Settimana scorsa ho riscoperto il piacere di viaggiare in treno. Mi ero dimenticato quanto fosse rilassante guadare fuori dal finestrino e, in attesa dell’arrivo, contemplare il variopinto paesaggio, con un leggero sottofondo musicale e immaginare cosa sarebbe potuto succedere di lì a poche ore. La meta era Salerno, al contrario delle solite destinazioni europee dei consueti press-tour, e l’obiettivo: incontrare i ragazzi dello IUDAV e partecipare all’Open Day e alla presentazione della loro nuova sede. Sole e caldo ci hanno fin da subito coccolato, al contrario dello sbalzo climatico che l’autunno ha portato in pianura, e il mare della costiera ci ha subito inseriti in una dimensione totalmente atipica, considerata l’abitudine alla follia metropolitana di Milano. Tornando al motivo del viaggio, per chi non fosse avvezzo alla sigla di cui sopra, con IUDAV ci riferiamo all’Università di Videogiochi e Animazione, una realtà nata in quel di Salerno nel 2013, primissima e attualmente unica in Italia all’interno di questo panorama a vantare il riconoscimento di Livello 6 agli studenti che ne completano gli studi, ovvero quello paragonabile alla classica Laurea Triennale.
Il progetto cresce sul sogno di due persone: Carlo Cuomo, Responsabile Didattico nonché giovanissima promessa (e certezza) del settore, e Patrizio Coppola, o meglio Don Patrizio Coppola, o meglio ancora Padre Joystick come la gente ama chiamarlo e di cui sicuramente avrete già sentito. In particolare con Carlo abbiamo avuto modo di discutere a lungo di questa iniziativa, delle sue origini e del suo futuro, passando per quel presente che ci ha spinto alla visita.
Il bisogno originale fu quello di creare un corso di studi universitario, che non fosse solo fumo come tanti altri al giorno d’oggi, ma che fondasse le sue basi sulla formazione di professionisti abili allo sviluppo del videogioco e che potesse rimpolpare e rinverdire le fila dei più rinomati team italiani. Una visione che tanti esperti del settore hanno abbracciato perché in Italia, dopo la rinascita dal basso degli indipendenti, c’è indubbiamente la volontà di crescere, di investire e di credere nel futuro dei videogiochi. Lo dimostra la qualità dei titoli che escono da questi sviluppatori, lo dimostra la crescita degli esponenti all’indie booth di AESVI, ma lo dimostrano più di tutto i numeri e i successi di una realtà come quella dello IUDAV: professionisti che popolano le cattedre dei vari corsi e tante figure di rilievo che vengono chiamate a svolgere workshop settimanali su argomenti specifici; richieste da tutte le parti d’Italia che superano abbondantemente le disponibilità dell’Ateneo, che per mantenere un determinato livello della didattica non si apre a classi più numerose dei 25 membri, nonostante la scelta a favore della qualità non sia quella suggerita nei libri di economia; e infine, una percentuale di occupazione del 60% comprensiva di un terzo anno, che ancora non ha raggiunto il termine delle sessioni di laurea di ottobre e febbraio.
Per darvi un’idea di ciò, l’esempio che vi porto è quello di Sofia Conciarelli, una laureanda che con le sue doti di 3D Artist è già riuscita a far breccia nel cuore di Ovosonico e dare un importante contributo nella realizzazione di Last Day of June. Assieme a lei ce ne sono tanti altri che potrei elencare, tra ufficiosi e ufficiali, che non farebbero altro che confermare la bontà della preparazione ricevuta.
Questi aspetti sono fondamentali per riuscire a inquadrare un’infrastruttura che possa nobilitare il settore videoludico, renderlo sempre più vitale e appetibile per gli investimenti, così da aprirsi a nuovi posti di lavoro e a regolamentazioni statali per un circolo virtuoso che speriamo possa arrivare presto.
Non sono però gli unici aspetti che contano nel progetto IUDAV, perché se da una parte esistono numeri e statistiche, dall’altra ci sono valori umani, che non possono mancare quando la speranza trainante viene riposta nel riuscire a vincere una sfida che trasforma l’educazione da fine a tramite dell’esperienza lavorativa degli studenti, ma soprattutto quando dietro ci sono persone che hanno investito di tasca propria e scommesso su questo progetto senza alcun tipo di paracadute a proteggerli. Questa bivalenza della didattica formalizzante porta dunque a un fiorire di idee e voglia di fare, che nel mondo di oggi possono trovare supporto in un contatto docente-studente che supera le barriere della cattedra, perde parte dei formalismi dovuti ai ruoli, ma concede lo spazio a una collaborazione reale. Quella che ha le forme di un rapporto lavorativo, con scadenze e obiettivi, che i giovani d’oggi con l’allungamento del tempo da dedicare allo studio, vedono sempre più avanti nell’età e che, anche una volta formati, spesso non hanno avuto modo di imparare ad affrontare.
Assume allora un senso la volontà di ampliarsi in una nuova sede, quella di Solofra in provincia di Avellino, per garantire a questo tipo di studi un ambiente perfetto. La superficie coperta è di circa 1000mq, divisa in cinque aule, più una zona dedicata alla segreteria, un’aula relax con una selezione di cabinati che hanno fatto la storia del videogioco e un auditorium da 900 posti, che apre a infinite possibilità istituzionali. I colori non mancano su alcune pareti mentre su altre bianche si esibisce la storia del videogioco.
Un sogno, come dicono sia Carlo che Patrizio, che diventa realtà, che regala agli studenti una location adatta al corso, che negli anni precedenti aveva dovuto fare affidamento su sistemazioni temporali poco agevoli e incapaci di ospitare il numero di classi che anno dopo anno cresceva. Questo ha addirittura permesso una riduzione dei costi della retta: un fenomeno in assoluta controtendenza rispetto a quanto succede altrove.
Il corso, poi, consiste in una serie di materie, in larga parte di stampo pratico, pensate per formare a 360° il ragazzo su ogni singolo aspetto che va a comporre un videogioco, dalla programmazione alla narrativa, dalla presentazione del concept alle fasi di rifinitura e testing. E’ compito dello studente trovare l’ambito in cui si muove più agilmente per poi, nei vari progetti con cui la scuola lo mette alla prova, impratichirsi e caratterizzarsi.
Al di là delle attività scolastiche non mancano occasioni più tangibili in cui mettere alla prova l’arte appresa, tra stage o collaborazioni nelle realtà italiane più conosciute tra cui annoveriamo: Ovosonico, Stormind Games, Meangrip Game Studios, Artematica Entertainment, Another Reality ed Expera Game Studio.
Il progetto IUDAV è uno dei più interessanti del panorama italiano, per i successi che sta ottenendo e per la forza delle iniziative che vuole portare avanti. L’Open Day e la presentazione della nuova sede di Solofra ce lo hanno solo confermato e ci hanno anche rassicurato che il videogioco Made in Italy è soltanto agli albori del suo ciclo vitale e il futuro, ovviamente se ci crediamo, è soltanto roseo.