C’erano una volta, lontana lontana, i keynote di Apple in cui le “notizie bomba” non venivano svelate in anticipo dai rumor e dalle voci di corridoio. Una volta, perché anche per questo nuovo appuntamento con la casa di Cupertino, i bene informati hanno colpito il bersaglio: i nuovi MacBook Pro sono realtà, e realtà è anche la nuova Touch Bar che promette di cambiare per sempre l’esperienza di utilizzo di questi laptop. In che modo? Vediamolo.
Touch me, I’m beautiful
La serie di laptop Pro è sempre stata quella, nel mondo Apple, che più fortemente strizzava l’occhio ai professionisti in cerca sì di un computer portatile, ma anche di un ottimo supporto per le applicazioni di lavoro e di una macchina sulla quale poter fare affidamento. Possiamo dire che la filosofia alla loro base non cambia nemmeno con questa nuova generazione di MacBook Pro, al punto che anche la nuova Touch Bar, che vedremo da vicino a breve, è stata subito mostrata anche nei suoi utilizzi più pratici per mansioni lavorative abituali e non sempre agilissime.
Tutti i nuovi modelli, ad eccezione di quello entry level da 13″, monteranno quindi al di sopra della tastiera la nuova barra touch Retina, che è a tutti gli effetti un display ad alta risoluzione sensibile al tocco. Addio, quindi, ai piccoli tasti funzione, perché anche i controlli più semplici, come ad esempio il volume, passeranno ora per la Touch Bar.
L’approccio consentito da quest’ultima alle diverse applicazioni sembra a tutti gli effetti rivoluzionario e molto molto agevole, al punto che non sarebbe troppo inopportuno immaginare che ben presto altri produttori seguiranno a ruota. Intervenuta sul palco, ad esempio, Adobe ha fatto sapere che nel suo nuovo Photoshop sarà possibile servirsi della Touch Bar per le funzioni più diverse: si va dalla gestione degli slider alla Storia della vostra immagine, il che vi consente quindi di muovervi agevolmente tra le modifiche apportate e le versioni precedenti. La Touch Bar sarà ovviamente supportata anche dalle applicazioni simbolo della Mela: su Safari, ad esempio, potrete passare da una scheda all’altra, mentre su Mail potrete visualizzare suggerimenti per la digitazione ed emoji da inserire rapidamente. Sul programma di montaggio Final Cut, invece, avrete sempre sott’occhio la timeline del vostro elaborato, con la possibilità, con un semplice tap, di muovervi da un cut all’altro. La barra touch è supportata anche da Foto, dove potrete ruotare le immagini e applicare dei filtri, e da altre applicazioni come ad esempio Pages e Keynote, dove è preposta ai controlli sul font e la paginazione del vostro elaborato. Apple ha fatto sapere fin da ora che diverse altre applicazioni che la sfrutteranno offriranno controlli di tipo diverso, e sarete quindi voi a decidere quali visualizzare in base alle vostre necessità.
In aggiunta, sfruttando la Touch Bar, Apple ha introdotto per la prima volta nei MacBook il Touch ID ben noto ai possessori dei suoi iDevice: con un tocco, potrete bloccare e sbloccare il computer, tenendo al sicuro i vostri file e i vostri dati sensibili.
Come accennavamo, l’idea risulta insomma molto interessante e, in base a quanto mostrato da Apple fino ad ora, dovrebbe riuscire a tutti gli effetti a semplificare la vita a chi non ha troppo tempo da perdere quando si siede davanti al MacBook. Le comodità e le buone idee, però, hanno un costo.
Touch me, I’m pricey
La Touch Bar non è l’unica novità dei MacBook Pro di nuova generazione, che sono in arrivo entro un mese: oltre al solito slogan del più leggero, più sottile, Apple ha infatti voluto sottolineare la rinnovata qualità del monitor, che si presenta con il 25% di colori in più rispetto allo standard RGB. Il risultato è una maggior profondità dei rossi e dei verdi. Per consentire un lavoro migliore nell’editing delle foto e nella color correction, è stato aumentato del 67% anche il contrasto.
Dal momento che anche diversi musicisti si affidano ai MacBook Pro per le loro composizioni, Apple ha dato una sistemata anche al comparto audio, che consente ora di avere il 57% di volume in più e dei bassi decisamente più profondi, grazie anche al collegamento diretto con l’alimentazione di sistema. Non è tutto, perché per offrire uno spazio di lavoro il più confortevole possibile, la casa di Cupertino ha anche raddoppiato le dimensioni del trackpad e rinnovato la tastiera, con un meccanismo a farfalla per ciascuna key.
