Quando configurate la vostra console, sicuramente vi sarete imbattuti nelle impostazioni dell’audio. Un aspetto, spesso, incredibilmente sottovalutato dai giocatori, che si accontentano di configurazioni (e di hardware) che si allontanano molto non solo dal concetto di “alta fedeltà”, ma anche da quello di “audio decente”.
Parliamoci chiaro: molti giocano collegando la propria console via HDMI al televisore, affidandosi alle misere casse del proprio schermo ultrapiatto. Il risultato è, nella totalità dei casi, semplicemente inascoltabile. Ora, qualcuno di voi dirà “non è vero, dal mio televisore si sente bene”. No. Dal tuo televisore ultrapiatto si sente da schifo. Smettila di mentire a te stesso e agli altri, perché ci sono ragioni fisiche per cui da un televisore con lo spessore di 2 centimetri e mezzo l’audio non può essere buono. Certo, esistono in commercio schermi con diffusori di qualità più o meno alta, ma il “buon audio” è un’altra cosa, e non lo si ottiene (solo) con un televisore ultrapiatto.
Questo articolo non vuole essere una guida all’acquisto di un impianto audio, ma una semplice serie di consigli e un glossario per comprendere come ottenere il meglio in termini acustici dalle vostre console. Allo stesso tempo, rimandiamo il discorso legato alle cuffie ad un altro approfondimento: in questo caso ci occuperemo solo di audio diffuso nella stanza.
Ora, anche se può essere molto difficile da accettare, fingiamo che tutti siano d’accordo sul fatto che il vostro televisore è un pessimo sistema di diffusione dell’audio. Come si migliora la qualità? Di seguito, ecco alcune soluzioni:

Premessa: mono, stereo, multicanale
Prima di vedere nel dettaglio le soluzioni possibili per migliorare l’audio della vostra TV, è bene comprendere le differenze tra i vari sistemi audio.
Quando si parla di “mono”, ci riferiamo a un sistema monocanale. Semplificando, “mono” indica un impianto in cui tutto l’audio esce da un solo diffusore. O, se vogliamo, un impianto con più diffusori che emettono tutti lo stesso segnale. In breve, tutto l’audio viene mescolato in un unico segnale ed emesso dal diffusore: non si ha dunque una percezione della tridimensionalità, ed è impossibile comprendere la provenienza di un suono.
“Stereo” indica un sistema bicanale, che divide il suono in un canale sinistro e un canale destro. In questo caso, si ha una percezione spaziale della provenienza del suono. Il giocatore, dunque, è in grado di capire se un suono provenga da sinistra o da destra. Per ottenere questo effetto, tuttavia, è necessario che i diffusori siano posti a una ragionevole distanza l’uno dall’altro, in modo tale che il suono proveniente da sinistra giunga prima (e con più intensità) all’orecchio sinistro dell’ascoltatore. Praticamente tutti i televisori in commercio sono dotati di casse stereo, ma la vicinanza tra esse impedisce di sfruttare realmente questa peculiarità.
Le soluzioni multicanale, invece, offrono la possibilità di piazzare più diffusori nella stanza e di ottenere un suono proveniente da varie direzioni. L’impianto più semplice è dotato di tre diffusori, ma esistono in commercio soluzioni a quattro, cinque, sette, nove o addirittura undici diffusori. Maggiore è il numero di diffusori, maggiore è il numero di direzioni da cui può provenire il suono e – conseguentemente – migliore è l’immersività potenziale permessa dall’impianto. Tale configurazione, tuttavia, funziona a dovere solo se l’audiovisivo o il videogioco riprodotto presenta tracce audio separate per ogni canale: in altre parole, per sfruttare al massimo un impianto con cinque diffusori è opportuno avere a disposizione un film o un videogioco dotato di una traccia audio suddivisa in cinque canali.
