Ghost in the Shell

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a cura di DjPralla

Dalle menti dei mangaka giapponesi è uscito di tutto, tanto da andare ad influenzare l’estetica e il pensiero non solo in patria, ma anche all’estero. Una delle opere che più ha segnato il mondo dei fumetti e successivamente quello del cinema è Ghost in the Shell, conosciuto in patria con il nome Kokaku Koidotai, ossia Squadra mobile con corazza offensiva. L’opera scritta e disegnata da Masamune Shirow a partire dal 1989 ha lasciato sin da subito tutti a bocca aperta per come l’autore fosse riuscito a tratteggiare un modo futuristico così plausibile e allo stesso tempo distopico. Un mondo in cui la scienza è riuscita andare oltre l’essere umano, rendendolo qualcosa di più tramite innesti cibernetici, talmente di più da andare a mettere in dubbio se ciò che resta è ancora un uomo. Nonostante le pesantissime implicazioni filosofiche e religiose, Ghost in the Shell resta comunque un thriller in cui Mokoto Kusanagi e tutta la Sezione 9 devono risolvere dei casi, magari con qualche bella scena d’azione. Allora perché non farci qualche bel videogioco? Ed eccovi serviti i videogiochi tratti dall’universo di Ghost in the Shell.

Ghost in the Shell – 1997 PlayStation (SCE)
Sull’onda lunga del film uscito nelle sale cinematografiche nel 1995 ad opera di Mamoru Oshii, Exact in collaborazione con Production I.G (studio che si è occupato dell’animazione del film e in futuro si occuperà della serie tv Stand Alone Complex) sviluppano Ghost in the Shell, uno sparatutto in terza persona ambientato nel mondo descritto dai manga di Shirow, ma non direttamente correlato ad una delle sue storie: configurata come un storia a sé stante che può essere giocata senza conosce il background narrativo, nella trama suddivisa in dodici capitoli viene raccontato di come Human Liberation Front abbia fatto esplodere un edificio della Megatech Corporation e di come il giocatore, che interpreta una recluta appena unitasi alla Sezione 9, dovrà combattere per risolvere il caso al fianco del maggiore Kusanagi e degli altri, utilizzando un Fuchikoma: si tratta di un robot con le sembianze di un ragno, che può ospitare un pilota al suo interno e che è in grado di muoversi rapidamente fino ad arrampicarsi anche sui muri. Come armi offensive è equipaggiato con dei missili, che possono essere sparati sei alla volta, e una mitragliatrice, entrambi con munizioni infinite. Il risultato quindi è un gameplay rapido e di pura azione come i classici arcade, dove il giocatore può muoversi liberamente anche scalando gli edifici, creando così una prospettiva differente rispetto ai TPS del periodo. La critica del periodo ha ben apprezzato le dinamiche di gameplay, seppur trovandole ripetitive con lo scorrere del gioco. Pur non avendo una storia indimenticabile, che va a ricreare una qualsiasi missione della Sezione 9, questo videogioco verrà ricordato per via della collaborazione dello stesso Shirow che ha prestato la sua matita per il disegno dei personaggi e dei macchinari. Per questo motivo le diciassette cut-scene che vengono riprodotte a inizio o fine missione hanno un gusto che paradossalmente si discosta di molto dal film di Oshii uscito solo due anni prima, avvicinandosi invece all’ideale dell’opera iniziale che risale al 1989. Ghost in the Shell per PlayStation è uscito il 17 luglio del 1997 in Giappone con tanto di festa con i musicisti responsabile della colonna sonora ad esibirsi dal vivo e l’apparizione proprio di un Fuchikoma, mentre poco meno di un anno dopo è arrivato anche in Europa.
Ghost in the Shell: Stand Alone Complex – 2004 – PlayStation 2 (Atari) Recensione
Nuova uscita allo scoperto del brand e nuova uscita videoludica; mentre sulle TV giapponesi va in onda la seconda stagione della serie animata che parte prendendo sempre spunto dai manga di Shirow, per ambientare il tutto in universo differente, che verrà sottotitolato Stand Alone Complex, lo sviluppatore Cavia lancia sul mercato per l’appunto il suo Ghost in the Shell: Stand Alone Complex. Si tratta di una compagnia che fino ad allora (e anche successivamente) ha lavorato solo ad adattamenti per altre piattaforme di giochi più famosi, oppure alla creazione di spin-off di serie più celebri, ad esempio come Drakengard, Resident Evil: Dead Aim oppure i due shoot-em up sempre del brand Capcom Umbrella Chronicles e The Darkside Chronicles; il gioco che più li porterà alla gloria però sarà Nier, primo capitolo osannato dai fan da cui sta per arrivare un interessantissimo seguito, questa volta sviluppato da Platinum Game.
Tanti giri di parole sullo sviluppatore perché in questa iterazione il gioco presenta meno personalità e meno punti di innovazione: si tratta anche in questo caso di uno shooter in terza persona, ma per questa volta si interpreta alternatamente Kusanagi e Batou nel corso delle dodici missioni. Le sezioni con il Maggiore sono caratterizzate da un gameplay che predilige l’agilità e la velocità di spostamento, con livelli che danno grande spazio alla verticalità e all’azione stealth, fino ad arrivare a poter effettuare il fatidico ghost-hack ai propri avversari e prenderne momentaneamente il controllo; le sezioni di Batou invece si rifanno più alla sua forza bruta e all’utilizzo di armi da fuoco pesanti, risultando quindi in un run&gun più banale. La critica del periodo ha accolto il gioco mediamente in modo positivo, pur lamentandosi di una IA estremamente basilare, ma soprattutto dell’utilizzo superficiale del ghost-hack che invece avrebbe potuto portare a dei risvolti di gameplay inaspettati. Ghost in the Shell: Stand Alone Complex è uscito il 4 marzo del 2004 in Giappone, mentre in Europa si è dovuto attendere fino al 6 maggio dell’anno successivo e probabilmente verrà ricordato per i suoi valori produttivi medio alti per quel periodo e per l’ottimo gameplay fatto di un mix di azione e shooting.

