I miei Mondiali di Russia 2018 li ha vinti l'Italia

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a cura di Paolo Sirio

Ora che è iniziato giugno, l’elefante è finalmente nella stanza: l’Italia non parteciperà ai Mondiali di Russia 2018, noi non parteciperemo ai Mondiali di Russia 2018, e dovremo sopportare un’estate lunga come non mai, di magone e sofferenza, senza il calcio giocato da quelle undici casacche azzurre. Così è la vita, abbiamo avuto mesi e mesi – dallo spareggio perso con la Svezia – per digerire una situazione senza precedenti e tragicomicamente simile a quella in cui versiamo in altri settori, forse giusto un pelo più rilevanti, nel Belpaese. Se non altro, potremo raccontare, per primi, ai nostri nipoti che si chiederanno cosa sia successo “quell’anno”, come mai quella casella vuota nell’albo delle partecipazioni della nazionale tricolore alla rassegna iridata. C’è la consolazione, seppur magrissima e un po’ imbarazzata, di aver preso parte ad un momento storico dello sport di questo paese. 

Ma si sa, nei videogiochi non è mai finita per davvero, ed è così che l’aggiornamento che introduce gratuitamente i Mondiali di Russia 2018 su FIFA 18 ci permette di avere una seconda chance per portare l’Italia al trionfo, o perlomeno dalle parti di Mosca. Mi sono cimentato quindi, pur col magone di cui sopra, in una campagna di Russia virtuale nel tentativo di rimediare alla figuraccia di Ventura e soci (pun intended). E di far svoltare un caldo pomeriggio di giugno. Prima di cominciare c’è un “però”, ed è relativo sfortunatamente alla qualità dell’aggiornamento in termini di rose: una volta avviata la modalità relativa alla Coppa del Mondo, infatti, il gioco ignora sia gli update live che vengono scaricati nel titolo base, sia ogni tipo di modifica che vogliamo apportare alle convocazioni. Al pronti via, dunque, mi sono ritrovato con una rosa altamente diversa non solo da quella proposta da Roberto Mancini nel tris di amichevoli contro Arabia Saudita, Francia e Olanda, ma anche da quella battuta dagli scandinavi a San Siro in quel maledetto gennaio. Ho dovuto pertanto rinunciare a gente come Balotelli, Chiesa, Pellegrini, Caldara, Marchisio, Romagnoli, Bernardeschi e altri ancora, arrangiandomi alla meglio con il materiale dalla qualità ridotta e dalle scarsissime alternative a disposizione. 
Se non altro, va aggiunto che l’aspetto coreografico è stato posto al centro dell’attenzione in questo update. Non mancano le trovate come la sigla pre-partita caricata prima dell’inizio delle ostilità – completa dell’impianto che ospita l’evento – e un’interfaccia completamente nuova, basata su quella dei Mondiali in Russia, per la presentazione delle squadre. Lo stesso discorso dicasi per gli stadi, che da quelle parti non brillano per velleità architettoniche ma vengono comunque esibiti con una certa dovizia di particolari e quel tocco di Russia che basta, richiamato dai colori sullo sfondo o dai tabelloni con il nome originale, in cirillico, della location. C’è pure la Ekaterinburg Arena, uno stadio degli anni ’50 la cui capienza è stata aumentata appiccicandoci (letteralmente) delle tribune provvisorie. Nel mio percorso mondiale ci sono capitato e l’effetto “ma che davvero?”, per quanto attutito in modo da non ridicolizzarne ulteriormente l’architettura, è stato mantenuto. 

I gironi

In virtù delle restrizioni imposte dal gioco, che come detto all’avvio della modalità resetta ad uno stato predefinito le rose, ho dovuto fare di necessità virtù e mi sono presentato alla prima partita con un 4-3-3 composto da Donnarumma (82), Florenzi (82), Bonucci (84), Rugani (81), Darmian (79); Bonaventura (81), Jorginho (81), Verratti (85); Verdi (79), Immobile (84), Insigne (85). Una formazione che mi sono rapidamente ritrovato a cambiare in un 4-3-2-1 perché, come capita spesso in FIFA 18 con il modulo di cui sopra, c’era un gap in termini di spazio giocabile troppo grande tra il centrocampo e l’attacco, e complice il fatto che Insigne e Verdi non sono due velocisti, mancando quindi i rifornimenti dalle fasce per la punta centrale, le occasioni da rete create erano davvero in un numero insufficiente. Si noti che per una questione di fedeltà e realismo mi sono astenuto dallo schierare i comunque convocati Buffon, Chiellini e Parolo, sebbene debba ammettere che in qualche momento di debolezza il pensierino di schierarli ugualmente in campo mi sia venuto (vi sembrerà strano, ma soprattutto per Parolo). 

