GT Academy - Finale Italiana

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Autodromo di Vallelunga, Roma – Diventare dei piloti professionisti grazie a un videogioco, per molti sarebbe solo una chimera e al contempo un motivo di sfottò da parte dei più scettici, eppure, come hanno dimostrato le passate edizioni della GT Academy, c’è chi ce l’ha fatta davvero. Erano in più di 40.000 solo in Italia, e alla fine sono rimasti in 24; tra questi, si celavano i 6 nomi che rappresenteranno il nostro paese nella finalissima di Silverstone, in programma dal 29 luglio al 5 agosto.

Inseguendo un sogno
Volti tesi ma determinati, un po’ di paura, tanta preoccupazione, e la consapevolezza che per qualcuno, questa poteva essere davvero l’ultima chance per coronare il sogno di una vita. Se per i più giovani nel pieno dei loro vent’anni si trattava solo di una forte emozione difficile da gestire, per chi si avvicinava ai quaranta era semplicemente una questione da “dentro o fuori”. Sebbene un ristretto gruppo di finalisti fosse ben consapevole dell’importanza di una simile competizione e di quanto potenzialmente potesse cambiare completamente la loro vita, l’atteggiamento molle di qualcun altro non è passato inosservato al nostro giudizio impietoso. 
GT Academy significa arrivare alla vittoria con grinta, strappare il posto del concorrente che hai accanto per farlo tuo, dare più del massimo ed essere pronti a grossi sacrifici, perché per superare le sfide più grandi bisogna dimostrare di essere sempre il numero uno. E talvolta anche questo può non essere sufficiente. Alcuni ragazzi, poi, ci hanno colpito per la grande forza di volontà e per l’atteggiamento positivo verso la competizione. Quando durante le interviste abbiamo ascoltato la storia di un concorrente che si è ripreso da un bruttissimo infortunio che avrebbe potuto pregiudicare il sogno di una vita, o un ragazzo che ha perso venti chili per poter essere competitivo durante le estenuanti prove fisiche, o chi ha lasciato il proprio lavoro per giocarsela fino alla fine, abbiamo capito quanta determinazione ci fosse in chi vuole veramente trasformare una volta per tutte la propria vita. Ci è stato detto che lasciare a casa la moglie e i figli sarebbe stato un sacrificio necessario pur di farcela e intraprendere una nuova carriera, e ci è stato detto anche che le ristrettezze economiche rappresentavano fino a oggi un ostacolo insormontabile per proporsi come piloti e sopportare un lunga gavetta.È un’opportunità unica, quella di passare dal salotto di casa propria all’abitacolo di un’auto da competizione, ma prima di arrivarci davvero, bisogna prepararsi a una strada in salita dove molti sono costretti a mollare prima di vedere il traguardo. Ecco cos’è successo durante la finale italiana della GT Academy.

Una lunga e faticosa giornata
I 24 finalisti sono stati divisi in quattro gruppi da sei, e a turno dovevano affrontare quattro prove così ripartite: simulazione, fitness, media, prova su strada. Ogni prova aveva lo stesso peso e veniva valutata singolarmente; il loro punteggio si andava poi a sommare alla valutazione finale, che ha stabilito nella giornata di sabato i sei nomi che si apprestano a partire per Silverstone. Nella prova di simulazione bisognava stabilire il miglior tempo giocando a Gran Turismo 6, usufruendo di cabinati appositamente allestiti per l’occasione. La prova su strada consisteva nel far registrare il miglior tempo districandosi tra i coni disposti in un grande piazzale, a bordo di una Nissan Juke. Ma dato che ai piloti professionisti è richiesta una forma fisica invidiabile e un’ottima preparazione atletica, sul piatto della bilancia pesava come un macigno anche l’ostacolo della prova fitness, per alcuni davvero massacrante: bisognava eseguire il plank addominale sugli avambracci resistendo il più possibile, fare flessioni fino al totale cedimento muscolare senza mai fermarsi, e saltare da fermi più che si poteva. A tutto ciò, andava poi aggiunto il bleep test, utile per valutare il massimo consumo di ossigeno dell’atleta. La prova “media” prevedeva invece una serie di interviste con la stampa, soprattutto attraverso domande in inglese, a tutti i concorrenti: a Silverstone nessuno parlerà loro in italiano, e qualora uno di questi ragazzi dovesse diventare il pilota scelto da Nissan, la mancata comprensione della lingua anglofona sarebbe un problema insormontabile. Spaziogames ha coperto tutti gli slot e ha potuto dunque seguire da vicino le vicende personali di ciascun concorrente, prima di esprimere la propria preferenza che combaciava quasi completamente coi nomi dei sei vincitori italiani. Ci abbiamo visto giusto.
Eccoli in dettaglio:
– Luca Guerra, 24 anni, di Carrara (MS), laureato, il cui mito di sempre è Ayrton Senna;
– Lorenzo Radice, 30 anni, di Carimate (CO), ingegnere del software, i cui miti sono il fratello e Michael Schumacher;
– Alessandro Albano, 34 anni, di Milano, It Consultant, un veterano delle finali nazionali di GT Academy;
– Pietro Punzo, 22 anni, studente di Novara, che reputa Valentino Rossi una vera e propria leggenda;
– Riccardo Massa, 21 anni, studente di Monte San Pietrangeli (FM), amante dei kart;
– Ariel Bernardi, 29 anni, di Asiago (VI), tecnico in una ditta di ascensori, appassionato e grande conoscitore dei simulatori di guida.

A Silverstone non ci sarà più nessun margine di errore, bisognerà essere perfetti. Altri concorrenti da tutta Europa si uniranno ai nostri connazionali e punteranno a raggiungere quel posto che significa avere la possibilità concreta di diventare un vero pilota. Non ci resta che fare i nostri migliori in bocca al lupo a questi valorosi ragazzi. Un paio di loro in particolare, in tutta sincerità, hanno dato dimostrazione di potersela giocare alla grande. Non deludeteci.

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