Intervista ad Andrzej Sapkowski

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a cura di drleto

Capita molto spesso che da un libro di successo venga tratto un film ed in seguito il videogioco ispirato alla pellicola. Negli ultimi anni è inoltre capitato che diversi videogame siano stati d’ispirazione per lungometraggi con attori in carne ed ossa. Molto più raramente è invece capitato che degli sviluppatori prendessero in mano un libro per trarne ispirazione. Lo hanno fatto i ragazzi polacchi di CD Projeckt, i quali hanno chiesto ad un loro connazionale, Andrzej Sapkowski, il permesso di usare una sua creazione come base per creare un gioco di ruolo di stampo occidentale: The Witcher. In attesa che, dopo il buon successo su PC, il secondo capitolo arrivi su Xbox 360 ed il terzo volume venga dato alle stampe anche da noi (ricordiamo che Il guardiano degli innocenti e La spada del destino sono già disponibili in tutte le librerie, pubblicati in Italia da Editrice Nord), abbiamo raggiunto Sapkowski per approfondire il suo rapporto con il carismatico Geralt di Rivia e venire a conoscenza di alcuni interessanti retroscena sul suo adattamento videoludico.

SpazioGames: Potremmo iniziare con la presentazione di rito..Andrzej Sapkowski: Certo. Il mio nome è Andrzej Sapkowski. Andrzej è l’equivalente di Andrea. Sono stato battezzato con il nome di Andrea l’apostolo (in Polonia esiste un altro santo con lo stesso nome) nel 1948, ormai tanto tempo fa, sotto il segno dei Gemelli. Mi sono laureato all’università di Lodz e successivamente ho lavorato come specialista del marketing in una pellicceria, passando poi ai tessili. Nel 1986 ho pubblicato The Witcher, il mio primo romanzo breve e dal 1994 faccio lo scrittore a tempo pieno. Vivo a Lodz, in Polonia, con mia moglie e il mio gatto.

Come è nato Geralt di Rivia? Come sei arrivato ad elaborare un mondo così complesso ed affascinante?The Witcher è stato scritto in occasione di una competizione letteraria organizzata dal magazine “Fantastyka“, la rivista di riferimento per la fantascienza e il fantasy in Polonia. Per questo concorso ho deciso di scrivere qualcosa che appartenesse al genere fantasy, ma volevo qualcosa di originale, che andasse oltre lo stupido “distruggi gli orchi”. Ho scelto quindi di rivisitare una fiaba, le quali a loro volta seguono anch’esse il medesimo plot: arriva il povero apprendista calzolaio, sconfigge i mostri che nessuno era in grado di sconfiggere, salva il regno e ottiene la principessa come ricompensa. Ma ovviamente questa è una fiaba, nel fantasy i calzolai fanno scarpe e nient’altro, l’uccisione dei mostri è un lavoro per professionisti. Per professionisti molto speciali oltretutto, che lavorano per i soldi, non per la principessa. E così è nato Geralt il Witcher, l’ammazza-mostri di professione.

Prima che CD Projekt ti proponesse di collaborare con loro, avresti mai pensato che il tuo lavoro potesse tramutarsi in un videogioco?Quando i miei libri sono diventati famosi, sono stati creati diversi Giochi di Ruolo tradizionali dai miei lavori, e da questi al videogame il passo è breve. Potrei dire in fondo che mi aspettavo che qualcuno si interessasse, così, quando sono venuti i ragazzi di CD Projekt non è stata una grossa sorpresa per me.

Tra i molti adattamenti delle sue avventure, quale pensi sia quella che meglio si applica al personaggio da te creato?Nessuna. Ma devo dire che che il Geralt del videogame è quello più vicino alla mia visione

Sei stato coinvolto nello sviluppo dei giochi? In quale ruolo?Il mio coinvolgimento è stato minimo. I ragazzi di CD Projekt mi chiedevano di tanto in tanto qualche consiglio, tutto qua. Per quello che mi posso ricordare riguardava perlopiù le mappe e la terminologia, e la loro coerenza con i miei scritti.

Hai mai pensato di scrivere una storia originale, o addirittura un universo totalmente nuovo, per un futuro videogame?No, non ci ho mai pensato, e credo che non succederà mai.

La storia dei giochi, se non ci sbagliamo, narra di eventi non descritti all’interno dei libri (qua in Italia al momento ne sono usciti solo due). Pensi che nel futuro potresti trovare nel videogame qualche idea interessanteda utilizzare per le prossime avventure di Geralt?Non credo succederà. Non considero gli eventi del gioco come un seguito dei libri. Se dovessi scrivere un nuovo libro su Geralt, e non sono nemmeno sicuro di farlo, non voglio sentirmi limitato dagli eventi e dai personaggi del gioco. Inventerei una storia totalmente nuova, con una storyline inedita, nuovi eventi, nuovi personaggi e un nuovo spirito. L’universo dei libri non è quello del gioco, non vanno mischiati ne considerati collegati in alcun modo.

Sei un giocatore? Se si, quale genere preferisci? E quanto tempo spendi per questo hobby?Non sono un giocatore, mi spiace deluderti. Non ho tempo per i videogiochi avendo molti altri passatempi, tanti dei quali all’aria aperta. Mi piacciono molto le attività all’aperto: sono ad esempio un ottimo pescatore, mentre quando sono a casa leggo o cucino. Me la cavo piuttosto bene come cuoco.

Alcuni colleghi della stampa internazionale hanno sfruttato il rapporto con il sesso femminile di Geralt, e la sua trasposizione in termini di gameplay da parte di CD Projekt, per discutere della (bassa) maturità dell’industria dei videogame, punendo il gioco con valutazioni che non coincidono con il reale valore del prodotto. Cosa ne pensi a riguardo?Io non posso giudicare, la mia conoscenza del videogame è limitata, ma sicuramente l’erotismo è presente nei miei libri (seppur in maniera soft direi, sopratutto se comparato con altri autori di genere). I ragazzi di CD Projekt volevano essere fedeli ai miei scritti, e hanno aggiunto una componente di erotismo. Avevano altre intenzioni celate oltre a questa? Non posso saperlo, chiedetelo a loro.

Puoi dirci qualcosa riguardo i tuoi progetti futuri? Sono in qualche modo legati a Geralt?Alcuni lo sono, altri no. Preferirei tenerli ancora celati per un po’, più che altro perché non sono ancora sicuro al cento per cento di cosa potrei fare.

Pensi di visitare l’Italia a breve? Magari per il lancio del prossimo gioco o libro di Geralt.Beh, come scrittore io vado nei posti nei quali mi invitano. Mi volete in Italia? Invitatemi.

Grazie per la chiacchierata AndrzejGrazie a voi, il piacere è tutto mio.

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