Fortnite, il fenomeno Battle Royale che ha battuto PUBG

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a cura di Pasquale Fusco

Il nostro amato Fortnite, il nostro odiato Fortnite. Amato, dai milioni di spettatori che ogni giorno si collegano su Twitch per seguire le gesta del paladino di turno, che si destreggia tra un headshot e una team kill. Odiato – e probabilmente temuto – dai concorrenti, dalle produzioni tripla-A che rischiano di non trovare più spazio in un mercato ormai dominato dai cosiddetti Battle Royale e dai free-to-play. Questo è Fortnite, lo sparatutto che negli ultimi mesi si è rapidamente affermato come il fenomeno videoludico del momento, conquistando la più ampia fascia di mercato e annichilendo quello che potremmo definire il suo principale – e più “anziano” – competitor: PlayerUnknown’s Battlegrounds. Con questo Speciale apriremo una nuova parentesi sul peculiare sottogenere dei Battle Royale, focalizzandoci sul titolo f2p targato Epic Games e in particolar modo sulla sua rivalità con PUBG, nel tentativo di comprendere i motivi che hanno portato questo shooter dalla grafica cartoonesca a diventare il trend del 2018.

L’inarrestabile ascesa di Fortnite“Fenomeno”, “trend”, non sono parole scelte a caso. Fortnite ha raggiunto un livello di popolarità tale da finire sulla bocca di tutti, anche di chi non mastica di videogiochi, sbarcando in TV, sui quotidiani generalisti, alla radio e chi più ne ha più ne metta. Nel nostro caso, quello dei giocatori, il discorso varia e pertanto tocca fare un paio di calcoli: coglieremo tale occasione per esporre un breve confronto con il buon PlayerUnkown’s Battlegrounds.Fortnite conta attualmente almeno 45 milioni di giocatori in totale, distribuiti tra le diverse piattaforme su cui è possibile giocarci – PS4, Xbox One, PC e, da qualche settimana, iOS – mentre PUBG ne conta 33 milioni, in cui mancano gli utenti della console Sony; quest’ultimo è un fattore che non va facilmente ignorato. Al momento del lancio della sua modalità Battle Royale (settembre 2017), Fortnite era già disponibile su PC e su entrambe le console casalinghe, PS4 in primis, dove troviamo la community di giocatori più numerosa. In quei giorni PUBG (marzo 2017) poteva già contare sul supporto del vasto pubblico di Windows, ma bisognerà attendere dicembre prima di poter approdare su una console, quella di Microsoft, in seguito all’accordo d’esclusività. Questa e altre variabili che analizzeremo di seguito hanno consentito a Fortnite di raggiungere un picco di 3.4 milioni di giocatori simultanei lo scorso febbraio, superando i “soli” 3.2 milioni totalizzati da PUBG nel mese precedente.

No, non ci siamo dimenticati di QUEL dettaglio. È evidente che Fortnite debba gran parte del suo successo al fatto che sia un gioco totalmente gratuito – le cui microtransazioni sono esclusivamente legate a oggetti cosmetici – a dispetto di PUBG che, almeno su PC e Xbox One, continua ad adottare una formula a pagamento (29,99€) – ed un sistema di loot box. Ma è altrettanto evidente che ci siano altri motivi che avrebbero spinto una maggiore massa di utenti a preferire l’uno all’altro, ed è qui che entra in gioco la variabile gameplay. Chi ha avuto la possibilità di provare entrambi i titoli qui trattati si sarà certamente accorto dell’abisso che li separa sul fronte della giocabilità. Come detto poco fa, PUBG è un survival, con tutti i crismi del caso: è uno shooter bellico dotato di una certa componente tattica e che, dunque, richiede la totale attenzione del giocatore, o almeno il tempo necessario per metabolizzare le sue meccaniche prettamente simulative. PUBG è dunque ciò che non è Fortnite, ovvero il classico titolo ‘pick-up-and-play’, facile da assimilare sin dai primi minuti di gioco grazie ad una formula più intuitiva, la stessa che gli ha permesso di conquistare anche quei giocatori che non hanno mai sentito parlare di sparatutto, né tanto meno di survival. Ed è stata questa, con ogni probabilità, la vera mossa vincente di Epic Games.Sia chiaro, ciò non vieta al pubblico “hardcore” di cimentarsi nell’esperienza Battle Royale offerta da Fortnite, che compensa la mancata profondità che contraddistingue PUBG con un brillante sistema di crafting che, con la giusta dedizione, vi consentirà di ribaltare le sorti di un’intera partita. A insegnarlo è lo stesso Tyler “Ninja” Blevins, l’ex pro player di Halo che ogni giorno intrattiene i 3.7 milioni di utenti abbonati al suo canale Twitch, dimostrando al mondo intero quanto può essere divertente – ed estremamente redditizio – giocare a Fortnite.