A livello commerciale, questi impianti vengono identificati con una sigla (5.1, 7.1, 9.2, eccetera): la prima cifra indica il numero di diffusori, mentre la seconda cifra indica il numero di subwoofer massimo possibile nell’impianto. È bene notare che il subwoofer non è propriamente un canale dedicato (ovvero, non esiste una “traccia subwoofer” in un audiovisivo o in un videogioco), ma un semplice canale che raccoglie i suoni a bassa frequenza di ciascuna traccia e li emette attraverso un diffusore tarato per metterne in risalto le qualità. Sugli impianti dotati di piccoli diffusori, la sua presenza è molto importante poiché fornisce “corpo” al suono e risulta particolarmente efficace nelle sequenze d’azione e nelle esplosioni. Per un impianto dotato di diffusori a torre comprensivi di più woofer, la sua presenza è certamente meno imperante in un salotto di dimensioni medie anche se, in generale, chi vuole “sentire vibrare le budella” dopo avere sparato con un lanciagranate, sarà inevitabilmente spinto ad acquistarne uno.
Soluzione 1: La Soundbar
In commercio esistono svariate soluzioni compatte (e dal prezzo abbastanza contenuto) per migliorare la qualità del vostro suono, chiamate Soundbar. Le Soundbar sono casse integrate in un’unica barra che può essere collocata su di un mobile o appesa a una parete, dotate – in genere – di due canali e di un subwoofer (configurazione 2.1, ma esistono in commercio soluzioni 3.1 con canale centrale). Sono costituite da un cilindro o parallelepipedo in plastica cavo, che funge da cassa di risonanza per i coni che emettono il suono vero e proprio. Oltre al cono subwoofer, solitamente l’impianto è costituito da due coni per canali (il cosiddetto impianto a due vie, che include un woofer per le frequenze medie e un tweeter per quelle alte) o tre coni per canale (impianto a tre vie). In alcuni casi, il subwoofer può essere separato dalla soundbar e integrato in una cassa da appoggiare sul pavimento.
L’elettronica interna alla soundbar include, oltre a un amplificatore che aumenta la potenza del suono, uno strumento detto crossover che separa le varie frequenze del suono e le fa uscire dal cono appropriato. In questo modo, il cono per le alte frequenze (tweeter) riproduce solo le alte frequenze, mentre il cono per le frequenze medie (woofer) riproduce solo le frequenze medie, eccetera. Questo strumento – se ben funzionante e associato a coni di qualità – consente di ottenere un suono pulito, privo di distorsioni o artefatti acustici. Talvolta, la soundbar include il cosiddetto “Virtual Surround”, un sistema che cerca di illudere il nostro cervello facendogli credere che parte del suono sia emesso da un diffusore collocato alle nostre spalle. Questo sistema è, ovviamente, una pura simulazione di un vero sonoro avvolgente e non è sempre efficace.
Inoltre, la Soundbar è solitamente dotata di un decoder interno che è in grado di decodificare i segnali digitali di tipo Dolby Digital o DTS. Vedremo tra poco le differenze tra questi sistemi.
Il prezzo di un impianto di questo tipo di buona qualità si aggira attorno ai 400 euro, ma già a partire da una spesa di 150 euro potete migliorare sensibilmente la performance del vostro televisore.

Soluzione 2: Il sintoamplificatore
Il sintoamplificatore è uno strumento somigliante per molti versi a un vecchio stereo dotato di manopole, dalle dimensioni che variano da quelle di un lettore DVD a quelle di due o tre Xbox One sovrapposte. Il suo compito è quello di decodificare il segnale audio digitale e di riprodurlo attraverso i diffusori opportunamente collegati via cavo (evitate, se possibile, le soluzioni con diffusori wireless). Talvolta il sintoamplificatore viene venduto in bundle con una serie di diffusori (il cosiddetto “impianto home theater” o “impianto home cinema”), ma i sintoamplificatori per utenti più esigenti vengono venduti separatamente.
Le soluzioni integrate di media qualità, in genere, si trovano attorno ai 500 euro e sono adatte per chi non ha esigenze di plasmare un suono sulla base dei propri gusti. Le soluzioni separate, invece, raggiungono prezzi molto più elevati (si parte dai 1000 euro e si arriva molto facilmente oltre i 2000 per un impianto 7.1 con diffusori frontali da pavimento) e richiedono di essere configurati. Il vantaggio di una soluzione di questo tipo si riscontra nell’enorme versatilità, che vi consente di scegliere le casse dell’impianto a seconda dei vostri gusti e del vostro budget, e di spingere la qualità del vostro suono a dei livelli davvero molto elevati.

