Io adoro Football Manager. Ogni anno, il gioco Sports Interactive mi consente di vivere un’avventura calcistica sempre nuova, permettendomi tra l’altro di sfogare la mia passione un po’ malata per faccine, kit, skin e qualsiasi altro ammennicolo grafico sia possibile applicare a titoli del genere. Il database del gioco in questione contiene centinaia di migliaia tra giocatori, allenatori, preparatori e osservatori italiani. Eppure, lo studio a capo del suo sviluppo conta non più di un centinaio di membri interni; se si considera che ogni iterazione della serie ha una release annuale, si comprende come sia dura riuscire a creare un database così particolareggiato per la maggioranza delle 51 nazioni giocabili nel titolo. Per questa ragione, ogni anno, mesi prima del lancio del gioco, un intero team di capi scout setaccia l’internet con l’intento di creare una rete di appassionati che, grazie alla conoscenza delle serie calcistiche inferiori, contribuisce a creare il database.
Fermi tutti, arriva internetIl crowdsourcing, in senso generale, è una pratica di risoluzione di problemi complessi, che vengono presi in carica da una massa di persone connesse a internet. Una data azienda (nel nostro caso un publisher o uno sviluppatore) che necessita di esternalizzare un’attività chiede aiuto ai numerosi utenti del web, invece di rivolgersi a una impresa terza; il caso particolare più noto di questo meccanismo è quello in cui il problema da risolvere, specie per uno sviluppatore, è la mancanza di fondi, donati allora da una massa di appassionati; come si è capito, in questa eventualità si parla del determinato tipo di crowdsourcing chiamato crowdfunding.
Nobili intenzioniCi si potrebbe chiedere, però, perché si faccia tutto ciò. Perché si spende del tempo nel cercare di migliorare un database, oppure per creare una skin, o una mod. La risposta, evidentemente, non è del tutto sconosciuta a nessun giocatore, e si basa su una delle valute più preziose nell’ambiente di internet, ovvero la reputazione. È evidente come, insieme all’utilità pratica che si ricava dal migliorare il proprio gioco preferito, si ricavi anche una gratificazione a livello psicologico, che può avere un riverbero sulla propria cerchia di conoscenze, siano esse virtuali o reali. Un esempio pratico viene da rFactor: chi ha bazzicato per tanto tempo il titolo Image Space Incorporated, ed era interessato a scoprire nuove mod, si è sicuramente imbattuto nel nome del mitico ungherese Sompir, che ha permesso a tanti appassionati, con le sue mod dalla legalità sospetta, di guidare le auto di Formula 1 dei campionati di qualche anno fa.
L’unione fa la forzaLe relazioni tra chi fa i videogiochi e chi li usa sono sempre più fitte, e a volte avvengono anche senza accorgersene. Qualsiasi sia il tramite, o il modo in cui tutto ciò avviene, è indubbio come tutto questo flusso di dati possa essere sfruttato con profitto. Pensiamo alla piattaforma online PlayStation.Blog Share; nel nostro caso specifico, Sony si pone il problema di come migliorare la propria console casalinga, ovvero PlayStation 4; il compito di trovare nuove idee, però, non è più interno alla sola casa di Kyoto, ma si estende agli ambasciatori più accaniti (ed esperti) della macchina da gioco, ovvero i giocatori. È così che sono nati progetti che hanno portato all’aggiunta di nuove lingue, caratteristiche tecniche e aggiornamenti dell’interfaccia.
Il crowdsourcing è un fenomeno presente e importante all’interno del mondo videoludico. Negli speciali che seguiranno, infatti, scopriremo come lo sviluppo di numerosi giochi rientri nelle dinamiche che abbiamo solamente accennato in questo speciale introduttivo. Che si tratti dello sviluppo di mod, dell’organizzazione delle informazioni tramite siti e blog, o delle semplici opinioni espresse su un forum, poco importa; quello che conta, invece, è il continuo scambio di informazioni che oramai intercorre tra sviluppatori, publisher e giocatori, che può essere sfruttato da tutte le parti chiamate in causa. Nel prossimo speciale, allora, scopriremo come uno dei pilastri su cui si fonda il crowdsourcing, ovvero l’intelligenza collettiva degli utenti di internet, si ripercuote sui videogiochi.