Hearthstone su smartphone

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a cura di Doctor.Oz

Quando debuttò nell’aprile dello scorso anno, Hearthstone riuscì in un piccolo capolavoro: prendere una formula classica da boardgame e riproporla in maniera totalmente gratuita senza spingere ferocemente gli amanti del gioco di carte Blizzard verso un folle e dissennato pay to win. Grazie a questi magici ingredienti, Hearthstone in poco tempo ha saputo ritagliarsi una schiera di appassionati tale da giungere fino all’uscio di quei videogiocatori che i giochi di carte virtuali neanche li conoscevano. Attraverso meccaniche già pluripremiate nelle fiere di giochi da tavolo di tutto il mondo e con un’interfaccia colorata e accattivante, Heartstone è giunto prima su PC e poi su tablet, infiammando la community e restando vivo e vivace fino ad oggi. Quando abbiamo sentito l’annuncio che il titolo sarebbe arrivato anche su mobile, siamo sinceri dicendo che le nostre prime reazioni sono state di scetticismo e diffidenza. Portare su smartphone un gioco che ha bisogno di tempi e di spazi di riflessione senza fare sfaceli sarebbe stato molto difficile. Ebbene, messi da parte i dubbi e provato finalmente il gioco su dispositivo mobile (nella fattispecie abbiamo usato un comodo Samsung Note II), ciò che è subentrato alla diffidenza è stato assai peggio. Infatti, dopo neanche cinque minuti di gioco abbiamo avuto una paura terrificante, perché abbiamo capito che a partire da oggi la nostra vita sociale è messa irrimediabilmente a rischio. Mettete via Candy Crush e Clash of Clans: il nuovo re è arrivato.
Piccolo e pericoloso
Quello che ci è saltato all’occhio di questo porting su Android e IOS mobile, come è successo precedentemente con la versione tablet,  è stata la totale natura cross-play del titolo. Nell’era del cross-play e del cross-buy su mille piattaforme che spesso e volentieri non comunicano neanche tra loro, Blizzard ha calato il proprio asso nella manica. Una volta installato il gioco e atteso il primo lungo, interminabile, caricamento che porterà via parecchi minuti della vostra esistenza (solo la prima volta il gioco si comporta così, dalla seconda volta in poi i caricamenti si normalizzeranno), il titolo Blizzard si aprirà a noi chiedendoci i dati per connettersi al nostro account Battlenet. Una volta fatto l’accesso, ci ritroveremo di fronte il nostro account proprio come lo avevamo lasciato cinque minuti prima sul nostro PC. I mazzi saranno al loro posto così come la nostra collezione di carte. Infine, eventuali progressi perseguiti da tablet o da PC saranno visibili all’accesso su smartphone senza particolari distinzioni rispetto alla rispettiva controparte fissa. Ad una prima occhiata, troveremo tutte le sezioni e le sottosezioni dove ci aspettiamo di trovarle, senza troppe rivoluzioni nell’architettura dell’interfaccia. Avremo, come d’abitudine, la parte centrale del tabellone dove potremmo selezionare le varie modalità di gioco mentre, più in basso, le sezioni del Negozio, delle Missioni, delle Buste e infine della Collezione. Proprio in quest’ultima sezione si potranno modificare mazzi preesistenti o crearne di nuovi, semplicemente trascinando le carte dal raccoglitore al mazzo e viceversa.
Le vostre soste al bagno non saranno mai state tanto lunghe 
Ad essere chiari, ciò che metteva più paura prima di un’attenta prova approfondita, era l’eccessiva miniaturizzazione a cui sarebbero andati incontro alcuni elementi del gioco e, soprattutto, dello scenario. Ben abituati alle varie conversioni per tablet dove non abbiamo notato grandi sconvolgimenti nell’interfaccia, anche su mobile, nonostante la quantità di elementi a schermo, Hearthstone non sembra mai apparire in difficoltà. 
Grazie ad alcuni accorgimenti specifici operati da Blizzard, Hearthstone risulta più che fruibile anche sugli smartphone più piccoli. Difatti, troveremo la nostra mano spostata di posizione, che passerà dal centro all’angolo destro basso dello schermo, andando ad occupare e dunque a eliminare un angolo interattivo della plancia. Altra differenza con le altre versioni, sarà il doppio tap necessario per aprire le carte della propria mano ed un altro ulteriore tap per giocare la carta scelta. Si perderà un po’ di tempo all’inizio, ma giocando qualche partita ci si abituerà subito ai doppi tap richiesti ogni volta per selezionare la carta desiderata. Il mana, invece, passerà sulla parte laterale destra dello schermo e sarà a scomparsa. Quando non verrà utilizzato scomparirà, lasciandoci in basso il counter delle gemme di mana restanti. Per quello che riguarda le animazioni, infine, non abbiamo notato grossi cambiamenti: ogni magia, ogni scontro e ogni servitore continuerà a mostrarsi spettacolare ad ogni attivazione.
Prima di concludere, ci riserviamo nello specifico di darvi qualche consiglio. Per prima cosa è sempre consigliabile giocare sotto rete WiFi. Abbiamo fatto qualche partita sotto rete 3G e abbiamo notato che il gioco rimane stabile fin quando non ci sono cali della rete cellulare. In questi casi, il gioco si disconnetterà subito e bisognerà attendere la riconnessione alla partita. Vi segnaliamo anche che invece, in alcuni sporadici casi, la partita è stata interrotta del tutto. Un altro piccolo consiglio da darvi è quello di installarlo, qualora poteste sia chiaro, su dispositivi mobili che abbiano almeno 5” di schermo. A meno che non abbiate le dita sottili di un elfo boschivo infatti, al di sotto dei cinque pollici, con la board affollata da parecchie creature sarà un problema selezionarne alcune a seguito dell’attivazione di certe carte.

Blizzard è riuscita in un piccolo miracolo da cui verrà la nostra e la vostra dannazione. Con alcuni piccoli accorgimenti che funzionano bene, Hearthstone risulta piacevole e scorrevole su smartphone, assicurandoci un’esperienza di gioco che nulla avrà da invidiare a quella su PC o tablet. Insomma, se amate il titolo di Blizzard noi vi abbiamo avvertito: da oggi in poi le pause pranzo o tappe al bagno non saranno più le stesse se avrete uno smartphone nelle vicinanze con Hearthstone installato. Dunque, occhio alle timbrature in ritardo e alle gambe addormentate.

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