Il decoder e gli ingressi
Sia nel caso di una soundbar che nel caso di un sintoamplificatore, è estremamente importante capire quali segnali è in grado di decodificare e quali siano gli ingressi disponibili. Partiamo proprio da questi ultimi.
Solitamente, vi sono tre tipologie di ingresso: HDMI, S/PDIF e AUX (quest’ultimo, talvolta, indicato con il nome di “Coassiale” o “Analog”). Gli impianti dotati di connettore HDMI, di solito, hanno a disposizione uno o più ingressi e un’uscita, e vi consentono di collegare la vostra console (o il vostro decoder per la televisione satellitare) attraverso un cavo HDMI video. L’impianto separerà l’audio dal video e si occuperà di decodificare ed emettere il suono, per poi passare il video attraverso un’uscita HDMI a cui sarà collegato un cavo che andrà verso il vostro televisore. Poiché i cavi HDMI trasmettono un segnale audio digitale, il suono giunge al vostro impianto audio senza perdita di qualità e perfettamente sincronizzato con il video. Al contempo, il segnale HDMI presenta una certa latenza, e di conseguenza risulta poco efficace nel caso in cui stiate giocando a un titolo musicale che richiede la coordinazione di orecchio e mano.
L’ingresso S/PDIF è un ingresso ottico digitale: il segnale viene trasmesso attraverso un cavo in fibra ottica e giunge al vostro impianto in maniera fulminea, con una latenza sensibilmente inferiore rispetto all’HDMI. Un tempo, questa soluzione era la più apprezzata dagli audiofili, poiché consentiva di trasmettere un audio con una bassissima compressione. Oggi i connettori HDMI di ultima generazione riescono ad offrire una qualità persino superiore, e il suo utilizzo si sta riducendo. Ciononostante, poiché la maggior parte dei televisori ha un’uscita S/PDIF ma non ha un’uscita HDMI, la soluzione in fibra ottica viene sfruttata per collegare fisicamente la TV al proprio impianto, e riprodurre così l’audio del decoder digitale terrestre integrato nel televisore.
L’entrata analogica AUX, infine, nell’era digitale sta perdendo importanza. Le console di ultima generazione non integrano un’uscita analogica, pertanto il suo utilizzo si limita al collegamento con vecchie fonti analogiche (vecchie console, giradischi preamplificati, televisori privi di uscita digitale).
Ad eccezione dell’ingresso AUX, HDMI e S/PDIF richiedono la presenza di un decoder in grado di interpretare il segnale digitale proveniente dalla vostra console e di trasformarlo in un segnale analogico che verrà riprodotto attraverso le casse. Lo strumento che si occupa di questo processo è detto DAC (Digital to Analog Converter), la cui qualità è cruciale per ottenere un buon suono dal proprio impianto. Non ci dilungheremo su cosa renda buono o meno buono un DAC, ma in generale tenete presente che i DAC molto economici non riescono a decodificare tutti i segnali, e pertanto potrebbero tagliare molte frequenze offrendo un suono più piatto o, addirittura, potrebbero essere incapaci di riprodurre alcuni dei segnali di cui ci occuperemo nel prossimo paragrafo.
DTS, Dolby Digital, PCM Lineare, Bitstream
Se avete smanettato nelle configurazioni audio della vostra console, sicuramente vi sarete imbattuti nelle sigle che danno il titolo a questo paragrafo. Cercheremo con rapidità di spiegarvi la differenza tra di essere.
Il DTS è una tecnologia sviluppata per consentire un audio multicanale digitale di ottima qualità. Di recente, tale tecnologia è stata ampliata con l’introduzione del DTS-HD, che consente la riproduzione di audio Loseless (senza perdita di qualità) da impianti multicanale. Se il vostro impianto è dotato di un decoder DTS-HD, tale tecnologia è estremamente comoda da utilizzare poiché il vostro impianto si “autoconfigura” e riproduce l’audio da tutti i canali ove vi sia una traccia con un buon equilibrio del suono.
