Gente che Gioca Ep.2

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a cura di jred

Bentornati, ragazzi di Spaziogames.

Dopo il successo dell’episodio scorso, questa settimana vedremo un po’ più da vicino come si comportano spesso i vostri genitori quando li mandate al macello per comprare i giochi al posto vostro. Inoltre studieremo meglio chi è quel tizio che, appena entrato in negozio, corre ogni volta alla sezione PC senza dare nemmeno una sbirciatina fugace al reparto console.Ladies and Gentleman, bambini e bambine, belli e brutti, patentati e non, ecco a voi Il Genitore e Il PCista.

Il PCistaL’avvento delle console HD e la troppo spietata concorrenza tra i vari produttori di hardware per PC, che hanno portato un aumento vertiginoso e costante dei prezzi di schede video, RAM e processori vari, hanno spinto pian piano molti ragazzi a spostarsi su Xbox360 e PS3. Alcuni l’hanno fatto di buon grado, altri hanno sofferto in questa “transumanza”, alcuni invece hanno preferito rimanere incollati alla loro tastiera e al loro mouse fino alla fine, anche a costo di giocare a Battlefield 3 in 800×600 con tutte le opzioni grafiche settate al minimo e con colori a 8 bit.

Stiamo parlando del PCista.
Il PCista prova, di solito, un piacere morboso verso i giochi di strategia in tempo reale; preferibilmente del periodo storico classico o medioevale. Age of Empires è la serie che ogni PCista deve aver giocato, un must che lo porterà a non dormire la notte, a rovinarsi la vita sociale lavorativa o scolastica, per mettere davanti a tutto e a tutti il problema principale che logora l’esistenza: come diavolo fare ad aumentare le risorse di legname e oro pur tenendo su un discreto esercito di milizie romane.
Il PCista statisticamente ha un’età leggermente più elevata rispetto al giocatore medio, questo perché quando scesero in campo le console HD era già troppo grande per chiedere a qualcuno (i suoi genitori) di comprargli una console da millemila euro appena uscita; e poi, dopotutto, provate a dare un gamepad in mano ad uno che ha passato l’infanzia con Gabriel Knight, Europa Universalis, Civilization, Fifa 09 e Championship Manager… probabilmente penserà che sia un oggetto sessuale uscito da un Sexy Shop di quelli vicino alla stazione.
Il comportamento in negozio del PCista si scosta poco da quello del Nerd, anche se forse un po’ meno dottorale. La conoscenza del mondo dei videogiochi è buona, ma è più che altro una conoscenza storica più che quantitativa. Probabilmente penserà che Homefront sia un gestionale dove si è alle prese con le pulizie di un appartamento, ma difficilmente sbaglia le date di uscita di titoli come Soul Reaver o il primo Half-Life.
E, ovviamente, poi c’è il discorso sui “giochi di una volta che non ci sono più” (che è un po’ lo stesso discorso che faceva mio nonno sui film con troppi effetti speciali).
Altra caratteristica di rilievo del PCista è che spesso te lo ritrovi in negozio in meno di 48 ore dall’ultimo acquisto. Ancora una volta infatti non è riuscito a decifrare bene i requisiti richiesti dal gioco quando, una volta tanto, si era deciso a prendere finalmente un titolo che non sia uscito prima dell’invenzione del Bump Mapping:
“Ma ho comprato il portatile un anno fa, dovrebbe girare bene giusto?”
Crysis 2 dice? Bè non è così sicuro, che scheda video ha?”
“Non lo so, ma ho comprato il PC un anno fa, dovrebbe girare bene giusto?”
In una situazione del genere se non si mette fine al loop e non si usano le parole giuste c’è il rischio di concludere la trattativa in tragedia, con il PCista che se ne va dal negozio disperato e sempre più convinto che la soluzione non sia una tra queste due: aggiornare il PC/comprare una console; bensì tornare a giocare a The Lost Journey e Battlefield 2 per la millesima volta.Il PCista sta alla nostalgia come la mozzarella sulla pizza.

Il genitorePer genitore intendiamo i padri e le madri di famiglia che entrano in negozio non per comprare un gioco per sé, ma per il proprio figlio. La scena cambia a seconda se il Genitore sappia già quale gioco comprare o voglia farsi consigliare. Partiamo dal primo caso. Quando il Genitore conosce il desiderio del figlio spesso viene in negozio con il suo bel fogliettino a righe dove il Bambino ha scritto a matita, e con una grafia orrendamente simile al Lucida Handwriting di Office, il titolo del gioco.

