi. I primi tentativi sono goffi e fallimentari, e solo in seguito ad una guerra civile intestina, ed alla conseguente salita al potere di un Helghast, Visari, il popolo di Helghan prende coscienza della propria forza dichiarando guerra al pianeta vicino Vekta, presieduto da un avamposto terrestre denominato ISA. Killzone parte proprio nel cuore di questo scontro, permettendoci di guidare la difesa tramite quattro personaggi, alcuni dei quali già entrati nei cuori dei fan. Con una atmosfera eccezionale e delle ambientazioni suggestive, il titolo Guerrilla seppe dire la sua, tuttavia le meccaniche di gameplay erano troppo stantie e non offrivano nulla di realmente rivoluzionario, per non parlare dell’Intelligenza artificiale avversaria a dir poco imbarazzante. Inoltre il tanto decantato comparto grafico non brillava particolarmente, questione che definì in maniera più che mai crudele il limite tecnologico della console Sony, più di un gradino in basso rispetto alle rivali, e ribadendo soprattutto la supremazia Microsoft e del suo pupillo Halo, uscito del tutto indenne da questo confronto.
Killzone: Liberation, un gustoso antipastoForse proprio a causa di questa palese inferiorità tecnica, i vertici Sony, decisero di inaugurare l’avvento della futura PS3 con l’annuncio del secondo capitolo di questa saga, con tanto di video annesso. Il trailer in questione era del tutto fuori ogni parametro tecnologico, e grazie alla maestosità scenica messa in piedi unita alle consequenziali polemiche inerenti la veridicità di quanto ammirato che Killzone seppe ritornare (o meglio, affermarsi) con la forza di un tir nelle menti dei videogiocatori di tutto il mondo. Approfittando della scia di notorietà bella calda che si era da poco formata, i Guerrilla annunciarono una sorta di spin-off per PSP, dal nome Liberation, collocato storicamente e temporalmente tra il primo e il secondo episodio, che ci vede nuovamente alle prese con gli ultimi Helghast radunati su Vekta, pronti a non arrendersi alle nostre iniziative. Psp alla mano, la novità più rilevante è stato il passaggio dalla prima alla terza persona, con il mantenimento del feeling caratteristico della serie. Purtroppo molti difetti del primo episodio tornarono in questo capitolo, con ancora un I.A nemica scadente ed una pessima varietà di gameplay. Ciononostante resta un acquisto valido per tutti i fan della saga.
Killzone 2, il capitolo della maturazioneDopo il trailer dell’E3 succitato, che incise in maniera decisiva il brand nella mente della critica e del pubblico, si ripeté, a sommi capi, ciò che era successo all’epoca dell’uscita del primo episodio. Con la differenza che, in caso di ulteriore delusione, i fan avrebbero con molta probabilità boicottato definitivamente la serie, considerato anche la maggiore varietà di titoli di questo genere rispetto al passato. I Guerrilla infatti non dovevano più competere “solamente” con sua maestà Halo ma con tutta una serie di ottimi esponenti che erano esplosi proprio in questo periodo di tempo. Le prime polemiche tuttavia arrivarono ancor prima dell’uscita del titolo, quando fecero capolino su internet i primi video di gioco che mostravano una resa grafica decisamente inferiore rispetto agli sfavillanti orpelli di quel magico primo trailer, che ormai si portava sulle spalle un bel po’ di anni. Alla fine tuttavia, il titolo fu accolto più che positivamente sia dalla critica che dal pubblico, che lo premiò con più di 2 milioni di copie vendute nei primi 4 mesi di vendita. Cercare di comprendere l’importanza di una produzione come Killzone 2, trascende dal valore qualitativo del gioco stesso, considerato che il titolo non propose elementi innovativi o rivoluzioni di sorta, anzi risultando spesso e volentieri abbastanza claustrofobico e “chiassoso”. Semplicemente riuscì nell’impresa di elevare a potenza tutto quello di buono si era accumulato in anni e anni di sparatutto in prima persona, fatti essenzialmente di sparatorie serrate, fumosi scontri e un ritmo incalzante. In questo, Killzone 2 è maestro, accompagnato per di più da un comparto tecnico d’eccezione e una I.A nemica davvero stimolante. Tutti questi elementi hanno contribuito ad inserire il lavoro Guerrilla nella moda corrente della maggiore spettacolarità visiva a copertura di fin troppo tradizionali meccaniche di gameplay. Nonostante tutto, Killzone 2 porta a maturazione un brand nato in sordina ed affermatosi nel tempo. Un titolo di indubbio spessore che ogni possessore di Ps3 dovrebbe almeno provare. Ovviamente siamo convinti che la serie debba ancora mostrare il meglio, e in vista del terzo capitolo non possiamo che essere fiduciosi. Magari stavolta non facendoci prendere eccessivamente dall’hype.
Con questo speciale abbiamo voluto delineare l’excursus storico di uno degli sparatutto più chiaccherati e discussi ancora oggi sui forum di mezzo mondo. Sicuramente promuovere o bocciare certe scelte di sviluppo da un punto di vista oggettivo è praticamente impossibile oltreché poco utile, tuttavia è indubbio che il brand è riuscito ad affermarsi negli anni e a dire la sua nonostante un mercato praticamente saturo di esponenti simili. Ora non ci resta che aspettare con la giusta dose di attesa il terzo capitolo, sperando che il prodotto finale riesca a soddisfare il più possibile tanto il videogiocatore fedele quanto l’utente scettico.