La lamentela più grande mossa a Gran Turismo Sport, al di là di molti storici difetti che la saga si porta dietro sin dagli esordi, è stata indubbiamente la mancanza di una campagna single player. Vero fiore all’occhiello di tutte le produzioni precedenti e uno dei principali motivi che ha fatto scattare l’amore di milioni di appassionati in tutto il mondo, s’è perduta in questa nuova iterazione per via di un netto cambio di filosofia che si apre in maniera piuttosto clamorosa agli eSport automobilistici.
Il Gran Turismo dei nostri giorni, ma forse non dei nostri sogni
Al di là delle pur giustificate lamentele di chi con Gran Turismo ci è cresciuto e fatica ad abituarsi all’idea che qualcosa sia cambiata irrimediabilmente, bisogna fare un plauso a Yamauchi e soci per avere avuto quantomeno il coraggio di prendersi un rischio davvero enorme. Rischio che ha indispettito parecchi utenti e che, per certi versi, fatica a dare i suoi frutti al pari di quelli maturati in periodi e generazioni diverse.
Ci può stare; eppure accettare le competizioni online e vederle nella giusta ottica può accelerare e facilitare il processo di assimilazione, meglio ancora se si pensa che così sono stati eliminati con un colpo di spugna i problemi legati all’intelligenza artificiale, rendendo le gare sempre molto ostiche e davvero difficili da portare a casa.
La prima vittoria online non ve la dimenticherete affatto, poiché dovrete sudare per far segnare il miglior tempo e avere qualche vantaggio già a partire dalla griglia, sperando poi che tra gli avversari non ci siano utenti pronti a farvi mangiare la polvere e a non sbagliare mai una curva. Di giocatori così ne troverete molti, e anche se passerete intere ore per migliorare di qualche centesimo il vostro tempo migliore (che potreste considerare pressoché imbattibile), non di rado capiterà di restare sbigottiti di fronte a chi – e di solito ben più di uno solo a gara – vi sta addirittura avanti di più di un secondo abbondante. Ed è proprio in questi momenti, consapevoli di non aver dato abbastanza, che si accenderà il vostro spirito competitivo. Gran Turismo Sport in fin dei conti si basa proprio su tutto questo: sullo stimolo di migliorarsi, di fare sempre meglio, di non sbagliare nulla prima e durante la gara.
Nonostante vi possa andare bene e capitare in una “stanza” di giocatori poco accaniti, è veramente raro riuscire ad avere la fortuna di beccare tutti utenti casual che tendono a fare pasticci e spianarvi la strada per la vittoria. Rarissimo. Se da questo punto di vista Gran Turismo Sport funziona più che bene, e invoglia a fare sempre meglio, molto più difficile è stato comunicare agli appassionati quel è la vera filosofia di gioco: correre in maniera pulita, corretta, ordinata, quasi come quel trenino oggetto di vituperio che da sempre ha contraddistinto le carriera offline. Cosa succede però quando si incontrano le solite teste calde e i giocatori scorretti? Succede quasi un mezzo disastro, e qualcosa nel gioco inizia a “rompersi”.
Le pene delle penalità
Potrei raccontarvi dell’autentica estasi provata durante la prima vittoria, o di quanto certe gare siano state elettrizzanti, tirate fino all’ultima curva, difficili ma bellissime da affrontare. Uniche e memorabili. Potrei anche raccontarvi di quella volta in cui ero già primo al terzo giro e mi sentivo la vittoria in tasca, salvo poi avere un clamoroso ritorno di un pilota virtuale finlandese e di uno ceco che mi tallonavano, mi superavano, si appoggiavano lievemente alla fiancata, stavano sulla scia e mi divoravano preziosi centesimi di secondo. Ce la stavo facendo. Ero riuscito a infilarmi abilmente all’interno mentre ritardavo la frenata di un paio di curve e sfruttavo quel po’ di copertura che poteva darmi l’avversario, calcolando come evitare ogni impatto affinché non ricevessi la penalità che mi avrebbe garantito la sconfitta. Poi, sul più bello, vengo toccato e la penalità me la becco lo stesso. A meno di un solo giro dalla fine, sapevo dunque di aver perso.
Questa, è forse la disfatta più tollerabile, perché tra i tanti tentativi e le tante gare a cui ho partecipato fino a oggi, troppo spesso ho avuto a che fare con giocatori scorretti e con un sistema di penalità sin troppo incerto e ballerino, incapace di garantire una corretta conduzione di gara e ancora poco attento a punire chi davvero gioca di sponda e fa il furbo quel poco che basta per farla franca.
Ecco, se c’è una cosa che ancora oggi non riesco a perdonare a Gran Turismo Sport, nonostante ormai abbia assimilato appieno la nuova filosofia di gioco, è esattamente questa mancanza. Yamauchi ci tiene tantissimo alla sua creatura e crede con convinzione che il passo successivo per la serie sia la competizione tra piloti virtuali e l’apertura totale versi gli eSport. D’altra parte, quando in concomitanza dei precedenti Gran Turismo venivamo anche invitati agli eventi della GT Academy, si capiva che si stava in qualche modo andando verso quella direzione. GT Sport può ancora crescere, soprattutto grazie a delle competizioni ufficiali che sopperiscono, almeno in parte, ad alcune mancanze oggettive della carriera. Per farlo, però, è necessario sistemare al più presto ciò che al momento impedisce ai giocatori più corretti di avere la meglio su chi è abituato a sgomitare e a non rispettare i principi che Polyphony Digital ha intenzione di instillare all’interno della community.
Ora che sono iniziate le competizioni ufficiali, Gran Turismo inizia a dare il meglio di sé e a distanza di un mese si inizia a vedere quanto la filosofia di Polyphony stia penetrando sottopelle agli utenti. Tuttavia c’è ancora un limite rappresentato dal problematico sistema di penalità, che taglia un po’ le gambe ai piloti più corretti e precisi, i quali dovrebbero rappresentare il 100% degli utenti, secondo i rigidi dettami che il gioco vorrebbe imporre. C’è ancora del lavoro da fare, ma la community di appassionati, al di là del polverone alzatosi dopo la scoperta dell’assenza della modalità carriera, sta avendo una discreta partecipazione. Col tempo, scopriremo per quanto ancora durerà e quali evoluzioni ci saranno. Saremo qui per raccontarvele.