Gaming Fails 2015

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a cura di Pregianza

Il 2015 è stato un anno pieno zeppo di videogiochi, ma è anche stato un anno dove non sono mancate le delusioni cocenti, e che si sia trattato di un titolo di molto inferiore alle aspettative o di un evento inaspettato all’interno dell’industria non fa differenza. Visto che il nuovo anno è appena cominciato, ed è sempre il caso di dare una bella iniezione di pessimismo al mondo intero, oggi vi elenchiamo i momenti più bui vissuti negli ultimi 365 giorni.
Evolve è stato a lungo uno dei giochi più attesi in assoluto da critica e pubblico. Ne parlavano tutti coi lucciconi agli occhi prima dell’uscita, dopotutto si trattava di un titolo competitivo originale e ricchissimo di potenziale, ad opera di uno studio che gli sparatutto online aveva già dimostrato di saperli programmare. Ora la sua community è allo stremo, uccisa in larga parte da scelte abbastanza scellerate di marketing, un quantitativo di contenuti al lancio assolutamente inferiore alle aspettative, e una serie di DLC dal costo folle se rapportato alla loro effettiva validità. La dimostrazione più lampante che una strategia di DLC aggressiva e mal calcolata può portare al fallimento anche un videogame di qualità.
Attesissimo dai nostalgici dei vecchi capitoli, questo doveva essere il titolo in grado di ridare lustro al nome “Tony Hawk” nei videogiochi, anche se alle redini del progetto non c’erano più gli sviluppatori originali. Sappiamo tutti come è andata… questo episodio si è rivelato disastroso, capace di mandare a quel paese persino le solide meccaniche alla base di tutto il sistema. Sembra di giocare con un videogame che a volte viene preso da crisi epilettiche. Inspiegabile, incommentabile.
Inizialmente lo avevano presentato come “Dungeons and Dragons per PC”. Un titolo con tanto di master mode, una campagna complessa e un potenziale immenso (al punto che alcuni si aspettavano una trasposizione delle regole d20 simile a quanto visto con “Il Tempio del Male Elementale”). Ci siamo trovati invece per le mani un gioco appena discreto, con meccaniche semplicistiche e un sistema che davanti alla complessità di giochi come Pillars of Eternity e Divinity Original Sin impallidisce malamente. 
La versione PC di Arkham Knight. Oddio, la versione PC di Arkham Knight. Presentata inizialmente come “la versione principale” del gioco (con una dichiarazione di paraculaggine rara), si è rivelata invece un port uscito in uno stato disastroso. Poi è venuto fuori che era stata affibbiata a un team esterno, assolutamente privo delle risorse necessarie a testarla a dovere, e i Rocksteady, corsi ai ripari, non sono riusciti a sistemare i problemi neanche dopo le patch promesse. Oggi il titolo è stabile se giocato a 30 fps, ma dà ancora seri problemi con molte configurazioni e non è assolutamente all’altezza del lavoro fatto con i predecessori. Uno smacco notevole nei confronti di un’utenza che gli Arkham li aveva sempre adorati e supportati. Incomprensibile ancor di più se si valutano lavori recenti come Shadow of Mordor, sempre pubblicati da Warner ma notevolissimi su PC.
The Phantom Pain è un gran gioco. È curatissimo, ha un gameplay divino, è tecnicamente lodevole ed è il Metal Gear più giocabile e longevo in assoluto. Poi però finisce, e l’unica cosa che rimane è un grosso “perché?”
Per la cronaca, la storia del gioco cattura, ma la campagna si spezza nella seconda parte, chiudendosi con un finale che, pur rimanendo geniale per certi versi, lascia molto amaro in bocca ai fan abituati ai momenti grandiosi e alle storie complicatissime dei precedenti capitoli della saga di Kojima. La motivazione per una tale rottura strutturale e per la trama insoddisfacente? I tagli, praticamente confermati, operati sul gioco. L’unico sicuro al 100% riguarda una missione finale molto spettacolare levata del tutto e inserita come bonus visibile in un’edizione speciale, ma se ne sospettano altri, per un progetto che forse era troppo ambizioso per essere portato del tutto a termine nella delicata situazione tra Kojima e Konami.