Ghost in the Shell: Stand Alone Complex – 2005 – PlayStation Portable (Atari) Recensione
Incomprensibilmente titolato nello stesso identico modo del gioco di Cavia uscito solo un anno prima, il capitolo sviluppato da G-Artists in patria è conosciuto con il sottotitolo Domain of the Hunters. Nonostante in Europa i due giochi condividano lo stesso nome e siano usciti a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, il capitolo per PlayStation Portable si configura come seguito diretto di quanto visto su PlayStation 2. Per questa uscita c’è un cambio di prospettiva che dalla terza persona passa alla prima, e l’agilità frenetica è messa a lato per lasciare spazio alla tattica, che deve essere gestita al meglio durante le missioni lineari composte da corridoi con nemici da abbattere per poter arrivare alla fine; tra le caratteristiche rilevanti va citata la possibile di scegliere con quale personaggio della Sezione 9 entrare in azione e personalizzarne l’equipaggiamento. Oltre a ciò, il gioco dava grande focus sui Tachikoma, robot non di molto dissimile al sopracitato Fuchikoma, tanto che se ne aveva sempre uno al fianco e gli si potevano impartire diversi tipi di ordini, lasciando all’intelligenza artificiale il compito di portare a termine gli ordini. La critica del periodo ha accolto Ghost in the Shell: Stand Alone Clomplex per PSP in maniera abbastanza fredda, riservandogli voti attorno o poco sotto la sufficienza. Il più grande problema è da ricercare nel gameplay che, come per gli altri FPS sulla portatile Sony non è riuscito a trovare una configurazione di tasti che lo rendesse godibile. Nota di colore: finendo il gioco si poteva sbloccare Tachikoma a Go!Go! un minigioco in cui si controlla un Tachikoma all’interno di uno shoot-em up verticale di vecchio stampo.

Ghost in the Shell: Stand Alone Complex – First Assault Online – 2016 – Steam (Nexon) Provato
Con i lavori che sono iniziati addirittura nel 2011, Neople propone una nuova visione di Stand Alone Complex: appoggiandosi a Nexon, colosso sud-coreano degli esport, con First Assault gli sviluppatori hanno puntato al mondo degli FPS competitivi hero based. In ogni partita il giocatore può scegliere tra uno dei membri della Sezione 9, ognuno con abilità specifiche e con le varie personalizzazioni del caso: Mokoto può usare l’invisibilità, Batou può lanciare razzi dal braccio, Ishikawa può piazzare torrette e così via. Purtroppo all’infuori dei personaggi c’è poco di quel Ghost in the Shell che ha emozionato gli appassionati: il dilemma di essere un uomo o di essere una macchina, la presenza dell’anima all’interno delle intelligenze artificiali… viene tutto messo a lato per fare spazio ad un gioco fatto di uccisioni continue e gioco di squadra.
Giochi Mobile e Pachinko
Ovviamente all’infuori dei quattro titoli sopracitati che sono riusciti ad arrivare anche in US e in Europa, c’è anche una discreta lista di giochi che sono rimasti confinati in Giappone. Non si tratta però di capitoli di spessore e stiamo parlando per lo più di piccoli giochi per cellulari oppure dei tanto criticati pachinko. Purtroppo le informazioni su questi prodotti scarseggiano in rete ma è possibile accennare per lo meno al primo gioco mobile della serie sottotitolato Cyber Mission e sviluppato da Gree che si configurava come free to play con acquisto di componenti a pagamento; è anche interessante da citare Tachikoma Wars! sviluppato da Mobage in cui è possibile personalizzare il proprio Tachikoma per poi affrontare i nemici in un gameplay vicino a quello della serie Pokémon.

Guardando indietro abbiamo scoperto che Ghost in the Shell non è mai riuscito ad esprimersi al suo meglio nel campo videoludico. Chissà che con l’arrivo del film diretto da Rupert Sanders non ci sia anche un rilancio del brand nei videogiochi. Quello che i fan vorrebbero è sicuramente un gioco che sappia mescolare al meglio azione e narrazione, per approfondire ancora di più le problematiche psicologiche tipiche della serie e divertire con un gameplay dinamico e ricco di possibilità.

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