Anche il sistema Dolby Digital ha pieno supporto multicanale, ma l’audio è più compresso. Ciò significa che, a parità di altre condizioni, la pulizia del suono del Dolby Digital è inferiore rispetto alla pulizia di un segnale DTS-HD. Molti impianti economici includono solo un decoder Dolby Digital e, pertanto, potreste vedervi costretti a utilizzare questa opzione se non avete uno strumento in grado di decodificare il segnale DTS-HD. La risposta di Dolby al DTS-HD si chiama Dolby Digital TrueHD, ma al momento non è supportato dalle nostre console.
PCM Lineare e Bitstream sono due tecnologie completamente Loseless. Se il vostro decoder è in grado di decodificare un segnale di questo tipo (e di farlo anche in configurazione multicanale), si tratta della scelta indubbiamente migliore, dato che non vi è compressione audio. In molti casi, tuttavia, i decoder non sono in grado di riprodurre l’audio PCM Lineare o Bitstream in configurazione multicanale ma solo in stereo, pertanto è bene effettuare delle prove prima di scegliere il proprio formato di codifica.
Infine, utilizzando vecchie console potreste imbattervi in formati detti Stereo, Dolby Surround o Dolby Pro Logic II. Si tratta di formati analogici, generalmente supportati da tutti gli impianti. Il Dolby Pro Logic II, in particolare, è supportato da Nintendo Wii e consente un audio fino a 4.1 canali. A parità di altre condizioni, questi vecchi formati audio offrono una qualità inferiore rispetto ai formati digitali di cui sopra.

La potenza del vostro impianto
Un ultimo aspetto da tenere in considerazione quando acquistate un impianto per i vostri giochi si riscontra nella potenza, espressa in watt (W). Talvolta, per ragioni commerciali, le Soundbar e gli impianti Home Cinema vengono venduti con un generico valore espresso in watt che, tuttavia, non si riferisce alla “reale” potenza dell’impianto. In primo luogo, controllate se la potenza indicata si riferisce alla potenza per canale o a quella complessiva. Un impianto da 120W complessivi dotato di 6 canali avrà una potenza di 20W per canale.
Allo stesso tempo, controllate se l’indicazione della potenza si accompagna dalla sigla RMS. La potenza RMS è, infatti, la reale potenza massima del vostro impianto senza incorrere in distorsioni del suono e danneggiamenti dei diffusori. Come detto, per ragioni commerciali si vendono impianti da improbabili wattaggi elevatissimi: tale potenza si riferisce alla potenza massima sostenibile dall’impianto, ma che genererebbe un suono completamente distorto e inascoltabile. La potenza RMS, al contrario, indica la potenza massima sostenibile dall’impianto senza superare i limiti di distorsione, ed è pertanto l’unico valore da tenere in reale considerazione quando si sceglie l’impianto e, in particolare, i diffusori. In generale, impianti da 50W RMS per canale possono dare grandi soddisfazioni. Impianti da 150W per canale sono assolutamente superflui per la stragrande maggioranza degli utenti.
Se acquistate un sintoamplificatore, ricordate sempre di incrociare i dati della potenza del vostro amplificatore con quella tollerabile dalle vostre casse: è inutile – oltre che potenzialmente “pericoloso” per la salute delle vostre casse – acquistare un impianto molto potente e collegarlo a casse incapaci di raggiungere tali potenze (il mio impianto, ad esempio, monta diffusori da 280W a fronte di un sintoamplificatore con potenza di 100W per canale).
Ascoltate!
Un ultimo consiglio prima di acquistare il vostro impianto audio: ascoltatelo. Non compratelo a scatola chiusa: provatelo e cercate di capire se il suono vi soddisfa. Cercate, inoltre, di rapportare la potenza alla dimensione della vostra stanza, e di tenere le casse il più lontano possibile tra loro per massimizzare l’effetto surround.
Questo aspetto tanto sottovalutato nel mondo dei videogiochi potrebbe davvero cambiarvi l’esperienza di gioco. Quindi il mio consiglio è uno solo: non trascuratelo.