The Order 1886 lo hanno pompato parecchio, anche perché PS4 nel 2015 non aveva proprio molte frecce esclusive su cui contare. Si è rivelato uno spreco terrificante: un titolo mostruosamente breve e lineare, con un graficone, sì, ma limitatissimo, e salvato solo da un background davvero brillante e da fasi shooting comunque divertenti (tolte quelle coi dannati licantropi, assolutamente orribili). Con quella base narrativa e quel comparto tecnico poteva essere un giocone, invece è solo una brutta delusione. 
Quando Itagaki ha mollato il Team Ninja per la casa nipponica è iniziato un periodo buio e non è più riuscita a sfornare titoli indimenticabili. Tutti si aspettavano quindi un grande ritorno dell’eccentrico designer con Devil’s Third. E invece…. il gioco si è rivelato un mezzo disastro a livello tecnico, con un gameplay che, pur con qualche buona idea, non brillava affatto. Un vero peccato se si considera il numero delle modalità online e il potenziale che il titolo poteva avere in rete.
È stato l’anno di Konami, ma non certo in positivo. Con una brusca virata strategica la leggendaria casa nipponica ha deciso di rompere con il suo designer più famoso e di trascurare le produzioni tripla A, per darsi in primo luogo al gaming mobile (più lucrativo) e ai Pachinko. Non proprio notizie felici per i fan dei suoi marchi, e ancor meno per chi attendeva con fervore Silent Hills, ritorno della storica serie ad opera di Kojima e Guillermo Del Toro. E invece “puf”, nada, nisba, Silent Hills è stato cancellato e persino la sua inquietante demo P.T. non si può più scaricare. 
Mestizia.
Dai, ve lo ricordate. Metroid Prime: Federation Force ha scatenato un casino apocalittico al momento della presentazione all’E3 di quest’anno. Tutti chiedevano a gran voce a Nintendo un nuovo titolo dedicato al marchio, ma nessuno si aspettava questo giochillo cooperativo/competitivo.
Il brutto è che potrebbe pure essere un ottimo gioco, ma con un lancio così rischia di venir bollato come fallimento prima del tempo.
Quando Final Fantasy VII remake è stato presentato la gente faticava a crederci. Si sono levate urla di stupore in tutto il mondo, e praticamente tutti i giocatori di vecchia data del pianeta hanno sentito  riaccendersi una fiammella sopita da tempo nel loro cuore. Poi l’annuncio: “abbiamo scherzonato, non esce intero, esce in capitoli, e manco nel 2016, pare”. Ora, capiamo che Square è al lavoro su molti progetti, ma trasformare il remake più atteso dai fan della software house in un prodotto a episodi ci sembra un passo di parecchio più lungo della gamba (specie quando si considera che sul progetto sono al lavoro i Cyberconnect). Speriamo bene… 
Anche qui siamo di fronte a un annuncio che ha fatto esplodere i cervelli, per rivelarsi poco dopo un Kickstarter dalla natura abbastanza ambigua. Non è chiaro chi stia finanziando Yu Suzuki in questo progetto e quanto esattamente (Sony è sicuramente coinvolta, ma fino a che punto?). Ancora più oscure sono le possibilità effettive del team di sviluppo di portare a termine un titolo all’altezza dei predecessori dopo tutti gli anni che son passati. Insomma, più si va avanti e meno si fanno concrete le speranze del pubblico di vedere qualcosa di degno di portare il nome “Shenmue”. Ciò non è bello.
Sony si è concentrata un sacco sulla tecnologia VR, e sembra volerci puntare con forza. Capiamo che secondo molti è il futuro, ma al momento tutti i titoli mostrati per la periferica (di cui peraltro non è ancora noto il prezzo) sembrano poco più che delle tech demo gonfiate. Vorremmo credere nella realtà virtuale, diciamo davvero, ma se le carte messe in tavola son queste, vincere la partita ci sembra impossibile.
Phantom Dust era un’interessante esclusiva per Xbox One, una sorta di rifacimento di un titolo di culto poco conosciuto dalle nostre parti. All’improvviso però il progetto è stato bloccato, e lo studio che era allo sviluppo chiuso definitivamente. Quale sarà il destino di questo titolo ancora non possiamo purtroppo saperlo, ma perlomeno pare che Microsoft non voglia cancellarlo del tutto. Vedremo.

Il 2015 è stato burrascoso, non c’è che dire. Quante delusioni ci aspettano quest’anno? Quali titoli saranno al di sotto delle aspettative? E, soprattutto, riusciranno i nuovi visori VR a sfondare? Lo scopriremo solo vivendo, ovviamente, ma da parte nostra speriamo in un anno più sereno di quello appena trascorso. D’altronde sperar non costa nulla, no?

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