Quando l’allievo supera il maestroNonostante le suddette differenze, resta comunque curioso notare come i due giochi abbiano imparato l’uno dall’altro. Fortnite avrà anche gettato le sue fondamenta sul prezioso materiale fornito da Battlegrounds, ma quest’ultimo ha potuto apportare alcune grosse migliorie solo dopo aver osservato attentamente il suo stesso rivale. In ogni caso, è il Battle Royale di Epic a godere di un migliore e più costante supporto da parte degli sviluppatori.Mentre Bluehole è impegnata a realizzare nuove mappe per il suo survival, infatti, Fortnite offre ai suoi fedeli utenti contenuti nuovi di zecca, tra armi, item consumabili, modalità di gioco e vere e proprie meccaniche inedite, il tutto a cadenza settimanale. Ciò che più colpisce, però, è l’attenzione rivolta dal team di sviluppo al comparto tecnico: nella sua “innocente” veste grafica, Fortnite ha raggiunto una stabilità davvero invidiabile per un titolo multiplayer di tali dimensioni, soprattutto su console, dove al momento offre un framerate ancorato ai 60fps – ridimensionando il persistente dislivello che separerebbe i giocatori dei controller da quelli di mouse e tastiera. A tal proposito, la recente introduzione del sistema cross-play ha arricchito ulteriormente l’offerta di Epic Games, che è riuscita a riunire i giocatori di console, PC e mobile in un unico ecosistema; peccato solo che gli utenti di smartphone e tablet debbano fare i conti con un sistema di comandi alquanto ostico – insomma, la stessa spiacevole situazione in cui si ritrovano attualmente i giocatori di PUBG Mobile.In parole povere, Fortnite è diventato inarrestabile e non sembra affatto intenzionato a decelerare, neanche dopo aver dato uno sguardo alle cifre da record che ha ottenuto sui principali canali di gioco, su Twitch e su YouTube. Ecco dunque che si vocifera delle prossime implementazioni, in primis quella dei veicoli – presenti, invece, in PUBG – e di una seconda mappa di gioco che possa accogliere quei cento giocatori, casual e hardcore, che se le daranno di santa ragione per decretare il più forte. Il sopravvissuto.

No, Fortnite non è migliore di PlayerUnknown’s Battlegrounds e non è certamente questa la conclusione a cui volevamo arrivare con tale analisi. Più semplicemente, abbiamo colto l’occasione offerta dalla crescente popolarità del sottogenere qui trattato per fare un doveroso punto della situazione, nel tentativo di schiarire le nostre (e le vostre, si spera) idee. Abbiamo dunque potuto osservare in che modo il Battle Royale di Epic Games sia riuscito a superare il gioco più tattico e simulativo di Bluehole puntando, tra le altre cose, alla conquista del pubblico casual e offrendo un costante supporto che possa garantire contenuti freschi ogni settimana, gratuitamente. Difficile sapere se gli sviluppatori di PUBG prenderanno provvedimenti al riguardo, ma noi preferiremmo che il colossale survival restasse così com’è, un ambiente più confortevole per quei giocatori hardcore che continueranno a rappresentare la “nicchia” di questo mercato, ormai piegato al volere dei Battle Royale.

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