Ora la cosa divertente è che se tutto va bene per riuscire a decifrare quella dannata calligrafia da dottore con il Parkinson in preda ad una scossa da 320w, basta l’aiuto dei RIS. Le cose si complicano se il Bambino ancora non ha finito le elementari, in questo caso oltre a decriptare le lettere tocca anche indovinare cosa in realtà volessero dire. Di solito su questi fantastici fogliettini possiamo trovare soavi vocaboli quali “Cul of duti” come “Fifa” (l’anno evidentemente è a discrezione del commesso), oppure “Assassin’s Creed Broderoohd” invece di “Splinter sell” (un gioco dove Sam Fisher diventa un venditore ambulante forse, un po’ come nei vari Giulia Passione, chi lo sa?).
Ovviamente mai, e dico MAI, sul foglietto è scritto per quale piattaforma è richiesto il gioco. Se il Genitore non è quello che di persona ha comprato la console al figlio, naturalmente non sa quale piattaforma abbia. Dopo qualche secondo in cui gli si spiega che no, “Ci gioca al televisore” non è affatto un indizio sicuro per capire con precisione assoluta di che console stiamo parlando, il Genitore chiama al telefono il suo piccoletto e si fa dire il nome: “Plai stascio triii”.
Bene, gli diamo questo “Cul” of Duty per Play Station 3.
Quando, invece, il Genitore entra in negozio per fare un regalo al figlio che non sospetta nulla, la storia si fa un po’ diversa.
Per qualche motivo tutt’ora sconosciuto il Genitore pensa sempre che il suo ragazzo giochi a Ben Ten e Lego Indiana Jones fino all’età di diciotto anni. Per cui anche se il figlio va in terzo superiore, gira in scooter senza casco e per diletto lancia granate dal cavalcavia deve per forza, secondo il papà, avere giochi “non troppo violenti”, ne deriva che cercare di capire i gusti del figlio diventa un’impresa ardua.
Il Genitore inizia a darti delle direttive che si annullano tra loro, il gioco deve essere di guerra, MA non si deve vedere troppo sangue, deve anche essere un gioco per adolescenti, MA non infantile e, a volte, la perla migliore: un gioco che sia divertente, MA faccia riflettere.
Vi assicuro che cercare di trovare un FPS della seconda guerra mondiale, senza sangue, per bambini e che per di più alterni missioni di sabotaggio a quiz di Brain Training non è affatto facile come vincere una partita contro l’Inter di Gasperini.
Interessanti sono anche le richieste che il Genitore, soprattutto se di sesso femminile, fa alla cassa: la carta regalo con il fiocco, poi la garanzia se non funziona (è un DVD, non una lavatrice) e infine il “Se non piace posso cambiarlo?”, richiesta che se fosse accettata ci sarebbe la fila di gente che prende il gioco nuovo, torna a casa, lo masterizza, ritorna in negozio dicendo che non piace, cambia il gioco nuovo, torna a casa, lo masterizza… ci siamo capiti insomma.
E’ chiaro che il Genitore è una categoria in via di estinzione poiché tra qualche anno, quando i Genitori saranno i Nerd di oggi, la situazione sarà, ringraziando il cielo, molto diversa.

Evento della settimanaDel Genitore abbiamo parlato abbondantemente, è chiaro che non sono tutti della stessa pasta: alcuni sono anche molto competenti in ambito video ludico e, ahimè, alcuni sono ancora peggio.

Durante una mattinata umida e grigia che sembrava quasi fosse sera, la porta del negozio si apre lentamente.
Alzo la testa è vedo che un signore con impermeabile lungo e un bastone si sta guardando intorno con aria soddisfatta. Dopo un po’ punta verso di me e inizia ad avvicinarsi lentamente.
Molto lentamente.
Per l’ora di pranzo finalmente arriva a portata di conversazione.
Si ferma e poggia il suo bastone al bancone, continuando a sorridere. Doveva essere lo stesso sorriso che aveva Pinocchio quando vide per la prima volta il Paese dei Balocchi. Estasiato.
Con voce rauca e piena di emozione mi chiede:
“Ha anche i vinili di Bach, per caso?”
Mi ci vuole qualche secondo per realizzare, poi capisco a cosa si riferisce.
“No mi spiace signore, vendiamo solo videogiochi”
Il suo sorriso si disfa all’istante pronunciando frasi in dialetto lodigiano che io, essendo nativo meridionale, non riesco proprio a capire, dopodiché riprende in fretta il suo bastone e fugge dal negozio ad una velocità che non mi sarei mai aspettato fino a qualche minuto prima, con passetti piccoli piccoli che mi hanno ricordato la camminata di Stewie dei Griffin.

Bene gente, è tutto. La prossima settimana sarà il turno della Ragazza e del Pirata.Stay Gamers!

Raffaele “jred” Barbaro, oltre a collaborare con Spaziogames.it gestisce un negozio di videogiochi nei pressi di Lodi. Anche se non siete d’accordo con le sue opinioni non vi conviene andare a lamentarvi di persona, a meno di non voler diventare i protagonisti della prossima categoria!

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