Nel mio Mondiale mi sono intrufolato al posto della Svezia, impossessandomi del loro biglietto per la Russia e imbattendomi nel loro stesso girone, sulla carta molto tosto, con Germania, Messico e Corea del Sud. Il debutto con la Corea, com’è ormai tradizione per il nostro calcio dopo il 1966 (in quel caso era la parte a Nord della penisola, però) e il 2002, è stato dei peggiori. Dopo appena due minuti sono andato in svantaggio grazie ad una rete praticamente senza senso, simile a quella di Dembelé nell’amichevole di pochi giorni fa, dal limite dell’area. Di occasioni ne ho avuto e ho persino colpito una traversa con una capocciata terrificante di Bonucci sugli sviluppi di un calcio d’angolo, ma niente da fare: è finita 1 a 0, e la sensazione che quel pomeriggio di sport virtuale sarebbe finito molto presto ha iniziato a serpeggiare tra i miei azzurri.

Anche perché perdere con la Corea del Sud significava giocarsi la permanenza nel Mondiale contro i campioni in carica della Germania, una partita all’apparenza proibitiva. 

Ecco perché ho pensato: devo cambiare qualcosa. Come i migliori CT, che sanno quando rimaneggiare la formazione in corso d’opera (ma senza esagerare, e sto guardando proprio te, Arrigo Sacchi di Euro 96), sono passato ad un più congeniale 4-3-2-1, che in FIFA 18 è una chiave di volta mica da poco, e tolto il compassato Jorginho per schierare Florenzi mezzala destra, Zappacosta terzino e Belotti punta. L’idea di portare Florenzi a centrocampo, come d’altronde ha fatto il nuovo commissario tecnico Roberto Mancini contro l’Arabia Saudita, si è rivelata vincente contro la nazionale tedesca: partita combattuta, decine e decine di occasioni sciupate da Werner e Muller con la complicità di uno strepitoso Donnarumma, e inserimento da rapace del romanista su assist di Verdi: Neuer la raccoglie in fondo al sacco, è 1 a 0! Ringalluzzito da questo successo inaspettato, ho lasciato pressoché inalterata la formazione, riportando al centro dell’area di rigore avversaria Immobile per dargli un’altra chance: anche in questo caso sono stato ripagato con una tripletta dell’attaccante napoletano della Lazio, una rete di Verdi e una di Insigne per un incredibile, letteralmente, 5 a 1 con il già eliminato Messico. L’ultima partita con loro porta sempre bene, del resto, lo ricorderà chi ancora ha davanti agli occhi la rete di Montella per l’1 a 1 del 2002. 

L’eliminazione diretta

Passiamo al primo posto seguiti a ruota dalla Germania, che ha comunque vita breve con il Brasile agli Ottavi. Ottavi in cui sono stato abbastanza fortunato, incontrando una Serbia sì molto forte (Ljajic, Matic, Ivanovic, e qualche altro giocatore di qualità con suffisso –ic) ma pure molto inesperta, schierata con un 5-2-3 senza senso che mi ha permesso di spadroneggiare a centrocampo. Nonostante la supremazia, è soltanto 1 a 0, con gol di Insigne. Si inizia a fare i ragionieri in vista dei traguardi più importanti…Battuta la Serbia, ai quarti è il momento di una mia personale bestia nera: l’Inghilterra. Come saprete, l’Inghilterra è fortissima fisicamente ma ha anche tanta qualità e una velocità impressionante, che la rende una delle nazionali più ostiche da poter affrontare senza essere Brasile, Francia, Germania o Spagna. Aveva avuto un impegno poco probante con la Polonia, superata 2 a 1, e quindi sembrava per distacco la favorita nella sfida dei quarti. 

