Gamesweek 2011 - 25 anni di Zelda

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a cura di Pregianza

Venerdì, durante la prima uggiosa giornata del Gamesweek, si è tenuta una interessante conferenza per gli amanti di tutto ciò che porta il marchio Nintendo. Attorno a mezzogiorno, davanti a un bel telone bianco con proiettata l’immagine della triforza, si stagliava Roberto Magistretti di “Nintendo La Rivista Ufficiale”, carico e pronto a onorare 25 anni di Zelda, una delle serie videoludiche più amate di sempre. Il buon Magistretti è ovviamente un grande fan di Link e delle sue avventure (dopotutto scrive per la rivista ufficiale Nintendo!), e ha dimostrato non solo grande amore per i titoli della saga ma anche una impressionante preparazione su tutto ciò che li riguarda.
Ecco la torcia. Ocio a non far boiate o ti salto in testa come a un goombaL’accorato discorso dell’oratore è partito dall’argomento su cui vertono gran parte delle discussioni riguardanti la grande N, ovvero Shigeru Miyamoto. Il caro vecchio Miya è una leggenda vivente, al punto che molte delle sue creazioni hanno origini quasi romanzate. Zelda non è da meno e si dice che l’idea della serie a Shigeru sia venuta poiché da piccino amava esplorare i templi e i boschi attorno a casa sua. Un bel giorno il giovane Indiana Shige decise di entrare in una grotta, e il misto di curiosità e tensione provato durante la perlustrazione lo colpì al punto da portarlo in seguito a creare un titolo che potesse regalare le stesse emozioni ai videogiocatori. Dopo le origini della serie si è passati al gameplay, che il Miya ha sempre voluto semplice e intuitivo, ma allo stesso tempo in grado di essere profondo e complesso. Una vera ossessione per il game designer e una filosofia seguita fedelmente dagli sviluppatori di ogni Zelda passato e recente. Conclusa la spiegazione, e parlato un altro po’ delle esperienze più significative vissute dal papà di Mario, Magistretti ha cambiato personaggio ed ha cominciato a descrivere vita, morte e miracoli di Eiji Aonuma. Uomo dal passato simile a quello del maestro Miyamoto, per il fatto di esser entrato nel mondo dei videogiochi con una formazione artistica e non informatica, Aonuma ha ricevuto le “chiavi di Hyrule” proprio da lui, dopo averlo stupito con il lavoro sopraffino svolto su Ocarina Of Time. Un ottimo cambio di rotta (anche se sempre sotto l’occhio sauroniano di Miyamoto, solito vigilare sui suoi pargoli a ogni uscita) che ha visto venire alla luce capolavori come Majora’s Mask e The Windwaker.

Link: Residenza a Hyrule, vissuto brevemente in alcuni universi paralleli, celibeConclusa la parentesi dedicata al secondo padre di Zelda, si è logicamente passati al mondo di gioco e ai suoi abitanti. Roberto ha chiarito subito che Hyrule differisce profondamente dalle enormi distese sempre più comuni nei giochi odierni. L’universo di Zelda non è mai gigantesco, anzi, è spesso piuttosto contenuto. Il motivo per cui brilla di luce propria è la genialità della sua struttura. A riprova di questo, abbiamo potuto osservare le mappe di molti dei primi titoli della serie alternarsi sul telone, tutte ricchissime di passaggi segreti e vie profondamente interconnesse ma difficili da raggiungere o sbloccare. Hyrule non è il mondo di gioco in ogni titolo della serie, ma la struttura di livelli e locazioni è sempre curata in modo quasi maniacale, indipendentemente dalla locazione. Poco varrebbero però i luoghi se non ci fossero personaggi indimenticabili a popolarli, a partire da Link stesso, eroe silenzioso che già dal nome rappresenta un legame tra giocatore e videogame. Il campione della saga ha sempre avuto una personalità piuttosto “neutrale”, ma è anche grazie a questa sua natura che milioni di ragazzi sono riusciti facilmente a identificarsi con lui. Caratterizzazione neutrale oppure no, Link è inconfondibile, e lo risulta ancor di più se si considerano i numerosi cambiamenti fisici a cui è stato sottoposto di gioco in gioco. Che sia alto, basso, spigoloso o rotondo, il nostro eroe è sempre vestito di verde, ha un cappello a punta ed è armato di spada e scudo. Ormai è un simbolo. Altro personaggio fondamentale in ogni videogame è il cattivo, come tralasciare quindi il vecchio Ganon, principale avversario di Link e mutato tanto quanto lui negli anni. Pensate che inizialmente il cattivissimo signore del male era un grosso maiale umanoide, evolutosi fino a divenire un oscuro e minaccioso guerriero e uno strano misto tra un demone e un cinghiale. Nelle sue incarnazioni recenti, la nemesi di Hyrule è il re dei Gerudo, una razza di umani composta interamente da donne, all’interno della quale nasce rarissimamente un individuo di sesso maschile (che viene automaticamente incoronato).A voler dire le cose come stanno, i due uomini attorno ai quali verte l’intera saga non sono poi granché quanto a carisma. Per carità, sono riconoscibilissimi, attivi e forti, ma ci si affeziona più alla loro immagine che al loro essere. Il personaggio a cui i giocatori tendono ad affezionarsi per il carattere, e forse quello più variabile a livello emotivo, è proprio quello da cui ha preso il nome la serie: la principessa Zelda. Una giovane e coraggiosa donna, una sveglia ed energetica piratessa, una dolcissima amica d’infanzia, anche Zelda è apparsa in molte forme. Lei è la causa scatenante di ogni evento, e attorno a lei girano tutte le avventure di Link. Sensato quindi che sia anche il personaggio più empatico di Hyrule. 
Cappelli, spade, treni, barche, ocarine, cavalli, stivali, fionde e curiositàFinito il simposio sulle personalità di Zelda si è passati ai giochi della serie. Magistretti non si è soffermato moltissimo su ogni capitolo, anche a causa del tempo limitato, ma li ha trattati comunque tutti, compresi titoli meno conosciuti, come Minish Cap, Phantom Hourglass, Spirit Tracks, Oracle of Ages, Oracle of Seasons e Four Sword Adventures. Sempre ottimi giochi, seppur non privi di difetti. L’oratore si è soffermato principalmente su The Windwaker (titolo che ha dimostrato di amare moltissimo), per il suo peculiare e inizialmente criticato stile grafico, poi rivalutato, su Ocarina of Time (da molti considerato lo Zelda numero uno), e su Link’s Awakening (storico e tuttora grandioso). Non sono mancati i commenti nemmeno su Twilight Princess, descritto come “l’unica volta che Nintendo ha dato ai fan ciò che volevano”. Sempre un gran gioco, ma Magistretti ha precisato che non si tratta, come molti affermano erroneamente, di uno Zelda più dark, e che l’unico Zelda “oscuro” è Majora’s Mask, considerato da alcuni fan anche meglio di Ocarina. L’omaggio alla saga si è concluso con una serie di curiosità: apparizioni di personaggi minori in giochi semi sconosciuti, easter egg che vedono Mario, Luigi e Bowser comparire indirettamente in certi Zelda, e Link in certi Mario, e altre bizzarrie interessanti legate alle mappe e al linguaggio di Hyrule. Infine, Roberto ha precisato di aver già completato Skyward Sword, e di averlo trovato fantastico. Ottime notizie quindi (e invidia infinita). Quella tenutasi al Gamesweek è stata una bella conferenza per qualunque amante dei videogiochi. Iniziative del genere dovrebbero venir organizzate più spesso.

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