Ci siamo capiti: i nuovi MacBook Pro sono pieni di buone idee. Come spesso accade, però, la nota dolente è rappresentata dal prezzo, sopratutto a fronte del divario monstre tra i costi per l’Italia (ormai abituali e dovuti alle diverse tassazioni) e il mercato statunitense. Solo per spiegarci, il modello base privo di Touch Bar, che in USA è in vendita a $1.499, da noi si porterà a casa con 1.749€. Un prezzo già di per sé abbastanza elevato, con un divario che va sempre più a salire via via che l’hardware si fa più ricercato. Purtroppo, certo, non è colpa di Apple – che già di per sé si fa pagare parecchio bene non solo le buone idee, ma anche gli ovvi lavori di ricerca e progettazione dei mesi precedenti, i materiali green utilizzati e tanto pubblicizzati e, lo sappiamo tutti, la firma. Fatto questo piccolo excursus sulle differenze di esborso previste per le tasche a stelle e strisce e quelle tricolori, vediamo cosa hanno da offrire le diverse varianti dei nuovi MacBook Pro al di sotto della loro scocca.
Questione di esigenze (e di conto corrente)
Come anticipavamo poco fa, il modello entry level è praticamente il “brutto anatroccolo” della nuova famiglia, dal momento che non monta la Touch Bar rappresentativa di questa generazione. Con monitor da 13″, un i5 dual-core da 2.0 Ghz (3,1 Ghz in boost), scheda grafica Intel Iris 540, RAM da 8 GB e SSD da 256 GB, il computer si porta a casa con 1.749€. Francamente troppi, ma ognuno farà i propri conti e verrà incontro alle proprie esigenze, anche tenendo conto dell’affidabilità consolidata di OS X.
La Touch Bar fa il suo debutto nel secondo modello da 13″, che monta un i5 dual-core da 2,9Ghz (3,3 in boost), Intel Iris 550, 8 GB di RAM più veloce dell’altro modello (1866 Mhz vs 2133 MhZ) e il medesimo SSD. L’esborso, che comprende anche una porta Thunderbolt aggiuntiva (quattro totali) è di 2.099€. Negli Stati Uniti, per dovere di cronaca, il costo di listino è di $1.799, che al cambio attuale sarebbero grossomodo 1.650€.
Il terzo modello da 13″ ha le stesse specifiche del precedente ma raddoppia l’SSD, passando ad una capacità di 512 GB, a fronte di un costo che sale a 2.299€. La controparte USA si ferma a $1.999.
Veniamo quindi ai top di gamma della famiglia, ossia i modelli con display da 15″: la prima variante si propone con un i7 quad-core da 2,6 Ghz (3,5 in boost), 16 GB di RAM a 2133 Mhz, SSD da 256 GB e scheda grafica Radeon Pro 450 con 2 GB di memoria video. Considerando che si è parlato tanto di montaggio video ed elaborazione grafica tra gli utilizzi professionali del MacBook, era lecito aspettarsi un po’ di spinta in più. Il prezzo di listino è di 2.799€, in USA di $2.399.
L’ultimo modello, infine, si presenta con i7 quad-core da 2,7 Ghz (3,6 in boost), la medesima RAM, SSD da 512 GB e scheda grafica Radeon Pro 455 da 2 GB. Il costo di listino previsto è di 3.299€, in USA di $2.799.
Quando si parla di Apple bisogna sempre ricordare che si fa riferimento ad una grande firma. La casa di Cupertino ha presentato una famiglia di MacBook Pro che, grazie alla nuova Touch Bar, dovrebbe rendere più agevole la vita dei professionisti. L’idea ci è sembrata sicuramente buona e l’utilizzo agile, ma bisognerebbe vedere nell’atto pratico quanto il nuovo approccio possa effettivamente imporsi sulle vecchie abitudini. All’altra faccia della medaglia, comunque, la famiglia di computer ha ancora una volta un prezzo elitario – quello di una grande firma, appunto – che potrebbe scoraggiare chi vuole cominciare a lavorare con un MacBook. Data per scontata la solidità che ha sempre contraddistinto la serie Mac, infatti, all’altro lato della barricata cominciano a farsi avanti alternative che sono sicuramente meno belle, meno ricercate e meno romanticamente legate al reinventare, ma che servono perfettamente ai loro scopi lavorativi nonostante prezzi sensibilmente più accessibili.