Parto bene con una rete a freddo di Lorenzo Insigne che sembra mettere la partita sui binari giusti, ma intorno al 70esimo subentra Lallana (uno che ai Mondiali veri e propri non ci andrà neppure) ed è subito sassata dal limite dell’area per l’1 a 1. Sono calci di rigore, come agli Europei del 2012, solo che stavolta non ho Pirlo a scucchiaiare dalla mia parte. Le cose si mettono bene lo stesso e ho l’ultimo penalty da tirare con Insigne. Parato! Chi può risolverla a questo punto? Donnarumma, ovviamente: tre tiri dal dischetto neutralizzati e si vola alle semifinali. Ricordatelo, prossima volta che gli darete del sopravvalutato…Prima o poi doveva succedere e, mentre dall’altro lato del tabellone se la giocheranno Belgio (battuto il Brasile) e Portogallo (CR7 supera Messi), in semifinale sarà Spagna – Italia. 
Inserisco Gagliardini al posto di Bonaventura e passo Verratti mezzala per avere una maggiore copertura, convinto dalla buona prestazione da subentrato dell’interista nella partita precedente e desideroso di avere Bonaventura fresco nel caso non finisse al 90esimo. Curiosamente, la Spagna che mi trovo davanti è davvero poca cosa e, forse complice l’adrenalina accumulata con gli inglesi, la metto sotto per lunghi tratti della partita. La sblocca rapidamente Insigne e ho l’impressione di poterla portare a casa in scioltezza, producendomi in una melina davanti alla difesa che, grazie all’eccelsa qualità della mediana, consegna la palla in qualche modo al neo entrato Rodrigo la mette alle spalle del mio numero 22. Neanche il tempo di capire chi sia questo Rodrigo, si va ai supplementari. Per la disperazione, visto che là davanti non ne avevano più, mi affido al gallo Belotti e non vengo deluso: con gli iberici tutti, e quando dico tutti intendo persino Sergio Ramos, all’attacco con degli scalmanati, mi lancio in un contropiede senza alcuna ragion d’essere e al 120esimo il torinista servito ancora da Verdi mi manda in finale. Delirio. 

La finale

È finale, allora, ed è finale contro un Belgio che una volta tanto mantiene le promesse fatte ad ogni competizione internazionale. I vari Hazard, De Bruyne, Mertens, Lukaku e Nainggolan – sì, anche lui, sebbene il Mondiale lo guarderà inspiegabilmente da casa – l’hanno portato sino in fondo e per la mia Italia, altra outsider, si preannuncia una sfida al cardiopalma per sollevare la coppa. La compagine belga si presenta in campo con un piglio forse troppo sbarazzino e la paga cara già nei primi venti minuti, con un’inattesa doppietta di Immobile a mettere i proverbiali puntini sulle “i”. Con questo punteggio si torna negli spogliatoi a fine primo tempo e leggenda vuole siano già state stappate diverse bottiglie di spumante per celebrare la quinta Coppa del Mondo in bacheca. 

Tornati nel rettangolo verde, infatti, il Belgio accorcia le distanze con una rete di Hazard ed è subito Istanbul 2005. Le mani iniziano a sudare e, nonostante qualche contropiede, il punteggio rimane bloccato sull’1 a 2. Serve un colpo di genio: Belotti per Insigne e Immobile sull’ala per dare maggiore velocità e fisicità alle ripartenze. Alla prima occasione buona, guizzo del napoletano fuori ruolo, palla al centro per il gallo ed è terza rete per chiudere la partita: l’Italia è campione del mondo! Finiscono così partita e competizione, mentre gli eroi di Mosca si radunano su un palco per prendere le meritate medaglie (in realtà no, si passa direttamente alla coppa, dettagli) e festeggiare. La alza al cielo di Mosca il capitano Leonardo Bonucci, che con un manipolo di valorosi entra nella storia del calcio per aver vinto una competizione senza neppure avervi partecipato. Beh, nella mia storia, perlomeno.

Mentre mi asciugo le lacrime ripensando che dal 14 giugno dovremo sorbirci partite di Panama, Senegal e Iran in TV, mentre gente del talento di Insigne dovrà restarsene a casa, non posso che ripensare con un sorriso al pomeriggio che ho passato alla console con l’aggiornamento dei Mondiali in Russia 2018 per FIFA 18. Non posso che consigliare anche a voi di provare a smaltire l’amarezza così, con il conto alla rovescia per gli Europei già partito da tempo…

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